"Noi abbiamo
la nostra civiltà, le nostre forme nelle quali si rispecchia la
nostra vita e abbiamo gli oggetti d'uso che ci consentono di vivere questa
vita. Nessun uomo e nessuna associazione hanno creato i nostri mobili,
i nostri portasigarette i nostri gioielli. Li ha creati il tempo. Essi
cambiano di anno in anno, di giorno in giorno, di ora in ora. Perchè
noi stessi cambiamo di ora in ora di giorno in giorno, modifichiamo il
nostro modo di vedere, le nostre abitudini. E di conseguenza cambia anche
la nostra civiltà. (...) Noi non ci sediamo così perchè
il falegname ha fatto la sedia in questo modo o in quel modo, ma poichè
noi vogliamo sederci in questo modo, il falegname ha fatto così
la sedia." (Adolf Loos, "Degenerazione della civiltà", contenuto
in "Parole nel vuoto", 1908). Queste parole si riferivano al superamento
di una Crisi che vedeva la nascita dell'Architettura Razionale- Funzionale,
necessaria alla prima metà del XX secolo. Non si voleva che l'architettura
influisse sullo spettatore attraverso vie sentimentali, ma che facesse
appello alla sua sola ragione, "non deve comunicare slancio, entusiasmo,
estasi, ma chiarezza, sapere e conoscenza" (E. Piscator, "Das politische
Theater", 1929). Conducendo questa affermazione alla progettazione delle
abitazioni, viene da sè che la tendenza era di estrapolare le esigenze
pratiche della vita quotidiana, per poi cercare di soddisfarle, ovviamente
ponendo l'interesse principalmente sull'interno dove risiedevano maggiormente
le necessità del vivere moderno. A tal proposito particolare attenzione
va riservata agli studi di G. Vaccaro sulla funzionalità della distibuzione
degli interni, che offre soluzioni differenti relativamente ai componenti
il nucleo familiare, al loro reddito, e alla loro occupazione. Se consideriamo
che adesso è avvenuto un superamento delle richieste strettamente
funzionali per raggiungere richieste che interessano anche altre sfere,
viene da se che le risposte, a queste, si debbano scostare da una mera
ricerca funzionale. Tale ricerca raggiunge la più alta espressione
con l'architettura delle aditazioni di Los Angeles, emblema dell'età
post-industriale. Los Angeles è la metropoli degli eccessi incomprensibili,
forte di una grande tensione verso la sperimentalità e di un clima
molto favorevole che consente ai suoi architetti di dimostrare disinteresse
per tutto quello che è associato al concetto di durevolezza. La
sua società è sempre spinta verso ciò che è
nuovo, stravagante e diverso. E' il luogo tollerante per eccellenza, patria
della cultura dell'ecentrico, dove gli architetti hanno un rapporto con
la pratica artistica istintiva e passionale. Un nuovo edificio è
visto come una vera e propria opera d'arte, che ci parla della personalità
e cultura di chi l'ha progettata, e ci introduce nel mondo di chi la usa.
Gli architetti che progettano queste ville non cercano di risolvere problemi
funzionali, quelli vengono considerati risolti a priori, ma si occupano
della soluzione di problemi riguardanti la sfera personale, emozionale
dell'individuo. In un'epoca e in un luogo in cui il benessere, quello psicologico,
viene molte volte rappresentato da un ritrovato rapporto con la natura.
La seconda metà del XX secolo vede l'accrescimento delle condizioni
economiche medie della popolazione, a discapito dell'equilibrio mentale
visto il grande proliferare delle risorse impiegate dalla socità
nel campo della psicanalisi. L'incapacità, dovuta all'inesperienza,
di gestire tanto benessere economico ha creato un malessere, a cui anche
la categoria degli architetti cerca di porre rimedio agendo proprio nell'intimità,
nel luogo più sacro e personale: la Tana.
Nel Giugno del 1990 un grande
incendio si sviluppò sulle colline di Santa Barbara e distrusse
più di 500 abitazioni, costruite principalmente in legno. Richard
e Vickie Blades, rispettivamente uno scultore ed una menager, persero
la loro casa e con essa anche alcune opere dell'artista, che da quel momento
presero una direzione totalmente nuova. Il grande budget economico messo
a disposizione dalla coppia non fa indirizzare gli sforzi dei progettisti
verso la sola risoluzione dei problemi materiali, ma li fa indirizzare
soprettutto verso la riconquista di una serenità e di una tranquillità
interiore, che è risolta in prima analisi dall'introduzione di pareti
in cemento armato sostenute da una robusta struttura metallica a prova
di incendio, ma soprattutto dal loro primo gesto compositivo: l'Ellisse.
La prima cosa che i Morphosis
crearono fu una grande "Stanza all'aperto" all'interno dell quale è
stata successivamente posta la casa. La Stanza racchiude una porzione di
terreno trattata come riserva naturale, al fine di rendere possibile l'osservazione
da parte degli abitanti di tutti i processi naturali che vi accadono. Per
Mayne la percezione di questa condizione d'integrazione con la natura aiuterebbe
a superare la complessità della vita quotidiana. L'individuo, identificando
il mondo esterno con quello interiore, si orienta riuscendo a mantenere
un equilibrio personale. L'obiettivo dei Morphosis è di "avvicinare
l'esperienza soggettiva della propria esistenza all'oggettività
del proprio ambiente di vita". Il terreno sgombro ha permesso, a Meyne,
una completa libertà nell'esplorare l'equilibrio fra tipologia ed
eventi Idiosincratici, ovvero che inducono a reagire in modo "anormale".
La Blades Residence non si relaziona al contesto circostante, anzi ne prende
le distanze per creare il proprio mondo interiore. La vita della casa si
sviluppa procedendo dall'ordine della strada alla libertà del paesaggio
naturale. L'ellisse della stanza all'aperto è confine fra dentro
e fuori, fra gli spazi pubblici della casa e quelli privati, ogni altra
decisione si deve misurare con questa scelta cosicché la casa risulta
essere un frammento costruito da un'interazione degli elementi naturali
(stanza verde, ellisse, muro in CLS) ed artificiali (pareti ortogonali)
che producono un dialogo fra stanze interne ed esterne. L'ellisse è
il confine fra spazi pubblici della casa (ingresso, zona giorno, la galleria
aperta ai visitatori) collocati in un parallelepipedo allungato al di fuori
di essa, e gli spazi privati protetti dalla curva ellittica, che vengono
messi in sequenza culminando nella Suit della camera da letto padronale.
Il lusso di quest'abitazione non è rappresentato dall'uso dei materiali
costosi, ma dalla complessità della forma architettonica e dall'elaborazione
degli elementi strutturali.
I proprietari della Lawson/
Westen House chiesero espressamente a S. Owen Moss di progettargli
un'abitazione che tenesse conto dell'importanza che la famiglia dava ai
pochi momenti condivisibili fra i propri membri, che si consumavano nella
cucina, vero centro di vita di ogni giorno, e luogo di svago per una famiglia
che attribuisce al cucinare insieme un modo di cementare il proprio senso
d'appartenenza. Da questa volontà personale nasce una particolare
organizzazione della casa che fa della cucina il vero centro nevralgico,
sia funzionale che spaziale, enfatizzato da una copertura conica, fulcro
volumetrico della composizione in quanto elemento generatore delle altre
forme che configurano l'immagine. Il Cono tronco del tetto, viene tagliato
perpendicolarmente a metà formando una parabola, che nel lato della
strada si trasforma in un tetto a "volta" incompleta. Per Moss l'emblema
della nostra vita è riconoscibile in quest' oscillazione fra forme
che ci sono note e che quindi possiamo definire e ciò che è
nuovo, complesso irriconoscibile. Unico mezzo conoscitivo anche all'interno
della casa non può essere comprensibile a prescindere da questo,
perchè non vi è in essa nessun punto adatto ad una visione
d'insieme. Il movimento quindi diventa fondamentale nell'esperienza conoscitiva
della casa.
I coniugi Marna e Rockwell Schnabel,
possedevano un terreno edificabile senza caratteristiche particolari: semplice
di superficie rettangolare che culminava ad est con un'area trapezoidale
irregolare, situato su una strada tranquilla nel quartiere di Brentwood
a Los Angeles. Gli Schnabel chiesero a F.
O. Gehry il progetto di una casa che accrescesse la loro immagine,
creando un assortimento di spazi esterni che potessero allargare e diversificare
le visuali del lotto suburbano, di dimensioni standard. A questa specifica
richiesta Gehry rispose con un accostamento di forme disposte a villaggio,
in un gioco di spazi e volumi scultorei. Il perno centrale della composizione
è costituito da una struttura cruciforme, rivestita da pannelli
di Rame placcato al Piombo, che ospita l'ingresso, il soggiorno, la sala
da pranzo ed una biblioteca. Al centro di questo sistema cruciforme c'è
un lucernario a forma di imbuto, che illumina il volume con luce naturale
di giorno e con luce riflessa di notte. A sud ci sono tre elementi: un
appartamento per ospiti coronato da una cupola rivestita di Rame; una lunga
piscina, rivestita di matonelle azzurro, rialzata dal terreno; uno studio-
camera da letto con copertura dentellata. Ad est uno scavo nel pendio genera
un lago poco profondo, l'abbassamento del terreno in questa parte del lotto
serve a creare uno spazio di maggior intimità rispetto all'esterno
circostante, per consentire il posizionamento appartato del padiglione
costituente la camera padronale.
Questo sperimentalismo senza regole,
che riesce a rispondere a richieste diversificate, distanti anni luce da
quelle avanzate in epoca industriale, della funzionalità verso esigenze
quotidiane strettamente pratiche e matriali, trova nel West Coast un terreno
fertile. Il basso grado di ideologizzazione conduce ad uno sperimantalismo
senza regole, che è alimentato anche da un'enorme diffusione della
libera professione, da una favorevolissima condizione economica che scatena
la diffusione su vasta scala del modello insediativo unifamiliare, da una
propensione alla creatività e all'invenzione sorretta dalla conoscenza
e dall'applicazione delle più sofisticate tecnologie contemporanee,
e del fattore determinante per lo stimolo della produzione architettonica
Californiana ovvero il rapporto con la pratica artistica. L'Architettura
in California è prima di tutto Arte e l'Architetto è fondamentalmente
un Artista militante, questo
fa sì che i proprietari si considerino una sorta di Mecenati, che
però non si accontentano di elevare il proprio Status attraverso
il possedimento di un oggetto, come in passato, ma vogliono che esso accresca
il loro benessere, Non solo economico, ma anche e soprattutto quello personale,
intimo, mentale, riconoscendo all'architetto queste capacità. "L'architettura
suscita nell'uomo degli stati d'animo." (A. Loos. "Architettura" contenuto
in "Parole nel vuoto", 1910). Concludo riprendendo le parole di Loos con
cui ho aperto "Li ha creati il tempo. (...) Perchè noi stessi cambiamo
di ora in ora, modifichiamo il nostro modo di vedere, le nostre abitudini.
E di conseguenza cambia anche la nostra civiltà". Ebbene è
avvenuto un nuovo cambiamento, sia nella società, che in noi stessi,
così sono cambiate le nostre esigenze e richieste.
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