Il CALCIO D'INIZIO 1897

 Seduto su una panchina di corso Re Umberto , un gruppo di giovani del Liceo D'Azeglio di Torino decide di fondare una società sportiva con lo scopo primario di giocare a pallone. La Juventus F.C. secondo la leggenda nasce dunque così: per gioco, per divertimento, per voglia di novità. Il calcio, in fondo, era in quell'epoca uno sport che si stava diffondendo in maniera sempre più veloce in Europa ma soprattutto in Gran Bretagna. La società, il cui primo presidente è Enrico Canfari, si batte contro altre formazioni ben più esperte della città, squadre molto più organizzate. Eppure, nel 1905, la Juve conquista il suo primo titolo italiano: ci riesce dopo un'avvincente finale a tre con Genoa e Milanese. La Juventus F.C. sceglie come campo casalingo Piazza D'Armi, il cui parco è ancora oggi molto frequentato. Per qualche anno i fondatori della Juve indossano una maglia rosa, la stessa con cui debuttano nel 1900: il passaggio ai colori bianconeri viene deciso nel 1903 in seguito ad una errata spedizione dall'Inghilterra incaricata di fabbricare le nuove divise. Nonostante la repentina crescita dei meriti, fino allo scoppio della Grande Guerra la Juventus deve accontentarsi di un ruolo subalterno rispetto alle nuove potenze calcistiche, ProVercelli e Casale, ma, nell'immediato dopoguerra torna protagonista con il portiere Giacone e i terzini Novo e Bruna, primi calciatori a giocare in nazionale. Presidente è il poeta e letterato Corrado Corradini, autore dell'inno sociale che resiste fino agli anni Sessanta.

 

 

I PRIMI SUCCESSI

Nel 1923 debutta in prima squadra Giampiero Combi, uno dei più grandi portieri di tutti i tempi. Viene eletto nuovo presidente della società Edoardo Agnelli, figlio del fondatore della Fiat, e considerato il crescente numero di fans, la Juventus si appropria di un vero stadio in muratura in Corso Marsiglia. Arrivano anche il primo vero allenatore Jeno Karoly e la mezz'ala sinistra Hirzer, entrambi ungheresi. La squadra dispone già di Combi, Rosetta, Munerati, Bigatto e Grabbi. Nel 1925-26, dopo un'avvincente finale con il Bologna e una scontata finalissima con l'Albo Roma, i bianconeri conquistano il secondo scudetto.

Sono gli anni dei cinque scudetti consecutivi. Chi allena la Juventus in quel periodo si chiama Carlo Carcano, chi la onora porta il nome di Orsi, Caligaris, Monti, Cesarini, Varglien I e II, Bertolini, Ferrari e Borel II. I bianconeri, che vincono ininterrottamente dal 30 al 35 regalano pure un apporto determinante alla nazionale che conquista il titolo mondiale nel 1934. A quel punto la squadra fa le prime vere esperienze di calcio internazionale partecipando alla Coppa Europa (antenata della Champions League) e approdando in addirittura quattro occasioni alle semifinali. Nel 1933 la Juventus F.C. cambia anche il campo di gioco: inizia l'epopea dello stadio Comunale costruito per ospitare i Giochi Universitari Mondiali e dove la squadra gioca sino alla finale di andata della Coppa Uefa 1989/90.

 

 

 

IL CICLO LEGGENDARIO

All'indomani della Seconda Guerra Mondiale, precisamente nel 1947, Giovanni Agnelli diventa presidente della Juventus F.C. I campioni più rappresentativi sono adesso Carlo Parola, i danesi John Hansen e Praest e, soprattutto, Giampiero Boniperti che diventerà poi recordman di presenze (444) e di reti (177) nella storia della società. Accolti da folle oceaniche di tifosi arrivano gli scudetti del 50 e del 52.

Nel 1953 Giovanni Agnelli lascia la presidenza che, due anni più tardi, passerà al fratello minore Umberto. Con il sopraggiungere di Omar Sivori e John Charles i bianconeri vincono i campionati del 58, 60 e 61. Per la prima volta una società italiana si appropria della stella al merito sportivo per avere vinto dieci titoli nazionali.

 

 

 

 

ANNI DI SUCCESSI

Ancora vittoriosa in campionato nel 1967 (presidente Vittore Catella) la Juventus F.C. apre un lungo ciclo trionfale con l'avvento alla presidenza nel 1971 del suo campione più rappresentativo, Giampiero Boniperti. In quindici anni entrano in casa nove scudetti ('72, '73, '75, '77, '78, '81, '82, '84, '86) e tutte le coppe europee e intercontinentali ('85).

Alla guida della squadra si succedono in questi anni Vycpalek, Parola e, soprattutto, Giovanni Trapattoni. Al fianco dei grandi campioni italiani (da Zoff a Scirea, da Tardelli a Cabrini, da Causio a Paolo Rossi, da Gentile a Furino, da Anastasi all'attuale vicepresidente Roberto Bettega) giocano grandi fuoriclasse stranieri. Su tutti, Michel Platini, che in cinque stagioni con la Juve vince due campionati, due coppe europee, una Coppa Intercontinentale, tre classifiche cannonieri e tre edizioni del Pallone d'Oro.

Ai grandi trionfi in Italia e nel mondo segue un periodo meno entusiasmante che, tuttavia, riserva altre vittorie: nel 1990 l'accoppiata Coppa Uefa - Coppa Italia (con l'attuale presidente Vittorio Chiusano a Boniperti mentre allenava Dino Zoff) e ancora la Coppa Uefa nel '93.

 

 

GLI ULTIMI TRIONFI

La svolta arriva nel 1994. Un nuovo gruppo dirigenziale formato da Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Roberto Bettega - per definizione "la triade" - subentra al comando della Juventus F.C. Il primo passo è la scelta dell'allenatore, Marcello Lippi, che dopo nove lunghi anni di astinenza giunge subito alla riconquista dello scudetto. La Signora cambia volto e nella stessa stagione (94/95) inizia la scalata verso una serie di successi inaspettati: domina in Coppa Italia e sfiora il grande slam perdendo in finale la Coppa Uefa.

L'anno successivo i bianconeri conquistano l'ultimo trofeo mancante alla bacheca societaria: la Supercoppa di Lega. Tuttavia le energie vengono interamente concentrate nella Champions League, la Coppa dei Campioni vinta soltanto nella tragica notte di Bruxelles contro il Liverpool. La Juventus F.C. approda senza intoppi alla finalissima di Roma per giocarsi contro i campioni in carica dell'Ajax il titolo di campioni d'Europa.

La partita si rivela entusiasmante, combattuta, ma i tempi regolamentari finiscono sull'1-1 e si prosegue con quelli supplementari. Tutto, però, si decide con i calci di rigore dove l'abilità di Peruzzi e la freddezza di Ferrara, Pessotto, Padovano e Jugovic regalano ai milioni di tifosi bianconeri una gioia indimenticabile. La stagione successiva si apre nel migliore dei modi con la vittoria della Coppa Intercontinentale a Tokyo (decide la sfida Del Piero) e della Supercoppa Europea contro il Paris Saint Germain.

Le emozioni, però, non sono ancora finite. Il finale di stagione consegna alla squadra un altro scudetto - il 24' della storia bianconera - proprio mentre sfiora la vittoria nella finale di Champions League a Monaco contro il Borussia Dortmund. La Juve si fa così scappare il "grande slam", impresa mai riuscita a nessuno nella storia del calcio. Lippi ci riprova subito l'anno successivo conquistando la Supercoppa di Lega, facendosi eliminare in Coppa Italia e tornando ad un passo dalla leggenda: vittoria del 25' scudetto, finale di Champions League sfuggita a favore del Real Madrid.

La stagione 1998/99 è da considerarsi un anno di transizione. All'ottava giornata di campionato la Juve è in testa alla classifica, ma nella partita di Udine si infortuna Alessandro Del Piero aprendo la strada ad una serie di episodi sfortunati che accompagneranno la squadra per tutta la stagione.

Il 7 febbraio 1999, dopo Juventus - Parma, Marcello Lippi rassegna le dimissioni, anticipando di qualche mese la sua intenzione di lasciare Torino annunciata già a dicembre. Ma quello che poteva sembrare un addio, diventa invece un arrivederci. Due anni e mezzo dopo, le strade della società bianconera e del tecnico viareggino tornano infatti ad incrociarsi.

Nel mezzo, la bella ma sfortunata parentesi legata a Carlo Ancelotti. Per due stagioni consecutive, lo scudetto sfugge all'ultima giornata dopo altrettanti campionati di vertice. Da giugno 2001 l'avventura ricomincia. Marcello Lippi torna a sedersi sulla panchina della Juventus, pronto a scrivere nuovi capitoli della fantastica storia bianconera e ad aprire un nuovo ciclo con lui 26° e 27° scudetto in due anni 2002  2003 e una supercoppa italiana 2002

 

 

 

Per i più curiosi :

 

L'atto di nascita della Juventus porta una data, l'1 novembre 1897, quasi sicuramente convenzionale, come sa tanto di colore la sede di fondazione, quella troppo citata panchina di Corso Re Umberto, (c'è anche chi dice Corso Vittorio Emanuele). Sul finire del secolo scorso, forse nel 1887, il football fa la sua comparsa a Torino per iniziativa del primo e poco ricordato pioniere del calcio italiano Edoardo Bosio, tornato da Londra portando con sé un pallone di cuoio. Nel 1891 si giocano le prime partite in Piazza d'Armi, poi al San Valentino e più tardi nel vecchio Stadium. I primi calciatori sono giovani ufficiali, e industriali tessili che avevano conosciuto il gioco in Inghilterra e Scozia. Il nuovo sport dà origine a nuove società, dopo la primogenita Internazionale di Torino, sorgono l'F.C. Torinese, la Ginnastica Torinese e via via Vigor, Pastore, Piemonte... All'inizio dell'anno scolastico 1897/98 alcuni allievi del Ginnasio "D'Azeglio" decidono anch'essi di dare origine ad una loro società.

Forse qualcuno di questi aveva avuto già esperienze nella Torinese o in altre società. Per gettare le basi della società e per lo stilo delle prime formazioni si narra che le riunioni avvenissero proprio su una panchina del corso vicino la scuola. Con l'arrivo dell'inverno, trovano rifugio nel retro bottega dell'officina dei F.lli Canfari. Ed è proprio uno dei fratelli, Eugenio, che riesce a trovare la prima sede, un locale 4 vani di via Parini, dove l'assemblea costitutiva nomina proprio Eugenio Canfari, presidente. Queste ed altre notizie dei primordi di devono ad uno scritto di E.Canfari ma dettato nel 1914. In esso si legge testualmente : "I presenti, in tutto, non passavano una quindicina, il piu' vecchio diciassettenne, gli altri sotto i tre lustri." Non viene citato un solo nome.

Per tradizione orale i piu' probabili sono: Gioacchino e Alfredo Armano, Francesco Dapra', Domenico Donna, Carlo Ferrero, Luigi Forlano, Luigi Gibezzi, Umberto Malvano, Enrico Piero Molinatti, Umberto Savoia e Vittorio Varetti; oltre a Enrico e Eugenio Canfari. Ma chissa' quali e quanti sono i dimenticati. Invece altri nomi che spesso e da alcuni sono inseriti tra i "Fondatori" e' piu' probabile siano entrati a far parte della societa' negli anni seguenti. Per la scelta del nome si accesero lunghe discussioni; alla fine venne adottato il nome di Sport Club Juventus, scartando ai voti altre due possibilita': Societa' Massimo D'Azeglio e societa' via Fort. Per la verita' di nomi ne erano circolati altri, e ben piu' strani di questi che arrivarono al ballottaggio. Juve in fondo era il piu' adatto a un gruppo di ragazzi abituati a pensare al pallone anche durante le ore di latino, e a vendere qualche libro di Ovidio e Orazio per procurarsi attrezzature da pionieri. La prima divisa , quasi certamente la solita camicia bianca, distintivo di precari inizi e le prime partite si giocano nei prati di Piazza della Cittadella.

Nel 1899, trasferita la sede in via Piazzi,4 la denominazione sociale cambia in FOOT-BALL CLUB JUVENTUS e viene adottata una nuova divisa sociale : camicia rosa e cravattino e berretto. Il 1900 segna l'adesione della Juventus alla F.I.F. (Federazione Italiana FootBall, 15.03.1898) e l'esordio in campionato l'11 marzo 1900 (0-1 con la Torinese). Anno fondamentale, il 1903 è ricordato come l'anno della maglia. Da tempo si discuteva su quel rosa che si prestava a facili ironie, così mister Savage, inglese che rimarrà nella storia della Juventus, si offre di richiedere ad una ditta specializzata della natìa Nottingham, un equipaggiamento completo per una squadra. Alcune versioni attribuiscono questa iniziativa a mister Goddley; giocatore, arbitro internazionale, benemerito del calcio italiano ma che visse' e presto' la sua attivita' esclusivamente a Genova. Parte l'ordine ma ci si dimentica di specificare il colore delle maglie. Così dalla cassa che arriva a Torino escono maglie a strisce bianconere come quelle indossate allora da una

squadra di Nottingham e quindi già pronte. Ci sono molte perplessità tanto che qualcuno che qualcuno commentava con freddezza "Sembreremo zebre". Viene cosi' proposto di restituire la merce ma alla fine vince il buonsenso piemontese e comincia cosi' la leggenda ultracentenaria delle Zebre Bianconere

 

Per i più curiosi un pezzo storico!!!

 

Il biglietto della finale Juventus - Ajax