Mettiamo in chiaro subito un concetto: il lavoro è un castigo (cfr. Libro della Genesi).

Scherzi a parte, il lavoro è una cosa indispensabile e seria (a meno che non si viva di rendita!); mi coinvolge, qualche volta mi appassiona perfino,  ma, sempre in ossequio ai padri latini, devo ammettere che preferisco l' otium (nel senso attivo di occuparsi di cose che appagano il nostro intelletto allo stato puro) al negotium (inteso come lavoro vero e proprio). Al giorno d' oggi accade spesso, purtroppo, che il secondo prevarichi il primo, a tutto detrimento di quest' ultimo e degli affetti più cari.

Come in ogni espressione dell' umano vivere, occorre trovare una giusta via di mezzo (aurea mediocritas). 

Passo ora a descrivere la mia attività professionale:

Entro a lavorare in banca nel 1996 da allora ho svolto varie mansioni (Contabilità, Fidi, Backoffice)

Il rapporto che cerco di instaurare nell' ambiente di lavoro, come nella vita, è di tipo cordiale e sincero, aperto al lato umano prima che professionale, incline allo scherzo e alla battuta, per smontare un ambiente che si prende troppo sul serio (ricordate Pirandello: "C' è qualcuno che ride"?...) Potrebbe anche trattarsi di un bisogno di approvazione da parte degli altri o forse sarà perché sono un sognatore, nonostante il mio pessimismo (realismo) cronico, ma questo sono io, come in ogni manifestazione della mia personalità, conteso fra aspetti tra loro dicotomici e, malgrado ciò, coesistenti: idealista e disilluso, scettico e fiducioso, allegro e malinconico.