III Ciclo: Il mondo dei vettori. Geometrie e layer.

 

DECIMA LEZIONE

15 Aprile 2002

Doppia L: linea - layer

 

Secondo quesito fondamentale:

come faccio a trasmettere un disegno a distanza se sono ai tempi di Leonardo? E cioè senza fax, elettricità o mezzi fisici (cioè inviandolo manualmente). Come faccio cioè effettivamente a "trasmetterlo" se voglio trovare un sistema efficiente, più rapido, meno scemo del precedente? 

Per trasmettere un disegno a distanza, utilizzando un sistema più efficiente del Bitmap, cioè punto per punto, adotto un sistema che riconosca anche altre entità, al di fuori del singolo puntino sullo schermo. Ad esempio, una linea la posso comunicare indicando il punto di inizio e il punto di fine, dopo aver definito preventivamente l'oggetto che si vuole trasmettere. Questa logica è alla base di tutti i programmi di disegno vettoriali (Autocad) e consente di tracciare con un numero limitato di parametri anche curve complesse approssimabili a poligoni con un gran numero di lati. Il modo di ragionare secondo questa logica, quindi, non considera più il disegno come una porzione di schermo, ma come costituito da una serie di elementi sui quali ho la possibilità di attuare una serie di modificazioni, pur mantenendone la sua natura originaria. Per tornare al quesito di Leonardo, per comunicare a distanza una modifica è indispensabile nominare e raggruppare ciascun elemento. I vari gruppi appartengono a categorie denominate "Layer", o livelli, ognuno indipendente dagli altri, cosicché ciascun gruppo può essere manipolato indipendentemente dall'altro.

Uno degli episodi chiave per l'applicazione del metodo di disegno con i "layer" fu, durante gli anni '80, il Concorso de "La Villette" a Parigi, in cui alcuni progetti mostrano interessanti esempi di evoluzione del metodo. Escludendo gli esempi di vecchio stampo, ancora aderenti alla logica della "zoonizzazione", le innovazioni principali furono portate proprio da quegli architetti che, partendo dalla logica del piano "puro", arrivarono alla stesura di un progetto basato su "sistemi", o meglio, basato su un insieme di "sistemi" e "sottosistemi". Eisenman, Koolhaas e il vincitore Tchiumi mostrarono come la logica dei "layer" fosse ormai entrata nel lessico architettonico contemporaneo. In tutti e tre casi, infatti, il progetto si fonda sul principio dei "sistemi" diversi che si compenetrano, su "layer", o "livelli", che, rappresentando ognuno il sistema infrastrutturale, del verde, o dell'edificato, si sovrappongono e si stratificano. Ogni "layer", quindi, rappresenta un sottosistema indipendente ma sempre in relazione agli altri.

       

 

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