Storia
Le prime tracce di insediamenti umani in Finlandia risalgono
all'8000 a.C., quando gruppi di cacciatori giunsero probabilmente
dalle regioni dell'est. Altri resti testimoniano l'esistenza di
comunità risalenti all'età della Pietra (a partire dal 3000
a.C.). Successivamente (negli ultimi secoli precedenti la nascita
di Cristo) dall'est e dall'Estonia migrarono nella regione
popolazioni di lingua ugro-finnica (finni) che si stanziarono
soprattutto nella regione meridionale del paese, in piccole
comunità (suomi) di cacciatori e allevatori dediti anche
all'agricoltura.
I Vichinghi
All'inizio dell'era cristiana il territorio era abitato dai
lapponi, che vennero progressivamente sospinti verso nord
dall'insediamento di popolazioni finniche: kvani, tavasti, suomi,
careli. Le tribù (suomi) erano divise tra di loro e gli scambi
erano assicurati da mercanti svedesi, arrivati nella regione nel
VI secolo attraverso l'arcipelago di Aland.
La conquista svedese
A partire dal XII secolo la Svezia e la Russia tentarono di
stabilire il predominio sulla regione: la conversione delle
tribù finniche alla cristianità venne infatti attuata sia dagli
svedesi, cattolici-romani, sia dai russi, ortodossi, e durò
oltre un secolo. Nel 1155 il papa Adriano IV incoraggiò il re
svedese Eric IX il Santo ad attraversare il Baltico a capo di
un'armata. L'iniziativa, oltre a mirare alla conversione delle
popolazioni, aveva anche una finalità economica e politica: alla
sconfitta delle tribù finniche non seguì però una conquista
politica, che avvenne più tardi.
Quando il reggente del principato russo di Novgorod invase la
Tavastia nel 1293, gli svedesi inviarono un'armata per cercare di
conquistare tutto il territorio della Carelia sino all'altezza
del fiume Neva. Gli scontri durarono sino al 1323 quando, in
seguito al trattato di Pàhkinàsaari, fu tracciato il confine
tra le sfere di influenza svedese e mssa: la Carelia venne divisa
in parti uguali, mentre il resto del territorio rientrò nel
regno svedese. Nel 1362 furono concessi alla popolazione locale
gli stessi diritti degli svedesi e, quando la regina Margaret I
fondò l'Unione di Kalmar nel 1397, la Finlandia fu sòttoposta
alta politica dinastica dei paesi scandinavi. Durante i secoli XV
e XVI, gran parte del paese fu amministrata come un feudo da pane
di nobili svedesi.
Un ducato svedese
Il re Gustavo I Vasa tentò di attuare alcune riforme economiche
e amministrative, e durante la Dieta di Vàsteras nell 527 gli
svedesi ruppero i legami con il papato, anche se le dottrine di
Martin Lutero non furono accettate se non diversi anni più
tardi. Nel corso di un conflitto (1555-1557) contro lo zar Ivan
IV di Russia, la Finlandia divenne un ducato svedese sotto il
futuro re Giovanni III e, fino alla fine del secolo, il paese fu
al centro degli scontri tra Svezia e Russia. Sotto il regno di
Gustavo Adolfo (1611-1632) la Finlandia divenne pane integrante
del regno svedese.
La pace di Stolbovo (1617) allargò i confini della Finlandia a
est verso l'Ingria. Durante la grande guerra del Nord
(1700-1721), i russi occuparono la Finlandia (1713-1721); la pace
di Nystadt (1721) pose termine al conflitto e tolse alla Svezia
vaste aree della Finlandia sudoccidentale a favore della Russia,
che conquistò altri territori tra il 1741 e il 1743. In questo
periodo cominciò a prendere corpo l'idea dell'indipendenza
finlandese dalla Svezia, avanzata nella dichiarazione
dell'imperatrice russa Elisabetta Romanova, desiderosa di fare
del paese uno stato separato sotto la sovranità russa.
Il dominio russo (1800-1917)
A un anno di distanza dall'accordo con Napoleone a Tilsit nel
1807, lo zar Alessandro I annetté la Finlandia, che fu
proclamata granducato dell'impero russo nel 1809. Con la pace di
Hamina (svedese Fiedrtkshamn), nel settembre dello stesso anno,
la Svezia cedette la Finlandia e le isole Aland alla Russia. Dal
1809 al 163 la Finlandia venne amministrata da un governatore
russo, con sede a Helsinki, la nuova capitale, e il paese godette
di un periodo di relativa pace e prosperità; nel 1863 fu
ricostituito il Lantdag (Parlamento), che non si riuniva dal
1809, e il finlandese divenne lingua ufficiale accanto allo
svedese. Nel 1894 fu introdotto l'uso della lingua russa nella
politica e nell'amministrazione, mentre il potere fu concentrato
nelle mani dei governanti russi e i cittadini finlandesi persero
molti dei loro diritti costituzionali.
Dopo lo scoppio della guerra russo-giapponese nel 1904 la Russia,
temporaneamente indebolita, in risposta a una rivolta della
popolazione finlandese avviò radicali riforme quali la creazione
di un Parlamento unicamerale (Eduskunta) e la concessione del
diritto di voto a tutti i cittadini - uomini e donne - di età
superiore ai 25 anni, facendo di quello finlandese il sistema
parlamentare più moderno dell'epoca. lì paese non fu
direttamente coinvolto nella prima guerra mondiale, anche se le
truppe russe stazionarono sul suo territorio.
L'indipendenza e la guerra civile
L'occasione per il raggiungimento dell'indipendenza fu data dalla
Rivoluzione russa del 1917. li parlamento finlandese assunse
"tutti i poteri in precedenza esercitati dallo Zar" e
il 6 dicembre votò a favore dell'istituzione di una Repubblica
indipendente. Lenin e il nascente governo sovietico non poterono
che riconoscere la sovranità finlandese, pur continuando a
fornire di armi le guarnigioni russe rimaste sul territorio.
La popolazione, stremata dalla difficile situazione economica e
politica, era divisa tra i socialisti radicali e il governo di
destra; due eserciti, le Guardie rosse e le Guardie bianche, si
schierarono nel paese le une contro le altre. La tensione sfociò
in violenza aperta: il 28 gennaio del 1918 le Guardie rosse, in
reazione all'ordine del governo di espellere dal paese le truppe
russe, occuparono Helsinki e alcune città della Finlandia
meridionale. lì governo si ritirò a Vaasa, da dove venne
organizzato un contrattacco da parte del generale Cari Gustav
Mannerheim che, a capo delle Guardie bianche, assistite dalle
truppe tedesche, riprese Helsinki; a maggio la rivoluzione era
stata spenta. Nel luglio del 1919 il Parlamento adottò una nuova
Costituzione repubblicana e Kaarlo J. Stahlberg diventò il primo
presidente della Repubblica.
Gli anni Venti e Trenta furono caratterizzati da grandi tensioni
sociali e dal succedersi di diversi governi di coalizione
composti da partiti di destra e dal partito agrario (l'attuale
partito di cento), il quale rappresentava gli interessi di oltre
90.000 piccoli proprietari che avevano ottenuto le loro terre in
seguito alle riforme agrarie del 1922. Nel 1918 il 70% della
forza lavoro era impiegato nel settore agricolo e forestale nel
1940 la percentuale era scesa al 60%. lì partito comunista fu
dichiarato illegale e da esso nacque il Partito
socialdemocratico. Nel 1932 venne concluso con l'Unione Sovietica
un trattato di non aggressione.
La guerra d'inverno
Allo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939, la Finlandia
dichiarò la propria neutralità. L'URSS, temendo un attacco
tedesco dal territorio finlandese, chiese al paese la cessione di
alcuni territori in cambio di parti della Carelia sovietica. Al
rifiuto, i sovietici risposero con l'invasione del paese, il 30
novembre del 1939, dando così inizio alla guerra d'inverno. I
finlandesi vinsero numerose battaglie, ma l'URSS, a conclusione
del conflitto, ottenne la Carelia e una pane della Lapponia.
Quando la Germania attaccò l'URSS nel 1941, i finlandesi
intervennero militarmente contro l'Unione Sovietica; in seguito a
ciò l'Inghilterra dichiarò guerra alla Finlandia nel dicembre
del 1941 e gli Stati Uniti ruppero le relazioni diplomatiche.
Nel 1944 fu siglato un armistizio tra Finlandia e Unione
Sovietica. La Finlandia dovette cedere all'URSS il fiordo di
Petsamo, ricco di miniere e unico sbocco del paese sui mari
artici, e concedere in affitto per 50 anni la base navale di
Porkkala, presso Helsinki.
Il dopoguerra
Il trattato di pace tra Finlandia e Russia fu siglato nel 1947;
le riparazioni di guerra furono estinte nel 1952 e tre
anni dopo la penisola di Porkkala rientrò in possesso
finlandese. Nel 1948 fu stipulato tra i due paesi un
Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza,
successivamente rinnovato nei 1983.
Politica estera
La politica estera del paese si basò sulla ricerca di rapporti
amichevoli con l'URSS, sull'impegno per la pace e per la
distensione tra Est e Ovest. Questa politica venne definita linea
Paasikivi-Kekkonen, dal nome dei presidente Juho Kusti Paasikivi
che la iniziò e del suo successore, Urho Kaleva Kekkonen. Forse
più di ogni altro uomo politico, Kekkonen ha determinato la vita
politica del paese; primo ministro dal 1950 al 1956 (Wfl due
brevi intervalli) e presidente dal 1956 al 1981, egli dissolse i
timori dell'URSS relativi a una politica a essa sfavorevole e non
intraprese attività contrarie agli interessi sovietici, anche se
durante il periodo della Guerra Fredda il paese rimase fermamente
orientato verso gli altri paesi scandinavi e i paesi
dell'Occidente: dopo la dissoluzione dell'URSS, la Finlandia
riaffermò questo orientamento sviluppando legami con l'Unione
Europea e le ex repubbliche sovietiche.
Politica interna
Nessun partito politico gode nel paese della maggioranza e la
regola è rappresentata da governi di coalizione che si
susseguono con una media di uno all'anno dal 1917, provocando una
certa instabilità politica. La maggioranza dei governi del
dopoguerra è stata guidata da leader dei partiti
socialdemocratico e di centro. Nel gennaio del 1982 Koivisto, un
socialdemocratico, succedette a Kekkonen. Le elezioni del marzo
del 1987 portarono al potere un altro governo di coalizione
composto da partiti conservatori, eletti per la prima volta in
più di ventanni, e Holkeri divenne il primo ministro
conservatore dal 1946. Il presidente Koivisto fu rieletto nel
febbraio del 1988. Durante gli anni Ottanta, il tasso di crescita
del PIL registrò un incremento annuo pari al 4% e tuttavia, agli
inizi degli anni Novanta, la crescita economica subì una
drastica diminuzione, dovuta in parte all'andamento negativo del
commercio con i paesi dell'ex Unione Sovietica e in parte
all'ingente debito estero finlandese che consisteva in una somma
pari al 22% del PIL.
Nel 1991 il Partito di centro sconfisse i socialdemocratici che
si schierarono con l'opposizione; il leader centrista Esko Aho
formò un governo di maggioranza che escludeva i socialisti e
attuò un programma di austerità che prevedeva tagli ai servizi
sociali, tasse più elevate e riduzione dei salari. Questi
provvedimenti, combinati con la fluttuazione del markka
finlandese, provocata per favorire gli scambi commerciali con
l'estero, aiutarono la ripresa economica del paese, determinando
tuttavia il tasso di disoccupazione più alto dell'Europa
occidentale (1993). Il malcontento popolare verso il governo di
centro portò, nel febbraio del 1994, alla scelta del candidato
socialdemocratico Martti Ahtisaari alla presidenza della
Repubblica. Nel marzo del 1992 la Finlandia fece domanda di
ammissione all'Unione Europea. La richiesta fu approvata dal
Parlamento Europeo nel maggio del 1994 e il paese ne divenne un
membro effettivo nel 1995.