Quell'intellettuale dello spazio in libertà
di Renzo Zorzi

Tra le grandi personalità nella storia dell'architettura dl questo secolo - che nell'evolversi delle diverse forme di espressione artistica, in particolare nell'architettura si è caratterizzato per creatività, innovazione di forme e consapevolezza dell'impatto della disciplina sulle condizioni individuali e collettive della vita umana - Alvar Aalto è stato certamente una delle più intense personalità, coerenti e fedeli ad un'idea della sua inseparabilità dai caratteri naturali e storici dello spazio fisico in cui ogni intervento viene a collocarsi, e del suo destino di diretta incidenza sulla qualità stessa del vivere e del rea1izzarsi delle persone. Ciò si è manifestato in una lunga continuità di lavoro, condotto fuori da ogni protagonismo e rumore polemico o da posizioni di negazione o radicalismo sociale ma, sempre, con il proposito di una sua ulteriore umanizzazione, nei materiali d'uso, nello studio, mai enfatizzato ma profondamente vissuto, delle forme, nell'attenzione alla sicurezza e agibilità, nel trattamento della luce, la grande protagonista della sua ispirazione: ciò non solo nella maggiore architettura, ma nella stessa progettazione urbanistica e fin nelle minime applicazioni di design, in cui è stato uno dei più geniali e coerenti creatori
Per la stessa necessità di affermazione dei nuovi contenuti e indirizzi della disciplina, quello che ora sta arrivando a conclusione è stato un secolo di particolarmente abbondante architettura scritta. Le Corbusier ad ogni sua idea e realizzazione ha dedicato un libro, ogni volta affermando e ribadendo principi e ragioni, ma egli non è stato un caso eccezionale: 1'opera di Frank Lloyd Wright non può essere strappata dal contesto delle sue formulazioni teoriche espresse con accenti talora profetici, sui valori "democratici" dell'architettura; Adolf Loos ha affidato all'intimidazione dl un intenzionale terrorismo verbale il suo messaggio modernista; si può dire che l'intera esperienza del Baubaus si e manifestata e svolta con il costante supporto di testi critici e polemici, per non parlare dell'abbondanza di manifesti, programmi, parole d'ordine della più avanzata generazione di architetti russi tra gli anni della prima guerra mondiale e il 1930, finché la loro bocca non fu chiusa per sempre da un potere che, non solo in questo campo, aveva optato, non diversamente da quello nazista, per il gigantismo neoclassico dl una cultura programmaticamente alienata.
Da questo punto di vista Alvar Aalto non sembra un contemporaneo. Egli non ha mai sentito una particolare urgenza di messaggi scritti, e, se si eccettuano alcuni articoli e conferenze, non ha lasciato altre testimonianze di sé fuori dall'evidenza delle sue opere, forse perché, a differenza di altri maestri del suo secolo, verso i quali sentì una fratellanza che non ruppe mai la sua sostanziale solitudine - quelle capacità di estraneazione nella natura che connota tanta parte dell'intellettualità finlandese - accanto alla necessità di spezzare la prigione di convenzioni a cui sembrava aver ceduto il mestiere al tempo della sua prima giovinezza, egli è stato di tutti i1 più spontaneamente fedele ad un ideale di spazio architettonico inteso come connessione e integrazione di quello naturale, del valore estetico come espressione e rivelazione di fini morali e umani, di una non rinunciabilità - di cui le tecniche dell'acciaio e del cemento proprie dell'epoca sembravano invece rifuggire - non solo all'uso ma ad uno straordinario ricupero, degli antichi materiali che hanno accompagnato, con la pietra, la storia del suo paese, il vetro, il mattone, forse più duttile ed espressivo di tutti.
Non che abbia sdegnato gli altri materiali propri della modernità, usandoli anzi con grande padronanza e libertà tutte le volte che ciò si rese necessario, ma senza mai perdere di vista di questione fondamentale dell'architettura, la sua natura irriducibilmente sociale ed umana, il suo dovere di non piegarsi ad esigenze di puro linguaggio espressivo, alle elaborazioni di una geometria mentale che non raramente i1 razionalismo la grande fede dell'epoca, sembrava prediligere determinando soluzioni di un rigore in realtà astratto, manifestazione di uno spirito di ugualitarismo spesso costringente ed imposto, che dalla libertà aveva molte apparenze ed allettamenti, non più, dopo gli anni eroici, lo spirito vivificante di un'armonia sottratta a laceranti rinunce Aalto è rimasto sempre ben saldo nella convinzione che uno spazio libero dove il terreno lo suggerisse ondulante, o articolato su varie altezze e movimenti, uno spazio umano per forme, dimensioni, percorsi, servizi materiali, luce consueti all'esperienza del vivere, fosse il compito primario dell'architettura, e questo è forse il senso ultimo di quel convergere, senza forzature apparenti, di nazionalismo e di tensioni organiche - il grande dibattito dell'epoca - nei suoi edifici.
Ciò fu forse, se non determinato, reso meno arduo dalla qualità della committenza che riuscì a procurarsi, in patria e fuori. Gran parte della sua architettura, e certo la più vitale, è stata in varia misura di destinazione collettiva e pubblica, o vorrei dire comunitaria, e proprio l'incontro con tale committenza gli ha permesso di realizzare una vocazione che egli ha avuto fortissima e che certo non mancò al committente: sedi municipali, concepite non come celebrazioni ma come luogo di servizio, sanatori, sedi di istituzioni pensionistiche, case della cultura, dormitori per studenti, come quello del Massachusetts Istitute of Technology, due padiglioni per grandi esposizioni internazionali, complessi piani urbanistici, chiese pensate e realizzate come luoghi di riunione comunitaria, edifici abitativi a carattere esemplare, come quello dell'Interbau di Berlino, sale per concerti o congressi. In tutti ha avuto una preoccupazione prioritaria: sviluppare le piante a partire dagli spazi interni, con grande libertà di forme e articolazioni dei perimetri esterni, uso della luce - specialmente negli edifici finlandesi, dove essa è così avara soprattutto nei lunghi mesi invernali - come elemento generatore di forme nell'architettura, arredamenti pensati ogni volta per un impiego agevole, mobile, leggero, in armonia con quegli spazi e la vita da condursi in essi.
Era naturale che, per iniziativa del Centro Internazionale di Palazzo Te, la mostra del "centenario di Aalto" (3 febbraio- 1898 - 11 maggio 1976), dopo la sua prima presentazione al Museum of Modern Art di New York, che l'ha voluta, e prima della sua conclusione a Tokyo, venisse accolta, unica sede europea, in una delle capitali dell'architettura quale è Mantova, e in una sede, le Fruttiere di Palazzo Te, che ha già visto in anni recenti le due grandi esposizioni di Giulio Itomano e dell'Alberti. La mostra rappresenta infatti un atto di continuità culturale di una istituzione internazionale che alterna nelle sue attività, eventi di arte antica, moderna e contemporanea, nello spirito costantemente affermato di una coscienza del presente come eredita viva del passato, e del passato come valore perenne della continuità della storia.

Dalla città al cucchiaio - il genio dell'architetto finlandese nelle Fruttiere e nelle sale
(guida alla mostra)
di Daniela Sogliani

La mostra di Alvar Aalto a cura del Centro del Te e del MoMa di New York propone un percorso dedicato alle riflessini sull'architettura e sul design, quali strumenti che possono migliorare la vita dell'uomo. Nelle sale del palazzo Giulio Romano ospita i mobili e gli oggetti dell'architetto finlandese: la Sedia "Paimio", studiata per facilitare con il suo singolare schienale la respirazione dei pazienti nell'omonimo sanatorio finlandese, apre il percorso delle sale, mentre vasi e piatti di vetro, creati da Alvar e dalla moglie Aino, sono collocati nella sala di Eros e Psiche.

Nelle Fruttiere, raggiungibili per la prima volta dal giardino dell'Esedra, si trovano invece i progetti, i modelli e le lampade. del Club dei Lavoratori di Jyvaskyla leggiamo una inaspettata citazione da Leon Battista Alberti: Aalto ripropone sulle pareti curve del teatro la decorazione del Sepolcro Rucellai di cui si espone in mostra un modello. Per migliorare l'acustica dei grandi spazi, l'architetto inventa soffitti come quello dell'auditorium della Biblioteca di Viipuri, con una forma ondulata apparentemente libera che, per la sua stessa natura, tende ad uniformare il suono in ogni punto della sala. Il progetto certamente più affascinante per la ricerca architettonica nella chiave dei principi del Funzionalismo è il Sanatorio di Paimio, edificato al centro di un fitto bosco per "proteggere quanto più possibile e servire con i mezzi dell'arte del costruire, il piccolo uomo, in questo caso persino infelice ed ammalato". I1 progetto delle stanze è elaborato in base alla scarsità delle forze del paziente e tutto vuole suggerire tranquillità: la luce è orientata al di fuori del suo campo visivo i soffitti sono colorati, i mobili sono disegnati e l'acqua scende silenziosamente dai rubinetti per evitare qualsiasi disturbo. Quando Aalto, alla fine degli anni '40, insegna all'Istituto di Tecnologia del Massachusetts a Cambridge, vicino a Boston, realizza la Baker House, dormitorio per gli studenti, costruito vicino alla riva del Fiume Charles. Perché tutti gli studenti godessero della vista del fiume, l'architetto costruisce un edificio con un fronte ondulato, in armonia con la natura circostante.
Un decennio più tardi Aalto progetta l'edificio religioso più originale della sua lunga carriera, la Chiesa delle tre Croci a Vuoksenniska (Imatra), dove la pianta ha una forma a ventaglio e pertanto è costituita da tre sale consecutive separate da muri scorrevoli che garantiscono un isolamento sonoro. L'architetto dedica gli ultimi anni della sua vita alla riprogettazione del centro civico di Seinajoki, rinato attorno alla chiesa, punto di partenza per lo sviluppo degli altri edifici pubblici. "L'obiettivo del centro culturale - scrive Aalto - è di offrire un'occasione per rilassarsi e un bilanciamento psicologico alla monotonia e alla routine della vita lavorativa. Benché coperto l'edificio dovrebbe avere il medesimo ruolo dell' agorà nelle città dell'antica Grecia".

Castiglioni - Marras: il progetto dell'allestimento. Alvar, l'architettura si illumina a palazzo
di Achille Castiglioni e Nicola Marras

L'allestimento e l'ordinamento di una mostra costituiscono la struttura delle relazioni tra i materiali esposti e tra questi e l'osservatore; in una mostra, consentono l'esperienza diretta dei materiali esposti, ma sollecitano determinate forme di attenzione, di apprendimento, di valutazione: alla pura percezione si sovrappone l'interpretazione, la guida alla lettura. L'osservatore può poi facilmente mettere a confronto le proprie impressioni e tale guida alla lettura. Una mostra di architetture si distingue da ogni altro tipo di esposizione per l'impossibilità di esibire materialmente i suoi oggetti, i manufatti costruiti, L'evocazione di questi è affidata ai materiali convenzionali della loro rappresentazione, disegni e modelli, e fotografie. In queste mostre, 1'ordinamento e l'allestimento, costituendo la sintassi di tali materiali, diventando essenziali alla comprensione delle opere, esigono rigore e semplicità altrettanto essenziali.

All'interno delle Fruttiere di Palazzo Te, occupando due delle tre navate è stata realizzata una galleria, un grande spazio unitario di apparente consistenza volutamente provvisoria, temporanea, in contrappunto - e per rispetto - alla solidità e alla durata dell'architettura ospite e - nel caso della mostra su Aalto - delle architetture in mostra.
Per seguire lo sviluppo del pensiero di Alvar Aalto dagli anni della formazione alle opere della maturità, gli oltre cinquanta suoi progetti e realizzazioni sono stati esposti in sequenza cronologica, lungo il percorso ad anello - di circa 160 metri perimetrali della galleria, rispettando il verso dl lettura da sinistra a destra.
Viene suggerito in tal modo un percorso ordinato e sequenziale, ma lo spazio unitario della galleria, divisa in mezzeria solo dai pilastri delle Fruttiere e da alcuni elementi espositivi, consente al visitatore anche la scelta di percorsi diversi e alternativi.
La presenza di undici gigantografie sulle pareti, scandisce il percorso, segnalando altrettanti progetti che costituiscono le tappe principali dell'opera di Aalto, offrendo così anche un itinerario "breve" all'eventuale visitatore frettoloso. I modelli, infine, completano la documentazione dl molti progetti, esponendone la volumetria complessiva o evidenziandone aspetti particolari ed essenziali. A1 centro della galleria, seguendo il ritmo dei pilastri, sono presenti elementi 1n tessuto al cui interno sono esposte alcune delle lampade - tuttora in produzione - progettate da Aalto, da lui utilizzate in varie occasioni e perciò riconoscibili in molte delle fotografie in mostra. L'illuminazione della galleria - estremamente ridotta per conformità alle norme di conservazione dei materiali originali - è riflessa da pannelli in tessuto sospesi al di sopra delle pareti inclinate. La fonte luminosa è costituita da lampade fluorescenti montate - fuori vista - alle spalle e al colmo delle pareti I "pannelli riflettori" non si chiudono a coprire la galleria, permettendo di riconoscere nella penombra lo spazio complessivo delle Fruttiere e il disegno delle sue coperture lignee. Per consentire al visitatore di adattarsi nel passaggio dall'abbagliante luminosità del cortile al tenue illuminamento della galleria, l'atrio d'accesso è stato mantenuto in forte penombra, guidando il visitatore verso una grande gigantografia di Alvar Aalto. La collezione del MoMa di oggetti di industrial design disegnati - e prodotti - da Alvar Aalto è stata esposta, a chiusura della mostra, nelle sale di Palazzo Te e a diretto confronto con i capolavori di Giulio Romano. Tali oggetti definiscono un percorso che si affianca a quello di visita al Palazzo: tra i due percorsi si creano volute interferenze, senza tuttavia violare le loro differenze e la reciproca autonomia.
Infine, occorre segnalare che la galleria realizzata nelle Fruttiere è stata pensata con l'obiettivo immediato di rispondere alle esigenze della mostra su Alvar Aalto, ma anche nella prospettiva di poter successivamente ospitare altre e differenti esposizioni.
L'illuminazione, ha caratteristiche corrispondenti alle consuetudini e alle norme ormai universalmente riconosciute e richieste per l'esposizione di opere d'arte. L'inclinazione delle pareti, necessaria per le esigenze di questa mostra, è facilmente modificabile.
La realizzazione dell'atrio d'ingresso con l'accesso diretto dal cortile, consente la massima autonomia tra Palazzo Te e le Fruttiere.

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