……::La
Rosa::……
bacio
perugina in occasione del Valentine’s Day
Fox Mulder aveva trascorso le passate quattro ore provando
con tutto se stesso a rimanere concentrato sul file aperto di fronte a se e
sulla voce del condirettore Kersh che analizzava il resoconto finale del caso
che avevano appena risolto: due omicidi di un maldestro serial killer
amatoriale, che aveva usato per irretire le sue vittime un gas di facile
dispersione e irrilevabile tramite tossicologico anche dopo soli 15 minuti
dall’assunzione.
Già prima di questo incontro Fox Mulder sapeva che mantenere interesse sarebbe
stato dannatamente difficile, ma adesso si rendeva veramente conto che era
impossibile, definitivamente.
E non solo perché il caso in per se stesso era stato di una noia mortale
(brutta scelta di parole), o perché aveva sviluppato una sorta di rifiuto
irrazionale verso tutto quello che riguardava il Condirettore Kersh, ma anche,
e soprattutto, perché non riusciva a togliersi dalla testa quel sorriso.
Quel sorriso appena accennato, misterioso e riservato.
Era passato troppo tempo dall’ultima volta che aveva visto quel raro sorriso,
come poteva pretendere di non si guadagnasse il trono regale dei suoi pensieri?
Così, tra diapositive, commenti, rapporti, conclusioni, vittime e colpevoli,
Fox Mulder non poteva che rivivere nella sua mente l’attimo esatto in cui aveva
visto quel sorriso farsi largo sul volto della sua composta patner, Dana
Scully.
Ricordava la cadenza del suono dei suoi tacchi alti quando l’aveva sentita
entrare nell’ufficio quella stessa mattina ed il modo in cui quel ritmo
misurato decellerò lentamente fino a fermarsi.
Mulder si era trovato costretto ad alzare lo sguardo allora, solo per vedere
Dana Scully immobile davanti alla sua scrivania nuova di zecca (acquisto di
qualche settimana anteriore) ordinatamente occupata da computer, cartelle,
penne e taccuini.... e da una rosa.
Ricordava il colore brillante che il sole freddo di febbraio
aveva dato ai capelli di Scully, e come i raggi di detto sole creassero scie di
granelli di polvere che le ballavano intorno, come un leggera foschia...
Ricordò di aver provato a scorgere l’espressione della sua patner alla vista di
quel inaspettato presente, attento a non farsi notare in questa quieta
esplorazione.
Ricordò di aver visto sorpresa.. imbarazzo... ma soprattutto curiosità.
“Hai visto questa, Mulder....?” gli chiese d’improvviso.
Una leggera nota di divertimento nella sua voce, nonostante cercasse di
mantenersi più neutrale di quanto le circostanze non richiedessero.
“Si...” le aveva risposto con lo stesso tono leggero “... ho idea che sia di
cioccolato”.
“Già...” aveva concordato piano, ancora sorpresa, alzando quella rosa avvolta
dal una spessa carta trasparente e d’orata e rumorosa.
Mulder poteva vedere come gli occhi di Scully si stessero concentrando sui
particolari.
Sulla cura con cui quella rosa era stata incisa nel cioccolato e ricoperta da
una carta rosso porpora.
Al gambo argentato incredibilmente lungo e non troppo sottile.
Ad una prima osservazione non particolarmente attenta, era possibile credere
che fosse il vero fiore, e non una imitazione commestibile... anche Mulder ci
era cascato quando l’aveva vista....
Ma più Mulder l’aveva guardata, studiata e più quella rosa gli aveva fatto
ritornare alla mente il fiore sotto vetro del Piccolo Principe, fiore alieno eppure
umano.
In definitiva, quella rosa era a dir poco splendida.
A questo punto, Mulder avrebbe voluto dire qualcosa... qualsiasi
cosa.
Avrebbe voluto fare una tagliente battuta della serie “hai un ammiratore,
Scully?”
Oppure proporsi come primo candidato per mangiare quel petalo più grosso che,
tra l’altro, aveva già avuto modo di adocchiare.
Avrebbe voluto farlo... ma una indistinta tensione gli bloccava lo stomaco e la
gola.
Qualcosa di irrazionale ed inspiegabile.
Forse era stata quella luce nei suoi capelli, o quella foschia di polvere... o
solo per il fatto che oggi era un di quei tipici giorni in cui l’aspetto della
sua patner mandava un forte messaggio di intoccabilità.
O più probabilmente perché Scully era troppo bella quella mattina, e Fox Mulder
non aveva nulla di intelligente da dire.
Ma fu quando Scully rintracciò il biglietto che il nodo allo
stomaco di Mulder si strinse.
La bellezza di quel fiore e l’espressione di sorpresa di Scully
erano qualcosa che lui poteva osservare senza conseguenze.
Quel biglietto, quella *prova*... avrebbe avuto il potere di trasformare una
splendida rosa di cioccolato, nel gesto di un impertinente ammiratore, nel
regalo di un uomo per una donna.
Per Scully.
Distolse rapidamente lo sguardo, e cercò di concentrarsi sugli ultimi
particolari del rapporto conclusivo del caso Richarson.
Ma i suoi occhi non riuscivano a mettere a fuoco lo schermo, mentre la *realtà*
dei quella scena lo colpiva come un onda.
Che reazione avrebbe avuto Scully a quel biglietto?
Che reazione avrebbe avuto Scully davanti al gesto di quell’ammiratore?
Era utile domandarselo?
No, era la risposta e Mulder si costrinse a respirare a fondo.
E respirare ancora.
Beh.. Dio, potrò dare almeno un’occhiata? – si rassicurò ma il suo viso si era
già voltato autonomamente in direzione del profilo immobile della sua partner,
e la sua bocca si era già spalancata.
Perché era stato quello il preciso istante in cui l’aveva visto.
Quel sorriso.....
…………::
…. ::…………..
Scully era scivolata via dall’ufficio quella mattina,
con ancora quel sorriso idiota che le tirava le guance.
E aveva continuato a sorridere anche in macchina in mezzo al traffico mentre
era diretta all’obitorio di Quantico per svolgere l’ultima autopsia necessaria
per poter dichiarare il caso ufficialmente chiuso.
E quell’espressione di confusa contentezza non l’aveva abbandonata neppure
davanti al cadavere che stava analizzando, nonostante questo le avesse fatto
guadagnare un paio di sguardi torvi da parte degli assistenti.
Si sentiva *idiota*, doveva ammetterlo, eppure così dannatamente.. confusa....
meravigliosamente confusa.
Insomma.
Dana Scully non aveva la più pallida idea su cosa diavolo pensare e tanto meno
su cosa *fare*, e non c’erano discussioni in merito... ma quello che ancora non
aveva deciso era se indugiare o meno in questo stato di euforica vanità oppure
appoggiare i piedi saldamente sul suolo.
Non prenderò questa decisione adesso – si disse, e i suoi occhi continuarono a
sorridere.
Già sapeva che le ore erano destinate a trascorrere e la giornata sarebbe
presto finita.
E lei voleva solo fermarsi, respirare, godersi il suo giorno e la sua rosa di
cioccolato.
E rileggere quel biglietto.
Immaginare come sarebbero suonate quelle parole se dette per davvero.
Rise, ma scosse la testa per scacciare il pensiero, aveva altro da fare in quel
momento.
Si concentrò allora sulle ultime righe della sua relazione.
Gli assistenti ormai erano andati via da un pezzo, lasciandola da sola con i
due corpi, vittime di quello psicopatico di Richarson.
Altre vittime.... ma anche un altro caso risolto.
Ed era rimasta da sola... con la sua rosa.
Dana Scully diede un rapido sguardo al fiore appoggiato sul più lontano dei
banchi del laboratorio, respirò a fondo e rivalutò il modo in cui era andata
via dall’ufficio la mattina.
Con un semplice ‘E’ tardi, beh... ci vediamo dopo...’.
‘Sarai a Quantico per tutto il giorno?’ le aveva chiesto lui in tono
colloquiale.
Incredibilmente calmo.
Lei aveva solo potuto annuire in fretta, combattendo con tutta se stessa contro
l’imbarazzo per quella sua reazione così evidente, prima di prendere i files
che era venuta a prelevare, la sua rosa e il suo biglietto e oltrepassare la
porta.
Indossando ancora quel *dannato* sorriso.
Era solo che... beh, non riusciva proprio a toglierselo dalle labbra.
E sicuramente non se pensava a... quel biglietto.
Dio. Per quanto provasse a costringere se stessa a non concedersi di credere
fino in fondo a quelle parole, o per o meno a non dare tutta quella rilevanza
ad un pezzo di carta, alla curvatura di quella calligrafia, persino gli spazi
bianchi, era praticamente impossibile.
Quel biglietto era importante, e non riuscì a sminuirlo neppure con il
pensiero.
Era un biglietto semplice e difficile.
Tipico, pensò... e si passo distrattamente una mano tra i capelli.
La verità era che quella rosa l’aveva tentata, ma quel biglietto era stato il
colpo di grazia.
La sua attenzione sarebbe rimasta focalizzata su quel dono per tutta la
giornata, forse per settimane.
Una vena di frustrazione si miscelò alla miriade di cose che provava e che non
era in grado di distinguere.
Si tolse il camice bianco e rise forte di se stessa e della sua assidua volontà
di voler razionalizzare *qualsiasi* cosa.
Non era più una scelta accettare quella rosa e quel biglietto, tanto valeva godersi
il regalo e smettere di pensare.
Si, semplice.
Ma appoggiò ugualmente il camice sull’appendiabiti con più forza del
necessario.
Dio, cosa avrebbe dovuto fare?
Come avrebbe dovuto comportarsi?
Scully era certa che qualsiasi cosa sarebbe accaduta adesso, era tutto nelle
sue mani.
Ma cosa doveva accadere?
Sbuffò sonoramente, indossando la giacca del suo completo grigio.
E adesso? – si chiese.
E adesso niente – si rispose.
Hai mai deciso a priori come gestire un sentimento?
Hai mai razionalizzato un’emozione?
O almeno, lo hai fatto con buoni risultati?
Beh, *mai* - era la vera risposta.
Vivi e impara, Dana – si ordinò e quel sorriso si fece ancora strada sul suo
viso quando sentì la consistenza di uno strano oggetto nella tasca della
giacca.
L’ultima volta – si ordinò dura – leggilo per l’ultima volta e poi fuori da
questo laboratorio.
Lo estrasse quasi con spropositata lentezza, come se avesse voluto godersi il
momento.
E quando appoggiò gli occhi sulla carta le parole tornarono alla sua mente
ancora prima di leggerle.
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“Buon San Valentino”... le dissi.
“Grazie” – mi rispose ed arrossì –
“... e sentiamo...” - aggiunse -
“ da quando credi *anche* in San Valentino...?”
Mi aspettavo quella domanda, sorrisi comunque –
“... da quando mi sono innamorato....”
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…………:: …. ::…………..
Fox Mulder poteva solo pensare a quanto fosse fredda la sera
di febbraio. Gelida.
Con un vento leggero ma costante, e l’aria rarefatta come se la bassa
temperatura avesse cristallizzato il costante movimento di tutti gli atomi.
Beh, Mulder era solito perdersi in queste riflessione pseudo-paesaggistiche,
quando era impaziente.
E Fox Mulder era molto impaziente.... e imbarazzato... e nervoso... e impaurito
ma anche dannatamente curioso.
Curioso, da morire.
Scully era andata via dall’ufficio, con quella strana espressione, con quel
sorriso nascosto, con la sua rosa tra le mani, e il contenuto di quel biglietto
nella testa.
Ed era giunto il momento di capire.
Ora, adesso... senza più ritardi.
Aveva passato ore a ragionare e a progettare... a fare proiezioni e
probabilità.
Prima davanti ad un biglietto bianco immacolato da riempire.
Dopo davanti alla sempre presente immagine di quel sorriso misterioso.
Beh, ora doveva sapere.
Aveva svuotato il cuore in quelle righe, tracciando a grandi linee i contenuti
di una scena immaginaria che aveva visto ripetere nella sua testa per giorni e
giorni.
Una scena in cui tutto il resto del mondo svaniva intorno a loro, lasciandoli
da soli ed insieme.
Soli... davanti ai loro sentimenti.
Ci sarebbero potute essere mille chiavi di lettura per interpretare quella rosa
e quel biglietto, questo lui lo sapeva... e poteva capire anche che forse
avrebbe potuto essere più diretto e meno obliquo....
Ma, a dirla tutta, Fox Mulder aveva ancora paura.
Anzi, quella paura non si era mai attenuata e tanto meno estinta. Era li, al
centro dei suoi pensieri.
E non era solo il timore di una rifiuto, o di compromettere un rapporto o di
recitare la parte dell’ammiratore impertinente.
Era paura di *lei*, pura e semplice. E paura *per* lei, e dubbi.. enormi
dubbi...
Quel sentimento avrebbe potuto essere sufficiente?
Era quello lei voleva....? O era solo una complicazione nella trama che lei non
avrebbe mai potuto accettare?
Perché una cosa era certa: Fox Mulder aveva lanciato una chiara offerta.
Tutto stava nell’accettarla.
Appunto.
Dio... com’era impaziente, e Scully sembrava non voler più uscire da quel
dannato laboratorio, e il freddo diventava più pungente... congelando nell’aria
persino tutti i suoi dubbi.
Comunque vada... quello che sento è buono.. e bello... – si ricordò di un
tratto – ed è la cosa più pura ed intensa che abbia mai provato... e se questa
deve essere la mia possibilità, me la giocherò fino all’ultima carta.
Sorrise a se stesso....
Beh, se Scully non avesse voluto saperne di lui – cosa che nel profondo di se
considerava una eventualità a dir poco improbabile - avrebbe avuto almeno il
buon cuore di fargli addentare, come consolazione, quel petalo di cioccolato..
Dio, era da giorni che lo aveva adocchiato.
Si sistemò più comodamente, appoggiato alla portiera della sua macchina scura,
e si strinse la giacca intono al corpo per proteggersi dal vento di febbraio.
Dio, Scully – pensò – esci, lo so che sei la dentro.
Già, perché anche se Scully aveva preso un taxi per andare a Quantico, e non
poteva sapere della sua permanenza tramite un appostamento alla sua macchina,
Mulder aveva visto uscire Wilchilson, il più giovane degli assistenti.... senza
chiavi del laboratorio.
Questo voleva solo dire che toccava a Scully chiudere, e non l’aveva ancora
fatto.
Avrebbe potuto entrare, - come no? –
Ma non voleva risultare troppo deliberato.. o insistente...
Insomma, non si sentiva pronto ad un incontro così diretto.... e ne era
spaventato a morte.
Ma magari, vedendolo fuori, Scully avrebbe potuto pensare che fosse passato li,
diciamo... per caso?
Ok, non reggeva.... ma almeno avrebbe potuto fornirgli un primo alibi per
rompere il ghiaccio....
Preso in queste considerazioni, Mulder non si accorse di movimenti sospetti
all’entrata del laboratorio fino a quando non sentì
“Che ci fai qui, Mulder?”
Dio.
Si voltò di scatto in direzione di quella voce, un suono familiare eppure
sempre così sorprendente.
“Ehy... Scully” le rispose, guardandosi intorno... colpito da un’ondata di
imbarazzo così totale da fargli perdere l’orientamento.
Dov’era? Cosa stava facendo? Cosa *diavolo* doveva *dire*?!?
Non lo avrebbe mai scoperto, tanto valeva guardare il faccia i suoi guai.
E i suoi guai avevano un aspetto moolto gradevole oggi....
Era stanca Scully, questo Mulder poteva dirlo forte... ma i suoi occhi
sorridevano di una luce troppo intensa per non essere abbagliante.
Ed era vicina.... molto vicina, con le mani occupate solo da quella rosa, il
cappotto slacciato e i capelli sistemati ordinatamente dietro le orecchie.
Ma fu il sorriso di quegli occhi trasparenti a catalizzare l’attenzione di
Mulder... e a farlo smettere di salivare.
E poi...
Accadde.. ma accadde troppo in fretta.
Fu una questione di meri secondi.
Scully che si aggrappava con la mano fredda alla manica del suo cappotto.
Scully che si alzava in punta di piedi, fino a portare il suo viso accanto a
quello di Mulder.
E le labbra di Scully sulle sue.
Ferme, morbide... e così dannatamente calde.
Sorprendentemente meravigliose sulle sue. Perfette....
Quando si allontanò lentamente da lui, Mulder spalancò gli occhi.
Dio. Ma come?
Troppo in fretta – continuava a ripetersi – troppo.. come avrebbe potuto essere
il suo unico ricordo che conta se non aveva avuto modo nemmeno di bloccarlo
nella mente?
Smise di porsi qualsiasi domanda mentre, sotto il suono del loro respiri
improvvisamente accelerati, quando lo vide ancora... quel sorriso.
Il suo sorriso.
Quello speciale.. quello che aveva mille significati e nessuno.
Dio.
Mulder era in pieno stato di shock.
Che diavolo stava succedendo?
Perché, Dio, perché lo aveva baciato?
Era possibile che significasse quello che lui pensava significasse?!?
Si impose un profondo respiro prima di avvicinarsi ancora tagliando l’aria tra
di loro che non era più gelida, ma incandescente.
“Buon San Valentino” le sussurrò, incertezza nella sua voce... ma soprattutto
desiderio.
L’espressione di Scully rimase ferma come in un fotogramma fisso per secondi di
fuoco.
Dio – Dio - Dio - Dio - Dio - Dio - Dio - Dio - Dio - Dio - Dio – erano i
pensieri incoerenti di Mulder.
Non può essere vero – fa che non sia un illusione.
“e.. sentiamo, Mulder... da quando hai cominciato a credere *anche* in San
Valentino?”
DIO.
Mulder poté dire che l suo cuore si gonfiò nel sentire quelle parole.
Era possibile? Stava accadendo davvero?
Scully gli aveva appena regalato quella scena che Mulder aveva così tanto
desiderato vivere... da tempo immemorabile.
Soli... davanti ai loro sentimenti... era tempo di giocare l’ultima carta.
“Da quando mi sono innamorato” sussurrò, voce improvvisamente sporca di
emozioni....
Il respiro di Scully si fermò, i suoi occhi lo osservavano sorpresi ed
impazienti... e le mani di Mulder salirono autonomamente a prendere quel viso
tra le dita.
Mulder non poté fare a meno di guardare quelle labbra - le labbra che aveva
sempre desiderato, le labbra che lo avevano baciato, le labbra da cui era uscita
una tacita promessa, - “di te” bisbigliò.
E restituì quella promessa sotto forma di bacio.
Fine
Annax
Note: per Angy e per
Iris, per il loro sempre presente supporto, per il loro impagabile
spirito di iniziativa, per il loro modo coinvolgente di esprimere una passione
comune! Siete incredibili ragazze, ce ne vorrebbero a vagonate di voi!
Annax declina ogni responsabilità a proposito di coma diabetico,
al massimo vi posso venire incontro con le spese per l’insulina :P-