Di Annax
Tanta
Angst, MSR
Disc: non miei.
(questa
non la classificherei nemmeno una ff, è una “cosa” che ho scritto molto tempo
fa… forse all’epoca dei primi spoiler su Existence, o prima--- cmq era sul
mio disco… e tanto per fare un po’ di spazio la metto qui, sul mio sito… Non vi
dico neppure “Enjoy!” :P)
Baciotti
Annax
Angel
Leggeva,
leggeva e leggeva ancora quelle parole.
Parole
dolci.
Parole
d’amore.
Ma
il significato…
Il
significato era devastante.
Devo
farlo, dicevano…
Non
ho scelta.
Non
ti sto lasciando, Scully…
Non
odiarmi, non me lo perdonerai mai.
Tu
capirai, tu DOVRAI capire…
Perdonami.
Non
ti chiedo di aspettarmi.
Non
voglio farti soffrire, non più di quanto abbia già fatto.
Se
solo tu sapessi come mi sento…
Ma
giuro… non ti sto lasciando… non sto lasciando William.
E’
quello che devo fare, non ho via di scampo, e tu lo sai….
Dio,
è difficile.
Non
riuscirai mai a capire quanto.
E’
così crudele il tuo Dio, Scully…
Ci
ha fatto danzare per anni… siamo stati così vicini… eppure lontani anni luce.
Ed
ora… ora che la danza era finita, ORA mi mette di fronte ad un bivio così
fondamentale e depredante.
Ma
devo prendere una strada, Scully.
DEVO
farlo.
Ed
ho scelto.
E
non saprai mai quanto questa decisione mi sia costata.
Non
saprai mai quanto bruciano le mie lacrime e quanto il mio cuore si spezzi al
pensiero di quello che proverai leggendo queste parole.
E
la speranza che in un futuro lontano forse le nostre strade si potranno riunire
è così utopistica in questo momento… suona così falsa.
Ho
paura.
Ho
paura di quello che è stato e di quello che sarà.
Ho
paura di questa strada.
Ma
è quella giusta, ne sono certo, ora più che mai.
Ti
amo, Scully.
So
che è ingiusto e stupido scrivertelo ora e qui… quando in realtà queste due
semplici parole non sono mai uscite
dalla mia bocca.
Avrei
dovuto dirtelo.
Dio,
quanto avrei voluto.
Ma
non né ho avuto la forza.
Ed
ora non né ho più il tempo.
Ti
amo perché sei la madre di mio figlio.
Dio,
MIO figlio… ancora non ci credo.
Ti
amo perché sei la mia ancora e la mia
luce.
E
so che non smetterò mai di amarti.
Perché
sarai sempre la mia coscienza.
Ed
una parte di me inscindibile e vera.
Ti
amo per quello che sei stata, sei e sarai… sempre.
E
mi odio.
Per
quello che sto facendo.
Per
quello che *ti* sto facendo.
Dio…
come vorrei vedere il tuo viso in questo istante.
Come
vorrei poterti parlare.
Poterti
spiegare.
Come
vorrei amarti… per l’ultima volta.
L’ultima
volta.
Ma
anche tu sai quanto sarebbe sbagliato.
E
me ne vado, allora…
Adesso,
ora… senza aspettare il tuo ritorno.
Come
un vigliacco.
Sono
un vigliacco.
Ma
tu non puoi nemmeno immaginare quanto coraggio sto bruciando per varcare quella
porta.
Per
uscire, cosciente che non potrò tornare mai più.
Non
tornerò mai più.
Credimi
e credilo vero.
Perché
solo così potrai andare avanti.
E
queste parole diventano un addio.
Uno
squallido, drammatico addio.
Tu
non meritavi questo.
Tu
meritavi tutto.
Dio,
quanto è difficile scrivere questo addio.
Rinunciare
a questo amore così totale.
Al
tuo amore..
E
all’amore di mio figlio
E
alle esperienze che non potrò mai vivere.
E
alle sensazioni che non potrò mai provare..
Ma
sono un pugile alle corde.
Non
mi rimane che arrendermi.
La
nuova battaglia che dovrò affrontare non sarà più dura di quella appena finita.
Ma
sarà solitaria.
Sarò
solo.
E,
Dio, quanto mi fa paura.
Ti
chiedo solo di non portarmi più nella mente, perché so che non riuscirai mai a
non portarmi nel tuo cuore.
Ed
è il prezzo che entrambi dobbiamo pagare.
Non
ci sono sconti.
E
neppure vie meno dolorose.
Ti
amo….
TI
AMO.
C’è
solo questo.
Esiste
solo questo.
E
solo questo ha importanza per me.
Non
smettere di lottare, non farlo mai.
Perché
questa lotta continua… perché questa lotta non finirà mai.
Andare
via è il solo modo che mi è rimasto per combattere.
La
verità non è una scelta, Scully… è la nostra vita.
E
quello che siamo stati… e che saremo.
Ma
se prima era una catena… una corda che ci legava… ora diventeranno sbarre… che
mi terranno lontani….
Tu
sai qual è il tuo posto… adesso.
Sai
qual è il tuo compito.
Ed
io conosco il mio.
Una
volta mi hai detto che tra milioni di possibili scelte… solo una di queste è
quella giusta.
E
le altre sono sbagliate….
Prega
che la mia decisione sia giusta….
Prega
per me, Scully… e per la mia anima.
Prega
per il futuro di nostro figlio.
Prega
per questo amore che è nato così tanto tempo fa… che diventato reale sotto i
nostri occhi… indipendentemente dalla nostra volontà di reprimerlo e
soffocarlo.
Ma
brucia, questo amore… e continuerà a bruciare.
Prendine
solo il buono…
Prendi
quello di cui hai bisogno da questo sentimento.
Fallo
diventare forza… e non debolezza.
Fallo,
Scully… e non avrai nulla da recriminarti… da recriminare al destino… o alla
verità.
Ma
non farlo per me… fallo per William.
Riversa
questo amore su di lui, Scully… e sarà come non me ne fossi mai andato.
Ed
è per questo che non ti sto lasciando… ed è per questo che non lo farò mai.
Perché
non posso… perché non voglio… perché non sarebbe giusto.
Niente
è giusto… niente è corretto… niente è leale… ma questo amore lo è… ed è forse
la sola cosa che non potrà mai essere contaminata da tutta questa iniquità.
Amalo,
Scully… ama Willian anche per me.
Lo
so… so che non è necessario dirtelo… so che lo farai.
So
che mi perdonerai… perché mi fido di te… come non mi sono mai fidato di
nessuno, neppure di me stesso.
Ed
è in nome di questa fiducia che trovo il coraggio per uscire da quella porta…
per correre contro un destino fatto di lotta… e di dolore… e di solitudine.
Perché
so che se anche non mi avrai al tuo fianco, farai la cosa giusta.
L’hai
sempre fatta.
Dannazione,
sto continuando a scrivere… scrivo e non so neppure se queste parole abbiano
più senso ormai.
So
solo che non riesco a staccare questo foglio da questa penna.…
Perché
so che l’ultima parola che scriverò… sarà anche l’ultima che potrò dirti.
…
l’ultima… per sempre….
Dio…
‘per sempre’ non esiste… non deve esistere… eppure non posso permettermi di
sperare.
E
non puoi farlo neppure tu.
Possiamo
sperare nella verità… ma non possiamo sperare in ‘noi’.
E’
tutto così crudele… cattivo, eppure così maledettamente necessario.
Non
avere paura per me…
Sei
la mia bussola, la mia ancora… sei la mia salvezza…
E
sentirò ancora la tua voce… sentirò ancora su di me la potenza dei tuoi occhi….
Sarai
un angelo, Scully… sarai il mio angelo.
Lo
sarete entrambi….
Vi
amo… Ti amo.
M
Il
foglio di carta era ruvido tra le sua dita.
Se
chiudeva i suoi occhi pesanti di lacrime poteva sentire la voce di Mulder recitare
quelle parole.
Sussurri
e grida, e tutti i toni di mezzo.
Così
limpida, così chiara quella voce.
Come
se il tempo non fosse stato in grado di sbiadirne i contorni.
La
sentiva nel vento… la sentiva frusciare tra le foglie dei giovani alberi del
suo giardino.
La
sentiva nel cigolio del dondolo su cui era seduta mentre oscillava piano nel
vano tentativo d cullarsi, confortarsi.
E
se riusciva ad aprire le sue pesanti palpebre invece, le sembrava di scorgere
gli occhi di Mulder tra le nuvole scure che riempivano il cielo.
Il
vento sferzava più forte sollevandole appena l’orlo della gonna e
scompigliandole i capelli, lunghi adesso… un simbolo ormai.
Indice
del tempo che trascorreva…
E
mentre cielo diventava sempre più scuro, quasi nero, sopra di lei – intorno a
lei - quegli occhi immaginari continuavano a guardarla… dall’alto.
Presto
avrebbero cominciato a piangere, quegli occhi.
Tra
poco sarebbe piovuto.
Si
erano consumati anni da quella lettera.
Si
erano consumati anni lunghi come secoli e rapidi come battiti di ciglia.
Ed
ogni sera si era ritrovata a riascoltare quelle parole.
Prima
nel buio artificiale del suo appartamento, a Georgetown.
Ora
qui… su questo dondolo… in questo giardino… fuori dalla sua nuova casa.
Immersa
nella sua nuova vita.
E
le lacrime di rabbia e rancore si erano presto trasformate in lacrime di
tristezza… di nostalgia.
Mulder
stava bene.
Questo
lo sapeva.
Perché
Mulder era accanto a lei.
Era
nel suono del vento e nel cigolio del dondolo.
Era
in quel cielo che la sovrastava, la dominava e vegliava su di lei.
Era
nell’aria della notte ed in quella del mattino.
Mulder
era negli occhi di William.
Era
nelle canzoni alla radio… e nei rapporti all’FBI.
Era
in quel vecchio poster.
Chiuso
in quell’ufficio che da tempo non era più il… loro.
Mulder
era ancora nella sua mente… era nel suo cuore.
Non
l’aveva lasciata… non l’avrebbe mai fatto.
Dana
Scully accostò i lembi della sottile giacca che indossava per proteggersi dal freddo
pungente, dal vento gelido e da quel rinnovato dolore.
Raccolse
la forza sufficiente per alzarsi dal suo rifugio e dirigersi verso casa… la sua
casa.
Il
vento continuava ad urlare quelle parole.
Il
dondolo cigolava ‘ti amo’.
E
le nuvole la seguivano, dall’alto, tinte di quel colore che solo gli occhi di
Mulder potevano avere.
E
finalmente il cielo cominciò a piangere.
Lacrime
pesanti e calde.
Lacrime
di tristezza.
Dana
strofinò assente il dorso delle mani sulle sue gelide guance confondendo il suo
pianto con quello delle nuvole… con quello di Mulder.
Poteva
concederselo – si rincuorò - poteva
concedersi quella debolezza.
Protetta
dalla sera scura e da quel cielo nero, poteva abbandonarsi ai ricordi.
Ma
non poteva sperare.
Avrebbe
voluto farlo… avrebbe voluto credere alla vanità di un sogno.
Ma
Mulder le aveva detto di non farlo.
E
lei si ripeteva che non lo avrebbe fatto.
Solo
quando la notte abbandonava l’aria e la luce del giorno le feriva gli occhi…
solo allora poteva permettersi di sperare… ma *solo* nella verità.
La
verità che era diventata insieme meta e mezzo… fine ultimo e forza.
Ma
non pregava, Scully… non pregava più.
E
si sentiva colpevole, perché Mulder le aveva supplicato di farlo….
Ma
non poteva, non riusciva più a farlo.
Combatteva
e vinceva le sue battaglie, invece, ma non era più una questione di fede, di
Dio… era solo una questione di fiducia.
La
fiducia che Mulder aveva riposto in lei andandosene… e quella che lei aveva
riposto in lui rimanendo.
Fiducia
e amore e verità… solo questo esisteva per Dana Scully.
E
William, che dormiva nella sua culla… e, a volte, nel suo letto… nel letto che
non sarebbe mai stato nuziale… che non sarebbe mai stato di Mulder.
Scosse
la testa e guardò ancora in alto.
La
pioggia gelida grondava dai suoi capelli… riempiva i suoi occhi.
Mi
vedi Mulder? – pensava – mi vedi come ti vedo io?
Lanciò
questa domanda alle nuvole… ed aspettò invano, cosciente che come ogni notte
non avrebbe mai avuto risposta.
Camminò
ancora verso casa, quindi… verso quella sua nuova vita.
Per
quando tempo sarebbe rimasta ‘nuova’?
Quanto
tempo sarebbe trascorso prima che quella vita sarebbe diventata ordinaria,
normale?
L’amore
per quel cielo… per il rumore di quel vento… per quell’angelo così vicino e
così irreale… per quanto ancora avrebbe potuto resistere all’inesorabile
erosione portata dal tempo?
Non
trovò il coraggio di rispondere a se stessa e scacciò rapidamente il pensiero.
Anche
se in cuore sapeva qual’era la risposta.
Sospirò…
e abbandonò quel cielo e quel vento.
Stringendo
al petto uno delle poche cose reali che possedesse.
La
prova inconfutabile dell’esistenza di quell’angelo.
Del
suo angelo.
Del
suo Mulder.
Aveva
quella lettera… aveva ricordi… aveva quell’estenuante ricerca della verità.
E
aveva William.
William.
E
un giorno avrebbe dovuto rassegnarsi all’inevitabile.
Un
giorno avrebbe dovuto sapere, riconoscere ed infine accettare che, nonostante
tutto, non sarebbe mai stata completa.
Mai.
Ma
quel giorno era lontano a venire….
E
segretamente, agli occhi del mondo intero ma soprattutto agli occhi di se
stessa, Dana Scully si trovava a pensare, a ricordare e ad amare quell’angelo…
come sempre, come se non fosse mai andato via.
Come
se il tempo non fosse trascorso.
Come
se si fosse fermato, paziente… in attesa.
Perché, nella battaglia delle battaglie, Dana Scully risultava sconfitta... da se stessa.
Poteva continuare a convincersi... ma come poteva lottare contro le ragioni del suo cuore?
E
così, nel rumore del vento e della pioggia e del dondolo... nella solitudine di
quel giardino, della sua vita, Dana
Scully si sorprendeva ad
aspettare e a ... sperare.
Fine
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