Let the music play

 

Autrice: Annax

 

Rating: NC17

 

Categoria : Vignetta (non scrivo altro ultimamente:P), un po’ d’Angst (e te pareva!), Scully POV

 

Disclaimers: solita spatafiata. M e S sono di CC e compagnia allegra. Io non ci guadagno una lira… nemmeno un dollaro… perciò, che fastidio posso dare?

 

Spoiler : Un pochettininino Closure.

 

Summary: lascia che la musica continui a suonare, voglio solo ballare per tutta la notte… qui, proprio qui e dove voglio stare… tutta la notte… ancora ed ancora.

 

Dedica : questo è un biscottino Shipper che dedico a tutti coloro che scrivono messaggi sul mio mb… e che visitano regolarmente il sitarello… che collaborano con me… che mi spingono a continuare a scrivere…. GRAZIE mille a tutti quanti!

Ed in particolare ad AI/YU che impreziosisce il mio sito con i suoi splendidi video e rifornisce la mia Cdteca con incredibili CD… sei una branchia destra insostituibile!!!

 

 

“Oh dio, Mulder!” Devo ammonirlo.

Odio quando cerca di mettermi in mezzo ad ogni possibile casuale conversazione.

‘Ti è mai successo, Scully? – E tu, Scully? – Scommetto che ai tempi del liceo, Scully?’

Dio… basta.

Ma questa volta me la sono voluta.

“Dai… dimmelo Scully” insite “Davvero.. sono curioso… come si fa ad innamorarsi con una canzone?”

Sbuffo… a volte è peggio di un cane con un osso.

Guardo la notte buia oltre il finestrino nero e lucido.

Osservo la luna che ci segue, in alto….

Sospiro ancora e sussurro “Non so, Mulder… lo senti, lo senti e basta!”

Spero che questa mia mistica risposta sia abbastanza esauriente.

“Ma come?” Chiede perplesso dividendo lo sguardo tra me e la strada.

No, non é stata abbastanza esauriente.

Gli lancio una falsa occhiata seccata, lui lo sa che in fondo questa conversazione mi diverte.

Alzo il volume della radio e lascio che le note ballino tra le pareti della mia mente.

Dio, adoro questa canzone.

Let the music play.

Non la ascoltavo da secoli.

Non ho mai avuto un CD di Barry White.

Mai.

Ogni volta che ho sentito questa canzone è stato per caso.

Radio, tv, in qualche festa….

Ma ogni volta che la sento rimango come… incantata.

Si… Dio, mi sono innamorata mille volte con questa canzone.

Mi sono innamorata dei luoghi in cui l’ho sentita, delle persone che la dividevano con me.

Di tutte quelle situazioni quotidiane che ora sembrano paradossalmente così bizzarre.

“Non so…” fingo di sbuffare ancora “vuoi che ti faccia un esempio?” propongo contemplando distrattamente il paesaggio cupo di fronte a me.

Percepisco il sorriso nella sua voce quando mormora “… non aspettavo altro.”

Per quanto cerchi di trattenerlo, sorrido anch’io.

“Ok… beh… ricordo di averla ballata al party di fine anno al liceo… ” inizio con tono cospirativo.

“… e ti sei innamorata?” domanda, solo curiosità nella sua voce.

“Si” rispondo quasi stizzosa “… ma non è solo questo…”

Come spiegargli?

Per intensi minuti rimaniamo in silenzio.

Solo le note riempiono l’abitacolo della macchina e la mia testa.

E’ troppo strano quello che mi fa provare la voce do Barry White per poterlo esprimere a parole, realizzo.

“Dio, Scully… non girarci intorno. Voglio fatti, circostanze e NOMI” afferma falsamente autoritario rompendo il silenzio .

Rido.

Non posso far altro.

Anche lui ride… ed è tutto così dannatamente… strano.

Si schiarisce la voce e poi dichiara “… io non mi sono mai innamorato con una canzone”.

Se non sapessi che sta dicendo balle, leggerei tristezza in quella sua voce.

Sorrido piano, ma poi in un attimo realizzo  “… Dio, è strano!”

Quante volte avrò pensato la parola ‘strano’ negli ultimi 10 minuti?

“Cosa?” Chiede immediatamente.

Sento i suoi occhi premere sulla mia tempia.

“Sai…?  Solo ora mi sono resa conto di una cosa…”

Non parla, mi da tempo per formulare il pensiero… ma lo sento impaziente.

Io non ho davvero la più pallida idea del perché gli sto raccontando questo.

“… beh…. Quando… beh, quando uscivo con Willis…” mi blocco per un istante.

Il cuore mi si è inspiegabilmente stretto nel petto per un istante.

Perché?

Scuoto la testa rispondendo a me stessa che non lo voglio sapere e riprendo. “Beh, insomma… stavo ascoltando questa canzone quando mi sono realmente resa conto che l’amavo….” Enfatizzo.

Lui lascia che le mie parole si confondano con le note della canzone.

“L’amavi?” chiede in un sussurro.

Ed un brivido mi percorre.

Non so come leggere questa domanda.

Non riesco a capire se è interessato o se è solo curioso.

O se lo ritiene impossibile.

Come se per lui l’amore fosse un sentimento così astruso da essere incredibile.

Irrealizzabile.

Può quest’uomo, Fox Mulder, credere in TUTTO ma non nell’amore?

E’ possibile?

Mi prendo un po’ di tempo per rispondergli.

“Si” riesco a dire, ed è la verità “lo amavo.”

Dio, si.

Troppo, l’ho amato come si ama un marito, o un padre.

Senza domandarmi perché, lo amavo e basta, per quello che era, per quello che rappresentava.

Probabilmente solo perché era quello di cui avevo bisogno.

Forse non avevo solo bisogno di lui, avevo bisogno di amare.

Ed è come se Mulder stesse seguendo il flusso dei miei pensieri e sa che quello di cui ho bisogno *adesso* è un rapido cambio d’argomento, o almeno qualcosa che attenui quest’ombra che mi è scesa sugli occhi, e il cuore… al ricordo.

“… e te ne sei resa conto ascoltando questa canzone?” domanda sorpreso e riluttante, imitando alla perfezione uno dei miei toni di voce più scettici.

Annuisco e sospiro “Beh… si… è come se mi aprisse la mente… come se rendesse quello che sento così… chiaro…”

“Oddio… Scully, questo potrebbe essere un fenomeno paranormale!”

Rido solo per ringraziarlo di quello che sta facendo.

E sospiro ancora dal sollievo perché anche l’aria che c’è tra noi era diventata stranamente pesante.

Rilasso la schiena e appoggio la testa più comodamente sul poggiatesta.

Chiudo gli occhi e lascio che la voce paradossalmente distensiva di Barry White e le ultime note della canzone si imprimano nella mia memoria.

Quanto tempo passerà ancora prima di riascoltarla?

Respiro a fondo “… ero da sola, quella notte… era via per un caso…. Ma non stavo pensando a lui. Facendo zapping ho scovato una vecchia apparizione di Barry White su MTV… cantava questa canzone…, e, all’improvviso… mi sono resa conto che lo amavo…. Mi sono resa conto che il mio non era affetto… dedizione… era …  solo amore…” Mi sorprendo di averlo proferito, così veloce da non poter quasi prendere fiato….

L’ho detto a me stessa – realizzo -  e Mulder era solo qui ad ascoltare.

Non è poi così doloroso ricordare, mi rincuoro.

Mulder è calmo e paziente, ora… come se ci stesse riflettendo sopra.

La canzone è finita senza che me ne accorgessi ed adesso uno di quei  radio-giornali notturni che mai nessuno ascolterà urla sui miei timpani.

Apro gli occhi e mi muovo solo per abbassare il volume.

Trovo il coraggio per voltare lo sguardo su di lui che osserva la strada, sembra assente.

Avverte il peso dei miei occhi sul profilo del suo viso e si gira per guardarmi.

Mi regala un mezzo sorriso che mi blocca il respiro, mi sta rassicurando – ho capito… - dice senza parlare - so cosa intendi –

Mi riappoggio al sedile e cerco di rilassare la tensione che non mi ero resa conto di aver accumulato.

“L’ascolti spesso?” Bisbiglia così piano che è un miracolo che l’abbia sentito.

Rimango immobile.

L’ascolto spesso?

Cosa significa?

Se mi capita spesso di accorgermi di essere innamorata?

Dio, cerco di evitare di leggere in quella semplice domanda infiniti significati nascosti.

E’ una conversazione casuale, e mi impongo di farla rimanere su questo piano.

Scelgo deliberatamente di interpretarla nel modo più innocuo possibile.

Innocuo? Per chi?

Deglutisco e scuoto la testa “No… no… non avrebbe lo stesso effetto.” Sostengo distante.

E, d’improvviso, il suo interesse sembra rinato.

Come se questo fosse realmente un x-file e lui fosse chiamato ad investigare.

“… e lo ha sempre… questo ‘effetto’… anche adesso?”

Eh?  Che diavolo intende?

Se anche adesso mi sto accorgendo di essere innamorata?

Dio, mi ammonisco. Smettila, mi ordino.

Non devi sempre e comunque leggere sopra o sotto le righe.

Ti ha fatto una domanda, rispondi!

Non riesco a non sorridere di me stessa, se solo Mulder potesse ascoltare i miei pensieri.

Sapere quanto conti per me ogni singola parola che gli esce dalla bocca.

Mi sforzo di sembrare naturale quando replico “No… devo essere sola… quasi concentrata… ” mento.

Lui aggrotta la fronte “Beh… alla festa di fine anno non eri da sola?” indaga.

“Essere da sola… o in mezzo a 1000 persone non è poi così differente.” Sottolineo.

Annuisce quasi immediatamente “… giusto” dice “adesso c’ero io” conferma persuaso, come se volesse confutare la mia affermazione.

Ma posso distinguere una impercettibile ombra che vela la sua voce.

Perché?

Come se volesse dire che non posso accorgermi di essere innamorata di lui, perché non lo sono?

Dio, dacci un taglio Dana.

“C’eri tu” ripeto in un sussurro. Perché é così difficile dirlo?

Perché è come se stessi confermando i suoi timori?

Quali timori?

Il timore che io non l’ami?

Può veramente credere ad una sciocchezza del genere?

Sospiro e mi ordino di calmarmi.

Chi è che la prende sempre sul personale? – mi domando seccata.

Io, sempre IO – è la risposta.

Ma ora è il mio turno. Tocca a me alleggerire questa impalpabile inquietudine creata dalla mia super – sensibile mente.

Mi concentro ma il mio cervello ovattato non riesce a pensare a nulla di utile.

Se non sono in grado di cambiare oggetto, tanto vale cambiare soggetto.

“E tu?… Non ti sei mai innamorato con una canzone?” il mio tono è sospettoso e colloquiale, ma sento le mie guance diventare più calde.

Bella mossa Dana, mi ammonisco.

Sorride appena e scuote la testa “No… non credo…”Sussurra quasi auto commiserandosi..

Oso lanciargli uno sguardo scettico e lui fa spallucce, ma sorride ancora.

“Beh Scully,” si difende “ci sono canzoni che mi fanno pensare… a cosa servirebbero altrimenti le canzoni?”.

Annuisco.

A cosa servirebbero?

“… Barry White…” sospira quasi incredulo.

Argomento chiuso, percepisco.

Quasi sospiro dal sollievo.

“Già…” sussurro e poi affermo “‘Let the music play’ è una canzone del ’76, lo sai? Ha quasi 25 anni.’”

“E’ entrata nell’elettorato attivo” commenta ironico.

Rido.

“Può bere super-alcolici… potrebbe aver finito l’università…” continua.

E io rido ancora.

Come siamo strani, io e lui.

Stiamo personalizzando una canzone.

“… beh, 25 anni sono tanti” dice.

“… e tu, non la trovi bellissima?” chiedo piano.

Non ho idea della ragione, ma ho bisogno di sapere se gli piace.

“Molto bella.” Dice soltanto.

Passano attimi… lancio un’altra occhiata fuori dal finestrino.

Siamo arrivati.

L’insegna gialla e blu del motel brilla nell’oscurità della notte, tracciando scie colorate sul nero asfalto del parcheggio.

Ha piovuto da poco ed è ancora tutto bagnato.

I riflessi della luna sembrano scintille di luce sulla seta nera.

Sono quasi le due.

Scendiamo dalla macchina lentamente.

“Scully?” mi chiama con un insolito tono di voce.

Io mi volto quasi di scatto.

“Si?”

Mi sorride “non hai fame?” domanda.

Ho fame?

Beh, no… non ho fame.

Annuisco “Si, Mulder…”

So di non avere appetito, ma non ho nemmeno sonno.

Non voglio dormire, stanotte.

Mi si posiziona di fronte e mette l’indice sulle labbra come per riflettere su una decisione di fondamentale rilevanza.

“Propongo … cioccolata, Scully.” Sussurra cospirativo. E l’espressione su quel suo viso mai del tutto familiare è così incredibilmente tenera che *devo* distogliere lo sguardo. 

Sospiro e corruccio la fronte.

Che diavolo mi succede ora? Perché non riesco a mantenere gli occhi su di lui per più di pochi secondi?

“Cioccolata?” chiedo fingendo curiosità.

“Beh, si… ho voglia di cioccolata!” Afferma.

Troppo semplice quello che mi viene da chiedergli “… mancanza d’affetto, Mulder?…” ma inevitabilmente mi pento.

Dio.

Non era un’affermazione “lecita” né “sensibile”.

E non ho la più pallida idea del perché ho sentito la necessità di dirla ad alta voce.

E’ passato meno di un mese da quando siamo tornati dalla California, da quando ha visto crollare tutto il suo mondo.

Ed in ogni istante da allora non ho potuto fare a meno di notare quanti sforzi stai facendo per ricostruirselo quel mondo.

Quanto lotti per non soccombere all’inutilità di tutto. Quanto cerchi sempre e comunque una strada, un obiettivo, per non rimanere fermo.

Per non pensare a quegli *affetti* che ha perso… per sempre.

Dio, mi sono fermata anche solo un momento a pensare quanto gli costi essere sul campo ogni dannato giorno, a caccia di alieni e fantasmi, senza la sua stella polare?

Senza quella speranza così concreta da essere reale?

“Scully?” sento e alzo lo sguardo di scatto per poi riabbassarlo altrettanto rapidamente.

La parola scusa è sulla punta della mia lingua.

Deglutisco e mi costringo ad alzare il mento.

Le mie labbra stanno già formando la lettera ‘S’ quando vedo un’altra delle sue espressioni, e mi paralizza.

E’… sorpreso.

Solo sorpreso?

Non indignato o… triste.

“Dov’eri Scully?” domanda piano, adesso quasi apprensivo.

Dio, l’ho fatto ancora… ho letto tra le righe… ed ho letto male.

Ma la cosa preoccupante è che l’ho fatto su una *mia* affermazione!

Devo stare male, non ho altre spiegazioni.

Scuoto la testa, “Scusa…” alla fine l’ho detto “… penso di essere… stanca” riesco ad aggiungere.

“Vuoi andare a dormire?” domanda paino.

“No” rispondo quasi immediatamente, sforzo un sorriso “non sono *così* stanca…”

Un angolo di quella sua bocca di alza “Bene” dice soltanto.

Raccolgo i pensieri e le forze e mi avvio spedita verso la locanda a pochi metri dall’ingresso delle nostre camere.

Devo muovermi.

Sto incominciando realmente a preoccuparmi.

Che diavolo mi succede stasera?

Prima gli racconto della canzone, del liceo, di Jack.

Poi incomincio a malinterpretare le sue domande.

Inizio a pensare di essermi accorta di amarlo, che lui mi ama, che lui abbia paura che io non lo ami, che io abbia paura che lui abbia paura che io non lo ami.

Concludo col flagellarmi per averlo ferito dicendo quell’idiota battuta per poi scoprire che è passata totalmente inosservata.

Dio, è pazzesco.

Ricomponiti Dana, mi ordino quando mi fermo davanti alla porta e lo aspetto.

Non mi volto.

Non ne ho la forza, ancora.

Ad ogni modo posso sentirlo quando è dietro di me, a pochi passi.

Mi sorprendo per la seconda volta a ridere di me stessa.

Che Dana Scully, la scettica per antonomasia, abbia deciso di credere all’esistenza dell’aurea?

Beh, a pensarci bene che esista oppure no quest’aurea, ci ha salvato il culo in così tante occasioni che dovrei minimo ringraziarla.

Oddio, sto personalizzando anche l’aurea!

Non bastava personalizzare la canzone.

Scuoto la testa e quando Mulder è così vicino che il suo calore si irradia lungo la mia colonna vertebrale,  quando sono certa che può sentirmi, propongo “… perché non tequila?”.

E?

L’ho detto davvero?

Lo sento trattenere il respiro dietro di me.

L’ho sorpreso. Non se lo sarebbe mai aspettato… non da me.

E sicuramente non adesso, visto che non mangiamo da 10 ore e che ci eravamo accordati per della cioccolata.

Devo essere totalmente impazzita.

O forse è solo il mio subconscio che mi suggerisce di sciogliere nell’alcol tutta questa inesplicabile pressione che sento martellare sulle tempie.

Non voglio neppure aspettarmi una sua risposta, non idea di cosa potrebbe ribattere a questa offerta.

Spingo la maniglia ed entro.

Lui mi segue a ruota.

Rilascio un profondo sospiro mentre mi do un’occhiata intorno.

Farei di tutto per non pensare *ora*, la mia mente mi sta giocando brutti scherzi stanotte.

Incomincio a concentrarmi sui particolari che osservo.

E’ buio, questo locale.

E’ vecchio… antico.

Grossi tavoli di legno.

Vecchi separé fatti di compensato e carta velina color ocra.

In un certo senso è… bello, caratteristico e non smodatamente stile-country.

Dio, ed è praticamente vuoto.

Alzo lo sguardo oltre il banco e chiedo forte “… è troppo tardi?”.

Il proprietario, appoggiato su un vecchio sgabello, mi guarda e accenna un sorriso.

“Non è mai tardi, qui!” dice soltanto.

Mi sento quasi sollevata da questa frase da film di quart’ordine.

Non voglio dormire… stanotte, penso.

Perché? – mi chiedo.

Perché non voglio tornare in quella sconosciuta stanza di motel.

Perché non ho niente da fare li, se non pensare.

Mi avvio verso un tavolo e realizzo che è più ragionevole chiedere conferma a Mulder.

Mi preparo psicologicamente prima di voltarmi solo per accorgermi che non è più dietro di me.

Dov’è?

Scorro il salone con lo sguardo quasi spaventata fino a quando non mi imbatto nella sua schiena.

E’ curvo e concentrato.

Su cosa?

Oh dio.

Un vecchio jukebox.

Penso che sia uno di quelli che vanno ancora con i 33 giri di vinile.

Solo Mulder più rimanere affascinato da un jukebox, considerandolo alla stregua di un’opera d’arte.

Decido di lasciarlo nella sua contemplazione mentre scelgo il tavolo.

Alla fine opto per quello nell’angolo, dietro il più lontano dei separé.

Mi siedo sulla panca, - ok, adesso mi sento più calma, quasi al sicuro – respiro, appoggio i gomiti sul grosso tavolo e da qui posso ancora vederlo… e cominciare ad osservarlo.

Sta scorrendo i titoli delle canzoni con quel suo indice lungo ed elegante.

Il locale è così vuoto che posso persino sentirlo mentre bisbiglia assente quei titoli.

Noto che anche il proprietario lo sta osservando, quasi divertito.

“E’ rotto quell’affare” gli dice infrangendo un silenzio che non avevo nemmeno percepito.

Mulder lascia andare un sospiro rassegnato e si volta.

Mi cerca con lo sguardo fino a che non incontra i miei occhi.

Un fremito mi percorre mentre cerco di sorridergli.

Risponde stancamente al sorriso.

Ma non si muove.

Mi guarda e rimane li, fermo, con ancora quell’indice sopra i titolo delle canzoni.

Che diavolo mi stanno dicendo i suoi occhi?

Smettila, mi avverto, non ricominciare.

“… è rotto quell’affare, Mulder…” decido di ricordargli. Il mio tono può sembrare quasi compiaciuto, ma la mia voce risuona come un grido fra le pareti vuote del locale.

Lui abbassa la testa imbarazzato per qualche secondo e poi si muove tra i tavoli per raggiungermi.

Non ho idea del perché, ma più si avvicina più il mio cuore batte….

Dio, perché mi succede a volte?

Perché un suo sorriso può fermarmi il respiro? O un particolare tono della sua voce farmi rabbrividire? O un suo sguardo? O il tocco della sua mano? O la sua semplice vicinanza, come adesso?

Non andare li – mi ripeto.

Mi sforzo ancora di mantenere il controllo quando si siede nella panca di fronte a me.

Continua a guardarmi.

Continuo a impormi di guardarlo.

“… cioccolata o tequila, Scully?” chiede infine e la sua voce è strana adesso, è come se tremasse.

Perché?

Scuoto la testa “… beh, non mi sembra un posto dove facciano dell’ottima cioccolata, Mulder… sempre che sia compresa nella lista…”

Sorride “… tequila, allora…” mi conferma.

Ci voltiamo entrambi verso il proprietario in attesa che qualcuno si degni di chiederci l’ordine.

Aspettiamo.

Nessun segno.

Mulder mi guarda di nuovo, tutt’atro che seccato.

Sembra… compiaciuto.

E la sua espressione è così particolare che è più forte di me.

Scoppio a ridere.

Lui ride con me… ed è tutto così dannatamente insolito.

Così inaspettatamente speciale da sembrare… sbagliato.

Se fosse giusto, perché non farlo più spesso?

Mulder socchiude gli occhi e mi osserva serio, ora.

Ed è come se avesse percepito questo mio inavvertibile cambio d’umore.

Come se delle maledette diapositive esplicative passassero sopra il mio viso, sui miei occhi.

E per lui è *sempre* tutto così dannatamente chiaro.

Si volta di scatto e quasi urla “Una bottiglia di tequila e due bicchieri, QUI!”.

Il proprietario si scuote, ci guarda.

Prima uno e poi l’altra.

“Per favore” aggiunge Mulder con innaturale mansuetudine prima di rimettersi comodo sulla panca.

Ed io rido e attiro la sua attenzione. 

Mi ritrovo a fingere rimproverarlo con lo sguardo per essere stato così *sgarbato*  mentre il proprietario grida a qualcuno sul retro “Una bottiglia di tequila e due bicchieri, PATTY!!!” prima di tornare ai suoi pensieri ed al suo bicchiere, ci osserva ancora e dice “arrivano”.

Annuiamo e torniamo a guardarci.

“… hanno lo stesso servizio dell’Excelsor, qui…” spiega Mulder ironico.

“Già” annuisco chiudendo questa parentesi, domando “… qualcosa di interessante in quell’affare, Mulder?”.

Lui mi guarda confuso per un secondo e poi realizza “Oh… Quello… ” lancia una occhiata al vecchio jukebox e si volta ancora verso di me “… lo sai? E’ un pezzo di antiquariato, Scully…  va ancora con i 33 giri in vinile?”.

Sorriso “lo sospettavo…” commento.

“E’ un peccato che sia rotto…” termina in un sussurro.

Perché, Mulder?

Perché avresti potuto ascoltare la canzone che ti avrebbe fatto innamorare?

Oh DIO.

E questa… da dove diavolo arriva?

Chiudo gli occhi e caccio via l’ennesimo inopportuno pensiero.

Ma Dio, che diavolo c’è di sbagliato in me, stanotte?

“Scully?” mi chiama, con lo stesso tono che avevo nel qualche minuto fa nel parcheggio.

Spalanco gli occhi e scuoto ancora la testa “… no… nulla…” è quello che riesco a dire.

Lui mi osserva serio “Sei stanca, Scully… beh… forse non dovresti bere…” afferma convinto e apprensivo.

E non ha tutti i torti.

Se solo riuscisse a percepire solo l’ombra di quello che mi sta passando per la testa, chiamerebbe il 911.

Sorrido e sbuffo “.. al diavolo!”

Ci mette qualche secondo in più del dovuto e rispondere a questo mio sorriso ma poi lo fa mentre ripete “Già… al diavolo!”

E quello che leggo nei suoi occhi e nella sua voce è questo: siamo sulla stessa lunghezza d’onda stanotte, Scully.

E realizzo che se veramente voglio cambiare il corso di questa serata destinata alle fustigazioni mentali *devo* inventarmi qualcosa, ed anche subito.

Non voglio neppure immaginare cosa gli stia passando per la testa, il perché abbia deciso che la serata non era finita per lui, che non voleva né dormire né riposare, che non voleva rimanere solo.

E per la prima volta da quando ho sentito quella maledetta canzone decido di dare *realmente * conto a quello che dico.

‘Al diavolo’ ho dichiarato, e che ‘al diavolo’ sia.

Al diavolo il sonno, il lavoro.

Al diavolo i voli inesplicabili della mia mente, e della sua.

Al diavolo ogni cosa.

Sospiro e sorrido consapevole che la decisione è stata presa.

E’ così che si inverte l’ordine degli eventi?

Certo è che ho bisogno di bere.

Non c’è nessun ‘al diavolo’ che si rispetti senza una buona dose di alcol nelle vene.

E a questo bada la provvidenziale ‘Patty’.

Almeno penso che sia lei, perché la vedo uscire dal banco con una bottiglia in una mano e i due bicchieri nell’altra.

Niente vassoio, c’era da aspettarselo.

E per lo stesso procedimento di *distaccamento da me* che ho sperimentato quando sono entrata nella locanda, mi perdo ad osservarla.

Non è né anziana, né  giovane.

Né rotonda, né scarna.

Ed i suoi capelli dovrebbero essere chiari, ma la luce diffusa del locale li rende scuri… quasi neri.

Si avvicina a noi.

Ora anche Mulder la sta guardando.

Appoggia la bottiglia e i bicchieri sul tavolo e se ne va.

Senza degnarci di uno sguardo e tantomeno di una parola.

“Ho la netta impressione che se le chiedo anche del limone e del sale si spazientisce e ci manda tutti a fanculo…” bisbiglia Mulder.

E che io sia dannata, è successo ancora.

Mulder ha percepito cosa mi girava per la testa, l’ha accettato e si è adeguato… arrivando alla stessa, medesima consapevolezza: *al diavolo*.

Come ci riesce?

Rido e annuisco “anche a me ha dato la stessa impressione, Mulder” lo rassicuro.

Lui si stringe nelle spalle “Tequila liscia le va bene, signorina?”

“Benissimo…” confermo “… ti lascio fare anche da barman questa volta…”

“Oh… molto gentile… ma solo per il primo giro… poi tocca a te!”

Uguali.

Pari.

In tutto.

Sorrido se penso che usa sempre questa dannata tecnica per rendermelo chiaro.

Non grandi discorsi costruiti sul nulla.

Ma continue dimostrazioni e queste sue sciocche allusioni.

Fingo di valutare il patto “Ok” cedo.

Annuisce e mentre si mette all’opera, io mi tolgo la giacca, rimanendo solo con questo strettissimo sottogiacca nero….

Appoggio la giacca su un angolo della panca.

Alzo gli occhi per un istante.

Mulder è immobile e mi sta guardando, fisso.

Alzo il sopraciglio.

Lui distoglie lo sguardo e continua a versare.

E quanto è vero che mi chiamo Dana Scully, NON voglio neppure chiedermi cosa stava pensando mentre mi osservava.

“Non fino all’orlo…” lo avverto invece.

“Mh?” chiede.

“Non fino all’orlo, Mulder… altrimenti non potremo brindare…”

Finisce di riempire i due bicchieri… e tanto per confermare, sono zeppi fino all’ orlo.

Accenna un sorriso malizioso “A cosa dovremmo brindare, Scully?” Chiede curioso, ma è ben evidente la malizia.

Mi rimetto seduta comoda e osservo i bicchieri come se potessero essere fonte di ispirazione “Beh… non so… per cosa di brinda, solitamente?” domando.

“Ah… non ne ho idea…” mi risponde in fretta scuotendo la mano “… e poi associare a me e te e una bottiglia di tequila un ‘brindisi convenzionale’ mi sembra un tantino azzardato….” Conclude.

Dio, è vero.

‘Convenzionale’ è troppo azzardato per noi.

Soprattutto stasera.

“Beh… allora brinderemo a … a me e te e una bottiglia di tequila…” propongo distrattamente.

“Giusto” afferma sicuro e mi sorprende.

Afferra il bicchiere.

“Giusto…” ripeto poco convinta e prendo in mano il mio.

Inevitabilmente più di una goccia di tequila gocciola sul vecchio tavolo.

Appoggio più saldamente i gomiti e mi sporgo in avanti.

Lui fa lo stesso.

Mi guarda negli occhi mentre il suono secco dei nostri bicchieri che si incontrano riempie l’aria intorno a noi.

“… a me a te e ad una bottiglia di tequila” sussurra e improvvisamente lo sento così… vicino.

Ed eccolo, quel brivido caldo che mi percorre.

La mia gola è secca e non posso rispondere.

Così mi limito ad annuire.

E rimango a fissarlo mentre mi guarda.

Mi sento totalmente… imbambolata.

Ma poi lui chiude quegli occhi interrompendo il contatto.

Io quasi sobbalzo.

Deglutisco.

Abbasso la testa e porto il bicchiere alle labbra.

Sto quasi per berlo quando sento ancora quel tono roco nella sua voce “… lasciane solo una goccia in quel bicchiere Scully… e ne dovrai bere un altro… e poi un altro… ed un altro ancora…”.

Alzo il sopraciglio e oso guardarlo di nuovo.

Mi sorride compiaciuto “naturalmente… un sorso solo.”

Ha già dettato le regole del gioco prima che mi fossi resa disponibile per giocare.

Dannatamente tipico.

“Ok” sussurro soltanto, prima di bere.

Tutto….

Nemmeno una goccia in questo bicchiere.

Un sorso solo.

Non faccio neppure in tempo a sentire la lava che scende lungo la mia gola che ho già riappoggiato il bicchiere, anche piuttosto sonoramente.

Apro la bocca e prendo aria.

Dio, è fuoco.

Quasi mi lacrimano gli occhi.

“Molto bene, agente Scully” commenta Mulder osservando il fondo del bicchiere che ho appena appoggiato.

Lo gira e lo rigira tra le dita come farebbe una maga con un fondo di caffè.

Il liquore caldo scende e mi brucia l’esofago.

Non bevo da una vita - mi giustifico con me stessa quando sento una strana leggerezza risalirmi dallo stomaco e colpirmi dritta in testa.

E non mangi da 10 ore – aggiunge Dottor Scully.

Lui sta sorridendo compiaciuto.

“Ma cosa vedo qui…?” illustra.

Raccolgo le forze e mi sporgo in avanti ancora e lui mi mette di fronte il bicchiere “… non sarà una goccia quella che vedo, Agente Scully?” Chiede divertito.

Io sbuffo… non si vince a questo gioco.

O forse si vice… comunque.

“Bevi la tua tequila Mulder… e poi ne riparliamo” lo avverto.

Lui esegue in un lampo.

Appoggia il bicchiere, spalanca la bocca e sospira dal sollievo.

Butta indietro la testa per un secondo poi la alza e mi guarda.

Io lo sto solo fissando, ANCORA.

Dio… quasi estasiata!

Scuoto la testa per l’ennesima volta.

Gli prendo dalle dita il bicchiere appoggiato sul tavolo e osservo il fondo.

Lo imito mentre lo giro e lo rigiro tra le dita.

Quando mi ‘tappo’ un occhio per osservarlo meglio con l’altro Mulder ride forte.

“Dio, Scully… vuoi un microscopio?”

Sorrido e lo guardo “No… si vede ad occhio nudo che … c’è una goccia… anzi, forse anche due…” annuisco mentre lo dico.

Lui fa un grugnito poco convinto e si riprende il bicchiere “impossibile” dichiara.

“Beh… Mulder… apriti alle estreme possibilità…” annuisco ancora come un’idiota.

Mulder rimette il bicchiere sul tavolo e mi osserva in attesa “Beh… bar woman… ”

Con una lentezza quasi spropositata prendo i bicchieri, li metto accuratamente uno accanto all’atro sul tavolo… afferro la bottiglia e li riempio come ho visto fare in un sacco di film.

E’ facile.

Devo ammetterlo, tutto questo sta incominciando a divertirmi molto.

Ma soprattutto mi divertono alcuni degli sguardi di Mulder.

Come quello che mi sta lanciando in questo preciso istante.

Ne deduco che per lui io sia una sorta di fenomeno paranormale a volte

 “Sai cosa penso?” dico mentre prendo il bicchiere pieno tra le dita e lo alzo.

“Cosa?” chiede interessato e prende il suo bicchiere.

“Che stasera io e te ci bruceremo il cervello…” sussurro prima di bere… tutto in un sorso.

Del resto… come si beve la tequila se non così.

“Ottima deduzione, Agente Scully… ma prima ci bruceremo lo stomaco, e forse il fegato” commenta prima di svuotare il suo bicchiere.

E mi rendo conto che non ho pensato neppure per un singolo secondo di come bere equivalga non solo a smaltire la tensione ma anche a perdere il controllo.

Dovrei esserne preoccupata… terrificata, ma francamente non mi interessa.

Può essere che sia già sbronza?

 “Ebbene” interviene Mulder per rompere questo silenzio.

Io rido solo perché trovo il suono della parola ‘ebbene’ particolarmente divertente.

Mulder mi sorride con un angolo di quella sua bocca mentre si toglie la giacca del suo completo grigio.

Io lo guardo e appoggio i gomiti indietro oltre la spalliera della panca su cui sono seduta.

Incomincia a fare caldo qui dentro.

Allenta la cravatta e arrotola le maniche sugli avambracci.

E’ bello Mulder – mi sorprendo a pensare.

Lo so, non è una novità.

Ma questo è uno di quei momenti in cui la vedo chiaramente, la sua bellezza.

Speciale. Sia canonica che particolare.

“Mulder?” lo chiamo.

Lui mi guarda “Mh?”

“Mi togli una curiosità?”.

Aggrotta le sopraciglia divertito “Certo” sussurra.

“Ma di che diavolo di colore sono i tuoi occhi?”

Che diavolo di domanda è questa?

Lui spalanca quei suoi occhi per un attimo sorpreso a poi sorride “ma che diavolo di domanda è questa!”

Appunto.

Rido anch’io… finalmente un po’ impacciata “… beh… non lo so… a volte sono verdi… a volte grigi… azzurri… a volte sono addirittura neri… ” osservo quasi balbettando.

Si passa una mano sulla fronte, ed è ancora più bello quando è imbarazzato – penso. “Beh, Scully… tutti gli occhi cambiano colore… anche i tuoi.”

Alzo il sopraciglio.

Spiega imitando il mio tono “insomma… a volte sono azzurro chiaro… a volte sono cobalto… a volte sono blu…”

“Beh” lo interrompo “scusa ma tra l’azzurro, il cobalto e il blu non c’è la stessa differenza che c’è tra il verde, l’azzurro, il grigio e il nero…”replico.

“Su questo non c’è dubbio” si arrende “e per rispondere alla tua domanda, beh…” si ferma, si avvicina appena“… i miei occhi sono verdi-azzurri-grigi e neri, Scully.” bisbiglia.

Rido.

Anche Mulder sorride… sollevato.

Mi passo una mano sulla faccia, socchiudo gli occhi e sussurro “sono strani i tuoi occhi”

“Strani?” domanda quasi immediatamente… forse allarmato.

“Beh, si… strani” rispondo.

Lui continua a fissarmi aspettando che chiarisca.

“… insomma… non so… beh… a volte sembra che i tuoi occhi  dicano l’opposto di quello che ti esce dalla bocca…”

E questa? Da dove diavolo arriva?

Mulder mi osserva quasi impietrito.

Scuote la testa.

Prende in mano la bottiglia e riempie per la terza volta i bicchieri.

Io sto trattenendo il fiato.

Finita l’opera mi porge il mio bicchiere e sussurra “posso dire lo stesso dei tuoi…”

Ci metto più di un secondo per ricollegare il filo della conversazione.

Anche i miei occhi dicono l’opposto di quello che mi esce dalla bocca?

E’ vero?

Nahhhhhhh, penso scuotendo la testa.

“Nahhhhhh” replico.

Lui mi contraddice ed un sorriso quasi triste gli copre le labbra “Ed invece *si*, Scully… i tuoi occhi dicono *sempre* il contrario di quello che ti esce dalla bocca….”

“Quel *sempre* mi preoccupa, Mulder” affermo sorridendo a mala pena,  desiderosa solo di terminare questa dannata conversazione che IO stessa ho iniziato.

Comprende le mie intenzioni e così afferma con tono da spot pubblicitario “Gli occhi sono lo specchio dell’anima?”.

Rido piano, alleggerita e lui ride con me.

Mentre ci scoliamo, letteralmente, il … terzo? bicchiere… sorridiamo ancora.

Ma siamo tesi.

Mulder mi studia attentamente per qualche istante e poi ride voltandosi.

Io corruccio la fronte.

“Beh?” chiedo.

Ride ancora “Beh… considerando il fatto che io ho già la vista annebbiata e che sono in peso ed altezza il triplo di te… devi essere bella sbronza Scully….”

“Nahhhhhh” mi difendo “… non mi sento ubriaca, Mulder…”

“Ne riparliamo quando ti alzerai in piedi…” afferma sicuro.

“Beh, Mulder… considerando il fatto che non ho intenzione di alzarmi da questa panca se non all’alba, ci vorrà un po’ prima che tu possa confutare questa affermazione… ”

Sorride “Sempre che Mister Barman-solitario sia d’accordo” dice indicando la schiena del proprietario ancora curva sul banco e sul suo bicchiere ormai vuoto.

“Non penso che rammenti la nostra presenza in questo locale, Mulder…” sussurro.

Lui annuisce divertito.

“Perché non l’abbiamo mai fatto?” chiede d’improvviso.

Oddio. Fatto… cosa?

“Mh?” mugugno.

“questo” spiega “… ‘me e te  una bottiglia di tequila’…”

Trattengo un sospiro.

“… beh… non so Mulder... magari non c’è stata occasione”

Sorride “e che occasione sarebbe questa?”

Mi sta mettendo in difficoltà… e penso anche che sia una specie di test per controllare quanto sia già sbronza.

Raccolgo i pensieri… “il nostro non-compleanno?” propongo con tono quasi stridulo.

Mulder ride forte “… Ah si, Alice nel paese delle meraviglie…”

Annuisco.

“E tu chi saresti, Mulder?”

Non ci pensa neppure un secondo prima di dire “il cappellaio matto!”

E, Dio. Inizio a ridere così forte da dover appoggiare la fronte sul tavolo.

“Il cappellaio matto?” biascico.

“E chi altri?”

Già… e chi altri.

Annuisco.

E riesco a trattenermi abbastanza per poter bere un altro bicchiere.

E poi un altro.

Non parliamo.

Solo sguardi ci uniscono e ci dividono.

Ci uniscono perché sono così maledettamente potenti e profondi e pieni.

E ci dividono perché nessuno di noi sa come interpretarli.

Ci vuole così tanto autocontrollo per mantenere i miei occhi nei suoi che non posso non essere stupita di me stessa.

I suoi occhi potrebbero ipnotizzarmi.

I suoi occhi mi ipnotizzano, sempre.

Dio… adesso mi sento sbronza.

Ma non molto….

Mi sembra.

Sto tenendo tra le dita il … quinto? bicchiere….

E mi rendo conto che sto sorseggiando Tequila!

Insomma… si sorseggia il vino… non la tequila!

“Sai cosa stavo pensando, Alice?”

Mi sorprende il suono della sua voce ma devo interromperlo immediatamente “Chiamami un’altra volta ‘Alice’, Mulder… e ti sparo!”

Ride “nemmeno se ti concedo di chiamarmi ‘cappellaio matto’?”

Sorrido piano “No” rispondo.

Lui annuisce sconfitto e continua “stavo pensando ad una cosa, Scully…”

“Cosa?” chiedo.

Come mai è così… serio, adesso?

“… insomma… pensavo al fatto che tu ormai sei diventata l’icona femminile per me”

Eh?

“EH?!?” affermo anche piuttosto sonoramente.

“Hai capito… Scully… tu sei la mia icona femminile.” Afferma incredibilmente convinto.

Io lo osservo un altro paio di secondi prima di scoppiare a ridere.

Rido così forte che quasi mi sale la nausea.

Cerco di fermarmi ma è più forte di me.

Continuo a ridere.

“Non c’è nulla di divertente, Scully…” sussurra falsamente indignato.

“Oh, Scusa… Mulder” cerco di dire ma il suono è spezzato dalle risate.

Lui mi fissa con quel labbro inferiore tra i denti.

Concentrato e dannatamente sorpreso.

Riesco a fermarmi e ‘sorseggio’ un altro po’ della mia tequila prima di chiedere “Mh? … E…?”

Lui si stringe nelle spalle “E’ una cosa importante, Scully….”

E’ importante?

Non sono molto lucidi i miei recettori in questo istante.

Forse è davvero una cosa importante.

Annuisco costringendomi ad una postura accigliata.

“E’ una cosa importante ma non una cosa … negativa, Scully” spiega sorridendo.

Non è una cosa negativa?

Ok… è tempo di indagare.

“Ti secca se ti chiedo ‘e allora che diavolo è’…?”

Scoppia a ridere “… è una cosa importante e non-negativa, Scully….”

“Mulder…” mi metto più rigida sulla panca e mi sporgo in avanti.

Lui fa lo stesso e aspetta.

“Mulder…” ripeto in tono quasi confidenziale “… ti devo ammettere una cosa… sono abbastanza sbronza….”

Ride “abbastanza sbronza?” ripete sarcastico ed io lo ignoro e proseguo “E se non ti scoccia evitare i giri di parole ed arrivare dritto al punto mi faresti un gran favore…”.

Quando sento il suo respiro caldo sulla mia bocca mi accorgo di essermi sporta in avanti… un po’ troppo.

Ma non mi muovo.

Non posso muovermi.

Lui annuisce… ed è così dannatamente vicino.

Deglutisco.

“Sai…” spiega sussurrando… a pochi millimetri da me… “… l’icona femminile è quel metro con cui valuti tutte la donne che entrano in contatto con te…”

Rabbrividisco finalmente cosciente del peso della sua affermazione,“Correggimi se sbaglio, Mulder” sussurro anch’io adesso “… ma tu mi stai dicendo che confronti tutte le donne con cui entri in contatto con … me?”.

Sono incredula, lo ammetto.

Ok, riconosco di essere una figura importante nella sua vita… ma… l’icona femminile?

“Già… è così…” conferma piano.

“Sai che non è detto che questa non sia una cosa negativa?” Realizzo.

“Mh?” chiede e si avvicina ancora….

Dio… è troppo vicino adesso.

E’ un vortice… mi sento risucchiare.

“Beh… insomma… dipende…” bisbiglio.

“Dipende da--- cosa?” Sospira sulla mia bocca, e deglutisce.

Prendo un profondo respiro.

“Beh… dipende… se da questo ‘confronto’ ne esco vinta o vincitrice…” dico in fretta.

“Vincitrice” risponde senza riflettere… ed un altro brivido mi percorre così violento che mi si annebbia la vista.

E sono dannatamente certa che lui l’abbia visto.

Perché si avvicina ancora… ed ancora.

“Vincitrice…” ripete bisbigliando sulle mie labbra “… quasi sempre…” 

Accenno un sorriso… ma sono troppo tesa.

Non riesco a vedere i lineamenti del suo viso.

Non riesco a vedere quei suoi occhi.

Vedo solo le sue labbra.

Quelle labbra.

E sono spaventata a morte.

Dio… non siamo mai stati così vicini.

“Allontanati, Scully” sussurra così piano che a stento riesco a sentirlo.

Ma mi paralizza, quel sussurro.

“Allontanati, Scully… perché se non lo fai…” continua.

“… se non lo faccio—cosa, Mul---?”.

E le sua labbra sono sopra le mie.

Pressano insistenti ed io rimango immobile.

Con ancora i miei gomiti appoggiati al legno scuro del tavolo e il bicchiere mezzo pieno tra le dita.

E nel preciso istante in cui ho sentito la sua bocca sulla mia, ho sentito il figurativo ‘tack’ del mio cervello che si disconnetteva dal mio corpo.

E la sola cosa che so è che è così strano quello che provo in questo momento.

Quasi sobbalzo quando la sua mano accarezza il mio collo… la nuca… le sue dita tra i miei capelli.

Mi piega la testa lentamente ed io non posso far altro che dischiudere le labbra.

La sua lingua né disegna il contorno ed è miele amaro di tequila.

Ma il liquore non riesce a coprire quello che penso sia il suo sapore.

Il sapore di Mulder.

Dio.

Mi irrigidisco per un istante e lui entra nella mia bocca.

Piano… lentamente….

E mi sento liquida… mi sento calda… mi sento tequila.

La mia gola brucia e la mia testa è leggera.

Ci vuole troppa forza per tenere ancora le braccia rigide e quel bicchiere tra le dita.

Lo abbandono lentamente.

Ed è come se stessimo seguendo il ritmo di una danza.

I nostri movimenti sono languidi e quasi calcolati.

Le sue dita tra i miei capelli mi massaggiano piano ma insistenti.

Le mie mani scivolano sulle sue spalle, dietro il suo collo.

E sto affogando in un mare di tequila e Mulder.

E non voglio tornare in superficie… non voglio respirare….

E’ troppo bello… e strano… e incredibile quello che sta succedendo in questo momento e non voglio che finisca.

Non voglio che finisca mai.

Questo bacio é profondo… e umido… e caldo….

Ed è sempre più intenso….

E’ quasi violento adesso.

Non so se i suoni che sento escono dalla mie gola o dalla sua… so solo che sono dannatamente erotici.

Sono suoni densi e caldi… come questo bacio.

Dio… lo sto baciando!

Lo sto facendo davvero.

Questa fantasia si sta materializzando sotto i miei sensi… e le mie dita sono tra i suoi capelli… e lo sto spingendo verso la mia bocca con una passione che quasi non riconosco come mia.

Dio… sono sbronza.

Lo sto baciando… e sono sbronza.

SBRONZA.

Dio.

Non è così che doveva andare.

Non è così che doveva succedere.

Non adesso… non così.

Non ora che sono dannatamente sbronza…

Ma soprattutto NON ora che anche lui lo è.

Una sensazione di impotenza, frustrazione, delusione, mista alla forza di quello che provo avendo la sua bocca sulla mia, nella mia … mi pervade come un onda ghiacciata.

Ed in un attimo è tutto così dannatamente sbagliato.

Mi stacco di colpo.

Senza fiato.

Mi tiro indietro quasi di scatto e appoggio i palmi delle mani aperti sul tavolo.

Abbasso lo sguardo e fisso il legno scuro… ma non lo vedo.

Il mio respiro è profondo ed irregolare.

Sento solo il rumore del mio respiro adesso.

Riempie la stanza… riempie la mia testa.

“Sc… Scully?” balbetta Mulder.

La sua voce trema… è spaventato a morte, lo so.

NO… ti prego… non parlare adesso… non… Dio, stai zitto – penso.

Riesco a scuotere la testa ma non la alzo.

Non voglio… non *posso* guardarlo adesso.

Dio… che diavolo sta succedendo qua dentro?

Che diavolo mi sta succedendo?

Respiro profondamente… respiro ancora ed ancora.

Chiudo gli occhi e butto indietro la testa.

Mi concentro di nuovo sul mio respiro ed aspetto che passi quest’uragano che mi ha investita.

“Scully?” riprova Mulder.

Sospiro… “Sc… Scusa, Mulder…”.

Anche se non lo vedo adesso… so che è sollevato nel sentire la mia voce.

“Ascolta, Scully…” riprende.

“No.. no…” lo interrompo scuotendo la testa.

Non aggiungo altro.

Lui comprende che non sono in grado di  parlarne in questo istante e sospira profondamente.

Dio, perché mi sento così… sbagliata.

Rimaniamo così, in silenzio… per quella che sembra un’eternità.

Il mio respiro sta gradualmente riprendendo un ritmo regolare ora…

Trovo la forza di aprire gli occhi ma non di abbassare la testa.

Osservo il soffitto grigio.

Mi sento meglio… meglio.

Ma non posso restare così per sempre.

Solo, non posso.

Prendo il poco coraggio che mi rimane e abbasso la testa.

E mi ritrovo con quegli occhi plumbei conficcati nei miei.

E sono così profondi… e dicono così tante cose contemporaneamente che mi sarebbe impossibile leggerli anche se non fossi così dannatamente sbronza.

Rimango immobile e lui distoglie lo sguardo per primo.

Sospira.

Sospiro anch’io.

E le lacrime sono bollenti nei miei occhi.

“Penso di non essere più sbronza adesso…” sussurro.

Non riconosco la mia voce.

Lui ride nervosamente e per un attimo mi sento alleviata.

Ma quando si volta ancora verso di me e mi guarda, un’ombra scura passa sul suo viso.

Dolore.

Dio… l’ho ferito!

Che cosa è successo qua dentro?

 “Scully…” bisbiglia…  “forse è meglio…” prende fiato “forse è meglio… andare.”

Un onda desolata mi colpisce ancora.

Annuisco… e mi sento vinta… sconfitta.

Sono ancora ad occhi chiusi quando sento il rumore della stoffa della sua giacca.

Si riveste piano e so che mi sta osservando.

Apro gli occhi lentamente e scuoto ancora la testa.

Mi rimetto la giacca e sto attenta a non guardarlo.

Mi muovo sulla panca e cerco di sollevarmi.

Ci riesco e mi appoggio sui piedi ma in un attimo tutto mi gira attorno vorticosamente e le mie gambe diventano pesanti tonnellate.

Devo riappoggiare il sedere sulla panca.

“Chi pensa di non essere più sbronza, adesso?” sussurra Mulder dall’alto.

Alzo la testa e lui mi sta tendendo quella sua mano così grande, e così delicata su di me… ancora posso sentire il peso di quelle dita sulla mia pelle.

Dio…

Senza aspettare che gli tenda la mia mano lui l’afferra dal mio grembo e mi alza in piedi.

Mi tiene ferma per qualche secondo.

Ok.. sto bene adesso.

A chi la voglio dare a bere?

Il calore del suo corpo, qui in piedi di fronte a me, è fuoco.

“St-sto bene, Mulder” balbetto.

“Oh… certo” commenta quasi sarcastico.

Non ho la forza di controbattere.

Perché ha ragione.

Dio.

Tolgo la mia mano dalla sua e mi avvio piano verso il bancone.

Mi sento un guerriero che torna in patria dopo una battaglia persa.

“Mh?” cerco di tossire per attirare l’attenzione del proprietario.

Dio… è ancora nella stessa identica posizione di un secolo fa!

Un ora fa - mi correggo – forse meno.

Il mondo può finire in un ora?

“Omaggio della casa” dice … e la sua voce risuona così forte che dalla sorpresa faccio quasi un passo indietro.

“Oh…” è la sola cosa che posso dire.

Mulder alle mie spalle aggiunge “.. Grazie…”.

Il proprietario, che ancora non si è voltato verso di noi, si stringe nelle spalle.

Senza volerlo io faccio lo stesso e cammino a passi misurati verso la porta.

Mi aggrappo alla maniglia per un secondo.

Devo mantenere l’equilibrio.

Spingo forte e non ho mai spostato una porta così pesante in tutta la mia vita.

Ma quando riesco ad aprirla… quando l’aria umida di pioggia e fresca mi colpisce la faccia… quando il buio della notte protegge le mie sensibili pupille… solo allora mi sembra di ricominciare a respirare.

Cammino ad occhi chiusi per qualche metro, godendomi avidamente quest’aria benedetta.

Mi fermo ed è come se questa innaturale umidità mi avvolgesse, mi abbracciasse.

“Wow” sento alle mie spalle.

Un sorriso triste mi copre le labbra.

Forse anche Mulder sta provando lo stesso.

E di certo non mi riferisco solo all’aria e all’umidità.

Gli volto ancora le spalle quando sento il bisogno di sussurrargli “Pessima idea. Non è vero?”

“Mh?” chiede… e lo sento che si sta avvicinando.

“La tequila” spiego piano.

Lui non parla….

“Pessima idea, non è vero?” sussurra dopo quelle che sembrano ore.

“Co- Cosa?” balbetto, solo perché ho paura di quello che mi dirà.

“Quel bacio” bisbiglia.

Oh… Dio.

Abbasso la testa.

Cerco di scuoterla per l’ennesima volta, ma non ci riesco.

Dio, non fargli credere che tutto questo sia colpa sua – prego in silenzio.

“Tu hai proposto la tequila… io ti ho dato quel bacio… penso che si possano dividere le colpe equamente…” dice leggendomi nel pensiero, fa una pausa “sempre che si possa parlare di… colpe” termina in un sussurro.

Mi sorprendo a sorridere… ma è amaro il mio sorriso… “Già… incapacità di intendere e di volere---”

“Non è quello che voglio dire” mi interrompe “e tu lo sai.”

Lo so?

Non so nulla in questo momento.

Non so che diavolo fare… che diavolo dire.

Ma mi rendo conto che non posso sopportare altro.

E’ troppo importante quello che stiamo dicendo per non capire.

Ed io non riesco a capire.

Non so se essere felice o triste… soddisfatta o disperata.

Mi volto e lo guardo.

Dio.

E’ così malinconico quel suo viso.

Illuminato a stento da quell’insegna gialla e blu.

“Mulder… sono sbronza… niente giri di parole” mormoro incerta, ma la mia è quasi una supplica.

Voglio capire… ho bisogno di sapere cosa è meglio fare.

Mulder abbassa la testa.

Mani sui fianchi.

E’ confuso… e perso, come me.

Ed è come se lo vedessi vacillare….

La sua mente oscilla tra quello che *dovrebbe* dire e quello che *vorrebbe* dire.

O quello che è *giusto* dire.

E deve prendere una decisione adesso….

Deve farlo per lui e per me.

“Siamo sbronzi” sussurra.

Ed io sono delusa.

Delusa ed indignata.

“Non è una giustificazione, Mulder…” affermo.

“Non lo è… ” annuisce e finalmente mi guarda “non lo è” ripete vinto scuotendo la testa.

“Ed allora che diavolo è, Mulder…? Che diavolo è successo? Che sta succedendo?… Mi sento come se stessi precipitando,” la mia voce trema chiaramente ed io mi sento disperata….

 “Scully?” si avvicina… vuole rassicurarmi.

Io mi allontano di un passo e alzo la mano per fermarlo… “No… Mulder… io voglio saperlo…” e forse sto piangendo.

Vorrei che la terra si spaccasse… vorrei *realmente* precipitare.

“Vuoi sapere *davvero* quello che penso?” chiede secco.

Annuisco in fretta mentre lotto per trattenere queste maledette lacrime.

“Penso che quello che c’è tra di noi è così dannatamente forte che dobbiamo fare uno sforzo incredibile per nasconderlo… per nasconderlo a noi stessi…. E penso che stanotte eravamo solo troppo stanchi… o ubriachi… per riuscirci….”

“Per riuscire a nasconderlo?” domando sussurrando.

Allora esiste davvero?

Allora c’è?

Non sono solo io che lo sento?

“Si…” dice e si avvicina “… ma io non ho la più pallida idea di cosa sia giusto fare… e sono… Dio, sono spaventato a morte Scully….”

Nascondo il viso tra le mani.

Anch’io ho paura Mulder.

“Neppure io lo so” biascico tra la gabbia delle mie dita.

Lui fa ancora un passo verso di me e sento il suo calore sulla pelle delle mie mani.

Il battito del mio cuore è irregolare e grave.

“Dimmi solo se lo senti anche tu…” sussurra… affranto “… Dimmi solo se provi lo stesso… non ti chiedo altro…”

Oh… Dio, Mulder…

Forse non ti rendi conto di quello che mi hai appena chiesto.

No.. non te ne rendi conto.

“Oh Dio…” Sussurro.

E poi sobbalzo quando afferra la mie dita e le sposta dal mio viso.

Chiudo gli occhi e aspetto.

Anche lui sta aspettando.

Aspetta *me*.

Apro gli occhi “si” sussurro e non ho la più pallida idea del perché faccia così male dirlo.

Mulder rimane immobile per secondi interminabili.

Mi guarda….

Mi guarda e basta.

Ma poi sorride con l’angolo di quella sua bocca….

Ed i suoi occhi neri si illuminano di una luce intensa… forte.

Annuisce chiudendo quei suoi occhi.

E sembra così maledettamente sorpreso.

Perché diavolo sei sorpreso, Mulder?

E’ *davvero* possibile che già non lo sapessi?

Si avvicina e d’improvviso mi abbraccia.

Lo fa così rapidamente che non posso trattenere un suono di sorpresa che esce dalla mia gola.

Sono così calde le sue braccia intorno a me.

Non sapevo neppure di avere così freddo.

Mi stringe forte ed io non posso far altro che abbracciargli la vita e rispondere a questo abbraccio.

Non ne comprendo il significato…. Non so se mi sta stringendo per confortarmi… per confortarsi… oppure solo perché è felice per quel mio ‘si’ solo sussurrato.

Non so….

Ma lo abbraccio e mi scaldo… e solo questo ha importanza adesso.

Appoggia le sue labbra sui miei capelli…

Un bacio tanto tenero che mi comprime il cuore nel petto.

Si stacca piano e mi afferra le spalle, fermo e gentile.

Sorride e mi guarda… ed i suoi occhi sono così dannatamente rossi e lucidi….

“Hai la più pallida idea di quanto significhi questo per me?” Sussurra.

Dio… non lo sapeva.

Lo posso leggere in quei suoi occhi che tremano sotto la luce della luna mentre mi accarezza il viso con lo sguardo.

Ed è così… incredulo.

E’ possibile che sia riuscita a nasconderlo così bene? Per tutto questo tempo?

“Mulder…?” Bisbiglio piano, incerta.

“Si?” risponde avvicinandosi.

“Tu lo sai che ti amo, non è vero?” Sussurro e la mia voce si spezza mentre una nuova ondata di lacrime copre i miei occhi già pesanti.

Mulder diventa di pietra di fronte a me.

Mi fissa. Occhi spalancati.

Anche la sua voce è rotta quando mormora “pe-pensavo non l’avresti *mai* detto. Dio.”

E le sue braccia sono di nuovo attorno a me.

Mi stringe così forte.

Mi culla e mi bacia ancora sulla fronte.

E poi sulla guancia.

Mi prende il viso tra le mani e asciuga le lacrime che non sapevo di aver versato con i suoi pollici delicati.

E i suoi occhi mi dicono – ti amo, ti amo per averlo detto.

“Pe-pensavo lo sapessi” mi sorprendo a bisbigliare.

Ed è tutto così teneramente assurdo che non posso fare a meno di ridere.

Mulder appoggia la sua fronte sulla mia e sorride.

Un sorriso così dannatamente luminoso. Erano anni che non lo vedevo sorridere così.

“Lo confesso, avevo qualche sospetto” sussurra ironico, ma sappiamo entrambi che è la verità.

E se questa deve essere l’unica sicurezza nel suo mondo fatto di ombre e di precarietà, io voglio che ci creda.

Voglio che lo senti reale.

Alzo una mano che non sapevo di aver appoggiato sui suoi fianchi.

Accarezzo piano il suo viso, memorizzo la curva della sua guancia  “Ti amo” ripeto, la mia voce è più ferma adesso.

Non dubitare mai.

I suoi lineamenti si induriscono sotto le mie dita.

I suoi occhi diventano fessure nere e lucide come seta.

Vedo le sue labbra ingrossarsi per la forza del pianto.

Ma non mi da l’opportunità di vedere le sue lacrime perché seppellisce il viso nella mia spalla.

“Anch’io” sussurra appena. La sua voce rotta, il mio cuore in frantumi.

Rimango immobile tra le sue braccia.

E poi realizzo.

Provo esattamente quello che ha provato lui quando sono stata io a dirlo.

So perché  gli sembrava così incredibile.

Perché una cosa è saperlo, un’altra è sentirlo reale.

Si scosta piano ed io continuo a respirare sul suo petto.

 “A… Adesso” sussurra… e la sua voce trema ora… ma sta sorridendo, posso sentirlo

“… adesso… andiamo a dormirci sopra… ok? E .. e ne riparliamo… quando… beh, quando non avremo più il mal di testa… lo stomaco sotto sopra… e quando il mondo smetterà di girare così forte….” Sorride nervoso.

Sorrido e sospiro… annuisco “Ok…”

Fa scivolare una mano lungo il mio braccio.

Un brivido mi percorre quando mi prende la mano.

Camminiamo piano verso le porte di legno delle nostre camere.

Mi stringe le dita e accarezza il dorso della mano con il pollice prima di lasciarla andare.

Sento di nuovo freddo quando mi separo da lui e mi posiziono davanti alla mia porta.

La porta della sua camera è accanto dalla mia.

Appoggio il palmo aperto sul legno scuro e abbasso la testa.

“Vuoi che ti apra la porta?” sussurra Mulder.

Io sorrido e mi volto verso di lui “.. oh.. no, grazie… ma penso di riuscirci….”

“Ok” si arrende dubbioso.

Io sorrido ancora… - Dio, gli ho appena confessato che lo amo- penso incredula… - e lui ha fatto lo stesso!

Tiro fuori la chiave dalla tasca e apro la porta.

Sospiro.

“Notte Scully” sussurra ed io mi giro di nuovo verso di lui e lo guardo… lo osservo immerso nelle ombre scure.

“Notte” bisbiglio.

Lui mi sorride e sospira “Sai, Scully?”

“Mh?”

“Beh… l’idea della tequila non era poi tanto male…”

Sorrido imbarazzata “neanche quel bacio” sussurro senza pensare.

Il suo sorriso si allarga e mi illumina.

Non posso fare altro che rispondere.

Ma poi smetto di sorridere e mi perdo a guardarlo….

Sono secondi… ma mi sento ancora galleggiare.

“Scully?” mi chiama di nuovo, un bisbiglio.

“Si?” rispondo piano.

“Po-posso baciarti ancora?” bisbiglia incerto, abbassa la testa e sospira.

Il brivido che mi percorre mi terrorizza.

Spalanco la bocca mentre continuo a fissarlo come se avesse detto la cosa più incredibile dell’universo.

“Si” mi sorprendo ad espirare, senza fiato.

Oh Dio si, penso.

Lui mi guarda per istanti interminabili.

“Ok” sussurra e si avvicina piano.

Il mio cuore minaccia di esplodere ad ogni suo passo.

Abbasso la testa e fisso le sue scarpe, quasi lucide sotto i raggi della luna.

E poi sento le sue dita sotto il mio mento.

Il mio viso si alza piano e quando guardo di fronte a me Mulder è così vicino che sopprimo l’impulso di fare un passo indietro.

Deglutisco invece.

E aspetto.

Perché lo voglio.

E sono spaventosamente lucida, e così tesa che mi sembra di tremare.

Mulder appoggia la fronte sulla mia, sospira e sorride.

Io devo chiudere gli occhi se non voglio perdermi di nuovo a fissare le sue labbra.

“Non devi avere paura Scully” mormora piano, e in un attimo la sua bocca è accanto alla mia; muove le mie labbra quando bisbiglia “ti amo”.

Ed io sobbalzo.

Spalanco gli occhi.

Dio.

E’ troppo quello che provo nel sentirglielo dire.

E’ troppo quello che provo.

Sento i lineamenti del mio viso che si accartocciano mentre cerco a stento di trattenere questa nuova dannata ondata di lacrime.

Chiudo ancora gli occhi ed respiro profondamente.

E sicuramente lo prendo di sorpresa quando appoggio le mie mani sulle sue guance e porto il suo viso accanto al mio, sopra il mio.

E lo bacio.

Forte.

Percepisco un sorriso che gli curva la bocca prima che dischiuda le labbra e lasci che io lo invada.

La sua bocca è seta.

La sua pelle è fuoco.

E questo bacio non tarda a diventare caldo e umido come quello di mezz’ora fa, di un secolo fa.

Ma è meno impulsivo… più deliberatamente profondo.

Avvicino il mio petto al suo mentre lo assaggio e lo assaporo.

E lui fa lo stesso.

Mi circonda con quelle sue incredibili braccia e mi trascina verso di sé con un’ombra di disperata passione che mi fa piegare le ginocchia.

Il suono del suo respiro affannato e la sua consistenza sulle mie labbra colpiscono diretti i miei centri più sensibili.

Mulder è dovunque.

Lo sento nella mia bocca, lungo il mio corpo, sotto le mie dita, appoggiato al mio petto.

Nella mia testa.

Dentro il mio cuore.

Questo non è un bacio.

Non ho mai sperimentato esperienza più coinvolgente in tutta la mia vita.

E’ incredibile.

E’ pazzesco.

E’ puro Mulder.

Sapevo che sarebbe stato così… solo, non ci volevo credere.

Ma ora ci credo.

Ora lo sento.

Intreccio le dita nel suoi capelli e lo tengo stretto.

Le nostre bocche si incontrano e si scontrano languide e disperate mentre i nostri corpi iniziano a muoversi l’uno sopra l’altro di loro comune accordo.

Sento una morsa nel mio stomaco, che potrebbero essere farfalle o qualsiasi altro fenomeno paranormale non confutabile scientificamente, so solo che mi fanno avvampare le guance, lacrimare gli occhi.

E tutto questo è eccitante da morire.

Ma mai quanto la sensazione della consistenza di Mulder sopra la mia pancia.

Mi stacco di colpo e non posso fermare un ansimo che mi scivola dalla bocca.

Anche Mulder ansima ma non aspetta un secondo di più a riprendersi le mie labbra.

E lo osservo mentre mi bacia ad occhi chiusi.

Così perso e così presente.

E così bello.

Le sue labbra si spostano, calde e bagnate, sopra la pelle esposta del mio collo.

Ed io respiro sul suo.

Non mi ero neppure resa conto di essermi voltata di novanta gradi.

Mi appoggio lentamente sulla sottile parete accanto alla porta della mia stanza.

E Mulder è sopra di me, mi sovrasta ma non mi spaventa.

Nulla potrebbe essere più lontano da quello che provo che la paura.

E’ un misto di amore, libertà e dimenticata lussuria.

E’ la brama di sentirlo su di me.

Le sua mano scivola sotto la mia giacca… sotto quella stretta maglietta nera.

Mi accarezza la pancia, traccia la linea delle mie costole con quel suo pollice di seta.

Allontana le labbra del mio collo e si ferma per un istante.

Non ho idea se mi stia chiedendo conferme o addirittura di fermarlo, ma so solo che mi sorprendo a rispondergli “si”.

Lui sorride piano.

Poi mi osserva serio e concentrato per millenni.

E dopo appoggia le sue labbra socchiuse sulle mie regalandomi il bacio più erotico che abbia mai ricevuto in tutta la mia vita.

Le sue labbra sfiorano le mie e la sua lingua mi accarezza.

L’aria gelida che riesce a filtrare non fa altro che rendere la sua bocca oltremodo bollente.

L’interno delle mie cosce trema.

E mi rendo conto che lo voglio.

Non che prima non lo sapessi.

Ho passato anni a nascondere a me stessa questa consapevolezza.

Ma non l’avevo mai sentita così forte… così opprimente, necessaria.

Inconsciamente la mia mano scende sul suo petto, sui suoi fianchi… sulle sue cosce… e poi su… e Dio.

Le mie dita sono attorno a lui attraverso il sottile pantalone che indossa.

E lo sento.

Mulder si scosta ed ansima forte.

Rimane immobile e sorpreso quando incomincio a muovere la mano.

Non mi preoccupo di essere sfrontata… non è più un pericolo oramai.

Non dopo sette anni.

Lo voglio toccare. Voglio toccare tutto di lui.

Ansimo anch’io quando incomincia a spingere contro il mio palmo aperto.

E mi bacia ancora il collo ed suo respiro è elaborato. Ed è così eccitante sentirlo.

Il movimento della mia mano diventa più insistente, quello dei suoi fianchi si intensifica.

E la sua mano scivola lungo il mio addome fino a prendermi un seno tra le dita.

Giuro di poter sentire ogni linea della sua mano anche attraverso il raso del reggiseno che indosso.

Strofina piano e anche la più piccola briciola di autocontrollo che mi è rimasta scivola via.

“Dentro” riesco a sussurrare e non so se intendo *noi dentro la stanza* o *lui dentro di me*.

Non importa, perché so che avrò entrambe le cose stanotte.

Lui nel mio letto e lui dentro di me.

Non riesco a credere che abbia desiderato altro nella mia vita.

D’improvviso Mulder stacca la mano dal mio seno e mi intrappola appoggiando entrambi i gomiti sul muro ai lati della mia testa.

Respira affannato.

Mi guarda.

Abbasso lo sguardo si di noi e sui nostri vestiti sciupati.

Mi guarda ancora.

E quasi sbatto la testa contro il muro per la violenza del bacio che mi dona.

Ed è come se mi stesse ringraziando.

Come se invitarlo nel mio letto fosse una concessione nei suoi confronti piuttosto che un regalo nei *miei*.

Così tipico.

Così dannatamente Mulder.

“Adesso” insisto spostandomi e spingendo contro il suo corpo per liberarmi.

Il risultato è che la frizione è così incredibile che ci fa ansimare.

Sorridiamo entrambi imbarazzati.

“Siamo sbronzi” bisbiglia ironico e il suo tono è così roco per il desiderio che un altro brivido ghiacciato mi attraversa.

“No” espiro e spingo ancora verso di lui.

Ansimiamo ancora.

So qual è la sua tattica.

Vuole portarmi al limite… o vuole darmi l’ultima possibilità per tirarmi indietro.

Ed è incredibile perché so senza ombra di dubbio che lui non si fermerebbe ora per nulla al mondo.

“Dobbiamo pensarci” continua e un sorriso gli curva le labbra prima che le appoggi sulle mie.

Sono sette anni che ci penso.

Sono sette anni che mi proibisco di pensarci- mi correggo.

Ora voglio solo sentirlo.

Non posso resistere.

Gli mordo il labbro inferiore prima di staccarmi piano.

“No” sussurro ancora sulla sua bocca.

Mi sorride appena.

Poi mi guarda serio “voglio che sia perfetto” confessa bisbigliando.

Oh Dio.

“lo sarà” replico piano.

E’ già perfetto.

Seppellisce il viso nella curva del mio collo, respira e spinge ancora verso di me.

La sua coscia strofina tra le mie gambe ed io tremo.

Erano anni che non mi sentivo così.

Anni.

Sempre.

Passo le la mani aperte sulla sua schiena e lo trattengo su di me.

E poi non posso più frenarmi “Fai l’amore con me, Mulder…” respiro.

Lo voglio. Adesso.

La sua coscia spinge ancora su di me e ansimo forte.

“E’ quello che sto facendo…” sussurra.

Sorrido.

Anche se vorrei ucciderlo quando è così falsamente condiscendente.

Un suono di finta frustrazione mi esce dalla bocca.

Lui alza la testa dal mio collo, mi osserva e ride.

Ed in un attimo mi afferra dalle spalle, mi volta e mi trascina verso la porta.

Sobbalzo sorpresa e lui ride ancora.

“ai suoi ordini, Agente Scully” mi sussurra nell’orecchio.

Mi stringe la vita mentre giro la maniglia, e le mie mani tremano così forte che mi sembra di metterci un secolo.

Barcolliamo dentro e mi sento così buffa.

Così eccitata e nervosa… e soddisfatta.

Lo sento chiudere la porta con un calcio.

Sorrido.

Lui strofina la bocca sul mio collo piano.

“Che c’è?” sussurra.

“Nulla” gli rispondo e scuoto la testa.

Solo perché non mi sforzo nemmeno di cercare di mettere a parole quello che sto provando.

“Nulla?” domanda poco convinto.

Mi volto piano tra le sue braccia.

Gli sorrido.

“Nulla” ripeto prima di riprendermi le sue labbra.

E la danza ricomincia.

Naturale e nuova.

Quasi familiare e tremendamente eccitante.

Le sue mani sopra i miei vestiti.

La sua bocca sulla mia.

Il rumore dei nostri respiri è musica.

Tutto e musica.

Il suo sguardo su di me è così intenso da essere paralizzante.

Mi guarda e non chiede più conferme, chiede solo se sta facendo la cosa giusta.

Si domanda se sarà in grado di rendere tutto perfetto.

Ma come dirgli che tutto e giusto, tutto è perfetto fintanto continuerò a sentirmi così.

Così viva.

Mi sfila la giacca che cade pesante sul pavimento e alza la maglietta dal mio addome con una lentezza calcolata e i suoi occhi mi rapiscono mentre l’appoggia a terra.

Le tende della grossa finestra sono scostate, ma la luce che filtra è comunque troppo poca e temo che mi possano sfuggire dei particolari.

Dio, non voglio che mi sfugga niente.

Ogni immagine e ogni minima sensazione devono rimanere in me per sempre.

Vive e forti come in questo preciso istante in cui le sue mani percorrono la mia schiena bollente, alla ricerca del gancio del reggiseno di raso.

La punta delle sue dita mi fa il solletico e sopprimo l’impulso di ridere.

Cerco di distrarmi, così incomincio a spogliarlo.

Le nostre braccia si incontrano in un singolare incrocio mentre faccio cadere la sua giacca sul pavimento dietro di lui e gli allento ancora la cravatta per potergliela sfilare dalle testa.

Sento la stoffa del reggiseno che si espande sulla mia pelle, e mi rendo conto che è riuscito nella sua missione.

Tremo per l’ingiustificato imbarazzo e per l’anticipazione.

Voglio che mi guardi, ma nello stesso tempo non posso reprimere questa assurda paura che mi veda, per la prima volta così vulnerabile.

E penso che lui lo sappia, perché si ferma proprio un istante prima di sfilare le spalline dalle mie spalle e mi guarda.

I suoi occhi sono indecifrabili per la miriade di pensieri che devono affollare la sua testa.

Ma so che non devo avere più paura.

E poi ricordo che quest’uomo mi ha confessato di amarmi proprio qualche minuto fa.

Amore.

Amore vero.

Non ci posso credere.

Appoggio le mia mani sulle sue e le trascino piano lungo la mia pelle, spogliandomi.

Mi ama, ha avuto il coraggio di ammetterlo… ha il coraggio di provare questo sentimento così devastante nei mie confronti… e *deve* avere tutto di me.

Tutto.

Le riserve non hanno più senso a questo punto.

Forse non hanno mai avuto senso.

E l’indumento scivola su di me.

Ma lui non mi guarda ancora.

Prende la stoffa tra le dita, lancia una occhiata intorno e si ferma quando vede la sedia marrone accanto alla spessa scrivania.

E mi sorprende quando lancia il reggiseno direttamente sopra lo schienale.

Un tiro da tre punti.

Si volta verso di me ed alza il sopraciglio piuttosto soddisfatto.

Sorrido.

Solo perché con questo assurdo gesto è stato in grado di far scivolar via anche l’ultimo granello di imbarazzo.

Come diavolo ci riesce?

“Wow” mi ritrovo ad espirare prima che lui abbassi gli occhi su di me.

Rimango immobile.

E sento le sua mani ferme ai lati del mio seno.

Ancora non mi tocca… ma mi sta osservano.

“Wow” gli sento ripetere.

E rido.

Alza la testa e mi guarda negli occhi mentre traccia con i pollici il contorno del mio capezzolo già duro come cristallo.

Ansimo piano alla sensazione.

Anche il suo respiro torna affannato.

Mi bacia sulla bocca per lunghi istanti e poi scende sulla linea del mio collo… e poi ancora giù, sulle mie spalle… le mie clavicole….

Appena la punta della sua lingua prende contatto con il mio seno uno stranissimo suono scivola via dalla mia bocca.

Ma non si ferma.

Osservo la sua testa muoversi appena su di me mentre mi accarezza e succhia piano ed un onda di eccitazione percorre tutta la mia colonna vertebrale.

Le mie mani finiscono tra i suoi capelli… e poi lo abbraccio e lo tengo stretto.

Chiudo gli occhi e sento solo suoni bagnati e calore.

E i miei fianchi incominciano a muoversi piano.

Quando il bordo dei suoi denti mi stuzzica l’impulso diventa insopprimibile.

Gli alzo la testa quasi con violenza e lo bacio profondamente mentre la sua coscia tra le mie gambe strofina e mi fa impazzire.

Le sue mani scendono sul mio sedere e mi spinge verso di lui.

Lo sento, teso e duro sulla mia pancia e l’ennesima consapevolezza di quello che sono in grado di fargli mi fa tremare per l’eccitazione.

Si stacca dalle mie labbra e respira sulla mia bocca mentre intensifica questi incredibili movimenti sopra i nostri vestiti.

I freddi bottoni della sua camicia sul mio petto mi graffiano la pelle.

E mi rendo conto che sto ansimando, incessantemente adesso.

E anche lui.

Allontano il mio petto dal suo solo per crearmi lo spazio sufficiente per sbottonargli quella camicia.

La sfilo dai pantaloni e la strattono malamente fuori dalla mia strada.

Quando alzo lo sguardo sul suo viso lui osserva voltato di lato.

Non faccio neppure in tempo a chiedergli che c’è che lui risponde “la finestra”.

Rido.

E appoggio la testa sul suo petto.

La finestra della mia camera da sul parcheggio.

E le tende sono ancora completamente scostate.

Strano che l’avessi notato e non avessi nemmeno pensato a provvedere.

La verità è che per nulla al mondo mi vorrei dividere da Mulder in questo momento.

Potrebbe assistere all’evento anche l’intero universo.

Gli accarezzo la guancia e lo bacio lentamente prima di allontanarmi da lui.

“Chiudi le tende” gli ordino piano mentre mi avvio verso il comodino.

Quando accendo la fioca lampada mi volto e realizzo che non si è mosso.

“Mulder?” lo incito piano.

Lui mi sorride.

Beh, forse la vista di me nuda dalla vita in su che organizzo il lay-out di come dovremo fare l’amore lo ha un po’ distratto.

Sorrido anch’io.

Scuote la testa e si avvia verso la finestra.

Ed io mi perdo ad osservare la sua schiena nuda e lucida sotto la debole luce.

Sembra tutto così surreale.

Accosta le tende piano e si volta.

La nuova illuminazione ha come aumentato la definizione dell’immagine davanti ai miei occhi.

Ogni linea del suo viso e del suo petto.

Il colore indecifrabile dei suoi occhi scuri.

Le sue grandi mani appoggiate blandamente lungo i suoi fianchi.

Tutto mi investe in uno ondata di colori e forme.

E se prima sembrava surreale… adesso è fin troppo vero.

Vero… incredibile, meraviglioso e terrificante.

Mi guarda.

“Vieni qui” comando… non posso aspettare.

Percorre i cinque passi che ci separano lentamente.

Quando è a portata di mano lo afferrò dalla cintura e lo trascino.

Ride piano e appoggia quelle mani sui miei fianchi.

“Come ti senti?” mi chiede piano, in cerca di una rassicurazione.

Stai facendo la cosa giusta, Mulder – vorrei dirgli.

Sorrido nervosa “Oh… bene” rispondo, mi avvicino a lo bacio appena.

“Bene” replica sollevato.

Ascolto l’inconfondibile suono della zip dei miei pantaloni che si abbassa.

Faccio lo stesso con i suoi.

Abbiamo scalato la marcia di comune accordo.

Niente fretta dicono le nostre menti.

I nostri corpi non sono dello stesso parere.

Ma Mulder ha espresso il desiderio di voler rendere *questo* perfetto.

Seguirò le sue direttive.

Vorrei prenderlo in un milione di modi differenti in questo momento.

Ma lascerò che sia lui a prendermi, questa volta.

I miei pantaloni scivolano sulle mie gambe insieme alle mie calze.

Si abbassa piano, mi toglie le scarpe e li sfila dai miei piedi gelati.

Perdo centimetri preziosi in altezza e ne sono dispiaciuta.

Ma ho imparato a trattare con la mia statura tanto tempo fa, ho imparato dei trucchi.

Allora mi siedo piano sul bordo del letto e Mulder segue i miei movimenti con quello sguardo pieno.

Alzo la testa e lo osservo mentre mi osserva.

Seduta, con solo indosso le mie mutande nere e con le mani aggrappate alla cintura dei suoi pantaloni.

Chiude gli occhi e sospira buttando indietro la testa mentre incomincio a spogliarlo, senza fretta.

Mi aiuta movendosi a malapena.

Quando mi è di fronte coperto solo da quei suoi boxer stretti e grigi, e quando posso intravedere completamente il livello della sua eccitazione premere sulla stoffa tirata, non resisto all’impulso di abbracciargli la vita, stretta.

Bacio i muscoli della sua pancia tesa e lui si muove e ansima.

Gli accarezzo la schiena e mi sposto, continuando ad osservare la forma regolare del suo ombelico e più in basso.

E non mi sono mai sentita così fiera e soddisfatta in tutta la mia vita.

Mulder è qui, tra le mie mani, sotto le mie dita… *mio*.

Mi avvicino ancora e traccio la linea appena sopra l’elastico dei boxer con la punta della lingua.

Non ho mai assaggiato nulla di più sessualmente intossicante del sapore della sua pelle.

Lui trema e ansima “Scullee”.

“Si?” sussurro mentre sposto appena i boxer e lecco pelle delicata più in basso.

“Fai l’amore con me” espira.

Sorrido.

“E’ quello che sto facendo…” rispondo piano.

Ride nervoso.

“Penso di essermela voluta” sospira e avvicina il bacino alla mia bocca.

Non replico.

Ma abbasso l’indumento e lo trascino lungo le sue gambe da corridore.

Alzo appena la testa e mi è davanti.

Rigido e all’erta mentre reclama una mia carezza.

Mi sto sciogliendo.

Non mi ha mai fatto questo effetto vedere un uomo nudo.

Ma questo è Mulder – mi ripeto incredula.

Mulder… puro Mulder.

Lo prendo in mano e strofino piano.

“Sculleee” sento ancora, un ombra di disperato bisogno nel suo tono.

Mi abbasso lentamente e lecco la punta.

E’ salata e amara e dolce e rido se penso che ha lo stesso sapore della tequila.

Mulder trema sotto di me e si avvicina con i fianchi.

Io comincio a baciarlo qui con la testa intensità con cui ho baciato la sua bocca.

Seguo ogni linea e ogni piega con le labbra, la punta della lingua, i denti.

Gli ansimi di Mulder mi accendono, il suo sapore mi riempie i sensi.

Il suo sedere e marmo sotto le mi dita.

“Oh Sculleee” continua a ripetere affannato.

Ma non mi fermo… non posso.

Dio, è incredibile quanto mi piaccia farlo.

La sua mano sopra i mie capelli diventa più ferma all’intensificarsi dei miei movimenti.

E poi mi tira indietro.

Mi guarda intensamente.

Respira a fondo e non l’ho mai visto così completamente sconvolto.

L’interno delle mie gambe sta tremando.

E poi si abbassa sulle mie labbra costringendomi a sdraiarmi sulle federe con il peso del suo corpo.

Il calore della sua pelle nuda sulla mia è quasi insopportabile.

Mi bacia mentre mi sposta piano sul letto finché non ho la testa appoggiata malamente sul cuscino.

La sua coscia finisce ancora tra le mie gambe ed io mi sorprendo a spingerci contro quasi con forza.

Ansimo per il contatto ma nello stesso tempo realizzo che ho ancora indosso le mutande.

“Spogliami” gli sussurro sulle labbra.

Voglio che sia lui a farlo.

Ansima “Oh Dio” e spinge ancora contro di me.

Butto indietro la testa e un lamento mi striscia fuori dalla gola.

Non ho mai desiderato un uomo con questa intensità – realizzo – e dovrei esserne spaventata.

In realtà la sola cosa che riesco pensare in questo momento è l’ombra del suo sapore nella mia bocca e la sua compattezza che preme sulla mia pancia.

Lo voglio dentro di me.

Ora.

Le labbra di Mulder scendono sul mo corpo insieme alle sue mani.

Mi sfiora i seni, il ventre, il bacino con la delicatezza di un pennello.

Quando sento le sue dita sotto la stoffa delle mie mutande un intenso brivido mi percorre.

“Oh” mi esce dalla bocca mentre inconsciamente alzo i fianchi per aiutarlo.

Il colore del corpo di Mulder mi abbandona per secondi interminabili mentre la stoffa percorre la pelle delle mie gambe.

Passano altri momenti di immobilità.

Apro gli occhi che non sapevo nemmeno di aver chiuso.

Incrocio i suoi occhi e quello che ci vedo dentro è incredibile.

Realizzo di non essermi mai sentita così bella come in questo istante.

Dio, lo amo… lo amo perché riesce a farmi sentire così.

Inclina la testa mentre le sue mani aprono piano le mie gambe.

Tremo.

Si muove sul letto senza lasciare i miei occhi nemmeno per un istante.

Si posiziona tra le mie cosce.

E poi si abbassa e bacia il mio ombelico.

Arcuo la schiena e ansimo forte.

Dio… lo voglio… lo voglio così tanto.

Le sue labbra scendono su di me.

I suoi occhi mi rapiscono e la sua lingua traccia cerchi di fuoco sulla mia pelle.

E più scende e più la sensazione si intensifica.

Sempre di più.

E quando è sopra di me butto indietro la testa e spalanco la bocca in cerca d’aria.

Tremo ancora.

Nessun uomo ha mai avuto questo effetto su di me.

Nessuno.

Ogni millimetro della mia pelle e all’erta.

Ogni punto di me è sensibile e risponde alle carezze di quella lingua.

Mi bacia e mi tocca nel mio posto più intimo con passionale intensità.

Mi muovo sotto la sua bocca.

Lo incito a continuare… a non fermarsi…

E sento le sue dita che tracciano le mie labbra e poi entrano piano in me.

Quasi grido per la sensazione.

Respiro forte e mi aggrappo alla federa che stringo tra le mani.

Dio… non ti fermare… non ti fermare….

Brividi caldi e freddi incominciano a viaggiare lungo la mia schiena.

Il nodo infondo alla mia pancia si stringe inesorabilmente.

E mi rendo contro di essere vicina.

“Mulder…” mi sfugge dalle labbra, ora serrate.

E quelle sue dita spingono forte dentro di me.

Sobbalzo.

Una, due.. tre spinte….

“Oh Dio” mi sento sussurrare.

E poi galleggio.

Tremo e mi irrigidisco per la potenza del piacere.

Mi riappoggiò sul letto e non mi ero accorta di essermi scostata dalla federa.

Quando il mio sedere fa contatto con il materasso un lungo sospiro mi esce dalla bocca aperta.

Prendo fiato.

Incredibile… incredibile….

Non mi sono mai sentita così bene.

Ancora sto tremando.

“Dio” sussurro di nuovo e Mulder mi raggiunge in alto sul letto.

Si abbassa piano su di me.

Strofina la fronte sopra la mia guancia bollente.

“Come va?” bisbiglia.

Sorrido emozionata.

Sposto la testa e lo costringo a guardarmi.

“Cosa dicono i miei occhi?” domando piano citando quella conversazione che sembra lontana anni luce da adesso.

Osserva le mie pupille e io mi vedo riflessa nelle sue.

Passano secoli prima che appoggi le sue labbra sulle mie.

Sorride appena, consapevole.

Sa cosa stanno dicendo i miei occhi.

Ma non risponde.

Faccio scivolare le mie mani lungo la sua schiena.

Mi fermo sull’incavo e lo avvicino a me dandogli tacitamente il permesso di continuare.

Stava aspettando quello.

Lo so.

I suoi gomiti si appoggiano saldi ai lati della mia testa.

Il suo corpo si stacca dal mio per secondi.

E poi lo sento premere sulla mia apertura.

Il contatto con la sua pelle scatena un’altra scossa dentro di me.

E Mulder si ferma… per aspettarmi.

Alzo i fianchi e lo invito.

E millimetro dopo millimetro, mi apre ed entra.

La frizione è dolorosamente eccitante.

E’ duro, caldo ed enorme dentro di me.

Con il viso seppellito nel mio collo, tra i miei capelli, sento i suoi denti nella mia pelle.

Mi morde e trema.

Ansima.

“Dio” espira.

Rimaniamo immobili entrambi per adattarci alla sensazione.

Quando l’iniziale reticenza del mio corpo, troppo disabituato a questa completezza, svanisce… sussurro “Mulder…”… lui incomincia a muoversi.

Dio.

E’ lento… e languido….

Ed è paradossalmente rilassante dopo le scosse improvvise dell’orgasmo di qualche minuto fa.

Dentro e fuori.

I suoi fianchi mi accarezzano la pelle delicata dell’interno delle cosce.

La pressione sulle mie pareti interne aumenta ad ogni spinta.

La sensazione cresce insieme alla velocità.

Ma è ancora troppo lento.

Troppo debole ma nello stesso tempo troppo intenso.

Trovo il suo orecchio con la bocca.

Mordo e succhio il lobo completamente rapita.

Ansima e spinge più forte.

Il suono dei nostri respiri e dei nostri corpi uniti mi riempie la testa.

L’odore di noi è ricco e prezioso. 

La sua schiena è liscia e sudata sotto le mie dita.

Il cuore mi si stringe nel petto quando realizzo scioccamente che sto facendo l’amore.

Sto facendo l’amore con Mulder.

Il mio campo visivo si annebbia e le lacrime nei miei occhi bruciano.

E fanno male.

Lui spinge… e spinge ancora.

Sposta la testa dal rifugio del mio collo e appoggia la fronte sulla mia.

E so che è vicino.

E’ enorme dentro di me… insistente adesso.

Guardo il suo viso anche se non riesco a focalizzarlo da così vicino.

Con la bocca socchiusa, il suo respiro esce in una corrente di fuoco sulla mia bocca.

E poi apre gli occhi.

Le onde di piacere si accrescono dentro di me ad ogni nuova spinta.

Dio, anch’io sono vicina.

La mie blande controspinte diventano più forti.

Ansimo e quasi mi lamento.

Mi perdo nei suoi occhi e nel suo corpo.

Mi perdo nel mare che solo Mulder più essere ed ora so che non vorrò mai più tornare a riva.

Circondo i suoi fianchi con le gambe, lo trattengo profondamente in me.

E in questa nuova posizione la pelle calda del suo bacino mi friziona.

“Dio” esclamo e la mia voce sembra un grido in questo silenzio fatto solo di rumori. 

E poi non sono più in grado di alzare i fianchi contro di lui.

Una sensazione di piacere quasi dolorosa mi trapassa.

Mi sento irrigidirmi e contrarmi introno a lui.

Lo stringo forte con le braccia e con il corpo.

Un grido spezzato riempie la stanza e la mia testa sbatte inconsciamente sul cuscino.

Respiro… respiro forte….

E quasi non lo sento più quando ricomincia a spingere in me con un vigore quasi violento.

Oh si…  - riesco solo a pensare mentre Mulder diventa disperato sopra di me “Sculleee” spinge “Oh Sculleee” spinge… spinge… “Ah…” spinge e d’improvviso si svuota dentro di me.

Mi riempie e la sensazione di completezza è da togliere il fiato.

“Dio” mi sento ripetere per l’ennesima volta.

Dio… sapevo che sarebbe stato così.

Lo sapevo.

Così coinvolgente.

Così incredibilmente intimo.

Non ho mai diviso intimità con questo abbandono con nessuno.

Solo Mulder.

C’è solo Mulder.

Il peso del suo corpo crollato sul mio è confortante.

Il suo respiro fa da contrappunto al mio.

Lo amo.

Amo Mulder, con tutta me stessa.

Ora lo riconosco… lo voglio… ma in realtà l’ho sempre saputo.

“Come va?” gli sussurro sull’orecchio, la mia voce è spezzata.

Lo sento sorridere sulla mia spalla.

Si allontana appoggiandosi ancora sui gomiti… e mi guarda e sembra così scioccamente felice.

“C-cosa dicono i miei occhi?” chiede piano.

Dicono ‘ti amo’, vorrei rispondergli… ma non lo faccio.

Sorrido e sorprendo me stessa quando gli do una pacca sul sedere.

Ride.

“Penso di essermela voluta…” commento piano.

Mi accarezza la guancia lentamente.

“Già” replica ironico.

Ed io penso di essere completamente sconvolta da quello che è appena accaduto.

Abbiamo fatto l’amore… e il cielo non è crollato.

Abbiamo fatto l’amore… e lui mi sorride.

Abbiamo fatto l’amore ed è stata la cosa più bella che mi sia mai successa in tutta la mia vita.

Lo bacio e gli mordo le labbra.

E poi mi metto a ridere.

Mi sento leggera come aria.

“Che c’è?” chiede in fretta ma non è allarmato.

“E’ strano…” riesco a dire.

“Cosa?”

Raccolgo i pensieri e riappoggio la testa sul cuscino.

Mulder scivola via da me e sopprimo un sospiro.

Si sdraia lentamente al mio fianco e mi circonda con le braccia appoggiando la bocca sulla mia spalla.

“Ricordi cosa ti stavo dicendo in macchina…?” incomincio.

“No”scherza.

Sorrido e lo ammonisco con lo sguardo.

“Si, lo ricordo” risponde piano.

“Non trovi che sia incredibile il fatto che abbia ascoltato quella canzone… e che sia successo *questo*?” domando in un sussurro.

Sorride piano.

Sa cosa intendo.

“Casualità?” commenta baciandomi l’angolo della bocca.

“No… non credo” replico mentre rispondo al bacio “quella canzone è… speciale, Mulder.”

“Già… lo penso anch’io… ma non credo sia il caso di aprirci un X-file”.

“No?” chiedo ironica.

Sorride piano.

Avvicino la mia bocca alla sua.

Sospiro.

“Let the music play…” mi sorprendo ad intonare “…I just wanna dance the night away” la sua risata di pancia mi sorprende e mi  interrompe ma sono così euforica che *devo* continuare “Here, right here, right here is where I’m gonna stay … All night long , ooh, ooh, ooh, ooh, ooh, wee”.

“Basta Scully!” mi ammonisce mentre si contorce sulle lenzuola.

Non l’ho mai visto ridere così.

E’ additivo.

Voglio che rida così sempre.

“Let the music play on… Just until I feel this misery is gone… Movin’, kickin’, groovin’, keep the music strong…                                     On and on and on and on and on and on OHHHHHHH” un urlo mi scivola dalla bocca prima che Mulder mi schiacci col peso del suo corpo e mi copra le labbra con una mano.

“Scully. Fi-Finiscila” mi ordina ridendo come un matto.

Gli mordo la mano.

“Ohi” esclama sorpreso e si scosta da me.

“… on and on and on and on and on and on and on and on and on….” Termino in un lamento.

Mi fermo e lo osservo.

Lui mi guarda così maledettamente sorpreso e… felice.

E si avvicina piano al mio viso.

“Bella interpretazione” commenta.

“Sono dieci dollari” replico.

Ride.

“I tuoi occhi sono verdi adesso” osservo in un sussurro.

“Ah si?” domanda imbarazzato… “lo sai…?” incomincia e il suo naso strofina piano sul mio “… sono come le statuette che segnalano il tempo, i miei occhi….”

“E cosa segnalano adesso?” mormoro sulle sue labbra.

“Giornata fantastica” risponde.

Rido “Mulder” lo ammonisco “quello è l’oroscopo!”

“Ouch” esclama “Scully?” mi chiama piano.

“Si?” dico e intanto mi muovo sulla coperta per farlo sistemare più comodamente sopra di me.

“Se Barry Withe è stato l’artefice di *questo* penso che tradirò Elvis” bisbiglia.

Rido forte “Oh no… tu non tradiresti Elvis per nulla al mondo… ” medito compiaciuta.

Realizza “Ok… hai scoperto la mia debolezza….”

“Ne ho scoperta più di una” sussurro e lo sorprendo con un bacio.

Lento.

Intenso.

Quando mi stacco piano un sorriso soddisfatto mi copre le labbra.

“Penso di si” mi dice piano.

Un espressione di seria eccitazione sul suo viso.

Adoro avere questo effetto su di lui.

“Ed io penso di essere ancora sbronza, Mulder” affermo d’improvviso.

La sua espressione cambia di fronte ai miei occhi.

“Co-cosa?”

“Scherzo.” Mi discolpo piano e sorrido come un’idiota.

Mulder mi fissa poco convinto per secondi eterni.

“Ti odio” dice falsamente contrariato.

Ma poi sorride e mi schiaccia ancora sotto di lui.

Seppellisce il viso tra i miei capelli.

Rido.

Adoro sentirmi così, adoro tutto questo.

E’ perfetto.

Ogni cosa è perfetta.

“Ed io ti amo.” *devo* sussurrargli nell’orecchio “così tanto… così tanto….” e lo stringo forte.

“Oh Scullee” gli sento dire, colpito per l’ennesima volta da questa mia rivelazione, mentre strofina la fronte sulla mia guancia “se avessi saputo che sarebbe stato così… penso che ti avrei fatta ubriacare un po’ di tempo fa…”.

Rido e continuo ad abbracciarlo.

Sembra semplice.

Troppo semplice.

Il suo respiro diventa sempre più regolare tra i miei capelli.

Il peso del suo corpo sempre più gravoso.

“Stai dormano, Mulder?” domando piano.

“N-no” risponde appena… “ti amo”… biascica e so che tra un secondo crollerà.

E mentre le prime luce dell’alba illuminano la spessa tenda che copre la finestra, e mentre i miei occhi lottano per non chiudersi… per non perdere nemmeno un attimo di questa notte…, penso a come sarà domani e so, forse solo perché sono troppo felice, o perché sono veramente ancora ubriaca, che sarà sempre come adesso.

E non voglio avere paura.

Non voglio più.

Voglio solo lasciare che la musica continui a suonare e voglio continuare a ballare tutta la notte, *tutte* le notti … e sarà qui, proprio *qui* il posto in cui rimarrò…  ancora e ancora, ancora e ancora….

 

Fine

 

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Fine