RESOLUTION

 

 

Autrice: Annettina

Spoiler: Tutto ciò che c’è e che ci sarà dopo Requiem (e che questi STR di americani vedranno prima di noi!!! – sfogo-)

Categoria: Vignetta AGST (per essere originali!!!) e forse… dipende dalla sensibilità di chi legge… PG13! (mi è scappata qualche parolina… ma nulla di scandalizzante) – Mulder PDV

 

Mulder, Scully, Doggett non mi appartengono. Li uso senza autorizzazione ma non intendo infrangere nessuna legge sul copyright… mi limito a struggermi sulle loro vicende senza guadagnarci una lira… spero almeno che vi piaccia!

 

Sommario: Mulder torna, non si sa come e non si sa perché. L’unica cosa chiara è che è scosso ed impaurito… ma reagisce alla sua maniera… complicata!!! (non sarebbe Mulder altrimenti!). Non spaventativi del cinismo iniziale….

 

Commenti: qui anna_x@libero.it

 

Dedica: a tutti quelli che leggono le mie fanfic in anteprima…e che ormai saranno piene come  uova di ascoltare tutti i miei sfoghi disperati… vi prometto qualcosa di divertente molto presto!!! Questa in particolare è per STEFY.

Note dell’autrice: in fondo.

 

 

 

Non posso più stare qui. Mi alzo lentamente. Lei mi da le spalle… dal respiro regolare potrei dire che sta dormendo ma non ne sarei così sicuro…

Mi avvio in cucina, il sole è sorto da un pezzo ed entra violento tra le tapparelle inondando la stanza, impedendomi di vedere. Ho sete…  sono stanco… sono nervoso… forse arrabbiato, ma… con chi? Mi prendo tutto il tempo necessario, non ho fretta. Quando ritorno in camera da letto lei è ancora tra le lenzuola ma è seduta con la schiena appoggiata alla spalliera… sta meditando di alzarsi. Perché non lo fa? Poso il mio sguardo sul suo viso assonnato… o mio Dio: il suo labbro inferiore è gonfio, enorme, blu e c’è qualche macchia di sangue sul suo mento. Mi volto verso la finestra, ritto e impalato… non voglio guardarla. Non so come mi sento, non so perché l’ho fatto e, francamente, non mi deve interessare. La sento muoversi piano, mi giro solo il tempo per vedere che ha portato la mano sulla bocca per il dolore… l’espressione è tutt’altro che serena. Si alza dal letto e cerca i vestiti… potrà rimetterli? Non ricordo in quali condizioni sono finiti sul pavimento stanotte.

Sospira… un sospiro affranto… un sospiro che non voglio sentire.

“perché non mi ha fermato?” chiedo senza guardarla. Il tono della mia voce è troppo duro per essere mattino. Solo il suono di una voce, in questo caso la mia, fa risalire alla mente i ricordi recenti della notte appena trascorsa. L’ho presa e ho letteralmente fatto ciò che ho voluto con quel corpo. Non ho pensato… era come se non fosse lei quella che avevo di fronte. Bene… così!

“non lo so” risponde con flebile voce. Bugiarda…

Mi volto “ah… non lo sai!” dico con tono ironico e amaro “sei proprio sicura di non saperlo, Scully?”

Lei è sorpresa e arrabbiata nello stesso momento, brutto sentimento! “NON LO SO!” ripete praticamente urlando.

“pensaci bene… magari ti viene in mente?” la sto esasperando ma non posso perdere questa occasione “… forse perché non ti è consentito contraddirmi ora? Forse perché avevi paura di ferire il mio debole orgoglio? O forse solo perché non volevi perderti una bella scopata col povero Fox prima che se lo riprendano?!?”.

Tu hai la bocca spalancata. Bene… hai recepito il messaggio, ora incazzati.

“… io non ho idea di che cazzo ti passa per la testa… ”

Reagisce meglio di quanto sperassi. Ma adesso abbassa lo sguardo e respira profondamente… ormai è mezza vestita. Non deludermi adesso, Scully.

“…sai Mulder, forse non sono diversa da quei 2 miliardi e mezzo di donne che abitano il pianeta, forse non solo l’angelo vendicatore che tu pensi che io sia e, se avessi voluto farmi una bella scopata non averi aspettato che tu mi prendessi in quel modo… non avrei permesso che nessuno lo facesse… ”

“io l’ho fatto!” ti dico strafottente.

“Già” mi rispondi schifata “…forse sono fatta di carne anch’io…”.

Tu raccogli la giacca da terra, mi giro e penso che mi sei proprio piaciuta…

Sento il suono dei suoi tacchi secco sul pavimento, la porta si apre e esce. Non tornare indietro, non lo fare mai più.

Mi siedo sul bordo del letto, ascolto… vorrei che tu facessi marcia indietro. No,  forse è solo quello che mi  aspetto e basta…

Ho la testa tra le mani… non torni indietro?

Messaggio ricevuto… definitivamente!

 

 

Vago nei corridoi del Hoover Building da più di venti minuti. Mi sto letteralmente inventando le cose da fare per non entrare in quell’ufficio. Stringo tra le mani il mio terzo caffè, ho già letto il giornale e non c’è nessuno con cui scambiare 4 chiacchiere… non che lo faccia spesso. Prima o poi dovrò farlo – cerco di convincermi e varco la porta dell’ufficio.

E’ vuoto. E’ vuoto, grazie a Dio. Ma dove cxxxo è?

Mi siedo e aspetto.

La porta si muove ed io mi alzo di scatto e poi mi sforzo ad abbassare la testa sui fogli sulla mia scrivania.

E’ Doggett. Dovrei essere contento.

“Mulder, hai letto il rapporto?”

“Si” rispondo freddo.

“… ti sei fatto qualche idea?”

“No, avrei dovuto?” gli dico secco.

“lo so che il caso non è tuo, ufficialmente. Ma visto che non c’è altro da fare qui, pensavo che non ti sarebbe stato di peso dare una mano alla sezione scomparsi” è sulla difensiva, mi piace.

“Vedrò di pensarci su, ok?”

“L’Agente Scully sta già eseguendo l’autopsia del corpo ritrovato, mi ha detto che entro 2 ore saprà dirci se si tratta di Roger Meal ”

Quando? Quando diavolo ha parlato con te? Ha lasciato il mio appartamento due ore fa, sarà tornata a casa a lavarsi e cambiarsi… quando ha trovato il tempo di parlare con te?

“Mulder, stai bene?”

“certo” non permetterti più di farmi una domanda del genere.

“sembri stanco”

non rispondo, abbasso la testa per fargli capire che sarebbe l’ultima persona con cui parlerei se ci fosse qualcosa di storto e lui sembra capire… che bravo!

“fammi sapere appena ti viene in mente qualcosa…” dice secco prima di lasciare l’ufficio.

 

 

Sono fermo a rimirare lo schermo di questo maledetto computer da due ore, forse di più. Mi hanno inviato i nuovi dettagli del caso che non mi appartiene ma che Scully sembra aver preso molto a cuore dato che è chiusa in quell’obitorio come un indiano in una kiva.

Sento il suono dei tacchi rimbombare nel corridoio vuoto.

Apre la porta ed entra rapida per poi bloccarsi quando mi vede. CuCù… guarda chi c’è qui… mi verrebbe voglia di dirle. Sembra stanca… anzi lo è. Il labbro viola, due borse nere che ha disperatamente cercato di coprire con del correttore le circondano due occhi piccoli e rossi. Ha pianto. Ha pianto per me.

Lei stacca lo sguardo da me, si avvicina e quasi mi lancia la cartella gialla che aveva in mano.

“che è?” chiedo, lo so benissimo cos’è ma voglio spezzare il silenzio, voglio sentirla parlare.

Lei riflette e poi dice “non era Meal, questo è morto di freddo”. Telegrafica.

Si prospetta una lunga giornata, accidenti a me!

Bella gonna, bella giacca, bei capelli… si è tirata per me! E per chi altro?

La porta si apre.

Doggett. Ancora?

“Scully, sei qui?” lei fa un cenno ma non risponde. Tira brutta aria.

“Hai finito l’aut” non finisce e si blocca. Ha notato il labbro, adesso che diavolo ti inventi Scully?

“Scully?” chiede avvicinandosi e alzandole una mano sulla faccia.

“questo?” si volta imbarazzata alla disperata ricerca di una scusa plausibile. Aventi… diglielo. ‘sai, Doggett, Mulder ieri notte ha deciso di violentarmi e nella colluttazione mi ha quasi strappato un labbro a morsi

“niente… un insetto… penso.”, le sono bastate 4 parole per chiudere la questione, sono meravigliato.

“il rapport” non lo lascia finire e gli indica il file davanti a me.

Lui si avvicina, lo prende e lo sfoglia mentre lei lo guarda.

“assideramento, è un barbone di Newport, il suo nome era Terens Jefferson… niente a che vedere col caso Meal” con lui è stata meno telegrafica!

“Escludendo il fatto che sia scappato, tu che dici, Scully?”

Lei si siede sul bordo della scrivania, i suoi occhi sono agganciati a quelli di Doggett, io osservo cercando di mantenermi il più distaccato possibile.

“… considerando che il terzo in tre settimane a sparire nel nulla e che gli unici elementi che collegano i casi sono che i rapiti sono tutti maschi, dai trenta ai trentacinque anni, che avevano una vita pressoché normale se non un discreto successo negli affari…”

“… gelosia professionale di un collega deviato?”

“… magari hanno solo fatto il passo più lungo della gamba e hanno pestato i piedi a qualcuno? Io cmq indagherei in quella direzione…” gli fa un mezzo sorriso “… anche perché non ce ne sono molte altre, Doggett!”

“Già, vuoi che porti io il rapporto a Kersh?” come siamo servizievoli oggi…

“lo faresti? Non mi va di…”

“certo… tu hai mangiato?” questo è troppo, mio Dio Doggett nessuno ti ha insegnato come si conquistano le donne.

“no”

“andiamo a magiare allora… i risultati dell’autopsia non sono determinanti per il caso… che, oltretutto non è nostro” nostro? “… Kersh può aspettare..”

“non so se..” sospira, vai Scully… mi aspetto da te un NO tipico “ok… andiamo.” EH? Dove diavolo hai intenzione di andare?

Adesso voglio vedere come se la sbrogliano con me. Doggett di volta, Scully intanto fissa le sue scarpe,  dice “Mulder?”

“no” rispondo duro, forse anche scortese.

Escono dall’ufficio e lei non mi guarda neppure per un attimo. E’ incazzata nera.

Missione compiuta.

 

Il dolore di stomaco incomincia ad intensificarsi. Sono fuori da un’ora. Avanti.. gioisci adesso: non era quello che volevi? O, almeno, non era quello che ti saresti dovuto aspettare dopo stamattina e… stanotte.

Impedisci a te stesso di pensarci. Impedisciti di biasimarti e di valutare la portata del tuo gesto. Ma chi voglio prendere in giro? La verità è che mi faccio schifo… come mai in tutta la mia vita. Smettila! Ormai è fatta e se è successo ci dovrà pur essere un motivo… c’è, lo so… ma allora perché mi sento come un cane. Nessuno mi aveva assicurato che sarebbe stato facile… anzi, sapevo benissimo che sarebbe stata la cosa più maledettamente difficile che avessi mai fatto. Difficile ma necessaria. Dovrei essere fiero di me invece.

Mio Dio, non posso stare così. Devo andare a casa… per fare cosa? Starò meglio?

Corrono le mie dita nello schedario.

Caso aperto 01051981. Donne rapite a Portlaramie.

Ecco.

 

Sono in macchina, la mia macchina. Ho preso parecchi giorni di ferie mostrando la mia facciata migliore a quel sentimentale di Skinner che, per il senso di colpa che ancora prova a causa della mia scomparsa, mi porterebbe anche la luna se gliela chiedessi.

Viaggio ben oltre il limite massimo. Sono un federale o no? Destinazione reale: Portlaramie.

Destinazione effettiva: lontano da lei… il più possibile.

Cosa sto facendo? Cosa sto facendo? Cosa sto facendo? Cosa sto facendo? Cosa sto facendo?

Ma che cxxxo me ne frega? Non ho nulla da perdere.

Cxxxate… solo cxxxate… sto perdendo tutto invece. Tutto.

Questa non me la perdona di sicuro… ma che diavolo le sto facendo? Come se già non ne avesse passate abbastanza, aggiungiamo danno a danno. Soffrirà di meno poi. Forse… o mio Dio lo spero!!!

Il cellulare è spento e a casa non ho inserito la segreteria.

Mi odierà dopo questo… o morirà di paura.

Ho bisogno di tempo per riflettere. Su che cosa? Non c’è niente su cui riflettere… ormai ciò che è fatto è fatto, sono in un punto di non ritorno. Adesso vado ad investigare su questo caso fantasma e mi occupo il cervello, poi, casomai, rifletto.

Sto affrontando la situazione da vero uomo… scappando. A dir la verità non è una vera e propria fuga, è…. una tregua!

Sento gli occhi impastati… forse dovrei piangere? No, mai… non mi posso permettere questo lusso.

La strada scorre veloce sotto di me. Tra poco sarò arrivato. Sento un peso sul petto e un groppo orribile alla gola… come stamattina. Stamattina…. sembra passata un’eternità ed invece sole poche ore mi separano da quello che è successo. Il mio cuore fuori dal mio corpo. Rabbia fredda e cinica. Sapevo che Scully non si sarebbe ribellata, il mio era un test. Razionale, ragionato.

Scully… l’ho fatto a lei!

Non so come lei abbia resistito alla tentazione di estrarre la pistola e freddarmi.

E’ una santa.

Mi ama… mi ama da morire.

Come vorrei che non fosse vero…

Come vorrei che  imparasse ad odiarmi. Forse ci sto riuscendo ora.

Ma chi ci crede? Tu mi leggi come la tua bibbia, Scully. Tu  lo sai perché ed è per questo che non mi hai fermato. Tu sei più che consapevole di dove voglio arrivare con tutto questo. Voglio allontanarti da me… vorrei regalarti la vita che meriti…

Io sono una spada di Damocle che pende sulla tua testa… sono l’emblema dell’instabilità.

Ora ci sono, domani potrei non esserci.

L’unica cosa di cui sono certo è che ci siamo spinti troppo oltre e quello di cui avevano paura, quello che ci ha sempre fermato ed impedito un coinvolgimento così assoluto, ora sta diventando inesorabile realtà.

Dovremmo fuggire uno lontano dall’altra a gambe levate, dovremmo essere consapevoli di quello che rischiamo. Io lo sono, lei no… o forse solo non vuole esserlo. Lei sia avvicina e sa che sta giocando col fuoco… si brucerà… ma io devo impedirlo. Questo è l’unico modo che conosco!

 

Ho passato 3 giorni in quella squallida cittadina a farmi raccontare favole da persone disperate. Giornate piene e notti orrende. Ero convinto che quel dolore non si sarebbe più ripresentato, almeno non così. Niente sonno, niente cibo… costante misurazione della stanza a passi rapidi e corti. L’avevo provato quando Scully era scomparsa, l’avevo provato quando mi avevano portano via Samantha e mi aveva segnato irrimediabilmente l’esistenza. Impotenza e incapacità di rassegnarmi.

Lasciala andare, mi ripeto… ma le parole scivolano sulla superficie impermeabile del mio cervello e cadono inesorabilmente a terra, insieme alle calde lacrime che non riesco a versare.

Sto tornado a casa… mi riallaccio alla realtà e mi sento completamente perso. La mia psiche è ancora estremamente debole e quello che è accaduto in questi ultimi giorni ne è la dimostrazione palese. La decisione che ho preso, forse la prima razionale in tutta la mia vita, mi trova sempre più convinto invece. Non importa il presente, lo accantono perché è necessario. Solo il futuro ha importanza… ma non di certo il mio. Ora che so, ora che finalmente sono cosciente del fatto di non essere altro che uno stupido burattino, che lo sono sempre stato, NON VOGLIO in alcun modo coinvolgere terzi ignari. Ho già tanti di quei rimorsi che potrei coprire il fabbisogno mondiale, sempre se esistesse un fabbisogno di senso di colpa. 

Sono arrivato, parcheggio e salgo le scale con calma spropositata.

Apro la porta.

Scully.

Sapevo che l’avrei trovata qui.

 

E’ seduta sul bordo del mio divano, schiena proiettata in avanti e gomiti sulle ginocchia… faccia tra le mani.

Quando si volta verso di me e mi mostra il volto devo trattenere con tutto me stesso un gemito di paura e pena: è agghiacciante… non ricordo di averla mai vista così.

Mi avvicino e cerco di apparire il più naturale e strafottente possibile: appoggio il borsone, mi tolgo la giacca e lei mi segue in ogni movimento con occhi mesti ma sorpresi.

Non ho alcuna intenzione di parlare, al massimo posso risponderle se mi porrà qualche domanda. Ed infatti…

“dov’eri?” mi chiede secca.

“io sto bene Scully, e tu?” le rispondo arrogante, con un mezzo sorriso amaro.

Passano minuti prima che lei riesca a formulare una frase adeguata, ma quando lo fa come al solito colpisce nel segno: “Perché, Mulder?… Perché?”.

Il suo tono di rassegnazione mi fa salire il sangue alla testa ma mi sento spiazzato: mi ha fatto proprio la domanda sbagliata. Sbuffo impaziente e sospiro “vai a casa…!”

Lei si alza di scatto e mi si mette di fronte. Blocca i miei occhi con uno sguardo glaciale ma penetrante, ripete “perché mi stai facendo questo? Perché lo stai facendo a te?”.

Lotto per distogliere lo sguardo da lei “Senti…” le rispondo mentre mi accomodo sul divano. Vedendomi dal fuori sembrerei l’immagine del relax, dentro sono teso come una corda di violino, lei guarda e tocca le corde… io vibro.

“… non è la prima volta che lo faccio, non è la prima volta che vado senza avvertirti… e, se devo essere sincero, non sarà neanche l’ultima…”.

Lei  abbassa gli occhi ed io continuo “… dovresti esserci abituata ormai…!”.

“Mulder…” cerca di intervenire ma la devo fermare… so dove vuole arrivare.

“io sono così, Scully, e tu lo hai sempre saputo…” lei mi guarda ancora e devo raccogliere un coraggio incommensurabile per dirle quello che ho intenzione di dire “… abbiamo fatto sesso… ma non siamo diventati amanti…”.

Ho l’impressione che abbia fatto qualche passo indietro, come se le avessi dato una pugnalata dritta nel petto. Sta cercando con tutta se stessa di trattenere ogni reazione, se fosse libera di comportarsi con me come con un qualsiasi altro uomo mi avrebbe già dato uno schiaffo così memorabile ma imprimere a fuoco la forma delle sue dita sulla mia faccia.

La quantità innumerevole di emozioni contrastanti che prova riesce solo a contorcerle il volto… la pena nel vederla diventa incontrollabile “Vattene…” quasi le urlo. Lei sobbalza ancora, ma non si muove… io sto esplodendo dentro.

Passano ancora minuti senza che nella stanza si registri alcun movimento rilevante. Il suo respiro è profondo, io lo sto trattenendo.

“me ne andrò…” dice, la sua voce è un rumore difficilmente udibile… mi tremano le mani.

“… ma solo dopo che mi avrai ascoltata…”.

Non posso negarle questo… anche se so che dovrei farlo. Rimango in silenzio dandole un tacito assenso.  Lei prende fiato ed inizia

“lo so che hai paura…”

“Scully!” la interrompo, lei alza il tono per farmi capire che non mi è concesso intervenire… ho solo la facoltà di ascoltare.

“… e lo so cosa stai cercando di fare… ma non servirà a niente, se non a farti stare peggio…” quasi mi sbraita contro “… anch’io cercavo di allontanare tutti da me in quel momento, quando sono tornata…”

“se lo sai…” intervengo “perché sei qui? Perché non te ne vai?”

“appunto perché lo so… SO che è la cosa più maledettamente stupida che si possa fare!!!”

ti avvicini di un passo e riprendi “anch’io ho paura, Mulder, ed impedisco a me stessa anche solo di pensarci perché è così forte che mi blocca il respiro…” il tono della sua voce va affievolendosi ad ogni parola, deve essere durissimo per lei “… io me ne posso andare da questa casa e dalla tua vita se è quello che vuoi… ma NIENTE può cambiare ciò che provo… niente potrà impedire tutto questo… ”

“è quello che voglio” le sussurro… e sento il cuore risalire dall’esofago e portarsi sotto la mia gola, impedendomi di respirare. Lei mi guarda per l’ultima volta e poi di dirige a piccoli passi verso la porta. Alzo la testa solo un secondo per guardarla. È l’ultima volta…?

È quasi sull’uscio quando le sento dire “… sai perché non ti ho fermato ieri notte?”,  io riesco solo a sussurrare “perché?”

Lei ancora non si volta “… perché per quanto tu cercassi di sembrare impassibile e freddo, in realtà stavi urlando… mi stavi urlando il tuo dolore… mi stavi parlando più di quanto tu non abbia mai fatto… più di quanto non ti conceda. Io avevo bisogno di ascoltarti… volevo solo farti capire che c’ero… come sempre e comunque…”

Le sue parole sono lampi accecanti che mi colpiscono direttamente le pupille, fisso di fronte a me ma non vedo niente.

Lei è riuscita ad andare oltre a quello che credevo di provare, mi ha scavato dentro senza che neppure me ne rendessi conto.

Afferra la maniglia di metallo, ne sento chiaramente il rumore mentre la sta girando.

Il rumore secco della porta che si apre…

Esci, Scully… la mia mente supplica, esci così finalmente potrò piangere!

“spero che tu possa capirmi…” le dico irrazionalmente, subconsciamente sto cercando di fermarla.

“Si, forse posso capirti… ”risponde sussurrando “ma non posso giustificarti… e non sarò neppure in grado di accettarlo perché SO che è un errore… il più grosso che abbiamo mai commesso…”

si ferma, abbassa la testa e fissa la maniglia che ancora stringe nella mano “… ma ti rispetterò… e probabilmente continuerò ad aspettare perché non posso più tornare indietro.”

“Scully…” .

Fa un passo in avanti quando sente la mia voce… apre la porta ancora di più. Non andare… non andare via… sento il mio cuore ripetermi queste parole tra i battiti irregolari.

Scatto in piedi e non è il mio cervello ad ordinare al mio corpo di muoversi.

Lei sobbalza al rumore dei miei passi e trasale quando la prendo dalla vita e spingo la sua schiena verso il mio petto.

La stringo così forte da sentire le ossa del suo bacino attraverso i vestiti. Lei è immobile e trattiene il fiato mentre il mio respiro affannoso le scompiglia i capelli.

“Scully…” ripeto abbattuto.

Lei sembra rilassarsi a quel suono e io allento la presa mentre strofino la mia guancia sulla sua testa. Avevo un bisogno disperato di questo contatto e solo adesso me ne rendo pienamente conto.

“tu hai bisogno di me…” dice leggendomi dentro.

La volto piano verso di me cercando di battere la sua sommessa resistenza.

Non ho parole da dirle, ne ho già dette troppe e tutte irrimediabilmente sbagliate. Mi limito a fissare i miei occhi nei suoi perché le sia più facile guardarmi l’anima, e scoprire quello che adesso posso solo percepire nella mia gola secca, nei miei occhi in fiamme e nelle mie mai che tremano appoggiate in basso sulla sua schiena.

Deve essere troppo quello che vede perché si stacca e appoggia la testa sul mio petto, le sue braccia sono rigide lungo i suoi fianchi.

Il suo respiro caldo supera la barriera di cotone della maglietta che indosso, la stringo più forte e appoggia il suo torace contro al mio. Rimango fermo ad ascoltare… ad ascoltarci e cercando di fare chiarezza in me, ma è definitivamente impossibile.

Lei sembra comprendere questa mia difficoltà e sussurra piano “… non ti lascerò… ma non chiedermelo più… non farlo mai più”

Scuoto la testa e solo adesso sento quello che deve aver provato.

“… perdonami” sono in grado di dirle.

Lei alza la testa e i suoi occhi mi passano attraverso come se fossi uno spettro di me stesso. Non guarda la mia faccia, mi sta vedendo tutto, dentro e fuori in un solo sguardo. Solo lei ha questa capacità.

Mi ha perdonato e me lo dimostra appoggiando le sue labbra sulle mie, io non reagisco. Non riesco, ho paura… ho paura di farle del male. Stacco le mie labbra da lei e sprofondo la mia faccia nella sua spalla… sarà una lunga notte, una notte di chiarimenti, conferme, scoperte e nuovi inizi… lei lo sa, porta una mano sulla mia testa e accarezza piano. Io finalmente mi abbandono e piango… mentre lei chiude la porta.

 

FINE

 

Madonna mia, che difficoltà orrenda è stata scrivere questa fanfic….

A, dimenticavo… nessuna menzione al BIMBOX, sinceramente c’era tanta di quella carne al fuoco che inserirlo era da suicidio collettivo….

Per chi avesse letto tutte la mie fanfics…voglio che si tenga presente che sono una ragazza allegra e piena di vita (anche se tutte le prove mi sono contro!!!) e l’Angst che dimostro è solo perché quello STR… di CC ha messo in evidente difficoltà la mia fantasia poetica!!!

Io odio tutto questo… 3 giorni alla Premier in America… io odio tutto questo!!!!!

A presto……

Spooky-Annettina la veggente (non abbiate paura!!!)