RESOLUTION
Autrice: Annettina
Spoiler: Tutto ciò che c’è e che ci sarà dopo Requiem (e
che questi STR di americani vedranno prima di noi!!! – sfogo-)
Categoria: Vignetta AGST (per essere originali!!!) e forse… dipende
dalla sensibilità di chi legge… PG13! (mi è scappata qualche parolina… ma nulla
di scandalizzante) – Mulder PDV
Mulder, Scully, Doggett non
mi appartengono. Li uso senza autorizzazione ma non intendo infrangere nessuna
legge sul copyright… mi limito a struggermi sulle loro vicende senza
guadagnarci una lira… spero almeno che vi piaccia!
Sommario: Mulder torna, non si sa come e non si sa perché.
L’unica cosa chiara è che è scosso ed impaurito… ma reagisce alla sua maniera…
complicata!!! (non sarebbe Mulder altrimenti!). Non spaventativi del cinismo
iniziale….
Commenti: qui anna_x@libero.it
Dedica: a tutti quelli che leggono le mie fanfic in
anteprima…e che ormai saranno piene come
uova di ascoltare tutti i miei sfoghi disperati… vi prometto qualcosa di
divertente molto presto!!! Questa in particolare è per STEFY.
Note dell’autrice: in fondo.
Non posso più stare qui. Mi
alzo lentamente. Lei mi da le spalle… dal respiro regolare potrei dire che sta
dormendo ma non ne sarei così sicuro…
Mi avvio in cucina, il sole
è sorto da un pezzo ed entra violento tra le tapparelle inondando la stanza,
impedendomi di vedere. Ho sete… sono
stanco… sono nervoso… forse arrabbiato, ma… con chi? Mi prendo tutto il tempo
necessario, non ho fretta. Quando ritorno in camera da letto lei è ancora tra
le lenzuola ma è seduta con la schiena appoggiata alla spalliera… sta meditando
di alzarsi. Perché non lo fa? Poso il mio sguardo sul suo viso assonnato… o mio
Dio: il suo labbro inferiore è gonfio, enorme, blu e c’è qualche macchia di
sangue sul suo mento. Mi volto verso la finestra, ritto e impalato… non voglio
guardarla. Non so come mi sento, non so perché l’ho fatto e, francamente, non
mi deve interessare. La sento muoversi piano, mi giro solo il tempo per vedere
che ha portato la mano sulla bocca per il dolore… l’espressione è tutt’altro
che serena. Si alza dal letto e cerca i vestiti… potrà rimetterli? Non ricordo
in quali condizioni sono finiti sul pavimento stanotte.
Sospira… un sospiro
affranto… un sospiro che non voglio sentire.
“perché non mi ha fermato?”
chiedo senza guardarla. Il tono della mia voce è troppo duro per essere
mattino. Solo il suono di una voce, in questo caso la mia, fa risalire alla
mente i ricordi recenti della notte appena trascorsa. L’ho presa e ho
letteralmente fatto ciò che ho voluto con quel corpo. Non ho pensato… era come
se non fosse lei quella che avevo di fronte. Bene… così!
“non lo so” risponde con
flebile voce. Bugiarda…
Mi volto “ah… non lo sai!”
dico con tono ironico e amaro “sei proprio sicura di non saperlo, Scully?”
Lei è sorpresa e arrabbiata
nello stesso momento, brutto sentimento! “NON LO SO!” ripete praticamente
urlando.
“pensaci bene… magari ti
viene in mente?” la sto esasperando ma non posso perdere questa occasione “…
forse perché non ti è consentito contraddirmi ora? Forse perché avevi paura di
ferire il mio debole orgoglio? O forse solo perché non volevi perderti una
bella scopata col povero Fox prima che se lo riprendano?!?”.
Tu hai la bocca spalancata.
Bene… hai recepito il messaggio, ora incazzati.
“… io non ho idea di che
cazzo ti passa per la testa… ”
Reagisce meglio di quanto
sperassi. Ma adesso abbassa lo sguardo e respira profondamente… ormai è mezza
vestita. Non deludermi adesso, Scully.
“…sai Mulder, forse non
sono diversa da quei 2 miliardi e mezzo di donne che abitano il pianeta, forse
non solo l’angelo vendicatore che tu pensi che io sia e, se avessi voluto farmi
una bella scopata non averi aspettato che tu mi prendessi in quel modo…
non avrei permesso che nessuno lo facesse… ”
“io l’ho fatto!” ti dico
strafottente.
“Già” mi rispondi schifata
“…forse sono fatta di carne anch’io…”.
Tu raccogli la giacca da
terra, mi giro e penso che mi sei proprio piaciuta…
Sento il suono dei suoi
tacchi secco sul pavimento, la porta si apre e esce. Non tornare indietro, non
lo fare mai più.
Mi siedo sul bordo del
letto, ascolto… vorrei che tu facessi marcia indietro. No, forse è solo quello che mi aspetto e basta…
Ho la testa tra le mani…
non torni indietro?
Messaggio ricevuto…
definitivamente!
Vago nei corridoi del
Hoover Building da più di venti minuti. Mi sto letteralmente inventando le cose
da fare per non entrare in quell’ufficio. Stringo tra le mani il mio terzo
caffè, ho già letto il giornale e non c’è nessuno con cui scambiare 4
chiacchiere… non che lo faccia spesso. Prima o poi dovrò farlo – cerco di
convincermi e varco la porta dell’ufficio.
E’ vuoto. E’ vuoto, grazie
a Dio. Ma dove cxxxo è?
Mi siedo e aspetto.
La porta si muove ed io mi
alzo di scatto e poi mi sforzo ad abbassare la testa sui fogli sulla mia
scrivania.
E’ Doggett. Dovrei essere
contento.
“Mulder, hai letto il
rapporto?”
“Si” rispondo freddo.
“… ti sei fatto qualche
idea?”
“No, avrei dovuto?” gli
dico secco.
“lo so che il caso non è
tuo, ufficialmente. Ma visto che non c’è altro da fare qui, pensavo che non ti
sarebbe stato di peso dare una mano alla sezione scomparsi” è sulla difensiva,
mi piace.
“Vedrò di pensarci su, ok?”
“L’Agente Scully sta già
eseguendo l’autopsia del corpo ritrovato, mi ha detto che entro 2 ore saprà
dirci se si tratta di Roger Meal ”
Quando? Quando diavolo ha
parlato con te? Ha lasciato il mio appartamento due ore fa, sarà tornata a casa
a lavarsi e cambiarsi… quando ha trovato il tempo di parlare con te?
“Mulder, stai bene?”
“certo” non permetterti più
di farmi una domanda del genere.
“sembri stanco”
non rispondo, abbasso la
testa per fargli capire che sarebbe l’ultima persona con cui parlerei se ci fosse
qualcosa di storto e lui sembra capire… che bravo!
“fammi sapere appena ti
viene in mente qualcosa…” dice secco prima di lasciare l’ufficio.
Sono fermo a rimirare lo
schermo di questo maledetto computer da due ore, forse di più. Mi hanno inviato
i nuovi dettagli del caso che non mi appartiene ma che Scully sembra aver preso
molto a cuore dato che è chiusa in quell’obitorio come un indiano in una kiva.
Sento il suono dei tacchi
rimbombare nel corridoio vuoto.
Apre la porta ed entra
rapida per poi bloccarsi quando mi vede. CuCù… guarda chi c’è qui… mi verrebbe
voglia di dirle. Sembra stanca… anzi lo è. Il labbro viola, due borse nere che
ha disperatamente cercato di coprire con del correttore le circondano due occhi
piccoli e rossi. Ha pianto. Ha pianto per me.
Lei stacca lo sguardo da
me, si avvicina e quasi mi lancia la cartella gialla che aveva in mano.
“che è?” chiedo, lo so
benissimo cos’è ma voglio spezzare il silenzio, voglio sentirla parlare.
Lei riflette e poi dice
“non era Meal, questo è morto di freddo”. Telegrafica.
Si prospetta una lunga
giornata, accidenti a me!
Bella gonna, bella giacca,
bei capelli… si è tirata per me! E per chi altro?
La porta si apre.
Doggett. Ancora?
“Scully, sei qui?” lei fa
un cenno ma non risponde. Tira brutta aria.
“Hai finito l’aut” non
finisce e si blocca. Ha notato il labbro, adesso che diavolo ti inventi Scully?
“Scully?” chiede
avvicinandosi e alzandole una mano sulla faccia.
“questo?” si volta
imbarazzata alla disperata ricerca di una scusa plausibile. Aventi… diglielo. ‘sai,
Doggett, Mulder ieri notte ha deciso di violentarmi e nella colluttazione mi ha
quasi strappato un labbro a morsi’
“niente… un insetto…
penso.”, le sono bastate 4 parole per chiudere la questione, sono meravigliato.
“il rapport” non lo lascia
finire e gli indica il file davanti a me.
Lui si avvicina, lo prende
e lo sfoglia mentre lei lo guarda.
“assideramento, è un
barbone di Newport, il suo nome era Terens Jefferson… niente a che vedere col
caso Meal” con lui è stata meno telegrafica!
“Escludendo il fatto che
sia scappato, tu che dici, Scully?”
Lei si siede sul bordo
della scrivania, i suoi occhi sono agganciati a quelli di Doggett, io osservo
cercando di mantenermi il più distaccato possibile.
“… considerando che il
terzo in tre settimane a sparire nel nulla e che gli unici elementi che
collegano i casi sono che i rapiti sono tutti maschi, dai trenta ai
trentacinque anni, che avevano una vita pressoché normale se non un discreto
successo negli affari…”
“… gelosia professionale di
un collega deviato?”
“… magari hanno solo fatto
il passo più lungo della gamba e hanno pestato i piedi a qualcuno? Io cmq
indagherei in quella direzione…” gli fa un mezzo sorriso “… anche perché non ce
ne sono molte altre, Doggett!”
“Già, vuoi che porti io il
rapporto a Kersh?” come siamo servizievoli oggi…
“lo faresti? Non mi va di…”
“certo… tu hai mangiato?”
questo è troppo, mio Dio Doggett nessuno ti ha insegnato come si conquistano le
donne.
“no”
“andiamo a magiare allora… i
risultati dell’autopsia non sono determinanti per il caso… che, oltretutto non
è nostro” nostro? “… Kersh può aspettare..”
“non so se..” sospira, vai
Scully… mi aspetto da te un NO tipico “ok… andiamo.” EH? Dove diavolo hai
intenzione di andare?
Adesso voglio vedere come
se la sbrogliano con me. Doggett di volta, Scully intanto fissa le sue
scarpe, dice “Mulder?”
“no” rispondo duro, forse
anche scortese.
Escono dall’ufficio e lei
non mi guarda neppure per un attimo. E’ incazzata nera.
Missione compiuta.
Il dolore di stomaco
incomincia ad intensificarsi. Sono fuori da un’ora. Avanti.. gioisci adesso:
non era quello che volevi? O, almeno, non era quello che ti saresti dovuto
aspettare dopo stamattina e… stanotte.
Impedisci a te stesso di
pensarci. Impedisciti di biasimarti e di valutare la portata del tuo gesto. Ma
chi voglio prendere in giro? La verità è che mi faccio schifo… come mai in
tutta la mia vita. Smettila! Ormai è fatta e se è successo ci dovrà pur essere
un motivo… c’è, lo so… ma allora perché mi sento come un cane. Nessuno mi aveva
assicurato che sarebbe stato facile… anzi, sapevo benissimo che sarebbe stata
la cosa più maledettamente difficile che avessi mai fatto. Difficile ma
necessaria. Dovrei essere fiero di me invece.
Mio Dio, non posso stare
così. Devo andare a casa… per fare cosa? Starò meglio?
Corrono le mie dita nello
schedario.
Caso aperto 01051981. Donne
rapite a Portlaramie.
Ecco.
Sono in macchina, la mia
macchina. Ho preso parecchi giorni di ferie mostrando la mia facciata migliore
a quel sentimentale di Skinner che, per il senso di colpa che ancora prova a
causa della mia scomparsa, mi porterebbe anche la luna se gliela chiedessi.
Viaggio ben oltre il limite
massimo. Sono un federale o no? Destinazione reale: Portlaramie.
Destinazione effettiva:
lontano da lei… il più possibile.
Cosa sto facendo? Cosa
sto facendo? Cosa sto facendo? Cosa sto facendo? Cosa sto facendo?
Ma che cxxxo me ne frega?
Non ho nulla da perdere.
Cxxxate… solo cxxxate… sto
perdendo tutto invece. Tutto.
Questa non me la perdona di
sicuro… ma che diavolo le sto facendo? Come se già non ne avesse passate
abbastanza, aggiungiamo danno a danno. Soffrirà di meno poi. Forse… o mio Dio
lo spero!!!
Il cellulare è spento e a
casa non ho inserito la segreteria.
Mi odierà dopo questo… o
morirà di paura.
Ho bisogno di tempo per
riflettere. Su che cosa? Non c’è niente su cui riflettere… ormai ciò che è
fatto è fatto, sono in un punto di non ritorno. Adesso vado ad investigare su
questo caso fantasma e mi occupo il cervello, poi, casomai, rifletto.
Sto affrontando la
situazione da vero uomo… scappando. A dir la verità non è una vera e propria
fuga, è…. una tregua!
Sento gli occhi impastati…
forse dovrei piangere? No, mai… non mi posso permettere questo lusso.
La strada scorre veloce
sotto di me. Tra poco sarò arrivato. Sento un peso sul petto e un groppo
orribile alla gola… come stamattina. Stamattina…. sembra passata un’eternità ed
invece sole poche ore mi separano da quello che è successo. Il mio cuore fuori
dal mio corpo. Rabbia fredda e cinica. Sapevo che Scully non si sarebbe
ribellata, il mio era un test. Razionale, ragionato.
Scully… l’ho fatto a lei!
Non so come lei abbia
resistito alla tentazione di estrarre la pistola e freddarmi.
E’ una santa.
Mi ama… mi ama da morire.
Come vorrei che non fosse
vero…
Come vorrei che imparasse ad odiarmi. Forse ci sto riuscendo
ora.
Ma chi ci crede? Tu mi
leggi come la tua bibbia, Scully. Tu lo
sai perché ed è per questo che non mi hai fermato. Tu sei più che consapevole
di dove voglio arrivare con tutto questo. Voglio allontanarti da me… vorrei
regalarti la vita che meriti…
Io sono una spada di
Damocle che pende sulla tua testa… sono l’emblema dell’instabilità.
Ora ci sono, domani potrei
non esserci.
L’unica cosa di cui sono
certo è che ci siamo spinti troppo oltre e quello di cui avevano paura, quello
che ci ha sempre fermato ed impedito un coinvolgimento così assoluto, ora sta
diventando inesorabile realtà.
Dovremmo fuggire uno
lontano dall’altra a gambe levate, dovremmo essere consapevoli di quello che
rischiamo. Io lo sono, lei no… o forse solo non vuole esserlo. Lei sia avvicina
e sa che sta giocando col fuoco… si brucerà… ma io devo impedirlo. Questo è
l’unico modo che conosco!
Ho passato 3 giorni in quella
squallida cittadina a farmi raccontare favole da persone disperate. Giornate
piene e notti orrende. Ero convinto che quel dolore non si sarebbe più
ripresentato, almeno non così. Niente sonno, niente cibo… costante misurazione
della stanza a passi rapidi e corti. L’avevo provato quando Scully era
scomparsa, l’avevo provato quando mi avevano portano via Samantha e mi aveva
segnato irrimediabilmente l’esistenza. Impotenza e incapacità di rassegnarmi.
Lasciala andare, mi ripeto…
ma le parole scivolano sulla superficie impermeabile del mio cervello e cadono
inesorabilmente a terra, insieme alle calde lacrime che non riesco a versare.
Sto tornado a casa… mi
riallaccio alla realtà e mi sento completamente perso. La mia psiche è ancora
estremamente debole e quello che è accaduto in questi ultimi giorni ne è la
dimostrazione palese. La decisione che ho preso, forse la prima razionale in
tutta la mia vita, mi trova sempre più convinto invece. Non importa il
presente, lo accantono perché è necessario. Solo il futuro ha importanza… ma
non di certo il mio. Ora che so, ora che finalmente sono cosciente del fatto di
non essere altro che uno stupido burattino, che lo sono sempre stato, NON
VOGLIO in alcun modo coinvolgere terzi ignari. Ho già tanti di quei rimorsi che
potrei coprire il fabbisogno mondiale, sempre se esistesse un fabbisogno di
senso di colpa.
Sono arrivato, parcheggio e
salgo le scale con calma spropositata.
Apro la porta.
Scully.
Sapevo che l’avrei trovata
qui.
E’ seduta sul bordo del mio
divano, schiena proiettata in avanti e gomiti sulle ginocchia… faccia tra le
mani.
Quando si volta verso di me
e mi mostra il volto devo trattenere con tutto me stesso un gemito di paura e
pena: è agghiacciante… non ricordo di averla mai vista così.
Mi avvicino e cerco di
apparire il più naturale e strafottente possibile: appoggio il borsone, mi
tolgo la giacca e lei mi segue in ogni movimento con occhi mesti ma sorpresi.
Non ho alcuna intenzione di
parlare, al massimo posso risponderle se mi porrà qualche domanda. Ed infatti…
“dov’eri?” mi chiede secca.
“io sto bene Scully, e tu?”
le rispondo arrogante, con un mezzo sorriso amaro.
Passano minuti prima che
lei riesca a formulare una frase adeguata, ma quando lo fa come al solito
colpisce nel segno: “Perché, Mulder?… Perché?”.
Il suo tono di
rassegnazione mi fa salire il sangue alla testa ma mi sento spiazzato: mi ha
fatto proprio la domanda sbagliata. Sbuffo impaziente e sospiro “vai a casa…!”
Lei si alza di scatto e mi
si mette di fronte. Blocca i miei occhi con uno sguardo glaciale ma penetrante,
ripete “perché mi stai facendo questo? Perché lo stai facendo a te?”.
Lotto per distogliere lo
sguardo da lei “Senti…” le rispondo mentre mi accomodo sul divano. Vedendomi dal
fuori sembrerei l’immagine del relax, dentro sono teso come una corda di
violino, lei guarda e tocca le corde… io vibro.
“… non è la prima volta che
lo faccio, non è la prima volta che vado senza avvertirti… e, se devo essere
sincero, non sarà neanche l’ultima…”.
Lei abbassa gli occhi ed io continuo “… dovresti
esserci abituata ormai…!”.
“Mulder…” cerca di
intervenire ma la devo fermare… so dove vuole arrivare.
“io sono così, Scully, e tu
lo hai sempre saputo…” lei mi guarda ancora e devo raccogliere un coraggio
incommensurabile per dirle quello che ho intenzione di dire “… abbiamo fatto
sesso… ma non siamo diventati amanti…”.
Ho l’impressione che abbia
fatto qualche passo indietro, come se le avessi dato una pugnalata dritta nel
petto. Sta cercando con tutta se stessa di trattenere ogni reazione, se fosse
libera di comportarsi con me come con un qualsiasi altro uomo mi avrebbe già
dato uno schiaffo così memorabile ma imprimere a fuoco la forma delle sue dita
sulla mia faccia.
La quantità innumerevole di
emozioni contrastanti che prova riesce solo a contorcerle il volto… la pena nel
vederla diventa incontrollabile “Vattene…” quasi le urlo. Lei sobbalza ancora,
ma non si muove… io sto esplodendo dentro.
Passano ancora minuti senza
che nella stanza si registri alcun movimento rilevante. Il suo respiro è
profondo, io lo sto trattenendo.
“me ne andrò…” dice, la sua
voce è un rumore difficilmente udibile… mi tremano le mani.
“… ma solo dopo che mi
avrai ascoltata…”.
Non posso negarle questo…
anche se so che dovrei farlo. Rimango in silenzio dandole un tacito
assenso. Lei prende fiato ed inizia
“lo so che hai paura…”
“Scully!” la interrompo,
lei alza il tono per farmi capire che non mi è concesso intervenire… ho solo la
facoltà di ascoltare.
“… e lo so cosa stai
cercando di fare… ma non servirà a niente, se non a farti stare peggio…” quasi
mi sbraita contro “… anch’io cercavo di allontanare tutti da me in quel
momento, quando sono tornata…”
“se lo sai…” intervengo
“perché sei qui? Perché non te ne vai?”
“appunto perché lo so… SO
che è la cosa più maledettamente stupida che si possa fare!!!”
ti avvicini di un passo e
riprendi “anch’io ho paura, Mulder, ed impedisco a me stessa anche solo di
pensarci perché è così forte che mi blocca il respiro…” il tono della sua voce
va affievolendosi ad ogni parola, deve essere durissimo per lei “… io me ne
posso andare da questa casa e dalla tua vita se è quello che vuoi… ma NIENTE
può cambiare ciò che provo… niente potrà impedire tutto questo… ”
“è quello che voglio” le
sussurro… e sento il cuore risalire dall’esofago e portarsi sotto la mia gola,
impedendomi di respirare. Lei mi guarda per l’ultima volta e poi di dirige a
piccoli passi verso la porta. Alzo la testa solo un secondo per guardarla. È
l’ultima volta…?
È quasi sull’uscio quando
le sento dire “… sai perché non ti ho fermato ieri notte?”, io riesco solo a sussurrare “perché?”
Lei ancora non si volta “…
perché per quanto tu cercassi di sembrare impassibile e freddo, in realtà stavi
urlando… mi stavi urlando il tuo dolore… mi stavi parlando più di quanto tu non
abbia mai fatto… più di quanto non ti conceda. Io avevo bisogno di ascoltarti…
volevo solo farti capire che c’ero… come sempre e comunque…”
Le sue parole sono lampi
accecanti che mi colpiscono direttamente le pupille, fisso di fronte a me ma
non vedo niente.
Lei è riuscita ad andare
oltre a quello che credevo di provare, mi ha scavato dentro senza che neppure
me ne rendessi conto.
Afferra la maniglia di
metallo, ne sento chiaramente il rumore mentre la sta girando.
Il rumore secco della porta
che si apre…
Esci, Scully… la mia mente
supplica, esci così finalmente potrò piangere!
“spero che tu possa
capirmi…” le dico irrazionalmente, subconsciamente sto cercando di fermarla.
“Si, forse posso capirti…
”risponde sussurrando “ma non posso giustificarti… e non sarò neppure in grado
di accettarlo perché SO che è un errore… il più grosso che abbiamo mai
commesso…”
si ferma, abbassa la testa
e fissa la maniglia che ancora stringe nella mano “… ma ti rispetterò… e
probabilmente continuerò ad aspettare perché non posso più tornare indietro.”
“Scully…” .
Fa un passo in avanti
quando sente la mia voce… apre la porta ancora di più. Non andare… non andare
via… sento il mio cuore ripetermi queste parole tra i battiti irregolari.
Scatto in piedi e non è il
mio cervello ad ordinare al mio corpo di muoversi.
Lei sobbalza al rumore dei
miei passi e trasale quando la prendo dalla vita e spingo la sua schiena verso
il mio petto.
La stringo così forte da
sentire le ossa del suo bacino attraverso i vestiti. Lei è immobile e trattiene
il fiato mentre il mio respiro affannoso le scompiglia i capelli.
“Scully…” ripeto abbattuto.
Lei sembra rilassarsi a
quel suono e io allento la presa mentre strofino la mia guancia sulla sua
testa. Avevo un bisogno disperato di questo contatto e solo adesso me ne rendo
pienamente conto.
“tu hai bisogno di me…”
dice leggendomi dentro.
La volto piano verso di me
cercando di battere la sua sommessa resistenza.
Non ho parole da dirle, ne
ho già dette troppe e tutte irrimediabilmente sbagliate. Mi limito a fissare i
miei occhi nei suoi perché le sia più facile guardarmi l’anima, e scoprire
quello che adesso posso solo percepire nella mia gola secca, nei miei occhi in
fiamme e nelle mie mai che tremano appoggiate in basso sulla sua schiena.
Deve essere troppo quello
che vede perché si stacca e appoggia la testa sul mio petto, le sue braccia
sono rigide lungo i suoi fianchi.
Il suo respiro caldo supera
la barriera di cotone della maglietta che indosso, la stringo più forte e
appoggia il suo torace contro al mio. Rimango fermo ad ascoltare… ad ascoltarci
e cercando di fare chiarezza in me, ma è definitivamente impossibile.
Lei sembra comprendere
questa mia difficoltà e sussurra piano “… non ti lascerò… ma non chiedermelo
più… non farlo mai più”
Scuoto la testa e solo
adesso sento quello che deve aver provato.
“… perdonami” sono in grado
di dirle.
Lei alza la testa e i suoi
occhi mi passano attraverso come se fossi uno spettro di me stesso. Non guarda
la mia faccia, mi sta vedendo tutto, dentro e fuori in un solo sguardo. Solo
lei ha questa capacità.
Mi ha perdonato e me lo
dimostra appoggiando le sue labbra sulle mie, io non reagisco. Non riesco, ho
paura… ho paura di farle del male. Stacco le mie labbra da lei e sprofondo la
mia faccia nella sua spalla… sarà una lunga notte, una notte di chiarimenti,
conferme, scoperte e nuovi inizi… lei lo sa, porta una mano sulla mia testa e
accarezza piano. Io finalmente mi abbandono e piango… mentre lei chiude la
porta.
FINE
Madonna mia, che difficoltà
orrenda è stata scrivere questa fanfic….
A, dimenticavo… nessuna
menzione al BIMBOX, sinceramente c’era tanta di quella carne al fuoco che
inserirlo era da suicidio collettivo….
Per chi avesse letto tutte
la mie fanfics…voglio che si tenga presente che sono una ragazza allegra e
piena di vita (anche se tutte le prove mi sono contro!!!) e l’Angst che
dimostro è solo perché quello STR… di CC ha messo in evidente difficoltà la mia
fantasia poetica!!!
Io odio tutto questo… 3
giorni alla Premier in America… io odio tutto questo!!!!!
A presto……
Spooky-Annettina la
veggente (non abbiate paura!!!)