Astral (1/2)
autore: Annettina
importante: la storia si colloca dopo il ritrovamento di Mulder, dopo la
nascita del BIMBOX e dopo il suo tragico rapimento. C'è anche Doggett ma la sua
presenza non è di fondamentale importanza.
La notte era particolarmente buia e non gli fu difficile addormentarsi. Il
suo sonno era profondo probabilmente a causa della stanchezza che aveva
accumulato nell’intera, durissima, giornata di lavoro.
…
Sentì una mano, una mano calda, che seguiva la linea del suo fianco nudo
fino ad appostarsi, aperta, sui muscoli in tensione del suo torso.
Sto sognando - pensò, ma si sentiva estremamente sveglio. Stranamente
quella mano non lo intimoriva. Sentiva la leggera pressione del palmo aperto e
vi concentrò tutta la sua attenzione fin quando non la sentì muovere ancora,
pressante. Risaliva il suo petto. Sentì le dita che accarezzavano le sue
clavicole, ed aprì gli occhi…
Una figura scura gli era di fronte, addosso. Una figura sconosciuta. Sentì
un’improvvisa vampata di terrore e cercò disperatamente di urlare ma era muto,
e totalmente incapace di muoversi.
La delicatezza degli attimi precedenti era scomparsa lasciando il posto ad
una frenesia nervosa… le dita avvolsero rapidamente il suo collo ed
incominciarono a stringere.
Alzati!- pensò, ma ogni movimento non gli era concesso. Era pietrificato da
quel tocco e non gli ci volle molto ad accasciarsi, senza fiato, esanime.
FBI
L’agente Dana Scully era seduta
dietro la sua scrivania ed aspettava. La telefonata del suo collega che la
invitava a raggiungerlo il più presto possibile nell’ufficio del seminterrato,
l’aveva allarmata. Ma ora lui non c’era e lei aspettava. Tipico - pensò.
La porta si aprì di colpo facendola sussultare sulla sedia.
“… Scully, sei già qui!!!”
“… da circa 20 minuti, Mulder”, al suo tono esageratamente seccato il suo
collega rispose con un intenso sguardo di scuse.
“Avanti, cosa hai di tanto importante da comunicarmi che non poteva
aspettare fino al termine della conferenza ? ”, le parole erano dure ma il tono
decisamente più morbido.
Era così, da tempo! La loro proverbiale dialettica aveva lasciato il posto
a frasi smorzate, a cenni quasi impercettibili, a pause ricche di parole non
dette. I loro sguardi si incrociavano solo per pochi secondi prima di seguire
due direzioni opposte… ‘perché?’ Si chiedeva Scully ‘perché non riusciamo più a
parlare?’. La risposta era fin troppo chiara e dolorosa nella sua testa e
cercava con tutta se stessa di non pensarci, di non pensare… ma era
inevitabile, e lei lo sapeva, il loro allontanamento era indispensabile anche
se straziante. La gioia intensa di concepire un figlio insieme si era presto
sostituita alla pena insopportabile di vederselo strappare dalle mani. K. l’aveva
con se, lei ne era certa. Non sapeva perché ma era profondamente convinta che
quel verme lo avesse preso. Il bambino, il LORO bambino, era la base di
partenza per la Nuova Cospirazione, l’unico che sarebbe in grado di
sopravvivere all’imminente catastrofe virale, un’arma di lotta contro gli
alieni… una cavia. Sarebbe di certo impazzita dal dolore, forse era solo
questione di tempo! L’unica cosa che riusciva a farla alzare dal letto la
mattina era la consapevolezza che era la stessa importanza di quel povero,
piccolo essere a proteggerlo, a mantenerlo in vita. Forse K aveva mezzi più
idonei per difenderlo, forse era giusto che le cose fossero andate così… queste
sue considerazioni razionali non erano sorrette dalla voce del suo cuore che
urlava silenziosamente per l’opprimente spasimo. Anche Mulder soffriva,
profondamente, e paradossalmente tutto ciò non li univa ma li allontanava… i
loro pensieri, le loro energie, erano tutte concentrate sulla ricerca di quel
bambino e l’abbandonarsi a terrene passioni non avrebbe fatto altro che farli
sentire colpevoli… colpevoli di non fare abbastanza per loro figlio.
“Il nostro amico Doggett mi ha sottoposto un caso che sta facendo impazzire
i cari e vecchi ragazzi della omicidi…” la voce piatta del collega la staccò
bruscamente dalle sue tristi considerazioni. “quale caso?” fu allora che notò un contenitore di
diapositive sotto il braccio di Mulder, lui seguì il suo sguardo, si ricordò
delle diapositive e le mise quasi frettolosamente nel proiettore. Spense le
luci e si schiarì la voce: “Si tratta di tre morti, a Minneapolis, Minnesota...”
premette il pulsante sul telecomando e sul telo bianco apparve la foto di una
donna, sulla trentina, bionda con occhi scuri e viso rotondo. Scully si
concentrò sullo schermo e Mulder continuò “…Terry McField, 32 anni, 15 giorni
fa è stata trovata cadavere nel suo letto al 16° piano di un palazzo in centro
città…” le immagini ora scorrevano sulla parete bianca, un corpo esamine e
difficilmente riconoscibile era stato fotografato nelle più svariate posizioni,
Scully sentì una improvvisa colata di vomito salirle dall’esofago, mise una
mano davanti alla bocca e riuscì a ricomporsi, fortunatamente Mulder non la
stava guardano.
“…l’autopsia effettuata ha rilevato contusioni tali da portare a credere
che sia deceduta in seguito ad un pestaggio di una gang del Bronx, ma… niente
impronte, niente capelli o sangue che non sia quello della vittima, porte e
finestre chiuse dall’interno… ”, si voltò verso la collega, ma lei non incrociò
il suo sguardo. Occhi di medico osservavano severamente le immagini proiettate.
Si voltò ancora e schiacciò il pulsante “…Susan Canningam, 34 anni, 11 giorni
fa dormiva pacificamente con suo marito Albert, il quale, cercando di
svegliarla la mattina, ha notato che aveva il cranio completamente sfondato”
“Lasciami indovinare, anche qui non ci sono prove di alcun genere…”
“Esatto” premette ancora il pulsante e sulla parete apparve la foto di un
uomo, piuttosto attraente, e subito dopo lo stesso uomo, bianco, con occhi
spalancati e bocca aperta… -sai essere sadico a volte!- pensò Scully notando la
cura con cui il collega aveva messo in ordine il set di diapositive.
“tre giorni fa è stato ritrovato un uomo di 35 anni, che risponde al nome
di David Deep… o meglio rispondeva!”… era un’utopia sperare in un accenno di
sorriso da parte di Scully perciò continuò “…era a Minneapolis per affari da
alcune settimane e aveva incaricato il padrone del motel in cui soggiornava di
svegliarlo, ogni mattina alla stessa ora… ”
“strangolato, Mulder?”
“Già, aveva evidenti contusioni sul collo che il medico legale ha
riconosciuto come segni di strangolamento ma…”
“… niente impronte e niente indizi?”
“la squadra omicidi ha passato al setaccio l’intera esistenza di questi tre
individui e l’unica cosa che ne è emersa è che tutti e tre frequentavano una
sorta di circolo New Age, medicina alternativa, massaggi eccetera, alle porte
della città”
“Qualche teoria?”
“Sinceramente avrei bisogno di maggiori informazioni per potermi esprimere
al riguardo.”
“Maggiori informazioni!?!”
“Non sappiamo niente più di quello che ti ho detto e che troverai scritto
sul rapporto della omicidi..” spense il proiettore “…rapporto che leggerai
mentre io vado da Kersh a farmi confermare l’autorizzazione, e prenoto due biglietti per Minneapolis!”
Lei si allungò per prendere dalle sue mani la cartelletta gialla che lui le
stava porgendo. Fu in quel momento, quando le sue dita toccarono lo spesso
cartone che sentì una particolare sensazione… una percezione? Pensò. Non sapeva
spiegarsi perché ma sapeva che quel caso, all’apparenza “comune” per il lavoro
che da anni svolgevano, l’avrebbe portata dove non voleva… l’avrebbe sconvolta!
Mulder la guardò prendere il file e vide la sua espressione cambiare “Cosa
c’è?” chiese. Lei sembrò tornare alle realtà e rispose fredda “niente… vai!”
Mulder uscì riluttante e Scully passò un dito sull’etichetta bianca che
evidenziava il numero del file - Perché?- pensò prima di incominciare a
leggere.
Minneapolis, Minnesota
Residenza di Mary Hollman
Ore 11.30 a.m.
I due agenti bussarono più volte alla porta prima che qualcuno si degnasse
di aprire. Finalmente l’uscio si mosse e ne comparve una donna bruna, piuttosto
bassa, sulla trentina.
“Chi è?”
“Signora Hollman?”
“Si, sono io”
Il suo sorriso stentato non riusciva a mascherare un volto che
evidentemente aveva pianto.
“Siamo gli agenti Scully e Mulder dell’FBI…”
“FBI?!?”
“Appunto” continuò Scully lanciando un rapido sguardo al collega che stava
alle sue spalle “.. stiamo investigando su un caso che coinvolge una persone
che le era molto vicina…”
“Susan…” disse la donna sospirando
“… Siamo spiacenti, ma dovremmo porgerle alcune domande”
Scully si sentiva stranamente imbarazzata, come se stesse per invadere
impropriamente lo spazio personale di chi certo stava soffrendo.
Entrarono nell’abitazione e a nessuno dei due sfuggì il particolare
arredamento: il legno era predominante, dal pavimento al soffitto, non c’era l’ombra
di apparecchiature di tipo elettronico; tv, radio, telefono, sembravano banditi
da quella casa.
“Sedetevi pure”disse gentile
“Signora Hollman, sappiamo che lei e la povera Susan eravate molto legate…”
“…lei era la mia collega, la mia migliore amica… la persona di cui più mi
fidavo al mondo…”
Attimi di silenzio, i due agenti incrociarono il loro sguardo e fu Mulder a
riprendere la conversazione “Stiamo indagando sulla dinamica della sua
scomparsa e avremmo bisogno del maggior numero di informazioni possibili… ” si
fermò un istante quando sentì la donna singhiozzare poi riprese “… so che è
doloroso per lei ma è necessario per sapere che cosa l’ha uccisa..”
“che cosa?!?” esclamò la donna alzando il viso verso l’agente. Scully lo
guardava perplessa ma non voleva interromperlo.
“…lei sarà a conoscenza dei particolari del suo ritrovamento…?”
“si, me ne hanno parlato, ma non so darmi spiegazioni, non so darmi pace…
Susan era la donna più dolce e affabile del mondo, non c’era persona che la
conoscesse che non l’amasse. Era altruista, profonda, con un’intelligenza
particolare…”
“lavoravate insieme al centro?”
“L’Astral è mio, ma lei si faceva in 4 per aiutarmi. Si dedicava all’apprendimento
e all’insegnamento di tecniche orientali di massaggio e trasferimento di
energia..”
“… trasferimento di energia?” questa volta fu Scully ad interromperla
“Si, si chiama Reichee e serve per far affluire nel corpo del paziente
tutta l’energia vitale che necessita tramite l’imposizione delle mani del
massaggiatore, Susan era bravissima in questo…era un’artista! ” la sua voce era
ancora rotta quando continuò “.. ho saputo anche degli altri morti e sono
rimasta pietrificata… li conoscevo bene. Terry veniva da me da anni ormai e il povero David ci aveva conosciuti da poco”
“Come?”chiese Mulder
“Durante uno dei nostri incontri di discussione settimanali…”.
“Che genere di incontri?”
“Ci ritroviamo tutti insieme in ambienti puri come questo…cioè privi di
campi elettromagnetici, e discutiamo degli argomenti più disparati come…
medicina alternativa, auree, potenza interiore, angeli, anticristo, saggi
orientali….”
“Quante persone partecipano a questi incontri, signora Hollman?” chiese
Scully.
“8, 10 persone al massimo”
“Albert, il marito di Susan, era d’accordo?”
“si sta forse chiedendo se è coinvolto nell’assassinio di sua moglie?”il
tono era tra il sorpreso e l’indignato. Intervenne Mulder a difesa della
collega “In questa situazione non ci è concesso scartare ipotesi, comprenderà…!”
“certo, ma Albert sapeva e approvava. Avete parlato con lui?”
“No, ha già detto tutto quello che sapeva ai nostri colleghi venuti qui una
settimana fa, noi stiamo seguendo altre strade…”
Scully lo fissò sorpresa. Lo sapevo - pensò - lui ha già una teoria, lui ha
sempre una teoria.
“Quali strade, Agente Mulder?”
“Signora Hollman, le persone che partecipano a questi incontri subiscono
una particolare selezione?”
“No, certo che no! Ma li conosco tutti personalmente”
“Ha forse notato qualcosa di strano negli ultimi ritrovi? Qualcosa di
diverso dagli incontri precedenti? È entrato nel gruppo qualche nuovo individuo
recentemente?”
“no, l’ultimo arrivato era il povero David, ma…adesso che mi ci fa pensare…
negli ultimi incontri mi succedeva qualcosa di particolare… a dir la verità mi
succede da un po’ di tempo…”
“Cosa?” chiese Scully impaziente.
“beh, qualche volta, non tutte le settimane, mi capita di avvertire una
sensazione particolare… una percezione!”
“…una percezione!?!”
“…è come se ci fosse un elemento di disturbo che mi impedisce la piena
meditazione. Come se la mia energia e l’energia di chi mi sta accanto venisse
catalizzata da un terzo…”
“… spirito?” Mulder incrociò per un attimo lo sguardo scettico di Scully
prima di ritornare sulla signora Hollman. “In un certo senso si, ma è più
potente di quelli che ho incontrato fino ad oggi e poi, ripeto, non capita
sempre, ma quando succede ne rimango scossa…”
“ne deduco che la sua percezione non è positiva!”
“Vuole sapere se è uno spirito buono o cattivo?”
“Già...”
“Sinceramente non posso dirlo, non ho mai avuto a che fare con cose del
genere e… si ha sempre paura di ciò che non si conosce…”
“Grazie Signora Hollman, ci è stata molto utile….”
Scully fissava ancora Mulder mentre si alzavano e si dirigevano verso la
porta.
“Signora Hollman, un ultimo favore…?”
“Certo, mi dica”
“Potrebbe farci un elenco delle persone che partecipano agli incontri, so
che potrebbe esserci una sorta di segreto professionale ma… ”
“Infatti… ma scoprire cosa è successo a Susan è molto più importante”
Prese carta e penna e si chinò sul tavolino. Scrisse una decina di nomi con
calligrafia curata ed elegante e porse il biglietto a Mulder con un sorriso.
“Buona fortuna agenti e se avete bisogno di aiuto…”
“Certo, penso che avremo ancora bisogno di lei!!!” Detto questo Mulder aprì
la porta, fece uscire Scully e notò come la sua patner avesse lo sguardo
rivolto a terra. Una volta - pensò - le
avrei messo una mano sulla schiena e l’avrei guidata fuori mentre lei avrebbe
cercato di leggere nei miei occhi cosa stavo pensando. Ma ora… non è più così.
Motel room
Ore 4.30 pm
“Hai scritto i nomi?”
Mulder teneva la cornetta del telefono attaccata all’orecchio con la spalla
mentre cercava, in vano, di aprire la valigia. Scully entrò cauta nella stanza,
gli regalò un’occhiata veloce prima di prendere il borsone dalle sue mani,
aprirlo e cominciare a svuotarlo. Mulder rimase particolarmente colpito da quel
gesto. Prima era normale che lei mi aiutasse con i bagagli, perché ora mi
sorprende? Salutò in fretta il suo
interlocutore e si voltò verso la sua patner che continuava a smistare
metodicamente i suoi abiti sul letto e dentro l’armadio “Chi era?” chiese non
guardandolo.
“Froike (?)” rispose mentre si adagiava sul bordo del letto “ricercherà
informazioni sui nomi che ci ha dato la signora Hollman, e appena saprà
qualcosa ci invierà un’e-mail ”
“Quanto pensi gli ci vorrà?”
“Lui ha parlato di un’ora, perché?”
“Niente Mulder, è solo che divento particolarmente apprensiva quando non so
cosa sto facendo!!!”
Il suo era un rimprovero amaro, lui sapeva quanto la irritasse questa
situazione. Indagare senza avere la sua stessa visione dei fatti, ma Mulder non
aveva idea di come spiegarle la sua teoria e sinceramente, non sapeva neppure
di averne una!
“Ricapitoliamo, Scully…”
Lei chiuse l’armadio e depose la valigia in un angolo della stanza, lui
aspettò che lei finisse per poter avere la sua completa attenzione, poi
continuò “…tre morti legate dal fatto che sono avvenute di notte, in modo
inspiegabile e che tutte e tre le vittime appartenevano, in un modo o nell’altro,
ad un innocuo centro di medicina alternativa di Minneapolis”
“…un membro interno del centro?”
Si era seduta sul bordo del letto, erano lontani pochi centimetri ma
stavano su due pianeti diversi… lo sentivano entrambi.
“Questo non spiegherebbe la dinamica degli omicidi…”
“…spiriti, Mulder?”
“Perché no?”
“Perché si?”
Attimi di silenzio, sguardo a terra.
“Mulder, gli… spiriti non strangolano, massacrano e ammazzano le persone!”
“Tu dici?”
“Cosa sai, Mulder? Cos’è che non mi hai detto?”
Non era seccata o esasperata era… arrabbiata!
“Hai mai sentito parlare di viaggio astrale, Scully?”
Lei rispose con tono piatto “… anima che si stacca dal corpo, levitazione…”
“In una situazione di completo rilassamento o viceversa di intensa
meditazione il corpo astrale, l’anima, perde contatto con il proprio corpo
fisico ed incomincia a fluttuare nell’aria… ”
“Non ci sono prove che questo possa accadere realmente!” intervenne lei.
“Certo che ci sono, Scully! Migliaia di testimonianze di uomini e donne che
hanno avuto questa esperienza. Si vedono dall’alto, sdraiati nel proprio letto,
e vagano senza peso per la stanza…”
“…sogni…?”
“Forse tu non sai la fondamentale differenza tra un sogno che provoca
sensazioni di tipo reale, quelli che usa il nostro corpo per scaricare
tensione, e il viaggio astrale…”
“Quale sarebbe?”
“Di tutto ciò che gli altri corpi astrali ti provocano durante il viaggio
ne risente il tuo corpo fisico!”
“Perciò, secondo la tua teoria, tre persone nella stessa città, che si
conoscevano, in poco meno di tre settimane avrebbero avuto la stessa esperienza
di viaggio astrale…mortale?!?”
“…io…”
Non lo lasciò finire “… allora, spiegami il motivo della nostra presenza
qui, Mulder… diamo la caccia ai fantasmi?”. Il suo tono ironico lo stava
innervosendo fin troppo, doveva calmarsi altrimenti sapeva che la situazione
sarebbe degenerata. Da tempo ormai, da quando si erano portati via SUO figlio,
entrambi vivevano in questa situazione al limite del sopportabile. Stavano
seduti sopra una pentola a pressione che da li a poco sarebbe scoppiata… ora lo
sentiva… non mancava molto tempo all’esplosione!
“Dammi un’idea migliore Scully, sono tutto orecchi!!!”. Si era alzato e ora
le stava di fronte con le mani sui fianchi in aperto atteggiamento di sfida.
“Non ho una mia teoria, e tu lo sai… ma che ne dici se proviamo a
concentrarci sui membri di quel maledetto gruppo fin tanto che stiamo qui?” la
sua voce era alta e stridula… quasi rotta… Scappa Dana - pensò - prima di
metterti a piangere!!!
In quel momento un suono ripetitivo ed acuto li interruppe, si voltarono
entrambi verso il computer portatile appoggiato sopra la scrivania… era il
messaggio dei G-men. Mulder si avvicinò riluttante all’apparecchio, l’aprì ed
incominciò a leggere ad alta voce “…la ricerca non ha condotto a nulla di
particolarmente interessante, sono tutti delle brave persone, professionisti di
successo. Abbiamo però trovato qualche macchia nel passato travagliato di una
certa Linette Jonson.”
Si sedette e diede uno sguardo rapido a Scully ancora sul letto nella
stessa posizione, voleva essere certo che lo stesse ascoltando.
“…Linette viene ricoverata all’età di 14 anni al Memorial hospital di
Sacramento, California a causa di violente turbe psichiche, viene
successivamente trasferita al Christian College di Seattle dove rimane fino
all'età di 19 anni. Si fa espellere dall’istituto a causa di una relazione di
tipo sessuale con il reverendo Arthur Lake” al suono della parola reverendo Mulder vide la testa di Scully
sollevarsi di scatto. Ascolta -pensò- non sono tutti santi i cattolici!!!
“…da li in poi non si hanno più notizie fino a tre anni fa, quando si
trasferisce a Minneapolis. Vive sola in un appartamento in affitto in George
Street ”smise di leggere e alzò gli occhi dallo schermo “Ti va di conoscere una
certa Linette Jonson, Scully?”
“Almeno è una persona in carne ed ossa anche se non abbiamo idea di cosa
dirle visto che non è una sospettata”
“Sono tutti sospettati qui… l’intera Minneapolis”
Lei non rispose, si alzò dal letto e si diresse verso la porta.
Residenza di Linette Jonson
Ore 6.00 pm
La porta si aprì e ne venne fuori una donna di media statura, con capelli
scuri, lunghi fin sotto le spalle. Mulder non poté evitare di fare una carrellata
sull’intera figura. Belle gambe nude, pantaloni corti che rivelavano fianchi
ben torniti, T-Shirt bianca che lasciava intravedere intimo scuro, seno
abbondante, viso armonico e profondi occhi neri: gli ci vollero alcuni secondi
prima di riprendersi . Scully gli era accanto e tratteneva a stento un misto
tra imbarazzo, invidia e rabbia.
“Signorina Jonson…?”disse Fox con voce
stridula. Trattieni gli ormoni e pulisciti la bava! pensò Scully.
“si?” in una sillaba Mulder già poteva intuire il suo timbro vocale, il
tono era caldo, profondo… sensuale.
“… em, siamo l’agente Mulder e l’agente Scully dell’FBI e vorremmo farle
alcune domande a proposito delle morti di alcuni individui che frequentavano un
centro di nome Astral di cui sembra che lei faccia parte…”
“Esatto” disse con sguardo diretto nelle pupille di Mulder...
particolarmente penetrante “… ma non
so niente in proposito, non ho informazioni da darle” era chiaro che questa era
una conversazione a due, Scully non poté sopportare oltre “Signorina Jonson…”
fu solo allora che lei sembrò accorgersi della presenza di un secondo agente e
si voltò. Scully riprese “… quanto conosceva le vittime?”
“Io, Susan e Terry eravamo buone amiche, ci vedevamo anche fuori dal centro
e David….” Entrambi gli agenti la fissarono durante questa pausa “beh, io e
David eravamo amanti fino a tre settimane fa”. Scully frenò l’istinto di
ridere. Cara gatta morta, pensò, tu ci sei dentro fino al collo!!!
“amanti?”
“Si” non sembrava affatto imbarazzata, era calma, rilassata al limite dell’irritante
“… David era sposato ma il suo non era certo un matrimonio felice… io l’aiutavo
a distrarsi”
“…e il motivo della vostra rottura?”
“Si sta chiedendo se l’ho ucciso io?”
“No, le stavo solo chiedendo il perché della fine della vostra relazione”
Linette abbassò lo sguardo mentre Scully lo alzava vittoriosa verso Mulder.
“… era noioso, in tutti i sensi. Non so se ci siamo capite” riprese.
“Eravate rimasti in buoni rapporti?”
“Si, ottimi rapporti… sono in ottimi rapporti con tutti… sono in ottimi
rapporti con tutta Minneapolis!”. Si stava evidentemente agitando. Scully
doveva torchiare ancora.
“E’ a conoscenza di liti interne al gruppo, asti, risentimenti, odi…”
“NO” la interruppe bruscamente, poi sospirò “a volte… nel gruppo…capitano
dei litigi… ma vengono risolti istantaneamente. Sa, noi parliamo molto, niente
rimane in sospeso!”
“Qualcuna delle vittime era stata protagonista di liti recentemente?… lei è
stata protagonista di liti recentemente?”
“No” disse, e Scully sapeva che stava mentendo.
“Grazie della pazienza signorina” intervenne Mulder con fare eccessivamente
cortese “ci terremo in contatto.”. e le porse un biglietto da visita. La donna
lo prese tra indice e medio “Senza
dubbio!” affermò riagganciandolo con uno sguardo fulminante.
Scully era già sulla strada quando lui si mosse.
Motel room
Ore 9.30 pm
Scully era seduta accanto alla scrivania, con i rapporti sotto gli occhi ma
non li stava leggendo. Mulder era alle sue spalle, ritto di fronte alla
finestra con lo sguardo perso fuori, in un punto indefinito del paesaggio.
“…stava mentendo, Mulder!” non si voltò mentre parlava e la sua voce
echeggiava violentemente nella stanza silenziosa ormai da troppo tempo.
“…su cosa?”
“… su tutto!”
“pensi che non potesse essere l’amante di David Deep?”
Finalmente Scully si girò, ma solo per bloccarlo con uno sguardo di quasi
indignazione “no, Mulder. Ha mentito sulla fine della relazione con la vittima,
sui rapporti con le altre due, sul fatto delle liti…”
“Come fai a dirlo?”
“Dai Mulder! Era estremamente palese e te ne saresti accorto anche tu se…”
“se.. cosa?”
“se non ti fossi completamento imbambolato sulle sue gambe!” Finì la frase
e abbassò lo sguardo con un sorriso tra l’imbarazzato e il denigratorio.
“e allora?” Mulder era sulla difensiva ora “visto che ero distratto, puoi
dirmi cosa ti rende così sicura che quella donna stesse dicendo il falso?”
Scully non ne aveva idea e se ne rese conto in quel preciso momento “beh…
possiamo dire che ho avuto una ... percezione!”
“Mi prendi in giro?” Mulder non era affatto divertito “che diavolo vuol
dire ‘ho avuto una percezione’….
Scrivilo sul tuo rapporto che hai avuto
una percezione!!!!!”
Il silenzio rimpiombò cupo nella stanza. Scully aveva la testa ormai
sepolta negli incartamenti e lo sguardo di Mulder tornò a perdersi nello scuro
orizzonte.
La voce dell'uomo fu alta e non meno dura quantò ritornò a parlare
"Pensi realmente che quella donna sia coinvolta in qualche modo in questi
omicidi?"
Ci volle un pò prima che Scully si decidesse a rispondere "Non sappiamo
da dove partire, Mulder... non abbiamo niente di niente."
"e questo ti porta istantaneamente ad accusare una donna solo in base
al suo discutibile passato?"
"No" stavano praticamente urlando "... io non sto accusando
nessuno Mulder. Io voglio solo risolvere il caso e tornare a casa!... da
qualche parte dovremmo pure iniziare!... quella donna aveva rapporti con tutte
le vittime e il discutibile passato a cui dovremmo riferirci non riguarda la sua love-story stile Uccelli di rovo ma il fatto che ha sofferto
e probabilmente soffre ancora di violente turbe psichiche!"
Si fermò e si voltò finalmente verso di lui "... non pensi che tutto
questo meriti almeno un'indagine più approfondita?"
"Potremmo trascorrere giorni e notti qui a passare al microscopio
l'esistenza di quella donna Scully, ma tutto quello che ne ricaveremmo non
spiegherebbe ciò che è successo a quelle persone a meno che..."
".. a meno che?"
"... a meno che tu non sia convinta che Linette Jonson abbia dei
poteri soprannaturali!"
"...E? ...Cosa?... di che cosa
dovrei essere convinta?... ma non ti rendi conto che ti stai arrampicando sugli
specchi!!!"
"IO? Io mi sto arrampicando su... cosa?"
"...allora, formalizziamo l'arresto cautelare per una presunta strega,
portiamola a Quantico e facciamoci prendere a pesci in faccia
dall'intero Quartier Generale!!!"
"Già..."era un sorriso amaro quello stampato sul volto di Mulder
"dimenticavo l'importanza del Quartier Generale!"
Scully abbassò lo sguardo, sapeva cosa avrebbe detto.
"...ti converrebbe smetterla di pensare alla tua immacolata
reputazione, visto che non è un mistero per nessuno al Quartier Generale che poi tanto immacolata non è!!!"
La fine di questa frase, il silenzio che ne conseguì, e la faccia di Dana
rivolta tutta verso le sue scarpe fecero capire a Mulder quanto potesse
ferirla... quanto l'avesse già ferita! Il riferimento alla gravidanza era fin
troppo palese ma niente poteva porre rimedio a parole già dette e tanto valeva
continuare "Sai su cosa stavo riflettendo prima, Scully?", lei non
fece alcun cenno, "... su una frase di quella donna, Linette, che si
riferiva alle liti all'interno del centro.... ha detto che le risolvevano
perchè ne discutevano e non c'è nulla di sospetto in questo! Non c'è nulla di
sbagliato...!"
Scully si voltò, dandogli le spalle, con ancora gli occhi rivolti verso il
pavimento. La rabbia salì violenta in Mulder, il quale non trovò il modo di
contenersi "Non fingere che non ci siano problemi, Scully! Non fingere che
a volte la mia presenza non ti infastidisca! Non fingere che non dovremmo
parlarne!... Maledizione Scully, NON FINGERE CON ME!!!". Urlava così forte
da essere convinto che l'avessere sentito per tutta l'area nel raggio di un
chilometro.
"Non fingo, Mulder. IO non fingo mai!!!" Scully cercava di
impostare il suo tono il più duro possibile ma il risultato ottenuto non fu
altro che una voce stridula e rotta.
"... io pensavo di conoscerti a fondo Scully, io pensavo che ...
avremmo potuto... continuare a... cercare insieme, come sempre...". Se
Scully si fosse voltata avrebbe visto il volto di un uomo affranto ma la voce
non lo tradiva, e Dana continuava a sentirlo lontano. Lui stava cercando
disperatamente di avvicinarsi, invece... voleva sapere... ma essere pressante e
melodrammatico con Dana Scully equivaleva ad ottenere l'esito opposto perciò
continuò sulla sua linea... sperando!
"... lo stiamo facendo..." intervenne Scully ,"... stiamo
continuando insieme... nessuno di noi può pretendere che sia lo stesso!"
Ci volle qualche istante affinchè Mulder potesse formulare la sua
successiva frase... era frustrante essere costretti a pesare sempre e comunque
le parole.
"...tu sei cambiata Scully, ... io... io sento ciò che sentivo
prima... prima di tutto questo..."
"prima di questo...cosa, Mulder?" si voltò verso di lui, ora
erano in piedi uno di fronte all'altra, distanti poco più di un metro, e
continuò "... prima che facessimo l'amore? prima del tuo rapimeto? prima
della nascita del bambino? oppure prima che se lo prendessero?" Urlava,
stava definitivamente urlando.
Lo sguardo basso di Mulder non la indusse a fermarsi "Io sono stanca
di tutto questo... sono stanca di combattere ... sono stanca di correre senza
sapere dove sto andando..." questa volta era impossibile poter trattenere
le lacrime che cominciarono e scenderle rapide e silenziose sulle guance
"... sono stanca di tutto questo dolore!!!". Mulder era pietrificato, testa bassa e cuore
a pezzi... hai ragione - pensò - hai maledettamente ragione!
Scully si prese qualche attimo per ricomporsi e per cacciare indietro le
lacrime mentre con il dorso della mano spalmava sulla guancia rossa quelle già
cadute.
"Non c'è via d'uscita... non serve parlare di un problema per poterlo
risolvere o almeno non nel nostro caso..." si fermò un istante "è
tutto inutile!". Così dicendo si voltò verso la porta. Aspettò qualche
momento... forse il suo subconscio sperava che Mulder la fermasse, la
stringesse forte... sperava di sentirgli dire parole che avrebbero potuto
alleviare la sua pena...
Si incamminò e finalmente uscì dalla stanza.
Residenza di Linette Jonson
ore 2.00 am
Non poteva dormire, non le era concesso anche se si sentiva stanca...
terribilemnte stanca. Accese lo stereo e il suono rombante della musica degli
Skunk Anansie inondò in un momento la stanza, l'intera casa. Le pillole non
bastavano più, se ne era resa dolorosamente conto nelle ultime settimane.
Avrebbe dovuto ingegnarsi, trovare una soluzione il più presto possibile
altrimenti il passato sarebbe tornato... il passato stava già tornando!
Era in piedi, camminava rapida tracciando il perimetro della sua
abitazione. Era nervosa, l'FBI l'aveva innervosita... sono come gli altri -
pensò - tra una settimana leveranno le tende e potrò stare tranquilla.
Continuava a ripeterselo, ma neppure lei ci credeva. Ne era certa, lo aveva percepito... loro avrebbero
scoperto tutto ma ancora non sapeva come e neanche loro lo sapevano!
Le gambe cominciavano a cedere sotto il suo peso ma non poteva mollare, non
ora!
Cominciò a riflettere sulla visita dei due agenti, su quello che aveva
scoperto su di loro, su quello che aveva visto in loro e cominciò a tremare.
Che ti succede? - chiese a se stessa - smetti di pensarci! - si ammonì.
Senza neppure accorgersene si ritrovò davanti allo specchio del bangno e,
involontariamente, incominciò ad guardarsi. Lo sguardo divenne un'osservazione
minuziosa, i suoi occhi si chiusero sotto il peso delle palpebre.
"NO" incominciò ad urlare "Smettila... smettila!!!"
Corse velocemente in salotto, le mani aggrovigliate nei capelli e gli occhi
sforzatamente spalancati. "Perchè?" chiese al vuoto, urlando sopra la
musica quasi assordante. Non poteva piangere, non aveva più lacrime da
versare.... tutto era inutile!!!
"Aiuto!!!" fu l'ultima cosa che gridò prima di afferrare la
cornetta del telefono.
Motel room
Ore 3.00 am
Mulder era sdraiao da ore. Non guardava la TV, non leggeva, era solo li...
perso. Non era in grado neppure di pensare. L'unica cosa chiara che sentiva era
un dolore sordo che a tratti gli impediva di respirare.
Forse Scully aveva ragione, forse aveva centrato il punto! Non c'era
soluzione e avrebbero continuato a vivere, o meglio sopravvivere, affondati in
quella situazione fino a quando non l'avrebbero trovato... se.... NO, a questo
pensiero non era concesso farsi largo nella sua testa. Era impossibile, LUI
avrebbe trovato il SUO bambino. Giustizia sarebbe stata fatta... il mondo
sarebbe tornato uguale e quei giorni... quando lui era stato ritrovato...
quando aveva visto per la prima volta il ventre gonfio di Dana... quando aveva
indossato il camice verde per assistere al parto... quando aveva dormito con la
madre e il figlio stretti a se... nello stesso letto!
Ci pensava spesso e si domandava come lei ricordasse quei momenti. Lui
capiva il dolore di Scully, lui sapeva che era tutto tremendamente
complicato... ma perchè stare lontani? perchè non sorreggersi l'un l'altra?
come sempre, del resto.
Dana aveva paura, non una paura recente ma una radicata in lei da tempo
immemorabile. Aveva paura di ricavare da ogni tipo di rapporto personale solo sofferenza
e non si rendeva conto che questa paura, questo suo nascondersi dalla verità,
non faceva altro che acuire le sue pene.
Non era la prima volta in quel periodo che Mulder avvertiva la precisa
sensazione che la vita gli stesse scorrendo via dalle dita... stava perdendo
tempo. Si sentiva come un condannato a morte che medita e valuta la sua intera
esistenza, tira le somme di una vita spesa senza nulla tra le mani...
Distolse la mente da quella considerazione perchè paradossalmente, più era
capace di psicoanalizzare gli altri, meno lo era con chi gli stava a cuore e
tantomeno con se stesso.
Fu allora che il trillo violento del telefono sul comodino lo fece susultare. Scully - pensò, e alzò la
cornetta mentre si levava in posizione semiseduta.
"Mulder" disse.
"Agente" era Linette Jonson, anche se la voce al telefono era
ammalapena riconoscibile e la musica che sentiva d'altra parte non aiutava.
Sembrava sconvolta.
"Si, sono l'agente Mulder. Cosa è successo?"
"..." sussurri.
"... signorina Jonson.... Linette?"
"Li ho uccisi io... tutti.... sono stata io... è mia la colpa!"
La linea fu interrotta e Mulder rimase immobile per alcuni secondi prima di
catapultarsi fuori dal letto.
Fine 1a Parte
Blood tears (2/2)
La stanza era fredda e grigia, facilmente confondibile con un ripostiglio
se non fosse stato per le dimensioni relativamente grandi e la presenza solo di
un paio di sedie marroni e due televisori.
L'agente Fox Mulder guardava entrambi gli schermi con occhio critico mentre
l'agente John Doggett era alle sue spalle in atteggiamento di evidente
apprensione.
"Che ne dici di raccontarmi che diavolo stai combinando qui?"
"Sorveglio una sospettata" rispose senza girarsi.
"Lasciami esprimere qualche dubbio, Mulder. Su quali maledette basi
affermi che quella donna chiusa in gabbia sia coinvolta negli omicidi?"
"ha confessato... questo non basta?"
"Certo che no!!!" adesso era palesemente irritato "anche la
confessione spontanea deve essere supportata da prove e qui non ne abbiamo.
Questa donna potrebbe benissimo ritrattare e denunciarci... e sarebbe nel suo
pieno diritto!!!"
"Quanto tempo possiamo trattenerla?" chiese rassegnato.
Doggett diede una rapida occhiata all'orologio "11 ore da adesso,
Mulder"
"11 ore per farci dire la verità"
"Quale verità, Mulder... che ha ucciso quegli uomini con qualche
potere mentale?".
Lo stava denigrando, e Mulder dovette sforzarsi per non mettergli le mani
addosso. Cosa mi succede? - pensò - qualche tempo fa avrebbe potuto schernirmi
anche il presidente in persona e non me ne sarebbe importato niente!
In quel momento le due telecamere istallate nella camera degli
interrogatori si accesero e le immagini vennero immediatamente riprodotte dei
due televisori nella stanza. Una puntava direttamente sul sospettato e l'altra,
montata nell'angolo apposto, lo prendeva di spalle. Entrambi gli agenti vennero
distratti e cominciarono ad osservare la donna attraverso la schermo.
Era seduta comodamente, aveva il volto rilassato e ben disteso...
"Non sembra particolarmente intimorita!" commentò Doggett.
"Ha l'aria di un'innocente, secondo te?"
"Non so, non conosco i particolari della storia..."
"Nessuno conosce i particolari della storia... nessuno sa
niente!!!"
"Cosa hai intenzione di chiederle?"
Mulder gli lanciò un'occhiata curiosa, si mise la giacca che aveva
appoggiato sullo schianele della sedia e si diresse verso la porta blindata
della camera dicendo "Improvviserò!!!"
Mulder aprì la porta ed entrò nella stanza semibuia. Totale
dell'arredamento: due sedie, una
scrivania di legno scuro e sopra di essa una lampada alogena ed una piccola
bottiglia d'acqua.
L'agente si sedette di fronte alla sopettata e solo allora le rivolse lo
sguardo e la parola.
"Allora, Linette... hai cercato di dirmi qualcosa ieri notte, prima
che cadesse la linea... perchè non ci provi di nuovo?"
Lei lo bloccò con lo sguardo e aspettò parecchi secondi prima di
rispondere.
"Ero sconvolta. Quelle morti mi hanno colpita molto sai?"
"Ma perchè accusarti?"
"Non so, non lo so spiegare neppure a me stessa... non ero io in quel
momento"
La sua voce non era turbata, tutt'altro. Il tono era simile a quello
sentito il giorno precedente di fronte a casa sua. Era tutto troppo strano!
"Cosa stavi facendo prima di chiamarmi?" chiese Mulder, cercando
di arrivare al punto seguendo percorsi alternativi.
"Stavo ascoltando musica e meditavo"
"meditavi sugli omicidi?"
"No, agente. Quando si medita non si pensa a niente!"
Mulder si stava sforzando, era incredibile la difficoltà che affrontava nel
porre le domande, si sentiva rapito da quella voce profonda, calda.
"e... hai perso conoscenza?"
"No, ho solo finito la mia meditazione e poi..."
"e poi...?" ora pendeva dalle sue labbra.
"poi ho cominciato a pensare!"
".. a cosa?"
"... a chi..."
Mulder distolse lo sguardo da quelle labbra ipnotiche e mosse la testa da
un lato come per riprendere contatto con la realtà. Era ancora in quella
posizione quando sentì "... a te!"
Doggett staccò gli occhi dallo schermo solo quando sentì il rumore di una
porta chiudersi alle sue spalle. Scully entrò nella stanza quasi di corsa, poi
si fermò quando vide i due televisori accesi e si avvicinò cauta agli
apparecchi. Doggett non potè fare a meno di guardarla. Si era vestita con cura
particolare oggi. Aveva scarpe nere con tacchi alti, gonna nera, stretta, lunga
fin sotto le ginocchia. La giacca dello stesso colore era abbottonata sul petto
ma non sul ventre e lasciava scorgere una magliettina di cotone rosso, dello
stesso colore del suo rossetto. I capelli erano più lisci del solito ed il
ciuffo le scendeva morbido sulla fronte per poi contornarle il viso. Il mascara
nero e il riflesso dello schermo facevano dei suoi occhi due fari azzurri e gli
fu difficile distogliere lo sguardo.
Fortunatamente Scully non si era accorta di questa sua segreta
perlustrazione, completamente concentrata su quello che accadeva dell'altra
parte del muro. Fu l'improvviso cambio di espressione sul volto di Dana che
riportò Doggett al presente.
Le bastarono pochi secondi di quella vista per capire che nella stanza
degli interrogatori stava succedendo qualcosa di particolare e sicuramente non
positivo. Mulder fissava quella giovane donna con uno sguardo che Dana
conosceva bene... o meglio, che aveva conosciuto. Quasi sussultò quando in
entrambe le stanze la voce di Mulder risuonò squillante 'a me?'
'... si a te', ripeté Linette mentre si proiettava in avanti appoggiandosi
con i gomiti sul tavolo. La luce della lampada le illuminava metà del viso
lasciando l'altra metà nell'ombra e facendo risaltare i suoi occhi neri.
'... mi hai colpita... mi hai colpita molto!'
'..in che senso' la voce di Mulder era profonda ora, Dana quasi trasalì nel
sentirla. Doggett le stava alle spalle e dal riflesso sullo schermo lei sapeva
che non era il televisore a catturare la sua attenzione.
'... il tuo corpo, le tue labbra, il modo in cui mi cercavi con gli
occhi...'
Mulder l'ascoltava con la bocca socchiusa e le parole sembravano entrare
nel suo cervello colpendo direttamente i suoi centri nervosi più sensibili.
'... le tue mani...'
Anche lui adesso era proiettato in avanti e Dana poteva osservare
chiaramente il grado di eccitamento dipinto sul suo volto. Non era
arrabbiata... forse lo sarebbe stata tra qualche minuto, ora era disgustata...
Linette alzò una mano con estrema delicatezza. Mulder non si accorse
nemmeno di quel gesto, la guardava negli occhi ed il resto non esisteva. Le
dita della donna comunciarono a farsi strada sul suo viso accarezzando
discretamente sopraciglia, naso, guancia, bocca. Portò un pollice sul suo
labbro inferiore ed incominciò a strofinare piano. Gli occhi di Mulder erano
chiusi in una fessura, ancora su di lei.
Il viso della sospettata ora era a pochi centimetri dal suo, in un continuo
ma costante avanzamento. Fino a quando le loro labbra si incontrarono... Dana
voltò la testa di colpo ed incontrò lo sguardo pieno di sbalordimento del
collega. Si rigirò ancora verso lo schermo, non poteva permettere che Doggett
vedesse l'effetto che le causava quello che stava succedendo.
Il bacio tra i due era di aperta passione, gli occhi di Mulder erano
chiusi. Li aprì lentamente e vide la lucina rossa della telecamera nell'angolo
della stanza. Sembrò svegliarsi, si staccò di colpo e si allontanò di qualche
decimetro. Rimase fermo, con i palmi delle mani sulla scrivania e il respiro
affannato mentre la donna di fronte lo guardava impassilile, quasi
indifferente.
Alzò il viso ancora verso la telecamera e Scully sentì come se la stesse
guardando dritta negli occhi... ma lui non era a conoscenza della sua presenza
nell'altra stanza.
Dana si scostò dai televisori e si voltò di spalle, fu allora che sentì la voce spezzata di
Muder 'aprite la porta!!!' mentre Linette rideva.
Quando Mulder entrò nella camera incrociò lo sguardo interrogativo di
Doggett prima di concentrarsi sulla schiena di Scully. Che cosa gli era
successo? Perchè non era riuscito a resistere alle avance di quella donna? Lui
sapeva che Scully lo stava guardando, lo sentiva! eppure questo non era bastato
a farmarlo... niente l'avrebbe fermato se avesse continuato a vedere quegli
occhi e sentire quella voce.
Doggett interruppe l'imbarazzante silenzio "Allora Mulder?"
"Mi ha ipnotizzato"
Nella stanza risuonarono il sorriso scettico di Doggett e quello gutturale
e amaro di Scully che si stava voltando ma che non aveva nessuna intenzione di
incontrare il suo sguardo. "Il timbro vocale... gli occhi.... non
scherzo!" la sua voce poco più che un sospiro sembrava dire 'Dana,
perdonami!'. A Scully non sfuggì e finalmente si voltò. Era arrabbiata, le si
leggeva a lettere cubitali in faccia che era furiosa. Fece un lungo sospiro
prima di cominciare a parlare "4 persone sono morte al Christian college
negli anni in cui Linette ha frequentato l'istituto, 4 suore. Erano piuttosto
anziane perciò nessuno aprì un caso su queste 4 morti"
"... sono morte nel sonno?"
"si, ma non è stata effettuata nessuna autopsia sui corpi...
Ha trascorso gli anni dalla sua espulsione fino al trasferimento a
Minneapolis in una riserva indiana in Nuovo Messico. Totale decessi
inspiegabili: 3"
"tutti nel sonno?" intervenne Doggett
"Già"
"Che cosa pensi, Scully?" chiese Mulder quasi intimorito
"Sdoppiamento della personalità?"
Si fermarono entrambi per riflettere mentre Doggett li osservava silenzioso
e allibito.
"... questo non spiegherebbe la dinamica degli ominici..."
"e cosa la spiegherebbe, Mulder?" voce stridula, era evidente che
le costava caro trattenere la rabbia " il viaggio astrale?"
Ancora un silenzio pesante piombò nella stanza. Nessuno si curava più della
sospettata aldilà del muro.
" e se invece fosse... posseduta?"
"posseduta!?!"
"Già..." il viso di Mulder sembrò illuninarsi "... questo
spiegherebbe la strana sensazione che avvertiva la signora Hollman durante la
meditazione di gruppo..."
"... in che senso?" chiese Doggett
Mulder guardava ancora Scully mentre gli rispose "...la presenza dello
spirito estraneo catalizzava le energie dei partecipanti e la sua... e questo
spirito è dentro Linette!!!"
"Aspetta, Mulder" lo fermò Scully "siamo al punto di partenza... uno spirito non provoca male
fisico..."
"Questo potrebbe farlo!"
"La signora Hollman ha detto che non provava sempre questa sensazione
e se è vero che Linette è posseduta..."
"Ma di che diavolo state parlando?" interruppe Doggett indignato.
"Potresti lasciarci soli, Doggett?" chiese Mulder con tono
forzatamente cortese mentre raccoglieva lo sguardo sorpreso di Scully. Doggett
fissò sbalordito Dana per alcuni secondi prima di lasciare la stanza.
Trascorsero diversi minuti prima che uno dei due si decidesse a parlare.
"... è palese che ha una personalità multipla, Mulder. Gli agenti che
l'hanno portata qui parlano di una donna spaventata...terrorizzata... ed è certamente diverso da quello che ho
visto fino ad ora!". Erano uno di fianco all'altra, con il viso rivolto agli
schermi. L'imbarazzo era tangibile.
"... la donna che ti ha chiamato ieri notte non è la stessa che è
seduta in quella stanza... almeno non spiritualmente!"
"Ha un potere, Scully. Ne sono certo"
"... oltre a quello di far balzare a mille i tuoi ormoni?"
Mulder abbassò la testa, sapeva che non doveva essere stato piacevole per
lei osservare in presa diretta quello che stava accadendo all'interno della
camera.
"Ascoltami Muder, tu ... tu... tu non mi devi nulla!!!"
Era estremamente seria mentre parlava, cercava di togliere ogni emozione
dalla sua voce e sembrava riuscirci "Insomma, è normale che tu venga
attratto dalle belle donne e questo non mi deve riguardare ma contieniti mentre
siamo su un caso e soprattutto quando la donna in questione è la
sospettata!!!"
Mulder la guardò sorpreso "Tu non credi al potere di quella donna?Tu
non mi credi?"
Il silenzio di Scully fu la risposta ed una pugnalata dritta al centro del
suo petto. Trattenne il repiro per un attimo e spostò lo sguardo solo quando la
vide muoversi verso la porta blindata.
Scully entrò nella stanza con un
aperto atteggiamento di sfida. Era irritata, delusa ed estremamente gelosa ma
era necessario che lei si trattenesse, le telecamere erano accese e Mulder la
stava osservando. Pensava realmente quello che gli aveva appena comunicato; lui
non aveva nessun obbligo nei suoi confronti... era libero di scegliere! A volte
si augurava che Mulder trovasse una compagna, un'altra compagna. Una donna che
potesse dargli quello che lei non poteva più dare!
"Allora...Linette" mani sui fianche e sguardo impenetrabile
"... che ne dici di incominciare a dire la verità?"
Linette le sorrideva arrogante e stizzosa, aveva evidentemente raccoloto la
sfida.
"... hanno mandato una donna perchè avevano paura che irretissi tutti
i bravi ragazzotti dell'FBI?"
"No..." rispose sedendosi "... sono venuta di mia iniziativa
e poi, al giorno d'oggi, non dovresti farti problemi sulle distinzioni
sessuali..."
"... non faccio distinzioni in tal senso...."
"beh, allora....
seducimi!!!"
Scully poteva immaginare ogni particolare della reazione di Mulder a quelle
parole, era come averlo di fronte. Anche Linette sembrò spiazzata ma prese la
bottiglia d'acqua sul tavolo, ne avvicinò lentamente il fondo alle labbra. Con
gli occhi direttamente collegati a quelli di Dana incominciò a leccarne il lato
fino a risalire al tappo e metterselo in bocca.
Scully non poté trattenere una risata che coprì presto con la mano, rivolse
lo sguardo a terra.
"Perchè ridi?" chiese Linette quasi infastidita.
"Niente Linette" alzò gli occhi e ancora sorrideva "perchè
pensavo all'effetto che avrebbe fatto al mio collega una dimostrazione del
genere!!!"
"... bel tipo il tuo collega peccato che..."
"peccato che... cosa?" chiese Scully tornando a sedersi e
ricomponendosi definitivamente.
"... peccato che appartiene ad un'altra..."
Troppo pericoloso - pensò Scully - mentre si ingegnava a far tornare il
discorso su binari più sicuri.
"Il mio collega...il mio collega è convinto che tu
abbia una sorta di... potere!!!"
"Certo... ho un grosso potenziale sessuale... tu che
ne dici?"
L'irritazione di Scully non potè più essere contenuta
"Smettila di dire cazzate... c'è qualcosa di vero?"
"Secondo te?"
Dana fece un profondo respiro prima di riprendere "A
me non importa quanto ci vorrà, ma tu mi dirai la verità prima di uscire da
questa stanza... tu mi dirai cosa sai degli omicidi e tu mi dirai che cosa
sei!!!"
Linette mutò rapidamente espressione, buttò lo sguardo a
terra e disse sussurrando
".. lo so..."
"Cosa sai?"
"... so che ti dirò la verità ... lo so!"
"Mi hanno stancata questi giochetti Linette, dimmi
quello che sai, dimmi perchè hai chiamato Mulder ieri notte, dimmi perchè eri
disperata e perchè ora ti ostini a proseguire questa assurda farsa!!!"
Seguirono minuti di silenzio profondo, si sentiva il
lieve ronzio delle telecamere che a Scully dava l'impressione di un respiro...
del respiro di Mulder che era aldilà del muro, ascoltando.
"Di cosa hai paura, Linette?" chiese infine.
Non sapeva perchè aveva posto quella domanda ma subito notò la reazione della
donna alle sue parole. Linette alzò lo sguardo, uno sguardo di marmo e la fissò
per alcuni minuti prima di parlare con una voce cupa, lugubre "... tu
dovresti temermi!"
"Perchè dovrei temerti? Perchè dovrei avere paura di
te, Linette?"
"Perchè io so, perchè io ti leggo dentro!"
Non continuare Dana - pensò - non farlo!!!
"... tu mi leggi dentro..." ripetè in un
sospiro.
"E' questo il mio potere, Dana..." al suono del
suo primo nome Scully sussultò impercettibilmente. Come faceva a saperlo?
"... e vuoi sapere che cosa vedo?..." la sua
voce era un ringhio sommesso, solo sentirla provocava i brividi a Scully che si
sforzava per mantenere lo sguardo sulla donna, che lottava contro se stessa per
non scappare da quella camera.
"... vedo dolore... vedo catene... vedo lacrime e
sangue .... vedo nebbia, una nebbia che ti acceca, una nebbia che credi ti
protegga ma in realtà ti nasconde... ti nasconde dalla verità!!!"
Scully era pietrificata. Il suono di quelle parole le
colpivano direttamente il cervello. Si sentiva stordita... come bombardata...
doveva fermarla, ma non sapeva come fare, non ne aveva la forza!
".. tuo figlio..." e Scully balzò finalmente in
piedi, non poteva farla proseguire oltre. Le stava leggendo dentro... era in
grado di farlo.
"Smettila... taci... non voglio sentire una parola
di più!!!"
"Hai paura della verità, Dana...?" continuò la
donna non cambiando minimamente tono di voce "hai paura che... il tuo collega senta che cosa ti porti
dentro?... Hai paura che sappia chi sei veramente?"
"Non ho paura di niente!!!" disse Dana, anche
la sua voce adesso era un ringhio.
"Io non ne sarei così sicura... "
Dana sentiva di aver perso ogni controllo "Dimmi
cosa ti porti dentro tu, invece! Dimmi cosa ti ha fatta impazzire a 14 anni, o
cosa ti ha spinto a scopare con un prete. Dimmi perchè la tua vita è costellata
da morti, da vite spezzate di innocenti" Linette abbassò lo sguardo e a
Scully non restò che continuare "Dimmi perchè lo hai fatto! Dimmi come!
Dimmi cosa hanno fatto di tanto sbagliato 10 persone per meritare di morire in
quel modo"
Linette non si difese ma attaccò a sua volta e nel modo
peggiore "... hai mai pensato di morire Dana? hai mai pensato di toglierti
la vita? hai mai provato una pena tanto forte da toglierti il fiato?".
Scully ora non poteva più fermarla, le stava di fronte immobile, incapace di
reagire. "... hai mai sentito il peso di svegliarti la mattina e sapere
che sei sola? che nessuno può capire cosa provi? che nessuno sa chi sei?... hai
mai sentito il peso di una maschera che ti copre viso e di un'armatura che ti
protegge il cuore perchè nessuno possa entrarci?... perchè nessuno possa vedere
un paesaggio fatto solo di macerie?... hai mai avuto la sensazione che tuo
figlio fosse morto?"
"NO" Scully urlò d'istinto mentre lacrime
automaticamente si riversarono dai suoi occhi "No" ripetè "è
vivo.... è vivo". Le gambe non riuscirono più a sorreggere il peso del suo
corpo e del suo dolore. Si accasciò sulla sedia e si coprì il viso con le mani.
Mulder - pensò - perdonami!!!
Passarono minuti e l'unico suono percettibile erano i
lievi singhiozzi di Scully, che echeggiavano nella stanza vuota. Non riusciva a
fermare le lacrime che scorrevano copiose sulle sue guance, riempiendole le
mani. "Io e te siamo uguali"
disse infine, senza alzare lo sguardo sulla donna adesso silenziosa.
Istintivamente cominciò a ripetere quelle parole, come una litania. Le ripeteva
con voce rotta e sospirante, di continuo:
"ioetesiamouguali...ioetesiamouguali...ioetesiamouguali...ioetesiamouguali..."
"Basta"urlò secca Linette "stai zitta,
smettila!!!"
Scully alzò la testa, occhi rossi e mascara nero colato
sulle guance "è questo che provi Linette, anche tu porti una maschera,
anche tu soffri del peso della menzogna, una menzogna che è ormai parte della
tua vita... tu sei menzogna!!!"
La donna mise la testa tra le mani, la stava ascoltando
"... io so che tu non dormi Linette, non dormi mai... hai comprato un
enorme quantità di pastiglie all'anfetamina e alla caffeina... perchè non dormi
Linette? perchè? " Dana parlava con tono stanco, era stremata.
"...non posso, non posso!"
"perchè? perchè non puoi farlo?"
"... sono in catene... anch'io sono in
catene..." Scully alzò lo sguardo al suono della voce della donna, stava
piangendo... stavano piangendo entrambe.
"Cosa ti lega? cosa ti toglie la libertà? cosa ti è
successo a 14 anni?"
... non rispose ma Scully doveva insistere... "io
posso capirti, Linette. Forse sono l'unica che può farlo!!!"
La stanza ricadde in una dolorosa quiete. Scully alzò il
viso verso la telecamera che le stava di fronte. Mulder - pensò - Mulder...
"...mi ha preso a 14 anni e non mi ha lasciata più
andare... " il suono della voce di Linette era flebile e rotto. Avrebbe
continuato sola, a Scully non restava che ascoltare.
"...ero nella mia stanza, in castigo. Ormai ero
chiusa dentro da giorni per ribellarmi a quell'assurda imposizione... ero
sdraiata sul mio letto e non avevo più lacrime da versare... ho sentito uno
strattone ma non ero intimorita fino a che non ho aperto gli occhi e ho
guardato..."
Si passò il dorso della mano sul viso per asciugarlo
dalle lacrime, Dana guardava e già sapeva cosa avrebbe detto. Continuò
"...ho visto il mio corpo su quel letto, immobile con gli occhi spalancati
e ho sentito una mano che stringeva la mia ... ha cominciato a farmi girare per
la stanza... prima lentamente poi sempre più veloce... ho chiesto di fermarmi e
penso anche di avere urlato fino a quando non ho sentito un sospiro... un'alito
caldo 'mi senti?' diceva 'senti che sono qui?' .... io ho annuito e la voce ha
continuato 'io ci sarò sempre, tu mi farai viveve, io vivrò con te, io vivrò
per te, io ti proteggerò da chi ti mette le catene'... 'vuoi?' mi chiese e io
risposi di si... e d'allora non sono più libera"
Appoggiò la fronte sulla scrivania, abbondanti lacrime
continuavano a scenderle dagli occhi, i suoi singhiozzi erano radi ma profondi
"perdo la percezione di me, anche solo per un istante e lei sale sul
trono, governa. Vuole proteggermi ma mi fa male. E' forte perchè io le do
forza, mi protegge solo perchè grazie a me continua a vivere..."
Dana si alzò dalla sedia, ormai non era più il suo
cervello a guidarla. Si avvicinò alla donna e le mise una mano sulla testa
accarezzandola. Si piegò sulle ginocchia e i loro sguardi si incontrarono
parallelamente, bloccandosi.
"Tu sai come liberarti, Linette. lo so che tu puoi
farlo!" sospirò Scully
"...ho paura... ho paura....!"
"di cosa hai paura?"
"non voglio morire..." disse con voce rotta e
Dana non potè trattenere un'ondata di lacrime che a stento si erano attenuate. "Tu non morirai!... Linette, noi dobbiamo liberarci dalle
nostre catene se non vogliamo morire... morire dentro!"
La donna abbassò lo sguardo sul suo ventre e rimase in
quella posizione per qualche minuto fino a quando non rialzò il viso prendendo
quello di Scully tra le sue mani e avvicinandolo al suo "io ti posso
liberare" sospirò a centrimetri dalla bocca di Scully "io ho il
potere di spezzare le tue catene" si fermò e col pollice le asciugò le
guance "io posso sciogliere il tuo dolore... posso farlo andare via come
lacrime di sangue dai tuoi occhi..." si allontanò da Scully che rimase in
quella posizione per qualche minuto prima di alzarsi e spostarsi, cautamente,
di fronte alla scrivania. Guardava nel vuoto Linette quando sussurrò "...è
il mio solo potere... è l'unica cosa da fare...".
Scully era stremata, la guardò negli occhi e poi si voltò
verso la porta. "Grazie" fu
l'ultima cosa che sentì prima di uscire dalla stanza.
Mulder era seduto di fronte agli schermi, immobile...
forse non si era mai mosso da quando si era seduto. Sentì la porta chiudersi e
avvertì la presenza di Scully nella stanza ma non poteva girarsi, non poteva
guardarla...
Scully, dolore, morte, solitudine: erano le sole parole
che abitavano la sua mente. Era arrabbiato, deluso, afflitto. Forse era
convinta che lui non soffrisse? forse pensava che fosse la sola a sentire
dolore? non si fidava abbastanza di
lui? non credeva che fosse in grado di comprenderla?
Maledizione, quel bambino era anche suo, anche lui lo
aveva stretto fra le braccia, anche lui ne sentiva la mancanza!!! Come poteva
solo pensare di essere sola?!?
Scully intanto si era avvicinata e gli era alle spalle,
sentiva il suo calore. Stava piangendo ancora, piangeva per lui perchè sapeva
il dolore che gli avevano causato quelle parole. Si ritrovarono entrambi a
guardare Linette attraverso lo schermo. Era seduta ad occhi chiusi e sospirava
profondamente.
"cosa sta facendo?" sussurrò Scully rompendo il
silenzio. Continuò ad osservarla e il viso della donna cominciò ad arrossire,
un rosso via via sempre più intenso.... stava avvampando "o mio Dio"
urlò prima di precipitarsi verso la porta.
Fuoco. Un'intensa fiamma al centro della stanza degli
interrogatori... era Linette, era Linette che stava bruciando. Passarono solo
pochi istanti quando la vampata cominciò ad estingueri. Scully osservò la scena
con occhi pietrificati prima di cadere con le ginocchia a terra e il viso tra
le mani. Mulder le arrivò alle spalle qualche secondo dopo, aveva chiamato
aiuto per domare le fiamme ma ora le vedeva diminuire mentre piano si scorgeva
il cadavere della donna. Rimase fermo per alcuni minuti, Scully era accasciata
vicino ai suoi piedi, il viso quasi a terra. Il pianto di Dana era nervoso,
forte, convulsivo, insolito. La pena di Mulder nel vederla in quel modo lo
spinse ad appoggiare una mano sulla sua spalla "Scully..." sussurrò
"andiamo via".
Ma Dana non accennava ad alzarsi. Mulder aspettò qualche
altro istante prima di riprovare "andiamo..." e così dicendo
alzò la sua testa prendendola dalla
fronte.
Impallidì.
Era coperta di sangue e ancora sangue le sgorgava copioso
dagli occhi.
Rabbrividì.
Dana stava ridendo.
Georgetown
Memorial Hospital
10
ore dopo
Scully stava uscendo dalla porta a vetro dell'ospedale
quando vide Mulder sul vialetto che l'aspettava con il viso rivolto alla strada
trafficata. Si avvicinò piano, gli si mise di fronte guardando prima verso la
direzione in cui era rivolto, poi girandosi verso di lui.
"Cosa ti hanno detto?" chiese Mulder.
"Non c'è niente che non va... i miei occhi stanno
bene". Si voltarono verso la strada entrambi. Era da troppo che non
mantenevano lo sguardo l'uno sull'altra per così tanto tempo.
"David Deep, Terry Mcfied e Susan Canningam avevano
limitato in un modo o nell'altro la libertà di Linette, come le suore o gli
abitanti della riserva indiana così..."
"... così quella presenza li ha uccisi, nel sonno,
per proteggerla..." terminò Scully,
"Cosa pensi che sia successo in quella stanza?"
domandò.
Cominciarono a guardarsi ancora quando lui parlò
"Autocombustiose" "Autocombustiose?" non c'era scetticismo
nella voce di Scully, solo curiosità.
"Probabilmente per potersi liberare da quella ...
presenza, doveva concentrarsi per arrivare allo stesso stato in cui era quando
l'ha incontrata per la prima volta. Ma la concentrazione è stata così intensa
da cominciare a produrre energia, l'energia è diventata calore, e
poi...e... cosa pensi sia successo a
te?" chiese abbassando lo sguardo.
"Non ne ho idea, Mulder!"
Passarono minuti prima di riprendere a parlare.
"Mulder, io... " si avvicinò piano e gli mise
le braccia distese sulle spalle, aspettò con la testa chiana, intimorita, per
vedere la sua reazione, poi alzò il viso. Erano a centimetri, e inalavano l'uno
il respiro dell'altra, era da troppo tempo che non erano così vicini.
L'emozione e la sensazione che scaturiva in loro questa prossimità era quasi
palpabile."che c'è, Scully?"
pausa "perdonami Mulder..." sussurrò.
Fox accennò un sorriso e si avvicinò ancora.
"So che può sembrare sciocco ma..." continuò
"...è come se vedessi ora dopo un lungo periodo do cecità... io
penso... io voglio continuare... a cercare... con te! ... e l'unico modo è
così... insieme!"
"Scully io..."
"No, Mulder... fammi finire"
"...key"
le loro labbra si stavano sfiorando, ora di strofinavano
piano...
"Ti amo, Mulder" fu un sospiro prima che lui le
coprisse le labbra con le sue.
Un bacio lungo, profondo... avevano quasi dimenticato
com'era... no, era imposiibile dimenticarlo! Si staccarono riluttanti, erano
ancora estremamente vicini quando Scully gli mise le mani sulle spalle e le
fece scivolare lungo le braccia prima di afferrare le sue mani. Sorrise e
Mulder a quella vista non potè fare altro che abbracciarla. Erano ancora
stretti quando sentì il sospriro caldo di Scully che gli ripeteva all'orecchio
"Insieme..."
Dana, con la testa sprofondata nella sua spalla aprì gli
occhi in una fessura e sorrise...
'... non ho più catene... non ho più catene... '
FINE