Capitolo 14 – Colpo di grazia

 

Sono seduto sul divanetto di finta-pelle nera di fronte all’ufficio del condirettore Kersh da almeno 20 minuti.

L’immancabile Diana siede alla mia sinistra con la solita espressione di altezzosa noia tatuata in volto.

E aspetto….

Aspetto che Kersh si degni di accoglierci nei suoi appartamenti per sperimentare su di noi i suoi innovativi ritrovati in materia di provvedimenti disciplinari da lager nazista.

Aspetto che il quarto caffè della giornata entri in circolo per farmi dimenticare anche la più remota avvisaglia di sonno residuo.

Ma, sopra ogni cosa… , sto aspettando *lei* - o meglio – aspetto che questo fottuto mondo mi rovini sulla testa una volta per tutte.

Le sole cinque parole che Skinner ha avuto l’accortezza di dirmi quando mi sono presentato nel suo ufficio questa mattina sono state ‘Anche Scully è stata convocata’.

Così Scully arriverà e quello che sto vivendo solo come una accozzaglia di ricordi frammentari di un incubo, diventerà evidente realtà appena la sua aurea invaderà la mia.

Di questo ne sono più che certo.

Perciò tra qualche minuto sarà qui… e non ho ancora la più pallida idea di che cazzo dovrò dirle.

So solo che continuo a muovermi su questa pelle come se fossi appena stato colpito da un caso fulminante di emorroidi.

Ho le mani strette l’una all’altra e la faccia plastificata.

Avanti Mulder – mi ripeto ironico – ci hai anche riflettuto, racimolando al massimo un paio di monologhi smozzicati che suonavano patetici anche alle tue orecchie colpevoli e paranoiche.

Da pavido – che è quello che sono – ho persino provato a chiamarla di nuovo – venti volte circa – solo con il fine ultimo di spianarmi la strada per questo primo e- nel vero senso della parola- *fatidico* incontro.

Ho avuto la forza di rinunciare.

Anche perché quel fottuto telefono era sempre staccato, comunque.

Intuibile anche il motivo per cui sono stato un paio d’ore a misurare a passi nervosi il perimetro del mio appartamento, con le chiavi della macchina incastonate nei palmi della mano e col folle intento di catapultarmi in quel di Georgetown.

Forse per orgoglio – più probabilmente per paura – ho desistito.

Il risultato è che ora sono impalato qui, con tanta caffeina nelle vene da svegliare un morto e un totale di trenta minuti di sonno.

E aspetto….

Ma non sono nervoso… nooooooooo… me la sto facendo sotto, con semplicità.

Non era mai successo che Scully si rifiutasse addirittura di parlarmi.

Mai

E non era *mai* successo che non mi fossi preparato nulla di convincente da dirle, ed è questo che mi terrorizza.

Scully arriverà – se è puntuale come al solito – tra sette minuti, proprio qui… di fronte a me.

Merda.

Respiro a fondo, mi muovo, appoggio la schiena alla spalliera del divanetto, mi stacco, ritorno con i gomiti incassati nelle ginocchia e aspetto.

Quando medito per l’ennesima volta su quanto questa situazione abbia l’aria di essere uno scherzo di merda, lo sento… - a venti metri, non di più – il suono austero di tacchi alti sul marmo.

E’ lei, cazzo.

La cadenza è secca, ritmica – e quel suono finisce per distaccarsi dai rumori di fondo.

Chiudo gli occhi solo perché per un minimo di decoro non posso tapparmi le orecchie mentre quel TAC TAC TAC mi martella nella tempia e una strana sensazione – che un bravo psicologo definirebbe senza indugio PANICO – mi toglie il respiro.

Tra il TAC TAC TAC e il BUM BUM BUM del mio cuore, si insinua uno scricchiolio sinistro che subito identifico come il rumore della porta dell’ufficio del condirettore che si apre.

Mi alzo di colpo e mi costringo – da codardo come *devo* ammettere di essere – a puntare lo sguardo su Skinner che fa capolino dall’uscio.

Bravo – bravo – bravo – mi congratulo nervoso… - continua a guardare Skinner, respira.

Il TAC TAC TAC si intensifica minaccioso.

Il BUM BUM BUM diventa udibile persino dalla 33° strada.

Smetto di respirare mentre una forza sicuramente di origine paranormale costringe il mio viso a voltarsi di novanta gradi.

E la vedo…

Dio.

L’immagine ad alta definizione che ha appena registrato il mio cervello fottutamente esteta è completamente depredante.

Ogni pelo del mio corpo si alza reverente.

Scully è--- è--- Dio, è di una bellezza devastante.

Fa rima, cazzo… sto tessendo un ode a Scully ?!? – realizzo shockato.

E la seconda cosa che percepiscono le mie sensibili epidermide è questa:

Scully emana pura energia.

Tutta la merda che mi circonda finisce momentaneamente nell’oblio e mi sorprendo a catalogare ogni forma e ogni colore che riesce a filtrare dai miei occhi al mio cervello.

Valuto che debba aver perso almeno 3 chili.

O forse è quel tailleur nero fin troppo attillato responsabile di questo incredibile effetto ottico.

E in questa nube pece spicca il rosso vinaccia del sottogiacca e della sua bocca.

Ha la labbra gonfie e lucide di chi ha piano… o è stata baciata, e il viso voltato in modo che ai miei occhi sia possibile assorbire solo il suo profilo severo, incorniciato da quei capelli rossi come le fiamme dell’infermo.

E realizzo terrorizzato… che Scully si è vestita per combattere, oggi.

Ogni millimetro del suo corpo lo sta gridando.

L’energia che emana è solo rabbia e determinazione.

E mi si gela il sangue se penso che non mi ha ancora nemmeno guardato.

Seguo la direzione dei suoi occhi e capisco che si sta scambiando messaggi in codice con Skinner.

Lei lo guarda e lui la guarda.

Io solo non esisto.

Il vicedirettore le si avvicina attento mentre Scully incrocia le braccia sul petto impettita.

E la sola cosa che riesco a pensare – incoerentemente - è che voglio che Scully si volti verso di me, immediatamente.

“Agente Scully?” sento Skinner sussurrare.

“Signore?” risponde e il suono di quella sua voce trasforma tutto il mio corpo in un palo di frassino.

Conosco Scully abbastanza per individuare ad uno ad uno tutti i messaggi impliciti che riesce a mandare.

E riconosco che non solo sono nella merda, ma sono spacciato.

Scully sa che sono impalato proprio a 5 piedi da lei e le sto forando la testa per l’intensità del mio sguardo.

Lo sa.

E non *vuole* guardarmi.

“Scully…” riprende Skinner “… lei è… sospesa… e sa che può scegliere se partecipare o meno a questo incontro” la informa apprensivo.

“Risponderò alle loro domande” gli comunica Scully, inflessibile.

Skinner vorrebbe controbattere, ma gli occhi di Scully lo inchiodano.

“Il condirettore vuole vedervi tutti insieme” le dice cauto ed evidentemente dispiaciuto per il fastidio che le potrebbe provocare la notizia.

Oh cazzo.

Oh cazzo – cazzo – cazzo.

A quel ‘tutti’ Scully si sente in dovere di voltarsi verso la mia direzione, come per accertarsi che esistiamo davvero e non siamo solo dei brutti ologrammi.

Sudo freddo e ingoio saliva mentre noto che ha i lineamenti così tirati che i suoi occhi sembrano grandi il doppio.

Ma non mi guarda, ancora.

Fissa un punto oltre le mie spalle mentre la luce gialla che filtra dalle finestre le illumina il viso.

E’ dannatamente pallida… o forse è il rossetto che è troppo scuro – penso e completamente schiacciato dalla mia stessa idiozia finalmente realizzo *chi* sta guardando.

Diana.

Merda.

I loro sguardi rimangono legati da un invisibile filo d’alta tensione e con tutta probabilità si stanno insultando in binario.

E una questione da donne, non sono tenuto a capire… ma una cosa risulta comunque ben certa:

Io. Sono. Fottuto.

Perché *so* che Scully ha scoperto che le ho MENTITO.

La consapevolezza mi paralizza e smetto di salivare.

Cosa. Cazzo. Faccio. Adesso? – è la sola cosa che esce dell’intricata rete del mio cervello ovattato.

“Agenti?” sento e mi volto di scatto.

E’ il lecchino di Kersh che ci chiama a rapporto, e *momentaneamente* risolve il mio problema.

La prima ad entrare è Scully, più aggressiva e determinata del solito, seguita da Skinner.

Io quasi barcollo e non so neppure se Diana è ancora dietro di me.

Sento nettamente odore di catastrofe.

Tre sedie dietro la scrivania e tre davanti.

La prima sedia è di Scully, la seconda è la mia e la terza è di Diana.

Ha l’aria di essere un plotone di esecuzione.

Il condirettore si schiarisce la gola da serpe mentre ci osserva ad uno ad uno, austero.

In realtà so che dentro sta ridendo come un demonio per questa opportunità di vendetta che il fato ha voluto regalargli.

Io mi giro inconsciamente e cerco, con il coraggio dato dalla disperazione, lo sguardo di Scully.

Ma sta fissando Kersh adesso, tesa e pronta come sui blocchi di partenza.

“Buon giorno Agente Fowley, Agente Mulder…” esordisce il figlio di puttana “… è un piacere rivedervi dopo tutto questo tempo”.

Ha anche il coraggio di fare il sarcastico?!?

Resisto all’impulso di alzarmi e tappargli la bocca con un destro.

E’ troppo presto, ancora.

“Lo stesso non vale per lei Agente Scully, visto che abbiamo avuto un incontro molto simile giusto ieri… non è così?”

Scully si limita ad osservarlo.

Nemmeno un muscolo del suo corpo si è mosso.

“Bene” prosegue “è più conveniente iniziare per gradi …” mi fissa e sembra il professore bastardo che interroga a tappeto l’alunno debole chiaramente impreparato “Agente Mulder… vuole spiegare a questa commissione cosa di tanto importante le ha fatto credere di poter abbandonare un probabile *X-file* aperto proprio qui a Washington per andare… dove?” domanda allusivo fingendo un lapsus.

Figlio di PUTTANA.

Mi giro supplichevole verso Scully e mi pietrifico quando vedo chiaramente un nervo della sua mascella serrata che salta.

Sono. Fottuto.

“A Cantan, Ohio” lo informo secco.

Sono. Un. Fottuto. Bugiardo.

“.. in Ohio” prosegue soddisfatto “… per scopi di cui questo ufficio non era informato… e immagini la mia sorpresa quando ho ricevuto la notizia della sua presenza sul luogo di una tragedia che è costata ben 27 vittime….”

27?

27 morti alla Biocosmos?

Dio.

Rimango fermo immobile con la bocca spalancata.

“Signore?” interviene circospetta Diana.

“La mia domanda è rivolta all’Agente Mulder, Agente Fowley” la spegne Kersh intransigente.

Continua a fissarmi.

Mi schiarisco la voce. “Ho ricevuto informazioni su attività illecite che si svolgevano all’interno della Biocosmos Pharmaceutic Reaserch” inizio impostando il tono il più competente e strafottente possibile.

In realtà sto sudando come un cammello,“… dovevo controllare la veridicità di quelle informazioni… e posso considerare ciò che è successo solo come la conferma dei miei sospetti” concludo.

Conciso. Chiaro.

Ok, come storia regge.

“E il suo ruolo in tutto questo, Agente Fowley?” domanda il condirettore palesemente malizioso.

Cazzo.

L’insano desiderio di ucciderlo con le mie mani mi annebbia la vista.

Diana rimane immobile per secondi di fuoco “--- l’Agente Mulder ha… ha chiesto il mio supporto nell’operazione” espira, ed è un calcio nelle palle.

COSA?

COSA CAZZO DICI?!

Mi volto verso di lei di scatto e la folgoro.

Dio, Diana…

Lei mi telegrafa con gli occhi ‘cosa cazzo potevo dire?’

Cazzo – cazzo – cazzo…

Merda.

Mi muovo sulla sedia come un tarantolato e quando finalmente Scully entra nel mio campo visivo il suo profilo è selce.

Dio, è assurdo, lo so – ma ho la netta impressione che mi siano rimaste solo due alternative, qui: o piango o mi faccio la pipì addosso.

“E la fonte di queste informazioni?” indaga ancora Kersh appoggiando i gomiti sulla sua lucida scrivania di quercia.

“Il Dott. Gill Karpenter” qualcuno confessa con la mia voce “che è stato trovato morto ieri notte”.

Sicuramente non c’è pericolo che me ne vorrà se lo copro d’infamia.

“Saprete di certo che verrà aperta una indagine federale sia sulla Biocosmos che sulla morte di questo Karpenter…” ci informa, espira “… e il rapporto che compilerete sul vostro coinvolgimento, anche se passivo, nell’intera vicenda dovrà essere più che dettagliato… qualsiasi lacuna o informazione che verrà omessa a questa commissione aggraverà la vostra posizione” sentenzia duro.

Rimango in attesa della sferrata finale….

Il mondo resta immobile come intrappolato in una brutta fotografia per un’eternità.

Kersh ammazza l’effetto quando si volta verso Scully.

Sento i bulbi oculari staccarsi dalle orbite per la potenza con cui spalanco gli occhi.

Come?

COME?

Ha già finito?

Che cazzo succede qui?

Fisso Scully sgomento.

“Agente Scully…” ricomincia il condirettore modulando con un paio di finti colpi di tosse il suo tono demoniaco “… conosce in dettaglio i motivi che mi hanno spinto a sospenderla… sa che le avevo *ordinato* di non intervenire in un alcuno modo-”

“E’ quello che ho fatto” lo interrompe Scully completamente competente.

Quelle cinque parole diventano per il mio sistema nervoso cinque fottutissimi brividi ghiacciati.

Scully non ha mai sottovalutato la potenza della sua voce.

Kersh mimetizza a fatica la sua espressione sorpresa, deglutisce e vorrebbe riprendere con la sua inflessione accusatoria.

Ma Scully gonfia il petto e sputa fuori “il ritrovamento del cadavere di Edward Jerse non ha nulla a che vedere con il caso che lei mi aveva *ordinato* di non seguire, Signore” dichiara dura.

Dio, non ero più abituato a sentirle dire tante parole consecutivamente… il mio encefalo è in preda a convulsioni.

Kersh è ancora più sbigottito.

Ho l’impressione che Scully gli abbia appena mandato a puttane l’effetto sorpresa.

“Agente” cerca di pararsi in corner il condirettore “… capirà che risulta piuttosto incredibile il fatto che sia stata proprio *lei* a ritrovare il corpo di un individuo indiscutibilmente coinvolto… Mi corregga se sbaglio, non è *proprio* Edward Jerse che ha fornito le informazioni utili per *aprirlo* questo caso… ?”

“Non sbaglia” ammette Scully cosciente “ma questo non vuol dire che il ritrovamento di ieri sia legato in alcun modo al Caso-Jones”

“Ah no?” pressa poco persuaso Kersh.

“No” replica Scully… allo sguardo perplesso che riceve in cambio si sente costretta di aggiungere abbassando quella sua voce di minimo due toni “… conoscevo Ed Jerse da prima… prima di questo” .

Già… cazzo - Mi si ribalta lo stomaco.

“Certo… Agente” prosegue Kersh felice di aver appena trovato un altro appiglio “dal 97… e sono non erro anche quella occasione è ben documentata negli schedari dell’FBI”

Cazzo.

“.. lei è stata SOSPESA, Agente… la sua estraniazione dai casi federali non presenta eccezioni… o limitazioni di periodo…”

Scully ingoia rabbia.

La sua mascella si serra all’inverosimile.

“Come le ho detto” ribatte ora evidentemente indignata e annoiata da queste inutili pressioni “… il ritrovamento del cadavere non è in alcun modo ricollegabile a nessuna delle mie attività come Agente Speciale dell’FBI…” fa una pausa, densa “--- i motivi che mi hanno spinta a far visita al soggetto erano puramente *personali*…”

Il sangue smette di scorrere nelle mie vene.

“… il fatto che lo abbia trovato cadavere è fatalità… ” conclude espirando - l’ombra di puro dolore è fin troppo evidente.

--- i motivi che mi hanno spinta a far visita al soggetto erano puramente *personali*… - mi ripete diligentemente quella cosa gelatinosa che riempie il mio cranio.

Sta mentendo – cerco di convincermi, ma non ci riesco.

Mente, Scully è andata da Jerse per il caso….

Balle, cazzo.

Scully è andata da Jerse per… *motivi personali* e lo ha trovato morto.

Perché fa più male di un calcio nei denti?

Quasi rido se penso che non sono proprio nella posizione di vantare diritti territoriali su Scully… NON lo sono MAI stato… ma cazzo….

“Agente, si rende conto che è quasi incredibile da credere” dubita ancora Kersh anche se è ben chiaro che ormai ha finito le cartucce da spararle contro.

“Ma è la verità” conferma Scully decisa “lei mi ha impartito delle *direttive* ed io le ho seguite.”

Il tono blandamente allusivo di Scully è una sorpresa.

E’ giuro di aver visto Kersh irrigidirsi al suono della parola efficacemente enfatizzata ‘direttive’.

“Capirete” cerca di riprendere le redini la serpe rivolgendosi improvvisamente a tutti e tre “che mi trovo in una posizione a dir poco imbarazzante…”.

Solo imbarazzante?

La terra sta tremando, cazzo.

“… ma ho delle decisioni da prendere… per il bene di questo ufficio e delle sezioni coinvolte. Agente Scully… mi trovo costretto a confermare la sua sospensione…” sentenzia.

Dio… cazzo… no….

Allora è vero?

Allora non è un incubo?

Scully è una statua di sale imbullonata su quella sedia, le sue dita si stringono intorno al legno dei braccioli.

Io sono solo spaventato a morte.

“Agente Mulder…” Kersh sposta la direzione di quei occhi gialli verso di me,“se la decisione dipendesse *solo* da me metterei le sbarre davanti alla porta del suo ufficio”.

Quasi spalanco la bocca, non è mai stato così diretto.

“.. ma il mio mandato termina tra pochi giorni e ci sono dei casi aperti che non possono subire ulteriori ritardi… sarà il mio successore a decidere in merito ai provvedimenti disciplinari che sicuramente sia lei, che l’Agente Fowley vi siete meritati agendo con una totale mancanza di rispetto nei confronti di questa istituzione e delle posizioni che occupate… , e lo farà quando avrà modo di valutare la situazione…” si ferma per un istante e mette un dito sulla bocca come se stesse improvvisando questo monologo.

In realtà ha sognato per mesi di spiattellarmelo in faccia.

Scommetto che si sta eccitando, il porco.

“Non ho molte alternative e quindi penso che, per il momento,  sia ragionevole che l’Agente Fowley l’affianchi agli… *x-files*…” DIO. DIO. “è tutto… potete andare….”

“Signore?-” Scatto completamente disorientato.

E’ possibile che abbia sentito *veramente* quello che ho sentito?

Oh cazzo - Non può essere vero.

Devono essere fottuta serie di allucinazioni.

Kersh mi ignora ed io rimango impalato accanto alla sedia mentre Scully si alza così velocemente che l’aria che sposta mi scompiglia i capelli.

Quando mi passa davanti e si precipita verso la porta, un onda di gelo mi trapassa. Scully - Scully - Scully - Scully - Scully - Scully - Scully - Scully - Scully - Scully - Scully … - balbetta il mio cervello.

Che cazzo sto facendo qui? – mi ammonisco.

Mi volto di scatto e la seguo.

 

 

Pensavo che peggio di così non potesse andare.

Pensavo che il limite fosse stato già di gran lunga superato.

Mi sbagliavo.

Ho appena ricevuto il colpo di grazia.

Questa è una pugnalata sulla carne viva e sono certa che sto lasciando una fottuta scia di sangue mentre praticamente corro lungo il corridoio quasi sgombro del bureau.

Oh. Dio.

Il mio cervello è super ossigenato per la profondità dei respiri che mi sto imponendo di prendere.

Il mio cuore e il mio stomaco sono stretti nella stessa morsa.

Respira e cammina, non *devi* piangere, non in mezzo all’FBI.

“Sculleeee” sento da lontano ed un orrendo brivido di rabbia mi percorre la schiena.

No, merda… non DEVI piangere, Dana – mi ammonisco tanto dura quanto solo con me stessa riesco ad essere.

Aumento il passo.

Quasi non sono sorpresa quando una mano mi stringe all’improvviso l’avambraccio.

Ma mi sale la nausea.

La parte di me costantemente razionale mi sta dicendo che non è ne il posto né il momento di fare scenate, ma il mio corpo ragiona in completa autonomia e strattono via quella mano, con forza.

Non mi toccare, Mulder – lo avverto telepaticamente - NON MI TOCCARE.

“Fermati Scully” mi sussurra schifosamente affranto, è una corvo sulla mia spalla.

La mia mascella è così serrata che temo che i miei denti si sgretoleranno sotto la pressione.

Mi blocco di colpo.

Mulder quasi sbatte contro la mia schiena.

Fottuto bastardo – è la sola cosa che riesco a pensare e non so più nemmeno se mi riferisco a Mulder, a Kersh o a Dio.

Probabilmente mi rivolgo a tutti e tre.

Riprendo a camminare lentamente verso l’ascensore mentre inspiro ed espiro dal naso come un cane rabbioso.

Davanti alla porta di metallo chiusa mi fermo, schiaccio il pulsante della chiamata, mi volto.

E Mulder mi è di fronte con l’espressione così scioccamente dispiaciuta che il solo vederla fa innalzare la mia temperatura interna di dieci gradi.

La rabbia è energia, l’energia è calore.

Perché cazzo mi guardi così? – gli chiedo senza parlare.

Continuo solo a fissarlo, certa che il mio sguardo sa essere più eloquente e efficace di un pugno in bocca.

Ma non è abbastanza.

L’energia ha bisogno di uno sbocco, altrimenti finirò per bruciare viva.

“Congratulazioni, Mulder” ringhio affannata dall’ira e lui fa quasi un passo indietro sgomento “finalmente hai ottenuto quello che volevi.” Dichiaro acida.

Hai gli X-files.

Hai Fowley.

Niente potrebbe essere più perfetto al mondo… non è così fottuto bugiardo?

Gli occhi di Mulder diventano due palle di fuoco.

“Cos-?”

Non voglio sentirlo parlare.

NON VOGLIO.

“Al diavolo” espiro e la porta dell’ascensore si apre magicamente.

Scompaio all’interno e aspetto, con il viso rivolto verso la parete di fondo come una penitente, che l’ascensore si muova.

Diana Fowley agli X-files, merda – penso e un’altra vampata fa evaporare l’umido che rende i miei occhi pesanti tonnellate.

Mulder e Fowley agli x-files.

Era così che doveva andare, era così che doveva finire, merda, me lo sarei dovuta aspettare.

Era nell’aria.

Da mesi ormai.

Ma cazzo, - impreco disgustosamente disperata - non posso credere che stia succedendo per davvero.

L’ascensore parte con il consueto balzo.

“Lasciami. Spiegare.” Sento all’improvviso alle mie spalle, parole staccate e così dannatamente pregne.

Non è nemmeno una richiesta, la sua.

Non ho idea di che cazzo è, so solamente che *solo* Mulder è in grado di caricare le parole così, di renderle così maledettamente *pesanti*.

Le sue parole vogliono dire tutto, a volte – spesso, non vogliono dire niente.

Ed io sobbalzo e tremo, merda.

Inspiro “No” espiro e non mi volto.

E’ puerile, lo so… ma penso di essermi meritata la facoltà di essere infantile quanto cazzo mi pare.

So solo che non voglio più sentire quella sua voce.

Non adesso.

Fa troppo male sentirla, cazzo.

Ma mi sento in gabbia, tra le pareti sterili di questo maledetto ascensore.

Passano minuti lunghi come ore mentre osservo i numerini luminosi che si accendono e si spengono sul display.

Sento il suo odore, Dio, sento l’odore di Mulder.

L’odore della sua paura, della sua angoscia.

Per quanto sia in grado di devastarmi, non me la sento proprio di dispiacermi per lui, non ora… mai più… ci sono io, ci sono solo io in questo fottuto mondo e devo badare alla *mia* di angoscia.

Ma non sono mai stata una codarda, e non lo diventerò ora.

Trovo la forza per voltarmi e lo faccio con lentezza spropositata.

Sorvolo prudentemente sulla sua espressione e puntello i miei occhi nei suoi.

“Non era questo che volevi, Mulder?” mi sorprendo a sussurrare acida “Non era per ottenere *questo* che hai lavorato così duramente in questi *due* giorni…? O meglio – in quest’ultimo *anno*…? ” Dio, la mia voce trema di collera.

“S- Scully-?” cerca di interrompermi  e quasi boccheggia.

“NO” lo sblocco dura e vomito “mi hai detto che non volevi farlo, mi hai detto che non *potevi* farlo… ma hai scelto Mulder… ed ora che sei stato accontentato,  voglio solo essere lasciata in pace….” ordino.

Sento la consistenza del suo respiro affannato sulla mia faccia… non vedo più il suo viso, però… forse dovrei sbattere la palpebre.

Ma quando le parole abbandonano la mia bocca, Mulder è percorso da un brivido così violento che non posso non vederlo.

Rimango pietrificata, trattengo il fiato.

E all’improvviso mi ritrovo a seguire con lo sguardo il movimento del suo mento che si abbassa in remissiva accettazione.

Oh. Dio. – quasi mi scivola dalla bocca, inorridita.

Lotto contro me stessa per non spalancare gli occhi.

Non è così difficile rinunciare… non è vero Mulder? – penso sconvolta e dannatamente ferita.

Mi obbligo a non essere delusa da questa resa così… immediata.

Mi obbligo a contenere il mio cuore che sta cadendo in frantumi ai suoi piedi.

E mi rendo conto che *qualsiasi* cosa c’era, qualsiasi cosa pensavo ci fosse - e AMMESSO che si fosse -  *ora* non c’è più.

E finita…. È finita.

La porta di metallo si apre languida e io lo supero in fretta, attenta a non guardarlo e a non sfiorarlo.

Non posso stare chiusa qua dentro un istante di più, i lineamenti del mio viso mandano segnali di dolore per la forza con cui sto trattenendo qualsiasi espressione che possa tradire, anche solo lontanamente, il mio *vero* stato d’animo.

Non sento il rumore dei suoi passi.

Non mi sta seguendo.

NON MI STA SEGUENDO, merda.

E’ finita, allora?

Chiudo forte gli occhi mentre cammino verso la mia macchina.

“Scully?” mi chiama così piano che se non fossi abituata a riconoscere il suono della sua voce in mezzo a mille altri probabilmente non l’avrei sentito.

Lo so che ti sta facendo male, Mulder – penso e finalmente le lacrime si liberano dalla gabbia delle mie palpebre.

Ma sono io che sto sanguinando *adesso*.

No – realizzo asciugandomi rapidamente la faccia già fradicia con il dorso della mano - è Scully che sanguina, è Scully che sta morendo.

Mi è rimasta solo Dana, adesso… e non mi sono mai sentita così persa.

 

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

 

Non era questo che volevi, Mulder? – mi ripete ancora ed ancora la voce di Scully mentre rimango fisso impalato tra le porte forzatamente aperte di questo maledetto ascensore.

Già… non era questo che volevi?

NO, certo che non era quello che volevo, cazzo.

Ma non è forse quello che avrei *dovuto* volere?

Insomma… Karpenter ha parlato chiaro, merda, anche se sicuramente non ha detto nulla di nuovo.

E se veramente stavi aspettando nell’ombra l’occasione propizia per allontanarla da questo buco nero di esistenza in cui TU l’hai cacciata… eccoti accontentato, Mulder… ora lasciala in pace…

Semplice, no?

No, merda, non è semplice.

Altrimenti non sentirei questa fottuta lama nel petto che mi taglia il cuore a metà.

Scully ha ragione su un paio di cose, questo è vero.

La sua collera è giustificata, perciò… e non si discute.

Scully ha ragione ed io ho torto.

IO ho creato questa situazione, IO la devo risolvere.

Ma non posso farlo, se non ho la più pallida idea di *come* fare… e soprattutto se non mi permette nemmeno di aprire bocca.

Potrà avere ragione, ma non si è guadagnata il monopolio della cocciutaggine.

Posso tenerle testa, cazzo.

E non lascerò nemmeno per un istante che dia per scontato che mi sia arreso.

Mulder non si arrende.

Vuole punirmi? – che lo faccia, solo io posso sapere quanto lo meriti.

Ma non mi cancellerà dalla sua esistenza, adesso.

Non dopo sei anni.

Mai, cazzo.

E’ troppo tardi per i gesti eroici… per le teatrali rese.

E fottutamente troppo tardi.

Forse non mi sarà mai dato modo di risolvere questa situazione del cazzo, ma ho la precisa intenzione di sviscerarla.

Non peccherò di pavidità … questa volta… e come io le *devo* delle spiegazioni, lei *deve* ascoltarle.

Ha messo la sua esistenza nelle mie mani, cazzo, e non sarò più in grado di permettere di riprendersela.

Merito il beneficio del dubbio – o meglio – farò di tutto per meritarlo.

Lei mi *deve* credere.

Ed allora incomincio a correre attraverso l’umido e tetro parcheggio del bureau.

Ci metto meno di millesimi di secondo a raggiungere la sua macchina ma mi fermo, quando la vedo li ferma.. che cerca di aprire la portiera e le sue mani tremano così forte che sembra sia stata folgorata da un fulmine.

Qualsiasi dubbio poteva aver fabbricato la mia mente si scioglie come burro sotto il calore che sento nel petto.

Lo stesso calore del ghiaccio.

La sciocca consapevolezza di essere l’artefice di tutto quel dolore che la vista di lei sta emanando ad onde verso di me, blocca il mio cervello, totalmente.

Tutto quello che vorrei o forse dovrei dire evapora via da me come gas.

Quello che succede dopo… giuro su Dio che non dipende dalla mia cosciente volontà.

Arriva da più lontano, dal profondo… da un posto che non ricordavo neppure di possedere.

Forse arriva dall’anima.

Mi avvicino, metto una mano sulla sua spalla e la costringo a voltarsi.

Quando la sua schiena sbatte contro il freddo metallo della portiera mi guarda con gli stessi occhi che avrebbe un cervo davanti agli abbaglianti di un auto.

La materia di disintegra in mille microscopici pezzi mentre taglio le molecole di aria che ci dividono.

E all’improvviso le mie labbra prendono contatto con qualcosa di caldo, umido e così dannatamente morbido che il mio stomaco si contrae ed il brivido che serpeggia lungo il mio corpo sono certo di averlo sentito persino sulla punta dei capelli.

E’ la bocca di Scully, cazzo – realizza la parte di me che non è impegnata a tremare come una foglia.

Sono certo che il tempo si sia fermato e che la luna abbia smesso di girare intorno alla terra.

Anche lei è immobile sotto di me, ma questo non mi impedisce di strofinare le mia labbra socchiuse sulle sue completamente rapito.

Il sapore di pelle di seta e lacrime è intossicante, sicuramente additivo.

Se non fosse all’erta anche il più insignificante millimetro di me probabilmente non la sentirei nemmeno respirare.

Ma lo sento che sta tremando, come me.

Dio… nemmeno nei miei più allucinati sogni avrei mai potuto immaginare che sarebbe stato così… così… intenso, cazzo.

Niente è mai stato così intenso.

Sento l’inconsistente peso delle sue mani ghiacciate anche attraverso la camicia e la giacca che indosso, ma non ho la più pallida intenzione di fermarmi.

Non adesso.

Forse mai.

Applica pressione sulle mie clavicole con quelle mani… ma è riluttante.

Come se è quello che dovrebbe fare piuttosto che quello che vorrebbe fare.

Dio, ti prego… non mi fermare Scully – la supplico con le labbra.

Non so se voglio smettere di sentire quello che sto sentendo ora; sono al sicuro adesso… al sicuro dalla terribile realtà che mi investirà come un tir appena le mie labbra si staccheranno dalle tue.

Un istante ancora…

Solo un istante.

Ma quelle mani diventano insistenti su di me.

Raccolgo quel poco di autocontrollo che non sapevo neppure mi fosse rimasto e mi allontano piano.

Di qualche millimetro… non di più.

Respiro e guardo quelle sue labbra.

Sembra incredibile che le abbia baciate.

Incredibile, cazzo.

Il mento di Scully sta tremando pericolosamente adesso.

Come se le costasse uno sforzo sovrumano dire quello che tra un millesimo di secondo mi dirà.

“E’… è così che funziona, Mulder?” il suo sussurro spezzato rimbalza sugli atomi che ci separano.

La mia bocca si apre sgomenta solo perché percepisco il livello di dolore nella sua voce superare quello della rabbia.

L’ho ferita… merda.

“… hai già usato questa tecnica… no? ” ed una lacrima cade come cera sulla sua guancia pallida.

Non ho idea di dove voglia arrivare così rimango immobile e terrorizzato.

 “… quando la situazione diventa troppo complicata, perché non diamo un bacio a Scully… così la rimettiamo in fila… ” espira e cerca di voltare il viso.

La gravità di quello che mi ha appena detto mi colpisce come un pugno sullo sterno.

Faccio un involontario passo indietro.

Cosa?

COSA?

Adesso si che la terra ha smesso di girare.

Dio – non può pensarlo davvero… solo *non può*, merda.

“E’… è quello che pensi?” qualcosa dentro di me chiede piano… dolore in quella voce, incredulità forse.

I suoi lineamenti si contraggono come se fosse percorsa da una fitta.

Continua a mostrarmi il suo profilo tremate, quella guancia ludica di lacrime.

Non risponde.

No, non è quello che pensi, Scully, non è vero?

Cazzo… dimmi che non è vero.

“Perché… perché mi hai mentito?”  bisbiglia dopo millenni.

Dio.

Cazzo.

Questa è l’unica domanda a cui non so che rispondere.

Faccio un altro passo indietro.

Mi prendo il mio tempo per parlare, anche perché non so che diavolo dire.

Aspetto che trovi la forza per voltarsi verso di me e spronarmi con lo sguardo.

Lo fa sempre, quando vuole una risposta… la *vuole* e basta.

Ed infatti, i suoi occhi sono grandi, rossi e così dannatamente profondi quando si perdono nei *miei* di occhi.

Lei mi ha appena posto la domanda a cui io stesso non ha voluto dare risposta.

Forse solo troppo spaventato di quello che avrei potuto scoprire.

Ma le devi una risposta – mi ordino fermo quanto solo un uomo disperato può essere -  “n-on lo so” riesco a balbettare appena.

E la mia voce si spezza perché solo io posso riconoscere quanta verità contiene questa frase.

Non lo so, cazzo, credimi Scully…

Non ti sto mentendo, adesso.

Sotto il mio sguardo disorientato e colpevole la labbra di Scully si ingrossano e i suoi occhi diventano fessure trasparenti.

Il mio cuore smette di battere e il mio sangue cede alla forza di gravità.

Vorrei muovermi ma non posso.

E vorrei fermarla quando si volta per aprire la portiera con la nervosa furia di chi vuole solo scappare… scappare via da tutto.

Pensa… Dio, pensa che non sia rimasto più nulla da dire.

Si sbaglia.

“Fermati Scullee” sussurro e la mia voce quasi sfarfalla per la forza con cui sto tremando.

Miracolosamente, le mani di Scully si bloccano stringendosi attorno al ferro della portiera.

Quasi sospiro dal sollievo.

“Fermati” ripeto inutilmente solo per prendere tempo per riordinare i pensieri.

E’ impossibile – rinuncio.

“Merito la tua rabbia, e puoi… puoi decidere di *non* perdonarmi, Scully… puoi decidere di *punirmi*.. se può farti sentire meglio… ma non puoi permetterti nemmeno per un solo momento di degradarmi, di rinnegare la FIDUCIA che ci ha legato fino ad adesso… solo perché ho commesso un errore.” Quasi supplico.

Ma un impercettibile filo di ira repressa trapela dalla mia voce.

Incredibile a dirsi, ma questo attira la sua attenzione tanto da spingerla a voltarsi piano.

Solo il suo viso, il resto del suo corpo è pronto a scappare.

Una scintilla di rinnovata rabbia le attraversa lo sguardo.

E *devo* fermarla prima che riesca ad usare quello che ho appena avuto il coraggio di confessare contro di me.

“Quel *bacio*, Scully, è rimasto sospeso nell’aria per un anno intero… e non ho intenzione di permetterti di sminuire quello che è stato solo perché è più facile, adesso, provare rabbia piuttosto che chiederti cosa *veramente* vuoi.”

Spalanca gli occhi “Più facile?” domanda quasi indignata.

Il suono della sua voce paradossalmente mi da coraggio.

“Non è facile, lo so” affermo cosciente, e giuro che vorrei avvicinarmi adesso… ma ancora non ci riesco “… non è facile per nessuno dei due.”

Serra le labbra e annuisce secca e non posso che esserne sorpreso.

“Adesso puoi prenderti tutto il tempo che vuoi per rifletterci sopra, Mulder” espira quasi acida “non c’è più nulla da perdere, non è così?”.

“C-cosa?” boccheggio.

Entra nell’abitacolo, chiude la portiera e accende il motore così velocemente da lasciare scie di effetti ottici come  Flash ad ogni movimento.

Merda.

Il mo viso è pietra mentre osservo l’ombra scura della macchina di Scully che percorre il parcheggio.

E ora so,  anche se ho cercato di rinnegarlo e di aggrapparmi ad ogni possibile appiglio, che è tempo di accettare la realtà: la catastrofe mi ha travolto.

Ma sono un fottuto testardo e non posso neppure pensare che sia finita… non è finita.

Non finirà mai.

  

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

 

Continua