Capitolo 14 – Colpo di
grazia
Sono seduto sul divanetto
di finta-pelle nera di fronte all’ufficio del condirettore Kersh da almeno 20
minuti.
L’immancabile Diana siede
alla mia sinistra con la solita espressione di altezzosa noia tatuata in
volto.
E
aspetto….
Aspetto che Kersh si degni
di accoglierci nei suoi appartamenti per sperimentare su di noi i suoi
innovativi ritrovati in materia di provvedimenti disciplinari da lager nazista.
Aspetto che il quarto caffè
della giornata entri in circolo per farmi dimenticare anche la più remota
avvisaglia di sonno residuo.
Ma, sopra ogni cosa… , sto
aspettando *lei* - o meglio – aspetto che questo fottuto mondo mi rovini sulla
testa una volta per tutte.
Le sole cinque parole che
Skinner ha avuto l’accortezza di dirmi quando mi sono presentato nel suo ufficio
questa mattina sono state ‘Anche Scully è stata
convocata’.
Così Scully arriverà e
quello che sto vivendo solo come una accozzaglia di ricordi frammentari di un
incubo, diventerà evidente realtà appena la sua aurea invaderà la
mia.
Di questo ne sono più che
certo.
Perciò tra qualche minuto
sarà qui… e non ho ancora la più pallida idea di che cazzo dovrò
dirle.
So solo che continuo a
muovermi su questa pelle come se fossi appena stato colpito da un caso
fulminante di emorroidi.
Ho le mani strette l’una
all’altra e la faccia plastificata.
Avanti Mulder – mi ripeto
ironico – ci hai anche riflettuto, racimolando al massimo un paio di monologhi
smozzicati che suonavano patetici anche alle tue orecchie colpevoli e
paranoiche.
Da pavido – che è quello
che sono – ho persino provato a chiamarla di nuovo – venti volte circa – solo
con il fine ultimo di spianarmi la strada per questo primo e- nel vero senso
della parola- *fatidico* incontro.
Ho avuto la forza di
rinunciare.
Anche perché quel fottuto
telefono era sempre staccato, comunque.
Intuibile anche il motivo
per cui sono stato un paio d’ore a misurare a passi nervosi il perimetro del mio
appartamento, con le chiavi della macchina incastonate nei palmi della mano e
col folle intento di catapultarmi in quel di Georgetown.
Forse per orgoglio – più
probabilmente per paura – ho desistito.
Il risultato è che ora sono
impalato qui, con tanta caffeina nelle vene da svegliare un morto e un totale di
trenta minuti di sonno.
E
aspetto….
Ma non sono nervoso…
nooooooooo… me la sto facendo sotto, con semplicità.
Non era mai successo che
Scully si rifiutasse addirittura di parlarmi.
Mai
E non era *mai* successo
che non mi fossi preparato nulla di convincente da dirle, ed è questo che mi
terrorizza.
Scully arriverà – se è
puntuale come al solito – tra sette minuti, proprio qui… di fronte a
me.
Merda.
Respiro a fondo, mi muovo,
appoggio la schiena alla spalliera del divanetto, mi stacco, ritorno con i
gomiti incassati nelle ginocchia e aspetto.
Quando medito per
l’ennesima volta su quanto questa situazione abbia l’aria di essere uno scherzo
di merda, lo sento… - a venti metri, non di più – il suono austero di tacchi
alti sul marmo.
E’ lei,
cazzo.
La cadenza è secca, ritmica
– e quel suono finisce per distaccarsi dai rumori di
fondo.
Chiudo gli occhi solo
perché per un minimo di decoro non posso tapparmi le orecchie mentre quel TAC
TAC TAC mi martella nella tempia e una strana sensazione – che un bravo
psicologo definirebbe senza indugio PANICO – mi toglie il
respiro.
Tra il TAC TAC TAC e il BUM
BUM BUM del mio cuore, si insinua uno scricchiolio sinistro che subito
identifico come il rumore della porta dell’ufficio del condirettore che si
apre.
Mi alzo di colpo e mi
costringo – da codardo come *devo* ammettere di essere – a puntare lo sguardo su
Skinner che fa capolino dall’uscio.
Bravo – bravo – bravo – mi
congratulo nervoso… - continua a guardare Skinner,
respira.
Il TAC TAC TAC si
intensifica minaccioso.
Il BUM BUM BUM diventa
udibile persino dalla 33° strada.
Smetto di respirare mentre
una forza sicuramente di origine paranormale costringe il mio viso a voltarsi di
novanta gradi.
E la
vedo…
Dio.
L’immagine ad alta
definizione che ha appena registrato il mio cervello fottutamente esteta è
completamente depredante.
Ogni pelo del mio corpo si
alza reverente.
Scully è--- è--- Dio, è di
una bellezza devastante.
Fa rima, cazzo… sto
tessendo un ode a Scully ?!? – realizzo shockato.
E la seconda cosa che
percepiscono le mie sensibili epidermide è questa:
Scully emana pura
energia.
Tutta la merda che mi
circonda finisce momentaneamente nell’oblio e mi sorprendo a catalogare ogni
forma e ogni colore che riesce a filtrare dai miei occhi al mio
cervello.
Valuto che debba aver perso
almeno 3 chili.
O forse è quel tailleur
nero fin troppo attillato responsabile di questo incredibile effetto
ottico.
E in questa nube pece
spicca il rosso vinaccia del sottogiacca e della sua
bocca.
Ha la labbra gonfie e
lucide di chi ha piano… o è stata baciata, e il viso voltato in modo che ai miei
occhi sia possibile assorbire solo il suo profilo severo, incorniciato da quei
capelli rossi come le fiamme dell’infermo.
E realizzo terrorizzato…
che Scully si è vestita per combattere, oggi.
Ogni millimetro del suo
corpo lo sta gridando.
L’energia che emana è solo
rabbia e determinazione.
E mi si gela il sangue se
penso che non mi ha ancora nemmeno guardato.
Seguo la direzione dei suoi
occhi e capisco che si sta scambiando messaggi in codice con
Skinner.
Lei lo guarda e lui la
guarda.
Io solo non
esisto.
Il vicedirettore le si
avvicina attento mentre Scully incrocia le braccia sul petto
impettita.
E la sola cosa che riesco a
pensare – incoerentemente - è che voglio che Scully si volti verso di me,
immediatamente.
“Agente Scully?” sento
Skinner sussurrare.
“Signore?” risponde e il
suono di quella sua voce trasforma tutto il mio corpo in un palo di
frassino.
Conosco Scully abbastanza
per individuare ad uno ad uno tutti i messaggi impliciti che riesce a
mandare.
E riconosco che non solo
sono nella merda, ma sono spacciato.
Scully sa che sono impalato
proprio a 5 piedi da lei e le sto forando la testa per l’intensità del mio
sguardo.
Lo
sa.
E non *vuole*
guardarmi.
“Scully…” riprende Skinner
“… lei è… sospesa… e sa che può scegliere se partecipare o meno a questo
incontro” la informa apprensivo.
“Risponderò alle loro
domande” gli comunica Scully, inflessibile.
Skinner vorrebbe
controbattere, ma gli occhi di Scully lo inchiodano.
“Il condirettore vuole
vedervi tutti insieme” le dice cauto ed evidentemente dispiaciuto per il
fastidio che le potrebbe provocare la notizia.
Oh
cazzo.
Oh cazzo – cazzo –
cazzo.
A quel ‘tutti’ Scully si
sente in dovere di voltarsi verso la mia direzione, come per accertarsi che
esistiamo davvero e non siamo solo dei brutti ologrammi.
Sudo freddo e ingoio saliva
mentre noto che ha i lineamenti così tirati che i suoi occhi sembrano grandi il
doppio.
Ma non mi guarda,
ancora.
Fissa un punto oltre le mie
spalle mentre la luce gialla che filtra dalle finestre le illumina il
viso.
E’ dannatamente pallida… o
forse è il rossetto che è troppo scuro – penso e completamente schiacciato dalla
mia stessa idiozia finalmente realizzo *chi* sta
guardando.
Diana.
Merda.
I loro sguardi rimangono
legati da un invisibile filo d’alta tensione e con tutta probabilità si stanno
insultando in binario.
E una questione da donne,
non sono tenuto a capire… ma una cosa risulta comunque ben
certa:
Io. Sono.
Fottuto.
Perché *so* che Scully ha
scoperto che le ho MENTITO.
La consapevolezza mi
paralizza e smetto di salivare.
Cosa. Cazzo. Faccio.
Adesso? – è la sola cosa che esce dell’intricata rete del mio cervello
ovattato.
“Agenti?” sento e mi volto
di scatto.
E’ il lecchino di Kersh che
ci chiama a rapporto, e *momentaneamente* risolve il mio
problema.
La prima ad entrare è
Scully, più aggressiva e determinata del solito, seguita da
Skinner.
Io quasi barcollo e non so
neppure se Diana è ancora dietro di me.
Sento nettamente odore di
catastrofe.
Tre sedie dietro la
scrivania e tre davanti.
La prima sedia è di Scully,
la seconda è la mia e la terza è di Diana.
Ha l’aria di essere un
plotone di esecuzione.
Il condirettore si
schiarisce la gola da serpe mentre ci osserva ad uno ad uno,
austero.
In realtà so che dentro sta
ridendo come un demonio per questa opportunità di vendetta che il fato ha voluto
regalargli.
Io mi giro inconsciamente e
cerco, con il coraggio dato dalla disperazione, lo sguardo di
Scully.
Ma sta fissando Kersh
adesso, tesa e pronta come sui blocchi di partenza.
“Buon giorno Agente Fowley,
Agente Mulder…” esordisce il figlio di puttana “… è un piacere rivedervi dopo
tutto questo tempo”.
Ha anche il coraggio di
fare il sarcastico?!?
Resisto all’impulso di
alzarmi e tappargli la bocca con un destro.
E’ troppo presto,
ancora.
“Lo stesso non vale per lei
Agente Scully, visto che abbiamo avuto un incontro molto simile giusto ieri… non
è così?”
Scully si limita ad
osservarlo.
Nemmeno un muscolo del suo
corpo si è mosso.
“Bene” prosegue “è più
conveniente iniziare per gradi …” mi fissa e sembra il professore bastardo che
interroga a tappeto l’alunno debole chiaramente impreparato “Agente Mulder…
vuole spiegare a questa commissione cosa di tanto importante le ha fatto credere
di poter abbandonare un probabile *X-file* aperto proprio qui a Washington per
andare… dove?” domanda allusivo fingendo un lapsus.
Figlio di
PUTTANA.
Mi giro supplichevole verso
Scully e mi pietrifico quando vedo chiaramente un nervo della sua mascella
serrata che salta.
Sono.
Fottuto.
“A Cantan, Ohio” lo informo
secco.
Sono. Un. Fottuto.
Bugiardo.
“.. in Ohio” prosegue
soddisfatto “… per scopi di cui questo ufficio non era informato… e immagini la
mia sorpresa quando ho ricevuto la notizia della sua presenza sul luogo di una
tragedia che è costata ben 27 vittime….”
27?
27 morti alla
Biocosmos?
Dio.
Rimango fermo immobile con
la bocca spalancata.
“Signore?” interviene
circospetta Diana.
“La mia domanda è rivolta
all’Agente Mulder, Agente Fowley” la spegne Kersh
intransigente.
Continua a
fissarmi.
Mi schiarisco la voce. “Ho
ricevuto informazioni su attività illecite che si svolgevano all’interno della
Biocosmos Pharmaceutic Reaserch” inizio impostando il tono il più competente e
strafottente possibile.
In realtà sto sudando come
un cammello,“… dovevo controllare la veridicità di quelle informazioni… e posso
considerare ciò che è successo solo come la conferma dei miei sospetti”
concludo.
Conciso.
Chiaro.
Ok, come storia
regge.
“E il suo ruolo in tutto
questo, Agente Fowley?” domanda il condirettore palesemente
malizioso.
Cazzo.
L’insano desiderio di
ucciderlo con le mie mani mi annebbia la vista.
Diana rimane immobile per
secondi di fuoco “--- l’Agente Mulder ha… ha chiesto il mio supporto
nell’operazione” espira, ed è un calcio nelle palle.
COSA?
COSA CAZZO
DICI?!
Mi volto verso di lei di
scatto e la folgoro.
Dio,
Diana…
Lei mi telegrafa con gli
occhi ‘cosa cazzo potevo dire?’
Cazzo – cazzo –
cazzo…
Merda.
Mi muovo sulla sedia come
un tarantolato e quando finalmente Scully entra nel mio campo visivo il suo
profilo è selce.
Dio, è assurdo, lo so – ma
ho la netta impressione che mi siano rimaste solo due alternative, qui: o piango
o mi faccio la pipì addosso.
“E la fonte di queste
informazioni?” indaga ancora Kersh appoggiando i gomiti sulla sua lucida
scrivania di quercia.
“Il Dott. Gill Karpenter”
qualcuno confessa con la mia voce “che è stato trovato morto ieri
notte”.
Sicuramente non c’è
pericolo che me ne vorrà se lo copro d’infamia.
“Saprete di certo che verrà
aperta una indagine federale sia sulla Biocosmos che sulla morte di questo
Karpenter…” ci informa, espira “… e il rapporto che compilerete sul vostro
coinvolgimento, anche se passivo, nell’intera vicenda dovrà essere più che
dettagliato… qualsiasi lacuna o informazione che verrà omessa a questa
commissione aggraverà la vostra posizione” sentenzia duro.
Rimango in attesa della
sferrata finale….
Il mondo resta immobile
come intrappolato in una brutta fotografia per
un’eternità.
Kersh ammazza l’effetto
quando si volta verso Scully.
Sento i bulbi oculari
staccarsi dalle orbite per la potenza con cui spalanco gli
occhi.
Come?
COME?
Ha già
finito?
Che cazzo succede
qui?
Fisso Scully
sgomento.
“Agente Scully…” ricomincia
il condirettore modulando con un paio di finti colpi di tosse il suo tono
demoniaco “… conosce in dettaglio i motivi che mi hanno spinto a sospenderla… sa
che le avevo *ordinato* di non intervenire in un alcuno
modo-”
“E’ quello che ho fatto” lo
interrompe Scully completamente competente.
Quelle cinque parole
diventano per il mio sistema nervoso cinque fottutissimi brividi
ghiacciati.
Scully non ha mai
sottovalutato la potenza della sua voce.
Kersh mimetizza a fatica la
sua espressione sorpresa, deglutisce e vorrebbe riprendere con la sua
inflessione accusatoria.
Ma Scully gonfia il petto e
sputa fuori “il ritrovamento del cadavere di Edward Jerse non ha nulla a che
vedere con il caso che lei mi aveva *ordinato* di non seguire, Signore” dichiara
dura.
Dio, non ero più abituato a
sentirle dire tante parole consecutivamente… il mio encefalo è in preda a
convulsioni.
Kersh è ancora più
sbigottito.
Ho l’impressione che Scully
gli abbia appena mandato a puttane l’effetto sorpresa.
“Agente” cerca di pararsi
in corner il condirettore “… capirà che risulta piuttosto incredibile il fatto
che sia stata proprio *lei* a ritrovare il corpo di un individuo
indiscutibilmente coinvolto… Mi corregga se sbaglio, non è *proprio* Edward
Jerse che ha fornito le informazioni utili per *aprirlo* questo caso… ?”
“Non sbaglia” ammette
Scully cosciente “ma questo non vuol dire che il ritrovamento di ieri sia legato
in alcun modo al Caso-Jones”
“Ah no?” pressa poco
persuaso Kersh.
“No” replica Scully… allo
sguardo perplesso che riceve in cambio si sente costretta di aggiungere
abbassando quella sua voce di minimo due toni “… conoscevo Ed Jerse da prima…
prima di questo” .
Già… cazzo - Mi si ribalta
lo stomaco.
“Certo… Agente” prosegue
Kersh felice di aver appena trovato un altro appiglio “dal 97… e sono non erro
anche quella occasione è ben documentata negli schedari
dell’FBI”
Cazzo.
“.. lei è stata SOSPESA,
Agente… la sua estraniazione dai casi federali non presenta eccezioni… o
limitazioni di periodo…”
Scully ingoia
rabbia.
La sua mascella si serra
all’inverosimile.
“Come le ho detto” ribatte
ora evidentemente indignata e annoiata da queste inutili pressioni “… il
ritrovamento del cadavere non è in alcun modo ricollegabile a nessuna delle mie
attività come Agente Speciale dell’FBI…” fa una pausa, densa “--- i motivi che
mi hanno spinta a far visita al soggetto erano puramente
*personali*…”
Il sangue smette di
scorrere nelle mie vene.
“… il fatto che lo abbia
trovato cadavere è fatalità… ” conclude espirando - l’ombra di puro dolore è fin
troppo evidente.
--- i motivi che mi hanno
spinta a far visita al soggetto erano puramente *personali*… - mi ripete
diligentemente quella cosa gelatinosa che riempie il mio
cranio.
Sta mentendo – cerco di
convincermi, ma non ci riesco.
Mente, Scully è andata da
Jerse per il caso….
Balle,
cazzo.
Scully è andata da Jerse
per… *motivi personali* e lo ha trovato morto.
Perché fa più male di un
calcio nei denti?
Quasi rido se penso che non
sono proprio nella posizione di vantare diritti territoriali su Scully… NON lo
sono MAI stato… ma cazzo….
“Agente, si rende conto che
è quasi incredibile da credere” dubita ancora Kersh anche se è ben chiaro che
ormai ha finito le cartucce da spararle contro.
“Ma è la verità” conferma
Scully decisa “lei mi ha impartito delle *direttive* ed io le ho
seguite.”
Il tono blandamente
allusivo di Scully è una sorpresa.
E’ giuro di aver visto
Kersh irrigidirsi al suono della parola efficacemente enfatizzata
‘direttive’.
“Capirete” cerca di
riprendere le redini la serpe rivolgendosi improvvisamente a tutti e tre “che mi
trovo in una posizione a dir poco imbarazzante…”.
Solo
imbarazzante?
La terra sta tremando,
cazzo.
“… ma ho delle decisioni da
prendere… per il bene di questo ufficio e delle sezioni coinvolte. Agente
Scully… mi trovo costretto a confermare la sua sospensione…”
sentenzia.
Dio… cazzo…
no….
Allora è
vero?
Allora non è un
incubo?
Scully è una statua di sale
imbullonata su quella sedia, le sue dita si stringono intorno al legno dei
braccioli.
Io sono solo spaventato a
morte.
“Agente Mulder…” Kersh
sposta la direzione di quei occhi gialli verso di me,“se la decisione dipendesse
*solo* da me metterei le sbarre davanti alla porta del suo
ufficio”.
Quasi spalanco la bocca,
non è mai stato così diretto.
“.. ma il mio mandato
termina tra pochi giorni e ci sono dei casi aperti che non possono subire
ulteriori ritardi… sarà il mio successore a decidere in merito ai provvedimenti
disciplinari che sicuramente sia lei, che l’Agente Fowley vi siete meritati
agendo con una totale mancanza di rispetto nei confronti di questa istituzione e
delle posizioni che occupate… , e lo farà quando avrà modo di valutare la
situazione…” si ferma per un istante e mette un dito sulla bocca come se stesse
improvvisando questo monologo.
In realtà ha sognato per
mesi di spiattellarmelo in faccia.
Scommetto che si sta
eccitando, il porco.
“Non ho molte alternative e
quindi penso che, per il momento,
sia ragionevole che l’Agente Fowley l’affianchi agli… *x-files*…” DIO. DIO.
“è tutto… potete
andare….”
“Signore?-” Scatto
completamente disorientato.
E’ possibile che abbia
sentito *veramente* quello che ho sentito?
Oh cazzo - Non può essere
vero.
Devono essere fottuta serie
di allucinazioni.
Kersh mi ignora ed io
rimango impalato accanto alla sedia mentre Scully si alza così velocemente che
l’aria che sposta mi scompiglia i capelli.
Quando mi passa davanti e
si precipita verso la porta, un onda di gelo mi trapassa. Scully - Scully
- Scully - Scully - Scully - Scully - Scully - Scully - Scully - Scully - Scully
… - balbetta il mio cervello.
Che cazzo sto facendo qui? – mi
ammonisco.
Mi volto di scatto e la seguo.
Pensavo che peggio di così
non potesse andare.
Pensavo che il limite fosse
stato già di gran lunga superato.
Mi
sbagliavo.
Ho appena ricevuto il colpo
di grazia.
Questa è una pugnalata
sulla carne viva e sono certa che sto lasciando una fottuta scia di sangue
mentre praticamente corro lungo il corridoio quasi sgombro del
bureau.
Oh.
Dio.
Il mio cervello è super
ossigenato per la profondità dei respiri che mi sto imponendo di
prendere.
Il mio cuore e il mio
stomaco sono stretti nella stessa morsa.
Respira e cammina, non
*devi* piangere, non in mezzo all’FBI.
“Sculleeee” sento da
lontano ed un orrendo brivido di rabbia mi percorre la
schiena.
No, merda… non DEVI
piangere, Dana – mi ammonisco tanto dura quanto solo con me stessa riesco ad
essere.
Aumento il
passo.
Quasi non sono sorpresa
quando una mano mi stringe all’improvviso l’avambraccio.
Ma mi sale la
nausea.
La parte di me
costantemente razionale mi sta dicendo che non è ne il posto né il momento di
fare scenate, ma il mio corpo ragiona in completa autonomia e strattono via
quella mano, con forza.
Non mi toccare, Mulder – lo
avverto telepaticamente - NON MI TOCCARE.
“Fermati Scully” mi
sussurra schifosamente affranto, è una corvo sulla mia
spalla.
La mia mascella è così
serrata che temo che i miei denti si sgretoleranno sotto la
pressione.
Mi blocco di
colpo.
Mulder quasi sbatte contro
la mia schiena.
Fottuto bastardo – è la
sola cosa che riesco a pensare e non so più nemmeno se mi riferisco a Mulder, a
Kersh o a Dio.
Probabilmente mi rivolgo a
tutti e tre.
Riprendo a camminare
lentamente verso l’ascensore mentre inspiro ed espiro dal naso come un cane
rabbioso.
Davanti alla porta di
metallo chiusa mi fermo, schiaccio il pulsante della chiamata, mi
volto.
E Mulder mi è di fronte con
l’espressione così scioccamente dispiaciuta che il solo vederla fa innalzare la
mia temperatura interna di dieci gradi.
La rabbia è energia,
l’energia è calore.
Perché cazzo mi guardi
così? – gli chiedo senza parlare.
Continuo solo a fissarlo,
certa che il mio sguardo sa essere più eloquente e efficace di un pugno in
bocca.
Ma non è
abbastanza.
L’energia ha bisogno di uno
sbocco, altrimenti finirò per bruciare viva.
“Congratulazioni, Mulder”
ringhio affannata dall’ira e lui fa quasi un passo indietro sgomento “finalmente
hai ottenuto quello che volevi.” Dichiaro acida.
Hai gli
X-files.
Hai
Fowley.
Niente potrebbe essere più
perfetto al mondo… non è così fottuto bugiardo?
Gli occhi di Mulder
diventano due palle di fuoco.
“Cos-?”
Non voglio sentirlo
parlare.
NON
VOGLIO.
“Al diavolo” espiro e la
porta dell’ascensore si apre magicamente.
Scompaio all’interno e
aspetto, con il viso rivolto verso la parete di fondo come una penitente, che
l’ascensore si muova.
Diana Fowley agli X-files,
merda – penso e un’altra vampata fa evaporare l’umido che rende i miei occhi
pesanti tonnellate.
Mulder e Fowley agli
x-files.
Era così che doveva andare,
era così che doveva finire, merda, me lo sarei dovuta
aspettare.
Era
nell’aria.
Da mesi
ormai.
Ma cazzo, - impreco
disgustosamente disperata - non posso credere che stia succedendo per
davvero.
L’ascensore parte con il
consueto balzo.
“Lasciami. Spiegare.” Sento
all’improvviso alle mie spalle, parole staccate e così dannatamente
pregne.
Non è nemmeno una
richiesta, la sua.
Non ho idea di che cazzo è,
so solamente che *solo* Mulder è in grado di caricare le parole così, di
renderle così maledettamente *pesanti*.
Le sue parole vogliono dire
tutto, a volte – spesso, non vogliono dire niente.
Ed io sobbalzo e tremo,
merda.
Inspiro “No” espiro e non
mi volto.
E’ puerile, lo so… ma penso
di essermi meritata la facoltà di essere infantile quanto cazzo mi
pare.
So solo che non voglio più
sentire quella sua voce.
Non
adesso.
Fa troppo male sentirla,
cazzo.
Ma mi sento in gabbia, tra
le pareti sterili di questo maledetto ascensore.
Passano minuti lunghi come
ore mentre osservo i numerini luminosi che si accendono e si spengono sul
display.
Sento il suo odore, Dio,
sento l’odore di Mulder.
L’odore della sua paura,
della sua angoscia.
Per quanto sia in grado di
devastarmi, non me la sento proprio di dispiacermi per lui, non ora… mai più… ci
sono io, ci sono solo io in questo fottuto mondo e devo badare alla *mia* di
angoscia.
Ma non sono mai stata una
codarda, e non lo diventerò ora.
Trovo la forza per voltarmi
e lo faccio con lentezza spropositata.
Sorvolo prudentemente sulla
sua espressione e puntello i miei occhi nei suoi.
“Non era questo che volevi,
Mulder?” mi sorprendo a sussurrare acida “Non era per ottenere *questo* che hai
lavorato così duramente in questi *due* giorni…? O meglio – in quest’ultimo
*anno*…? ” Dio, la mia voce trema di collera.
“S- Scully-?” cerca di
interrompermi e quasi
boccheggia.
“NO” lo sblocco dura e
vomito “mi hai detto che non volevi farlo, mi hai detto che non *potevi* farlo…
ma hai scelto Mulder… ed ora che sei stato accontentato, voglio solo essere lasciata in pace….”
ordino.
Sento la consistenza del
suo respiro affannato sulla mia faccia… non vedo più il suo viso, però… forse
dovrei sbattere la palpebre.
Ma quando le parole
abbandonano la mia bocca, Mulder è percorso da un brivido così violento che non
posso non vederlo.
Rimango pietrificata,
trattengo il fiato.
E all’improvviso mi ritrovo
a seguire con lo sguardo il movimento del suo mento che si abbassa in remissiva
accettazione.
Oh. Dio. – quasi mi scivola
dalla bocca, inorridita.
Lotto contro me stessa per
non spalancare gli occhi.
Non è così difficile
rinunciare… non è vero Mulder? – penso sconvolta e dannatamente
ferita.
Mi obbligo a non essere
delusa da questa resa così… immediata.
Mi obbligo a contenere il
mio cuore che sta cadendo in frantumi ai suoi piedi.
E mi rendo conto che
*qualsiasi* cosa c’era, qualsiasi cosa pensavo ci fosse - e AMMESSO che si fosse
- *ora* non c’è
più.
E finita…. È
finita.
La porta di metallo si apre
languida e io lo supero in fretta, attenta a non guardarlo e a non
sfiorarlo.
Non posso stare chiusa qua
dentro un istante di più, i lineamenti del mio viso mandano segnali di dolore
per la forza con cui sto trattenendo qualsiasi espressione che possa tradire,
anche solo lontanamente, il mio *vero* stato d’animo.
Non sento il rumore dei
suoi passi.
Non mi sta
seguendo.
NON MI STA SEGUENDO,
merda.
E’ finita,
allora?
Chiudo forte gli occhi
mentre cammino verso la mia macchina.
“Scully?” mi chiama così
piano che se non fossi abituata a riconoscere il suono della sua voce in mezzo a
mille altri probabilmente non l’avrei sentito.
Lo so che ti sta facendo
male, Mulder – penso e finalmente le lacrime si liberano dalla gabbia delle mie
palpebre.
Ma sono io che sto
sanguinando *adesso*.
No – realizzo asciugandomi
rapidamente la faccia già fradicia con il dorso della mano - è Scully che
sanguina, è Scully che sta morendo.
Mi è rimasta solo Dana,
adesso… e non mi sono mai sentita così persa.
@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@
Non era questo che volevi,
Mulder? – mi ripete ancora ed ancora la voce di Scully mentre rimango fisso
impalato tra le porte forzatamente aperte di questo maledetto
ascensore.
Già… non era questo che
volevi?
NO, certo che non era
quello che volevo, cazzo.
Ma non è forse quello che
avrei *dovuto* volere?
Insomma… Karpenter ha
parlato chiaro, merda, anche se sicuramente non ha detto nulla di
nuovo.
E se veramente stavi
aspettando nell’ombra l’occasione propizia per allontanarla da questo buco nero
di esistenza in cui TU l’hai cacciata… eccoti accontentato, Mulder… ora lasciala
in pace…
Semplice,
no?
No, merda, non è
semplice.
Altrimenti non sentirei
questa fottuta lama nel petto che mi taglia il cuore a
metà.
Scully ha ragione su un
paio di cose, questo è vero.
La sua collera è
giustificata, perciò… e non si discute.
Scully ha ragione ed io ho
torto.
IO ho creato questa
situazione, IO la devo risolvere.
Ma non posso farlo, se non
ho la più pallida idea di *come* fare… e soprattutto se non mi permette nemmeno
di aprire bocca.
Potrà avere ragione, ma non
si è guadagnata il monopolio della cocciutaggine.
Posso tenerle testa,
cazzo.
E non lascerò nemmeno per
un istante che dia per scontato che mi sia arreso.
Mulder non si
arrende.
Vuole punirmi? – che lo
faccia, solo io posso sapere quanto lo meriti.
Ma non mi cancellerà dalla
sua esistenza, adesso.
Non dopo sei
anni.
Mai,
cazzo.
E’ troppo tardi per i gesti
eroici… per le teatrali rese.
E fottutamente troppo
tardi.
Forse non mi sarà mai dato
modo di risolvere questa situazione del cazzo, ma ho la precisa intenzione di
sviscerarla.
Non peccherò di pavidità …
questa volta… e come io le *devo* delle spiegazioni, lei *deve*
ascoltarle.
Ha messo la sua esistenza
nelle mie mani, cazzo, e non sarò più in grado di permettere di
riprendersela.
Merito il beneficio del
dubbio – o meglio – farò di tutto per meritarlo.
Lei mi *deve*
credere.
Ed allora incomincio a
correre attraverso l’umido e tetro parcheggio del bureau.
Ci metto meno di millesimi
di secondo a raggiungere la sua macchina ma mi fermo, quando la vedo li ferma..
che cerca di aprire la portiera e le sue mani tremano così forte che sembra sia
stata folgorata da un fulmine.
Qualsiasi dubbio poteva
aver fabbricato la mia mente si scioglie come burro sotto il calore che sento
nel petto.
Lo stesso calore del
ghiaccio.
La sciocca consapevolezza
di essere l’artefice di tutto quel dolore che la vista di lei sta emanando ad
onde verso di me, blocca il mio cervello, totalmente.
Tutto quello che vorrei o
forse dovrei dire evapora via da me come gas.
Quello che succede dopo…
giuro su Dio che non dipende dalla mia cosciente volontà.
Arriva da più lontano, dal
profondo… da un posto che non ricordavo neppure di
possedere.
Forse arriva
dall’anima.
Mi avvicino, metto una mano
sulla sua spalla e la costringo a voltarsi.
Quando la sua schiena
sbatte contro il freddo metallo della portiera mi guarda con gli stessi occhi
che avrebbe un cervo davanti agli abbaglianti di un auto.
La materia di disintegra in
mille microscopici pezzi mentre taglio le molecole di aria che ci
dividono.
E all’improvviso le mie
labbra prendono contatto con qualcosa di caldo, umido e così dannatamente
morbido che il mio stomaco si contrae ed il brivido che serpeggia lungo il mio
corpo sono certo di averlo sentito persino sulla punta dei
capelli.
E’ la bocca di Scully,
cazzo – realizza la parte di me che non è impegnata a tremare come una
foglia.
Sono certo che il tempo si
sia fermato e che la luna abbia smesso di girare intorno alla
terra.
Anche lei è immobile sotto
di me, ma questo non mi impedisce di strofinare le mia labbra socchiuse sulle
sue completamente rapito.
Il sapore di pelle di seta
e lacrime è intossicante, sicuramente additivo.
Se non fosse all’erta anche
il più insignificante millimetro di me probabilmente non la sentirei nemmeno
respirare.
Ma lo sento che sta
tremando, come me.
Dio… nemmeno nei miei più
allucinati sogni avrei mai potuto immaginare che sarebbe stato così… così…
intenso, cazzo.
Niente è mai stato così
intenso.
Sento l’inconsistente peso
delle sue mani ghiacciate anche attraverso la camicia e la giacca che indosso,
ma non ho la più pallida intenzione di fermarmi.
Non
adesso.
Forse
mai.
Applica pressione sulle mie
clavicole con quelle mani… ma è riluttante.
Come se è quello che
dovrebbe fare piuttosto che quello che vorrebbe fare.
Dio, ti prego… non mi
fermare Scully – la supplico con le labbra.
Non so se voglio smettere
di sentire quello che sto sentendo ora; sono al sicuro adesso… al sicuro dalla
terribile realtà che mi investirà come un tir appena le mie labbra si
staccheranno dalle tue.
Un istante
ancora…
Solo un
istante.
Ma quelle mani diventano
insistenti su di me.
Raccolgo quel poco di
autocontrollo che non sapevo neppure mi fosse rimasto e mi allontano
piano.
Di qualche millimetro… non
di più.
Respiro e guardo quelle sue
labbra.
Sembra incredibile che le
abbia baciate.
Incredibile,
cazzo.
Il mento di Scully sta
tremando pericolosamente adesso.
Come se le costasse uno
sforzo sovrumano dire quello che tra un millesimo di secondo mi
dirà.
“E’… è così che funziona,
Mulder?” il suo sussurro spezzato rimbalza sugli atomi che ci
separano.
La mia bocca si apre
sgomenta solo perché percepisco il livello di dolore nella sua voce superare
quello della rabbia.
L’ho ferita…
merda.
“… hai già usato questa
tecnica… no? ” ed una lacrima cade come cera sulla sua guancia
pallida.
Non ho idea di dove voglia
arrivare così rimango immobile e terrorizzato.
“… quando la situazione diventa troppo
complicata, perché non diamo un bacio a Scully… così la rimettiamo in fila… ”
espira e cerca di voltare il viso.
La gravità di quello che mi
ha appena detto mi colpisce come un pugno sullo sterno.
Faccio un involontario
passo indietro.
Cosa?
COSA?
Adesso si che la terra ha
smesso di girare.
Dio – non può pensarlo
davvero… solo *non può*, merda.
“E’… è quello che pensi?”
qualcosa dentro di me chiede piano… dolore in quella voce, incredulità
forse.
I suoi lineamenti si
contraggono come se fosse percorsa da una fitta.
Continua a mostrarmi il suo
profilo tremate, quella guancia ludica di lacrime.
Non
risponde.
No, non è quello che pensi,
Scully, non è vero?
Cazzo… dimmi che non è
vero.
“Perché… perché mi hai
mentito?” bisbiglia dopo
millenni.
Dio.
Cazzo.
Questa è l’unica domanda a
cui non so che rispondere.
Faccio un altro passo
indietro.
Mi prendo il mio tempo per
parlare, anche perché non so che diavolo dire.
Aspetto che trovi la forza
per voltarsi verso di me e spronarmi con lo sguardo.
Lo fa sempre, quando vuole
una risposta… la *vuole* e basta.
Ed infatti, i suoi occhi
sono grandi, rossi e così dannatamente profondi quando si perdono nei *miei* di
occhi.
Lei mi ha appena posto la
domanda a cui io stesso non ha voluto dare risposta.
Forse solo troppo
spaventato di quello che avrei potuto scoprire.
Ma le devi una risposta –
mi ordino fermo quanto solo un uomo disperato può essere - “n-on lo so” riesco a balbettare
appena.
E la mia voce si spezza
perché solo io posso riconoscere quanta verità contiene questa
frase.
Non lo so, cazzo, credimi
Scully…
Non ti sto mentendo,
adesso.
Sotto il mio sguardo
disorientato e colpevole la labbra di Scully si ingrossano e i suoi occhi
diventano fessure trasparenti.
Il mio cuore smette di
battere e il mio sangue cede alla forza di gravità.
Vorrei muovermi ma non
posso.
E vorrei fermarla quando si
volta per aprire la portiera con la nervosa furia di chi vuole solo scappare…
scappare via da tutto.
Pensa… Dio, pensa che non sia rimasto più nulla da dire.
Si
sbaglia.
“Fermati Scullee” sussurro
e la mia voce quasi sfarfalla per la forza con cui sto
tremando.
Miracolosamente, le mani di
Scully si bloccano stringendosi attorno al ferro della
portiera.
Quasi sospiro dal
sollievo.
“Fermati” ripeto
inutilmente solo per prendere tempo per riordinare i
pensieri.
E’ impossibile –
rinuncio.
“Merito la tua rabbia, e
puoi… puoi decidere di *non* perdonarmi, Scully… puoi decidere di *punirmi*.. se
può farti sentire meglio… ma non puoi permetterti nemmeno per un solo momento di
degradarmi, di rinnegare la FIDUCIA che ci ha legato fino ad adesso… solo perché
ho commesso un errore.” Quasi supplico.
Ma un impercettibile filo
di ira repressa trapela dalla mia voce.
Incredibile a dirsi, ma
questo attira la sua attenzione tanto da spingerla a voltarsi
piano.
Solo il suo viso, il resto
del suo corpo è pronto a scappare.
Una scintilla di rinnovata
rabbia le attraversa lo sguardo.
E *devo* fermarla prima che
riesca ad usare quello che ho appena avuto il coraggio di confessare contro di
me.
“Quel *bacio*, Scully, è
rimasto sospeso nell’aria per un anno intero… e non ho intenzione di permetterti
di sminuire quello che è stato solo perché è più facile, adesso, provare rabbia
piuttosto che chiederti cosa *veramente* vuoi.”
Spalanca gli occhi “Più
facile?” domanda quasi indignata.
Il suono della sua voce
paradossalmente mi da coraggio.
“Non è facile, lo so”
affermo cosciente, e giuro che vorrei avvicinarmi adesso… ma ancora non ci
riesco “… non è facile per nessuno dei due.”
Serra le labbra e annuisce
secca e non posso che esserne sorpreso.
“Adesso puoi prenderti
tutto il tempo che vuoi per rifletterci sopra, Mulder” espira quasi acida “non
c’è più nulla da perdere, non è così?”.
“C-cosa?”
boccheggio.
Entra nell’abitacolo,
chiude la portiera e accende il motore così velocemente da lasciare scie di
effetti ottici come Flash ad ogni
movimento.
Merda.
Il mo viso è pietra mentre
osservo l’ombra scura della macchina di Scully che percorre il
parcheggio.
E ora so, anche se ho cercato di rinnegarlo e di
aggrapparmi ad ogni possibile appiglio, che è tempo di accettare la realtà: la
catastrofe mi ha travolto.
Ma sono un fottuto testardo
e non posso neppure pensare che sia finita… non è finita.
Non finirà
mai.
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Continua