Capitolo 9 – Connessioni
Karpenter se ne è andato da
quasi un’ora ormai, portandosi via tutto quello che avrebbe potuto dirci.
E’ come ogni informatore
degno di questo nome, ha lasciato solo domande e una *sola* consapevolezza.
Ora certa.
Forse lo è sempre stata.
Scully sta pagando le
conseguenze per essere rimasta… per aver creduto in me.
E le sta pagando care.
Ed io sono qui… in una
camera di Hotel… mentre Diana si sta spogliando.
Si toglie la giacca e le
scarpe.
Si accomoda sulla poltrona,
sospira e mi fissa.
“Fox?” sussurra.
Io scuoto la testa secco.
Lasciami stare – è il
messaggio.
Non ho la più pallida idea
di come catalogare le pseudo-informazioni di Karpenter.
Non so se hanno senso.
Se hanno più rilevanza
ormai.
Ma *devo* trovare la
connessione tra tutti gli eventi accaduti nelle ultime 24 ore.
Tra la morte della Jones e
l’incendio alla Applied.
Tra i files di… Jerse e…
Scully.
C’è una connessione, lo so,
come so che Scully è in pericolo.
Un pericolo tanto grosso quanto
imminente.
Ed è qui che arriva la
parte difficile.
Cosa posso fare io?
Come sono chiamato ad
intervenire?
L’impulso mi ordina di
tornare indietro….
Non ho più niente da fare
qui.
Ma c’è sempre quella parte
di me che adora flagellarsi nel vano e nell’ovvio che mi ripete – stalle
lontano… sei inizio e fine dei suoi mali… sei l’artefice di tutto, e se non
l’artefice, almeno la *causa*… sei *tu* il pericolo da cui deve stare lontana –
E forse questa parte di me
ha ragione.
Forse avrei dovuto
ascoltarla tanto tempo fa, quando bisbigliava insistente nelle mie orecchie di
giorno e quando urlava sui miei timpani la notte.
E’ troppo tardi ormai.
Dio, cosa devo fare?
“Fox?” ripete Diana, ora
apprensiva.
“Devo chiamare Scully”
sussurro appena, sicuramente più a me stesso che a lei.
Devo chiamarla… devo
sapere… se sta bene.
Dio… che cazzo ci faccio
qui?
“Per dirle .. cosa?”
interviene Diana in fretta.
Eh?
Mi sorprendo a sbuffare e
finalmente la fulmino con gli occhi “…* questo*!”specifico seccamente.
Diana scuote la testa.
“… non ha senso, Fox”.
“Cosa?” scatto
immediatamente.
Non ha senso.. cosa?
Diana si alza lentamente.
Io seguo i suoi movimenti
con occhi spalancati.
Da quando si sente in
dovere di dirmi quello che devo o non devo fare?
E da quando mi sento in
dovere di ascoltarla, almeno?
E tutto così assurdo.
“Pensi che l’Agente Scully
si accontenti di *questo*…” incomincia e si avvicina, mi si posiziona di
fronte… mi fissa “… pensi che le basti sentire dalla tua voce quello che un
‘informatore’ ti ha detto… non le basta, Fox” conclude.
Merda.
Ha ragione… cazzo…
realizzo.
Per Scully potrebbero
essere solo cumuli di letame…
Come posso permettermi di
allarmarla per… questo?
Sorrido amaro.
Sono un arrogante del
cazzo.
Ho praticamente mandato a
puttane ogni cosa per scappare da Washington, per seguire questa fantomatica
*pista*, e mi presento con queste stronzate?
Dopo quello che è successo?
Dopo quello che le ho
detto?
Ma potrebbe essere in
pericolo… potrebbe aver bisogno di aiuto.
“Lei *deve* sapere” mi
scivola dalla bocca.
Ed un'altra fitta di
colpevolezza mi attraversa.
Cosa sto facendo *qui*?
Dio.
Scuoto la testa.
“Aspettiamo, Fox… forse
potremmo contattare qualcun altro alla Biocosmos… o forse-”.
“Cosa?” la blocco,
incredulo.
Ma si è bevuta il cervello?
“No” affermo e scuoto
ancora la testa “… non ha senso.”
“Ma come?” chiede e si
avvicina ancora.
Ora è troppo vicina.
Non so perché, ma sopprimo
l’impulso di allontanarmi.
“Torniamo a Washington” ed
è un ordine il mio.
Stanotte o al massimo
domani mattina IO voglio essere in quella fottuta macchina.
Non voglio più stare qui… non
voglio sentirmi così… inopportuno.
Diana continua solo a
guardarmi sgomenta.
Come se non riconoscesse
più la persona che ha di fronte.
Te lo avevo detto Diana,
tutto è cambiato.
Io sono cambiato.
“Quello che vuoi” sussurra
alla fine, sconfitta “ma Fox-”
La interrompo con un cenno
della mano e finalmente mi allontano.
E stranamente mi sento
meglio, lontano da lei.
Sospiro.
“Arrangia con la Hole… io
vado a farmi una doccia” le comunico.
Ne ho bisogno.
“Ah… ok” si arrende di
nuovo, sempre più disorientata.
E c’è qualcosa di molto
simile al dolore perso nel fondo dei suoi occhi scuri.
E’ ferita.
Deglutisco e vorrei
distogliere lo sguardo, ma non posso.
L’ho ferita?
Si rimette scarpe e giacca
senza lasciare nemmeno per un momento i miei occhi.
Finalmente sono in grado di
voltarmi quando sento il rumore della porta che si apre e poi si chiude.
Raccolgo le forze e mi
dirigo per nascondermi in bagno.
Non dovrei essere qui… e
forse non dovrei andare neppure a Washinton.
Sospiro confuso.
Dio, cosa devo fare?
Il suono del telefono mi
stacca da queste considerazioni.
Un brivido mi attraversa
come una scossa di consapevolezza.
Rintraccio nervosamente il
mio cellulare nella tasca interna della giacca appoggiata malamente sul letto.
Lo estraggo.
Lancio una occhiata allo
schermo.
Dio.
Oh cazzo, lo sapevo.
E’ Scully.
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"Mulder?"
Sussurro.
Le mie mani tremano, come
la mia voce che rimbalza troppo forte tra le pareti dell’abitacolo della mia
macchina.
Tremo per la paura... o
forse solo per l'imbarazzo di dovergli parlare per la prima volta dopo quella
notte.
Dopo aver sentito quel ‘non
so cosa provo per te, Scully’ la mia mente mi ricorda.
Il mio stomaco si chiude in
una morsa e devo fare uno sforzo mentale incredibile per sopprimere il ricordo
di quelle parole.
E’ difficile, cazzo.
Non pensavo sarebbe stato
così difficile.
Ma mi sono sentita
costretta a chiamarlo - mi ripeto - non c'era nient'altro da fare.
Mento a me stessa, lo so:
voleva sentirlo, anche... volevo sapere….
"Scully?” arriva piano
dall'altro capo della cornetta... e *so* che dividiamo lo stesso imbarazzo.
Vorrei riattaccare.
"Si... sono io"
mi sento in dovere di confermargli.
Respiro a fondo.
Stai parlando con il tuo
partner – mi ripeto per calmarmi – stai *solo* parlando con il tuo partner…
Merda, non funziona.
Deglutisco.
Non so se ne ho ancora il
diritto, non so se l'ho mai avuto ma non posso fare a meno di domandare
"dove sei?"
Silenzio.
Un sospiro.
Ancora silenzio.
"Mulder-?" lo
sprono, e persino la mia indignazione mi stupisce.
Ma perché questa reticenza?
"Qui-"mi
interrompe secco, "sono… sono ancora qui."Conferma e rabbrividisco al
tono della sua voce.
Piatto e gelido.
Artico.
Un tono che non avevo mai
sentito.
Trattengo un sospiro e non
voglio chiedergli cosa stia facendo in *questo* momento.
Non voglio.
C’è lei?
E’ con lui?
Dio, NON VOGLIO SAPERLO.
"Mulder...
"incomincio ma mi fermo.
Merda... da dove
incominciare?
"... Si?"
bisbiglia assente.
Deglutisco ancora.
Partiamo dai fatti.
I *fatti* sono importanti.
Il resto è aria.
"... la Omicidi ha
arrestato Robert Jehenins, convivente di Kaili Jones... si è accusato
dell'omicidio... dice di averla uccisa."
"Non
credo-"interviene immediatamente.
Ok… siamo sempre stati
bravi a parlare di *fatti*.
Quasi mi rilasso.
Balle, realizzo.
"Neppure io,
Mulder...” preciso “… gli ho appena parlato... e non penso che l'abbia uccisa
*lui*"
"No..."mi
ferma"... non credo che l'abbiano uccisa" espira.
Come?
"Mulder?" domando
sorpresa.
"Io credo che si sia
suicidata".
"Ma
c-?"boccheggio.
"E' -è una storia
lunga... Scully"
Cosa?
Non riesco a fermare il
sonoro sbuffo che mi scivola dalla bocca.
"Beh...
raccontamela".
Silenzio.
Ancora silenzio.
"Quando... quando
torno a Washinton" mi informa piatto.
Cosa?
COSA?
Mi si annebbia la vista.
"Ah si... e quando?...
tra una settimana? Tra un mese?"chiedo esasperata.
"Scully!" mi
ammonisce, e la sua voce trema... per
il nervosismo, penso.
"No Mulder" lo
interrompo, sono stanca.. fottutamente stanca di questa maledetta reticenza
"fino a prova contraria ci sono immersa fino al collo in questa
faccenda... e se c'è qualcosa che *devo* sapere... preferisco saperla
*adesso*..." affermo e la mia voce è quasi stridula per la tensione.
"Non al telefono"
ha l’accortezza di dirmi dopo millenni, inconcepibilmente calmo.
E non posso più sopportare.
Io sono qui… la terra trema
sotto i miei piedi… e lui è….
E lui….
Cazzo.
"Beh, Mulder... allora
mandami un piccione viaggiatore... perché ho la netta impressione che mi stiano
preparando una bell'incontro con la commissione dell'FBI riunita... vorrei almeno
avere qualcosa con cui intrattenerli."Mi sento dire, e l'acidità della mia
voce stupisce persino me stessa.
"Commissione?"chiede,
finalmente un velo di apprensione a colorire quel suo tono slavato.
Un suono di frustrazione è
la sola cosa che mi esce dalla bocca per il momento.
Respira - mi ordino - ...
respira.
Devo mantenere la calma.
Non posso di certo dire che
ho fatto un paio di mosse false mentre era impegnato a far svolgere il *mio*
lavoro alla cara Diana.
"Già" commento
solamente.
La mia mascella si serra.
"Perchè?"chiede
piano.
Oh cazzo.
Oh OH cazzo!
Cerco di cambiare
argomento, *devo* cambiare argomento "Non - non ha importanza...
Mulder...” respiro “Mulder… per quello
che ne so... i files di Ed potrebbero essere la lista delle prossime trenta
vittime dello stesso omicida.... e-" Oh Dio. Realizzo che gli ho appena
spiattellato quello che più temo.
Temo di essere la prossima.
No - mi ammonisco - non ha
senso farmi accecare da questa paura adesso.
E' controproducente.
… potrei essere la prossima….
Cazzo.
"Cosa sta succedendo
Scully?" Chiede concitato… preoccupato, forse.
"No" lo
interrompo e sospiro per cacciare le lacrime di frustrazione che coprono questi
miei occhi traditori
"... se c'è qualcosa
che devo sapere... faresti meglio a dirmelo." Termino dura e fredda come
marmo.
“Vale lo stesso per te,
Scully” Replica secco.
Ah si?
E che cazzo di senso ha?
Che senso ha dirtelo se sei
lontano anni luce?
Rimango zitta.
I miei occhi pulsano.
Ho le labbra compresse e
respiro a fatica dal naso.
Capisce che non parlerò… e
credo ne sospetti anche la ragione perché afferma acido "Non c'è nulla che
tu debba sapere, Scully... non ancora almeno".
Ah beh.
Interessante.
Inspiro profondamente.
Non c'è niente che *io*
debba sapere?
Bene.
Fottutamente BENE.
Ed un brivido ghiacciato mi
attraversa all’improvviso.
Perché non ci credo?
Perché penso che mi stia
nascondendo qualcosa?
Non devo pensare così...
non *devo* pensare questo di lui.
E’ Mulder.
Dio.
Ma a che cazzo di punto
siamo arrivati... se dubitiamo di *noi*.
Senza preavviso la ma voce
si spezza quando sussurro "V-a bene".
"S-Scully?" mi
chiama Mulder immediatamente apprensivo quando sente il mio tono.
E' troppo da sopportare.
I miei dubbi.
La sua inconcepibile
freddezza.
Questa situazione del
cazzo.
Riattacco.
Butto indietro la testa,
spalanco la bocca e mi accascio nel sedile dietro al volante.
Respiro.. respiro a fondo.
Mi brucia lo stomaco e il
petto.
E’ dolore, realizzo.
E’ così che ci si sente
quando si è feriti.
Maledizione, Mulder – penso
e la rabbia mi attraversa ad ondate come la nausea.
Maledizione.
Per quello che sei in grado
di fare alla mia vita quando sei qui… e quando non ci sei.
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