BORN, LIVE, DIE

Libro Primo

 

Parte prima

…tutto era cominciato con la morte,

e con la morte si sarebbe concluso….

(Nicholas Evans_ L’uomo che sussurrava ai cavalli)

 

 I

La ragione della tua vita

 

Si sentiva stanco, spossato.

Dormire tre ore per notte non era per niente salutare.

Sua madre gliel'avrebbe proibito.

Gli piaceva a volte rievocare l'immagine dolce di sua madre, che lo coccolava, o lo sgridava.

Si, un po' gli piaceva essere colpito dalla sua ira.

Vedere il crescente dei suoi occhi azzurri diventare blu notte, e farsi investire con violenza quasi masochistica da ondate di passione e annegare piacevolmente in quello sguardo, pur sapendo che avrebbe perso.

Incurante delle forse centinaia di cimici che risiedevano nel suo appartamento, allungò un braccio, e attirò verso di sé una lattina di birra.

La Heyneken fluì nella sua gola fredda e dissetante, e leggermente amarognola.

Chiuse gli occhi, consapevole del fatto che ora anche la luce del buio gli faceva male.

Si costrinse ad alzarsi per spegnere il pc, cercando di convincere gli intorpiditi muscoli del corpo ad eseguire gli ordini che il suo cervello doveva impartire.

Sapeva inconsciamente che era destinato a perdere, non si scherzava con il suo cervello.

Ricadde pesantemente sul divano, piagnucolando piano.

Sospirò, contò fino a tre e si rialzò di nuovo; rimase in equilibrio per qualche secondo accertandosi d’avere ancora la facoltà di camminare e, dondolando come un ubriaco, si avviò verso il telefono.

Il telefono squillava? Da quanto, non sapeva dirlo, ma la birra probabilmente aveva risvegliato il suo udito, e forse anche il suo cervello.

- Ciao, sono io.

- Hey - rispose solo, sorridendo vagamente alla cornetta.

- Che hai? Va tutto bene? Oggi non ti si è visto proprio quaggiù,  il vicedirettore si sta preoccupando sai?

- Di' a quel vecchio bisbetico che sto arrivando, datemi solo cinque minuti, okay?

- I tuoi cinque minuti equivalgono per noi terrestri quanto? Due ore?

- Sarah come sei spiritosa oggi!

- Hai fatto scuola.

- Sto arrivando.

Ripose la cornetta al suo posto, con il morale che stava lentamente risalendo verso un posto migliore che il fondo dei suoi calzini.

Sempre barcollando si chiuse in bagno, e rimase schifato da quel che vide.

Era giovane, aveva 30 anni, ed era un agente dell’ FBI.

Eppure aveva la faccia di un quasi quarantenne.

Dava del bisbetico al suo capo quando era lui stesso arrogante ed intrattabile, soprattutto quando si svegliava stracarico d’energia. In quei giorni non poteva avvicinarsi a niente di meccanico od elettronico, andava tutto in tilt.

Sputò nello specchio, prima di cominciare a lavarsi per andare al lavoro.

Sarah lo stava aspettando da chissà quanto tempo.

A dir la verità non aveva la benché minima idea di che ore fossero.

Mentre cercava un completo pulito tra i vari scomparti del suo armadio, gettò un'occhiata al suo orologio, e la sua ricerca diventò magicamente più veloce e fu fuori casa in dieci minuti.

Erano quasi le 10.

Cazzo, era in un fottuto ritardo.

Alle 10: 20 entrò nell'ufficio, sotto lo sguardo torvo di Sarah che, braccia conserte e aria da saccente ragazzina, lo squadrava dall'alto in basso.

- Avanti, qual è la punizione che mi merito, agente Abbott? Frustrazione, crocifissione o cosa?

- William, sei in ritardo- rispose lei in tono severo.

- Ma va?- chiese lui, leggermente indispettito da tanta autorità.

Si chiuse nel suo angolo, sprofondando nella poltrona, e si gettò alacremente nello studio del caso Kish.

Da parte sua Sarah riprese a battere sulla tastiera del computer, intenta a stilare il primo rapporto inerente al caso, e lasciarono sopraffare il silenzio.

 La giornata non prometteva troppo bene.

Alzarono lo sguardo verso la porta entrambi quando sentirono i secchi e familiari passi del loro capo avvicinarsi verso il loro ufficio.

William era già in piedi quando entrò.

- Allora è arrivato? Ero venuto per chiedere sue notizie

- Beh, sono qui, no?

William odiava il vicedirettore John Jay Doggett.

Sarah voleva evitare una sfuriata, cosciente a poco a poco che William gli stesse nascondendo qualcosa, e prima che Doggett potesse replicare, prese la parola.

- Signore, l'agente Mulder ora è qui e se a lei non serve niente noi vorremmo continuare a svolgere il nostro lavoro.

Doggett espirò rumorosamente, contrasse il viso e guardò verso di lei.

- Bene, allora mi aspetto un vostro rapporto entro la fine della giornata, Agente Abbott.

Girò sui tacchi, e abbandonò la stanza.

Sarah sospirò, e si voltò a guardare William.

- Stronzo - sibilò lui, accasciandosi di nuovo sulla sedia.

- William, ma che diavolo...-

- Ti prego Sarah, non ti ci mettere anche tu, non potrei sopportarlo.

William non era dispiaciuto per ciò che era successo poco prima, ma voleva solo che Doggett sparisse dalla circolazione, che gli venisse un attacco di qualcosa e che lo lasciasse in pace.

Volendo poteva anche farlo lui, se s’impegnava....

Sentì il morbido tocco di Sarah sul collo, e si costrinse a guardarla.

I suoi occhi da cerbiatta erano pieni d’apprensione, e curiosità.

- Ho ricevuto un file, stamattina.

Cominciò piano, temendo che qualcuno potesse ascoltarlo.

- Era del mio padrino, di zio Walter.

Sarah si stupì.

- Ma non era morto?

William fece spallucce, e fissando un punto indefinito davanti a sé, mormorò:

- Non è morto, oppure qualcuno ha voluto che io lo leggessi ora. Ci sono due possibilità, di cui una sbagliata.

Sarah allungò una mano per prendere una sedia, ma essa si avvicinò a lei da sola. Lei si voltò di scatto verso William, che sorrideva con aria da non_sono_stato_io_a_fare_questo.

- William! - lo riprese lei. - non devi farlo *qui *, sai che potrebbero vederti.

- Va bene- disse lui mesto - vorrà dire che la prossima volta ti lascerò sedere sulle mie ginocchia

Sarah gli diede una leggera pacca dietro la testa e si sedette.

- Continua- gli disse poi.

William chiuse gli occhi e appoggiò stancamente la testa sulla spalliera.

Non poteva credere a ciò che aveva letto.

Non era la verità, non poteva essere quella.

Sua madre...suo padre...la sua natura...Walter...Doggett.

Eppure così tutto quadrava.

Il perché fosse ancora vivo, il perché lavorasse al FBI nella sezione che fu prima dei suoi genitori, prima di passare a Doggett, il perché avesse certe facoltà...

La risposta a tutte le sue domande, era racchiusa in un file da poco più di qualche KB.

 

Continua…..