Fire 3 - epilogo

 

 

FBI Headquarters

8:06 a.m.

 

 

Scully si fermò nel corridoio fuori dall'ufficio, la sua mano sopra la maniglia.  

Come poteva affrontare la situazione?

 

C'era una parte di lei che si sentiva completamente umiliata. 

 

Non per come si era comportata; dopo tutto, Mulder era sicuramente entrato nello spirito della cosa con tanto abbandono quanto lei. 

E ne aveva gioito allo stesso modo, giudicando dall'evidente piacere nel ruolo che aveva interpretato, senza menzionare la sua risposta piuttosto esplosiva all'intero scenario.

 

Ma per il fatto che si era svegliata da sola.

 

Quello la fece sentire sminuita in un modo che non si sarebbe mai aspettata. 

Suppose che non avrebbe dovuto infastidirla così tanto.

In fondo, lei e  Mulder non si erano scambiati nessun giuramento di impegno emozionale; era stata una pura esperienza sessuale ed entrambi lo sapevano. 

Lei aveva espresso una fantasia, e lui l'aveva realizzata; eseguendola ben oltre le più sfrenate delle sue aspettative, ad essere oneste. 

Non avrebbe cambiato quella notte per niente al mondo. 

E Mulder. . . beh, era stato spettacolare. 

 

Scully era sempre stata attratta da Mulder, e come amante, si era rivelato qualcosa che lei non avrebbe mai potuto immaginare. 

Sapeva esattamente cosa dire e fare, quasi fosse stato dentro la sua testa e sapesse cosa stava pensando meglio di lei.

 

Proprio quello che ci si dovrebbe aspettare da un partner.

 

Ma ora doveva affrontarlo, e non aveva la più pallida idea di come comportarsi.  Questa non era una tipica mattina-dopo, su parecchi livelli. 

Mulder avrebbe pensato meno di lei, l'avrebbe trattata come subalterna, adesso che sapeva quanto facilmente poteva controllarla? 

Erano stati pari prima. 

Scully aveva lo spaventoso timore che ora, lui non l'avrebbe mai più guardata con gli stessi occhi.

 

Rise senza gioia. 

Certamente lei non l'avrebbe più guardato con gli stessi occhi. 

 

Non pensava che sarebbe mai stata capace di posare gli occhi su di lui senza ricordare com'era nella morsa della passione, l'estasi che contorceva i suoi lineamenti.

 

Ma quale messaggio poteva ricavare dal modo in cui lui era scivolato via dal suo appartamento mentre era addormentata? 

 

Quando Scully aprì i suoi occhi dopo quelle che suppose fossero poche ore, lui era sparito, e tutte le tracce delle loro precedenti attività erano state eliminate. 

Doveva essere proprio andata, meditò; lui era riuscito persino a cambiare le lenzuola. 

Le sciarpe, i sostegni, tutto era stato rimosso, la sola traccia della presenza di Mulder era il persistente aroma del suo dopobarba e il misto della loro passione che fluttuava appena nell'aria. 

 

Per un momento, lei si era abbandonata alla lussuria delle lacrime. 

Sentendosi persa nelle conseguenze di una delle più straordinarie esperienze della sua vita, lo voleva li con lei.

 

Oh, per l'amor di Dio, Dana, si rimproverò seccamente. 

E' stato quello che è stato. Una notte incredibile. Adesso smettila di vacillare e apri quella porta.

 

"Giorno, Scully."  Mulder alzò appena lo sguardo dai files che stava studiando quando lei entrò nella stanza. "Ho messo su il caffè, se vuoi prenderlo."  

 

Mulder aggrottò la fronte e scrisse una notazione a margine del file che aveva di fronte.  "Questo non ha alcun senso," mormorò, tornando indietro di un paio di pagine e apparentemente rileggendo un’annotazione.

 

"Mulder?"  La voce di Scully era esitante.

 

Lui alzò ancora lo sguardo, e lei fu sorpresa nel realizzare che non c'era nessuna intimità in quegli occhi, nessuno scintillio consapevole, nessun cenno dello scuro estraneo che aveva invaso il suo appartamento, il suo corpo, e la sua anima la notte passata. 

 

Assente, provò a focalizzarsi sulle parole di lui.

 

". . . negli ultimi sette mesi in dieci diversi stati.  E se li guardi sulla mappa, qui. . ."  Uscì dalla sedia e indicò gli spilli che segnavano i casi contro una cartina della  East Coast.  ". . .formano una perfetta Stella di David.  Eccetto questo, avvenuto nel 1992. . ."

 

"Mulder..."  Scully era perplessa, ma sentì come il bisogno di dire qualcosa. 

Lui le lanciò un’occhiata oltre la sua spalla.

 

"C'è qualcosa che non va, Scully?"  Onesta preoccupazione velava la sua voce,

ma era. . . era. . .

 

Ecco cos’era.  Lui si stava semplicemente comportando come se la notte precedente non... fosse mai esistita. 

Il colore drenò dal viso di Scully e con suo stesso orrore, improvvise lacrime le coprirono gli occhi. 

 

Sussurrando rudemente qualche scusa, lei afferrò borsa e cappotto e fuggì dall'ufficio. 

 

Debolmente, lo sentì chiamare il suo nome, ma non si fermò. 

Sentì il rumore dei suoi passi dietro di lei, e quasi si mise a correre, sparendo di colpo dentro la tromba delle scale per eluderlo. 

I  passi di Mulder superarono la porta e lo sentì chiamarla ancora per un paio di volte, poi imprecare sotto voce mentre si voltava, evidentemente dirigendosi verso l'ufficio. 

 

Scully aspettò ancora un minuto o due, solo per essere sicura, poi mise la mano sul chiavistello della porta.

 

Improvvisamente ansimò quando sentì una grossa mano sopra la sua spalla, che la voltava e la fissava contro la porta.

"Maledizione.  Non scappare da me, Scully."

 

Lei trattene rigido il suo corpo, fissandolo freddamente. 

"Lasciami andare, Mulder."

 

Con sua sorpresa, Mulder lo fece, indietreggiando e passandosi una mano trai capelli.  "Scully.  Mi dispiace. So che abbiamo bisogno di parlare. Ma questo non è né il momento né il posto, e ho pensato. . . beh, credevo avrebbe reso le cose più facili se io. . . se noi. . ."

 

"Fingessimo che non fosse successo niente?  Pensavi sarebbe stato più facile?"

Scully rise amaramente.  "Ti devo dare credito, Mulder.  Sei un attore incredibile.  Ma suppongo che già avrei dovuto saperlo questo, giusto?"

 

Lui chiese gli occhi per un istante.  "Non, Scully.  Non punirmi solo perché hai problemi con quello che è successo.  Penso che tu non abbia considerato il fatto che anch'io ho dei problemi, huh?"

 

Questo la sorprese.  "Io non. . . che cosa intendi?"

 

"Gesù, Scully."  Scosse la testa perplesso.  "Mi è piaciuta l'intera parte del cavernicolo fin troppo.  E si presume che io sia un ragionevolmente sano, ragazzo anni novanta.  Come pensi che mi faccia sentire? Sapere che da qualche parte, ovviamente vado fuori di testa nel voler controllare una donna."  Si concentrò sul viso di Scully.

"Voler controllare te. La mia partner. Tu pensi che mi piaccia scoprire di essere un sessista bastardo prima di tutto?"

 

"Diavolo, tu sai di certo come prendere al balzò ogni opportunità per sentirti colpevole.  Sei sicuro di non essere cattolico?"

 

"Ebreo. La stessa cosa."

 

Lei annuì e sospirò.  "Mulder, tu non. . . guarda.  Non hai nulla da colpevolizzarti.  E hai ragione su un altra cosa. Questo non è il momento o il posto per questa discussione.

Sicuramente non nella tromba delle scale dell'Hoover Building. Lasciamo... forse dovremmo riprendere più tardi, okay?"

 

Mulder voltò lo sguardo e annuì assente, e in silenzio, si avviarono ancora verso l’ufficio.

 

 

 

FBI Headquarters

2:43 p.m.

 

Con un bizzarro senso di deja vu, Scully ancora una volta balzò quando il suo computer squillò. 

Lentamente, clickò l’icona del messaggio in arrivo pervasa da uno strano presentimento.

 

 - Mi spiace, Scully.  So che abbiamo deciso che ne avremmo parlato dopo, ma voglio solo dirti che non ho mai avuto intenzione di ferirti questa mattina.  Mi perdoni? -

 

Scully sospirò. Maledetto. Poteva essere così dolce qualche volta.

 

 - Non c'è nulla da perdonare, Mulder, ma c'è una cosa da spiegare.  Perché te ne sei andato ieri notte? -

 

Inaspettatamente, lacrime pizzicarono in fondo ai suoi occhi quando ripensò a come si era sentita svegliandosi da sola.

Con rabbia, voltò la testa e le cacciò via velocemente.

 

Ma non abbastanza.  Mulder imprecò silenziosamente. 

Esitò, poi decise di essere onesto.

 

 - Avevo paura, Scully.  Paura di me, di quello che avevo scoperto essere capace, paura di come avresti reagito quando ti saresti calmata e avresti realizzato quello che avevo fatto, come mi ero comportato.  Paura che ti saresti pentita di aver confidato in me.  Paura che avresti pensato che avevo fatto quello che avevo fatto solo per umiliarti. Paura di essere andato troppo lontano. -

 

Scully scosse la testa, battendo furiosamente.

 

 - Mulder, no.  Non hai fatto nulla che io non volessi.

E questo, se non altro, è quello che mi ha spaventata perché hai fatto quello che volevo facessi, che non era esattamente quello che ti avevo chiesto di fare.

Avevo paura perché sapevi la differenza.  Ma non ho nemmeno per un instante pensato che stessi cercando di ferirmi o umiliarmi. E’ stato stupefacente.

Le parole non possono descrivere quello che mi hai fatto ieri notte, Mulder. 

E’ stato così lontano da ogni esperienza che abbia mai vissuto che mi è difficile assorbirlo completamente. -

 

Mulder si morse le labbra, insicuro su come reagire a quello.

 

 - Scully. . .è Una Buona Cosa o Una Cattiva Cosa? -

 

Lei rise forte a quella puntualizzazione, realizzando che forse non era stata abbastanza chiara per il suo partner affranto dalla colpa.

 

 - Beh,  mettiamola così, Mulder.  Forse non farò mai più sesso. Dopo la scorsa notte, qual’è il punto?

 

E si, prima che mi chieda di chiarire anche questa affermazione, è stata Una Cosa Molto, Molto Buona. -

 

Un sorriso lievemente imbarazzato si fece strada sul viso di Mulder, una espressione che fece aumentare il rossore sulle guance di Scully. 

Evidentemente, Dana stava rivivendo un momento particolarmente piacevole della notte passata.

 

 - Potrei dirti qual è il punto, Scully.  O potrei mostrartelo.  Se vuoi. -

 

Lei si irrigidì appena e si morse le labbra.  Maledizione. 

Lui la stava mettendo in un punto che sarebbe potuto diventare molto scomodo, proprio quando la situazione sembrava che stesse migliorando. 

Come affrontare la questione delicatamente?

 

 - Mulder, non sono sicura che sia una buona idea.  Penso che dovremmo lasciare che la notte scorsa rimanga. . . quello che è stato. -

 

"Oh," lui disse piano, alzando gli occhi per incontrare i suoi.  "Va bene,

Scully.  Se è questo quello che vuoi."  Non c’era nessun biasimo nel suo tono, ma Scully vide un lampo di dolore nelle profondità nocciola di quegli occhi.

Prima che lei potesse dire qualcosa, Mulder aveva già spento il suo computer e era ritornato ai suoi files, terminando completamente la conversazione.

 

Questo è quello che voglio, si rassicurò Scully stoicamente, aprendo un file.

 

Allora perché si sentiva come se avesse appena commesso un errore? 

 

Perché era preparata nel vederlo arrabbiato, non ferito, realizzò. 

Sin dall’inizio dell’intero roller-coaster, Mulder non si era comportato neppure una volta come qualsiasi altro uomo che conosceva. 

Perché lei continuava a giudicarlo con quel criterio?

 

Almeno tre volte nelle successive ore, lei aprì la bocca per cercare di dirgli quello di cui aveva paura.  Una volta, addirittura disse il suo nome, ma lo sguardo scuro di Mulder la convinse solamente a mormorare qualcosa di incomprensibile e ad abbassare gli occhi.

 

Almeno tre volte nelle successive ore, Mulder alzò lo sguardo sui fieri lineamenti di Scully, desideroso di spiegarle che non stava rinunciando facilmente e che non stava prendendo quella sua abnegazione per garantita.

Una volta, accese addirittura il suo computer per spedirle un messaggio, ma non riuscì a trovare le parole, e rinunciò senza nemmeno provare.

 

Fu un pomeriggio estremamente silenzioso.

 

Finalmente, pietosamente, la giornata terminò e con un sommesso saluto Mulder si mise il cappotto su un braccio e uscì per tornare a casa.

Scully lo fissò ansiosa.

 

Così questo è il modo in cui andranno le cose, pensò triste. 

Mai più battute, mai più stupide allusioni. 

Perché non era riuscita a tenere la bocca chiusa?

 

Seguendo l’esempio del suo partner, prese il cappotto ed uscì, dirigendosi verso casa.

 

Casa di Mulder.

 

 

 

Arlington, VA

6:58 p.m.

 

Mulder aprì la porta al debole colpo di Scully e abbassò lo sguardo sulla sua testa piegata.  "Hey."

Lei non rispose, ma alzò silenziosa lo sguardo verso di lui con occhi che gli dicevano che un milione di emozioni si combattevano nella sua testa.

Forse un milione e uno, ma quella in trincea era la paura.  "Entra," le disse, sopraciglia corrugate per la preoccupazione. 

Appoggiando una mano sulla sua schiena la guidò,  e la preoccupazione crebbe.  "Scully, stai tremando. Stai bene?"  Si avviò verso la cucina per il caffè. 

"Cosa c’è che non va?"

 

Le mani di Scully si strinsero in due pugni lungo i fianchi.  "Non posso innamorarmi di te, Mulder," spiattellò improvvisamente.

 

Lui si impietrì e voltò la testa  per fissarla.  "Cosa hai detto?"

 

"Mi hai sentito.  Ed é per questo che io. . . maledizione, Mulder.  Nessuno, voglio dire nessuno, mi ha mai nemmeno lontanamente fatto sentire quello che mi hai fatto sentire ieri notte.  Non pensi per un minuto che vorrei provarlo ancora? Certamente vorrei fare l’amore con te ancora.  Se era questo a cui stavi alludendo questo pomeriggio, non è così?"

 

Lui annuì, insicuro.  "Lo era. Ma non avevo intenzione di insinuare --"

 

"So che non avevi intenzione."  Lo interruppe con un cenno della mano.

"mi piace pensare di conoscerti meglio di così.  E’ solo che non è stato quello che mi hai fatto, esattamente. Sei stato tu.  Ed allora ho capito qual’era il problema.  Quello che hai fatto è stato fenomenale. . . è stato meraviglioso, Mulder, non dubitarlo. . . ma quello ho reagito nel modo in cui ho reagito solo perché eri tu che mi facevi quelle cose."

 

Cominciò a camminare nervosa.  "Mulder, ero già a metà strada ancora prima che tu posassi un dito su di me.  Se facessimo ancora l’amore. . . senza la protezione psicologica di quella mia fantasia a distaccarlo dalla realtà … io finirò per innamorarmi di te."

 

"E sarebbe una cosa tanto cattiva?" Mulder chiese piano, osservando i movimenti agitati di lei dal vano della porta della cucina.  

 

Mulder stava attraversando un campo minato sentimentale qui, ma se poteva arrivare dall’altra parte, la ricompensa sarebbe valsa l’agonia del viaggio.

 

A metà strada prima che mettesse un dito su di lei.  Cristo.  Anch’io ne sarei spaventato. 

Con una improvvisa illuminazione, Mulder realizzò qual’era l’origine delle paure di Scully un istante prima che lei cercasse di esprimerle.

 

"Penso che lo sarebbe."  Coraggiosamente, lo fronteggiò e tirò fuori direttamente le sue paure.  "senza addentrarci in tutte le ragioni per cui una relazione tra di noi sarebbe una cattiva idea, come gli X-Files, il nostro lavoro, mio fratello, Skinner. . ."

 

Mulder alzò un sopraciglio.  "Pensavo non ci saremmo addentrati."

 

Lei lo ignorò apertamente.  "Quanto suicida sarebbe, pensa, innamorarsi di un uomo che può controllarmi così completamente?"  lacrime non versate le brillarono negli occhi.  "Non è giusto, Mulder," sospirò.  "Perché finalmente ho trovato quello che stavo cercando, solo per realizzare quanto è sbagliato?"

 

Mulder era a dir poco perplesso.  "Fammi vedere se ti ho capita, Scully.

Tu stavi cercando un uomo ti potesse controllare, e adesso che lo hai trovato, non sei sicura di volerlo... perché sono io?"

 

"No, non è questo --"  Si fermò esasperata.  "Devo formulartelo, Mulder?"

 

"Penso di si."  La studiò seriamente.  "Ci siamo fraintesi tra di noi, e con noi stessi, abbastanza negli ultimi giorni."  Si piegò contro lo stipite, mantenendo di proposito la sua posizione disinvolta e non minacciosa.  "Questo è importante anche per me, Scully.  E non voglio rovinare tutto e ferirti ancora." Sospirò e si passò una mano tra i capelli.  "Allora.  Formulalo.  Cosa, esattamente, hai cercato per tutto questo tempo?"

 

Scully fissò un angolo lontano della stanza per lunghi momenti, mentre prendeva una decisione, poi lo guardò dritto negli occhi.

"Te."  Mulder trattenne il fiato vedendo la sua espressione.  "Stavo cercando te."

 

"Scully. . ."  Disse sgomento.

 

"Ti ho mentito, Mulder.  Non ero a metà strada.  C’ero dentro fino alla linea delle nove iarde."  Prese un profondo respiro e lo rilasciò.

"Stavo cercando, e aspettando, te."

 

Mulder inghiottì, concentrato nel controllare il tremore delle sue mani.  "Ma?" Lasciò la parola sospesa nell’aria.

 

"Ma è sbagliato, Mulder.  Non posso farlo.  Non dopo la notte scorsa." Gli voltò la schiena, avvolgendosi tra le braccia.  "Ho lavorato duro per diventare la persona che sono.  Non puoi sapere quanto difficile è stato, Mulder.  Non solo nel lavoro, ma in tutta la mia vita, essere circondata da uomini grandi e forti. La mia taglia ha reso le cose ancora più difficili. Parte della ragione per cui mi sono innamorata di te è stata perché tu eri uno dei primi uomini che mi trattava come una pari, non come 'la piccola donna.'  Non mi hai imbottito di parole di circostanza per farmi capire che mi stavi trattando in quel modo, lo facevi e basta."

 

Scully sospirò.  "Quella fantasia. . . è così politicamente scorretta che mi fa venire la nausea.  Non ho mai lasciato che mi importunasse prima, perché è sempre stata solo quello.  Una fantasia.  Una fantasia su di te, di fatto. Non ho mai lasciato che mi disturbasse il fatto che volevo che l’unico uomo che mi aveva riconosciuto per quello che sono mi trasformasse in un oggetto sessuale.  In astratto, era solo una idea eccitante. Ma nella realtà. . ." Si strinse più forte.  "E’ terrificante.

 

"E so che tu non pensi di me in quel modo.  Non è che hai fatto qualcosa di sbagliato.  Sono io. . . e come totalmente mi sono arresa a te. 

Ma d’altro canto, dimostra solo che alla fine, tu vinceresti sempre e comunque.

E’ come hai detto. Ti appartengo."  Si voltò per fronteggiarlo.

"E non posso permettermi di appartenere a nessuno se non a me stessa."

 

"Scully."  Lui non si era mosso, ma si trattenne teso, cercando le parole giuste da dire.  Lei lo stava spaventando a morte su un livello fondamentale, perché era troppo calma.  Lui la conosceva.

E questo significava che Scully aveva già concepito la sua idea, e se Mulder non avesse reagito immediatamente, avrebbe certamente perso la sua ultima chance.

 

Ma come dire le parole giuste se nemmeno lui sapeva quali erano?

 

Alla fine, optò per la verità.  "Scully, sono su un terreno molto precario qui. Tu non sei la sola che ha deviato sulla scorrettezza politica la scorsa notte e apparentemente ha gradito l’esperienza. Ma questo non è il punto." Si fermò e voltò lo sguardo.

"Ti imbarazza se ti parlo della notte scorsa un po’ più direttamente?"

 

Lei batté gli occhi, presa alla sprovvista per un momento.  "Uh, no.  Penso di no."

 

"Tu hai detto prima che non pensi che io abbia avuto intenzione di ferirti o di umiliarti, ma questo non significa che non l’abbia fatto. L’ho fatto?"

 

"No!"  la sua risposta fu istantanea e definitiva.  "Niente affatto. Nemmeno una volta."

 

"Okay." Si morse le labbra per un momento.  "So che ci sono stati dei momenti in cui hai avuto paura di quello che provavi, o di cosa stava accadendo. Non mi sono fermato perché tu non hai usato la parola sicura, ma. . .Scully.  Avevi paura di usarla?  Paura di quello che avrei fatto?"

 

"N-no," replicò esitante.  "Penso, onestamente, che non l’ho usata perché non volevo che ti fermassi. Sapevo che l’avresti fatto. Non l’ho mai dubitato."

 

"Okay. Le cose che ti ho fatto dire. . . che mi appartenevi, che avresti fatto qualsiasi cosa, che il tuo corpo era mio.  Erano. . . eri. . . non so come dirlo.  So come suona adesso, alla luce del giorno. Ma la notte corsa, ti sei sentita ‘oggettificata’? Ti ho spinta troppo oltre, usando il tuo corpo contro di te per farti fare qualcosa che in realtà non volevi fare?"  La sua voce si ammorbidì, ma lei afferrò il tono sommesso di genuina angoscia.

 

Scully cercò il suo viso, e realizzò che c’era molto più di una sofisticata progressione logica quella che stava facendo.

Si, Mulder stava puntando a qualcosa.  Ma era anche realmente preoccupato, e stava cercando rassicurazioni. 

Fu un sollievo per lei sapere che poteva onestamente alleggerire quella paura, almeno.  "No, Mulder. Se avessi realmente voluto fermarti, avrei detto la parola. Devi crederlo."

 

Lui scosse la testa. "Penso di averti manipolato, Scully.  Ripensaci.  Ti avevo portato in una tale condizione fisica che tu avresti detto praticamente qualsiasi cosa.  Tu..."

 

"Mulder, smettila. Questo è completamente falso. Se avessi voluto..."

 

"Allora cosa stai dicendo, Scully?  Che non ti stavo controllando, dopo tutto?"

 

"Si, maledizione!  Ho preso la decisione di lasciarmi andare. Quando mi hai chiesto di arrendermi, l’ho fatto, perché. . ."  Si fermò e lo fissò, stupefatta da quello che lei stessa aveva rivelato. "Perché mi sono fidata di te," terminò in un sussurro. 

I pensieri galopparono, e lei cercò di tirarli fuori.  "Non mi sentivo controllata, mi sentivo libera.  Non dovevo fare nulla. Non dovevo preoccuparmi di darti piacere perché avevi fatto in modo che io non potessi farlo. Non avevo nessuna scelta, è vero,

ma. . . non avevo scelta perché tu eri. . .oh, mio Dio. "  Si bloccò per il terrore della realizzazione.

 

Mulder rimase in silenzio e immobile, fissandola.

 

Lei alzò lo sguardo verso di lui meravigliata.  "Ogni cosa che hai fatto, ogni mossa che hai fatto, ogni parola fuori dalla tua bocca, è stata per me."

 

Lui annuì, il suo sguardo si staccò mai da quello di lei.

 

"E’ stato tutto per il mio piacere e a mio beneficio. Ci hai messo ore a fare l’amore con me. . . per darmi la fantasia che io volevo. . . anche quello che non sapevo di volere.  Ed é stato tutto per me."  Scully non poteva credere di non averlo capito prima.  "Ero inerme, si, ma solo momentaneamente.  Tu non hai fatto altro che soddisfarmi; infatti, tu hai fatto solo quello che mi avrebbe soddisfatto."

 

"Ci credi davvero, Scully?  Onestamente?"

 

Lei scosse la testa.  "E’ eccezionale se ci penso, ma si, ci credo."

 

"Se questo è vero, vuoi ripensare a chi è l’oggetto sessuale qui?" le chiese piano.

 

Lei rimase shockata e senza parole da quel commento.

 

"Hai afferrato il punto, Scully, non è così?"

 

Per la prima volta, lui si mosse, facendo ricadere le braccia lungo i fianchi e camminando verso di lei.

"Entrambi abbiamo ricevuto piacere da quello che è successo ieri notte. Come per te, i ruoli che abbiamo interpretato, il gioco, la fantasia. . . ne è stata solo una parte per me.  Quello che l’ha reso così incedibile sei stata tu.  E così impaurita com’eri di essere sottomessa a me, quando tutto è finito, tanto impaurito ero io per i miei sentimenti possessivi nei tuoi confronti.

 

"Il modo in cui mi hai risposto -- Dio, Scully. Qualcosa di animalesco dentro di me è venuto fuori.  Tutto quello che potevo pensare era che avrei fatto qualsiasi cosa volevi per farti continuare a reagire in quel modo. E più facevo. .  anche se non mi ero mai sentito in quella maniera prima, non avevo mai desiderato di essere in quel modo con qualsiasi donna prima. . . e più dicevo e facevo, e più selvaggia ti rendevo.  Non potevo fermarmi.  Non mi sono mai sentito così fuori controllo in tutta la mia vita e questo mi ha spaventato a morte, perché non sapevo se ero andato troppo oltre. Ignoravo di poter diventare in quel modo." Lui cercò il viso di Scully e ci vide comprensione.  "Tu mi stavi controllando tanto quanto io stavo controllando te.

 

"Così lascia che ti dica quello che non sono riuscito a dirti ieri notte. . .o questa mattina, o questo pomeriggio, o per solo Dio sa quanto, perché ho sempre avuto troppa paura di ammettertelo come tu hai fatto con me."  Le sfiorò la guancia.  "Ti appartengo, Scully. Sono tuo. Tutto quello che vuoi. . ." Le punte delle sue dita tremavano mentre tracciava il contorno delle labbra di Scully, adesso dischiuse per la sorpresa.   "Voglio quello che vuoi tu, Scully."  Il tono era morbido e gentile come la sua carezza. "Stavo cercando te... e stavo aspettando te... l’unica donna che è la mia esatta controparte. La mia metà. La mia pari. Qualcuno che è così forte quanto me, e che ha abbastanza coraggio per fidarsi di me con quella forza. La scorsa notte mi ha solo confermato quello che sapevo da anni.  Per quanto terrificante da morire, ho finalmente trovato quello che stavo cercando, ed è più giusto di quanto avessi mai potuto sognare."

 

Lui abbassò la testa e la baciò lentamente, con una dolorosa tenerezza.  "Ti sto supplicando, Scully," sussurrò con una voce rotta dalle emozioni.  "Ti amo e questo è giusto.  Per favore, dimmi che ci credi... realizzerebbe tutte le mie fantasie."

 

Finalmente, gli occhi di Scully traboccarono quando lui la baciò ancora, bloccando la sua risposta con le sue carezze. 

Si sciolse tra quelle braccia, le labbra si mossero sotto quelle di lui dolcemente e teneramente mentre Mulder la teneva più stretta. 

 

Le labbra di Mulder scesero sulle sue per un altro momento prima che lei si staccasse per alzare gli occhi sui suoi.  "Si."

 

Lui le accarezzò i capelli mentre le studiava il viso con attenzione.  "Si, cosa, Scully?"

 

Lei sorrise tra le lacrime e pressò un bacio sul suo polso.

"Si, ti credo.  Si, ti amo."  Lo baciò ancora.

"Si, tutto."

 

Con un largo sorriso e una felice risata, lui l’abbracciò più stretta.

"Bene, perché sento che l’uomo delle caverne sta tornando." 

Lei gemette sorpresa quando lui l’alzò e la voltò tra le sue braccia prima di incominciare a comminare verso la camera da letto.

 

"Allora, Mulder. . ."  Iniziò a tracciargli con la punta delle dita la pelle sensibile dietro il suo orecchio, sorridendo dell’improvviso brivido che provocò. "Queste tue fantasie... non includono. . ." lo ignorò quando lo sentì mormorare 'non farlo' e continuò, " queste fantasie hanno niente a che fare con me che ti lego al letto questa volta?"

 

"Hm.  Idea Interessante, e suona divertente, ma ti ho sempre immaginata in abiti da cheerleader--"

 

"E io che avevo sempre pensato che avresti preferito il tipo-harem."

 

"Nah.  Faccio schifo in chiffon."

 

"Questo deve essere constatato, Mulder."

 

"Non ci pensare nemmeno, Scully."

 

"Non lo so, Mulder.  Ho un sacco di fantasie."

 

"Scully?"

 

"Si, Mulder?"

 

"Stai zitta e fai l'amore con me."

 

"Si, Signore." 

 

Il ringhio di Mulder fu bloccato da un bacio appassionato.

 

Questa volta, fu Mulder a supplicare. . . ed era solo il modo in cui entrambi lo volevano.

 

Questa volta.

 

E la volta successiva. . . beh, nessuno poteva immaginare come sarebbe successo.

Dopo tutto, per due persone che avevano a che fare con le estreme possibilità ogni giorno, chi potrebbe sapere quale delle loro fantasie avrebbero realizzato?

 

E come un Mulder sconvolto convenne mentre osservava una beatamente soddisfatta Scully, parte del brivido della fantasie. . . e dell’amore. . . è non sapere cosa potrà ancora accadere.

 

E questo era solo il modo in cui entrambi lo volevano.

 

 

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Nota di Annax: NON E' BELLISSIMA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

A me è piaciuta un sacco.... la crudezza del secondo capitolo e la dolcezza del terzo...!

I hope you enjoy this as much as I did!

Little puffy Kisses

Bye

Annax

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