ECLIPSE - 4° PARTE

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Scully's apartment

Washington, D.C.

February 11, 2000

 

 

Mulder era meravigliato che la creazione di una vita lo facesse sentire così incommensurabilmente triste.

 

Doveva essere felice del tentativo della IVF, ma la vita lo aveva abituato al dolore e aveva imparato duramente a non tenere mai le sue speranze troppo alte. Invece di sentire attesa e speranza, aveva preso le distanze dal secondo tentativo, depresso e fatalista.

 

Aprendo la porta con una gomitata guardò Scully entrare lentamente nel suo appartamento. Ogni movimento era cauto, il corpo teso, ma le mani rilassate lungo i fianchi.

 

" Posso fare qualcosa per te? ", chiese lui avviandosi verso la cucina.

 

Mulder udì il soffice stridore della para dei suoi stivali contro il parquet. " Un bicchiere d'acqua sarebbe grandioso, grazie ". Il suono successivo fu il frusciare della stoffa e lui suppose che si fosse seduta sul divano. Riempì il bicchiere per portarle l'acqua.

 

Seguendo la direzione del suo sguardo, Mulder cercò di capire cosa attirasse la sua attenzione. Gli occhi di lei guardavano lontano, Scully si era chiusa in se stessa. Sapeva di doverla spingere fuori da questo, ma sentiva una egoistica consolazione per il fatto che lei fosse così silente. In quel momento lui non era in grado di reggere una conversazione.

 

Scully era selvaggiamente protettiva con i suoi mobili, perfino dopo averli utilizzati per anni, così lui si procurò un sottobicchiere per il bicchiere d'acqua. Il tonfo del contatto sembrò svegliarla dalle sue fantasticherie e gli lanciò un'occhiata mormorando " Grazie ".

 

Un cenno della testa fu la sua replica. Dopo una pausa, lui mormorò " Dovresti sdraiarti, Scully, lascia che ti prenda un cuscino per i fianchi ", lei lo guardò annuendo e lui si ritirò nella camera da letto, grato di potersi allontanare dalla stanza, così da poter raccogliere i propri pensieri.

 

Quando guardò verso le luci in alto, la macchia rossiccio pallido sulla pittura sopra la testata del letto, era ben visibile - un ricordo permanente della notte della settimana precedente quando avevano fatto l'amore per la seconda volta. Erano nudi trenta secondi dopo essere entrati nell'appartamento. Come lei gli montò sopra, il ventre liscio, teso e la schiena arcuata, lui aveva sollevato un dito sopra le sue labbra e le aveva strofinato via il rossetto rosso pallido. Alcuni istanti dopo lui aveva teso le mani contro il muro nel momento in cui lei ebbe l'orgasmo. La sua potenza per poco non  lo scaraventò fuori dal letto. Il muro ora esibiva la ferita rosso sangue delle sue mani che avevano cercato di aggrapparsi per fare presa, le pelle dei suoi palmi lacerata per l'eccessiva sollecitazione.

 

Nella debole luce, lui gettò un'occhiata ai suoi palmi, esaminando le loro linee, frastagliate come un bicchiere rotto. La linea del cuore, della testa e del destino. Questo era tutto ciò che sapeva sulla chiromanzia e pensava che avrebbe dovuto esplorare oltre. Forse avrebbe potuto rivelargli il futuro, o i segreti che lei teneva per lui.

 

Scully era reticente quel giorno, il suo corpo teso e barricato nel salotto. La stanza da letto era troppo piena di ricordi, così afferrò il cuscino e indietreggiò senza lanciare una seconda occhiata alla macchia sopra il letto.

 

Quando tornò nel salotto trovò Scully semiseduta sul divano, gli occhi chiusi e le mani sui fianchi che si allungavano verso la schiena come in un quadro di Tiziano. Restò vicino al divano per un minuto prima che lei mostrasse di aver registrato la sua presenza e allora cercò di sorridere aprendo gli occhi. Era malinconico, somigliante ad una smorfia.

 

Lei allungò la mano per prendere il cuscino e si mise dritta, allora sbottonò i pantaloni per dare sollievo al bendaggio restrittivo. " Vorresti il pigiama? ", chiese lui, ma lei scosse la testa. Prima che lei parlasse, lui sapeva che avrebbe meccanicamente detto: ' Stò bene! '.

 

Appena si piegò in avanti per lisciarsi i vestiti, la sua camicia semisbottonata si aprì rivelando la curva del suo seno. Era latte-opaco; la vescichetta color fragola che lui le aveva lasciato la settimana prima, si era attenuata.

 

Lui scacciò via il pensiero, e non capiva se lei si fosse accorta di ciò che lui stava vedendo. Sangue rosso desiderio fluì in lui, gettando le sue cellule in un tumultuoso caos. Il dottore aveva detto loro un'ora prima, esattamente come il mese precedente, che dovevano astenersi dall'attività sessuale come minimo 24 ore affinchè gli embrioni avessero la possibilità di attecchire al suo utero. Mulder pensò che doveva andarsene perchè non poteva proprio farlo, assolutamente,di stare li nei giorni successivi senza voler divorare la sua pelle. Strinse i pugni e le unghie incisero nuove linee nei suoi palmi. Sette anni di lavoro accanto a lei gli avevano dato la laurea in *soppressione del desiderio*.

 

Un altro frusciare di movimenti, gli fece capire che lei era tornata sul divano, con i fianchi sollevati, come le aveva detto il Dr Parenti. Una volta che il suo sangue era tornato a scorre normalmente, tornò sui suoi passi di fronte a lei. La posizione era strana, la sua pancia era inclinata verso l'alto, il piumino addosso gli dava l'impressione che fosse al secondo mese di gravidanza. Ancora con gli occhi chiusi e il viso stanco, sembrava un cadavere.

 

" Scully ", disse lui, la paura strisciò nella sua voce.

 

Lei aprì gli occhi e lo guardò trasalendo, le sue sopracciglia si sollevarono profondamente corrugate sulla fronte. Lui cambiò posizione, scombussolato. Lei si sollevò su un gomito e disse " Mulder?! ", il suo tono gli stava chiedendo di avvicinarsi.

 

Lui fece un profondo respiro. Sapeva cosa voleva.

 

Dieci secondi dopo si stava sedendo sul divano, la sua testa in grembo. La posizione sembrava rilassarla, ma lui si chiedeva se lei sentiva la tensione nei muscoli della coscia, o se sentiva il suo respiro impacciato.

 

" Va bene, Mulder, dovrei riposare ", sussurrò, mentre i suoi occhi rimanevano chiusi. Lei era sempre così dura, così vitale e vederla con la faccia pallida e affaticata, lo spaventava molto più di quello che voleva ammettere. E se anche questo tentativo falliva? Si domandò, sfiorando con mano tremante la cascata di capelli rossi sparsi attraverso le sue gambe vestite di denim. Come se ne sarebbero occupati?

 

Dopo alcuni minuti il torace di lei si alzava e si abbassava ad intervalli regolari, il suo corpo finalmente a riposo. Lui studiò il suo viso, tracciando mentalmente la mappa delle nuove linee che sembravano apparse durante la notte. Avere un bambino pensava fosse un'occasione gioiosa, un modo di celebrare l'amore creando una nuova vita. In qualche modo erano riusciti a farlo in senso inverso e lui non poteva far altro che sentire il rimorso che bruciava come l'acido nel suo torace.

 

Scully sospirò nel sonno, il soffice suono si librò nell'aria come una nota malinconica. La bocca di lui toccò la sua pelle pallidissima, la punta delle sue dita sfiorò a caso le lentiggini che punteggiavano il suo naso.

Avrebbe fatto qualunque cosa perchè riuscisse. Per lei e per se stesso.

 

" Te lo prometto! ", sussurrò appoggiando la testa contro lo schienale del divano e chiudendo gli occhi. " Te lo prometto! "

 

 

Scully's apartment

Washington D.C.

February 26, 2000

 

 

Scully ricordò il giorno in cui sua nonna morì. Suo padre, il viso umido per le lacrime, parlava di sua madre con tono calmo. A 8 anni lei pensava che Achab era l'uomo più forte del mondo e vederlo piangere la spaventava. Così corse di sopra e si arrampicò sulla sedia vicino alla finestra, tirando le tende verdi scolorite e chiudendosele intorno. Il suo posto segreto, dove ogni cosa era buona e un uomo adulto non piangeva.

 

Come desiderava ardentemente quel santuario ora!

 

Erano accadute troppe cose nelle settimane passate. Il suicidio della signora Mulder, la verità su Samantha. Quando aveva sentito dal Dr Parenti che il secondo tentativo era fallito, era più rassegnata che sorpresa. La morte, si diceva, arriva tre volte.

 

Quattro giorni erano passati da quando aveva saputo la notizia. Quattro giorni di finzione e generiche conversazioni. Mulder aveva passato tutto il tempo con il viso pallido, la sua presenza era quasi spettrale. Solo i suoi occhi erano vivi, scuri per il dolore che teneva dentro.

 

Le emozioni di lei erano conservate ben chiuse nel suo profondo. Lei era spaventata di parlare con Mulder, paurosa di liberare qualcosa con cui non era capace di trattare. Non ci voleva niente di più che la stridula voce di Mulder per rompere il suo fragile scudo e lei fu più che grata quando arrivò il week-end.

 

Il sabato mattina decise di vuotare l'armadio. Pile di abiti smessi, selezionati per stagioni, erano disseminati sul pavimanto della camera da letto, messi da parte per essere trasportati al St. John's. Diverse scatole erano poggiate sul tavolo della cucina, salvati dalla  polverosa dimenticanza degli scaffali in alto del suo armadio. Se la terza procedura fosse riuscita, lei non avrebbe potuto arrampicarsi sulla scala, o alzare scatole sulle mensole alte.

 

Se.

 

Molto del suo futuro dipendeva da due lettere.

 

Alle sette di sera aveva quasi finito. Era rimasto solo un cartone e lei pulì la pellicola grigia di polvere che ricopriva il cartone ondulato prima di aprirlo. Dentro uno schizzo di tessuto rosso arrotolato, chiuso nella plastica, le rallegrò la vista e rise per la prima volta da giorni appena lo tirò fuori dalla scatola. Riportandolo sul divano, si sedette tra i cuscini prima di dissigillare la plastica.

 

Il kimono appariva in perfette condizioni. Dopo circa 30 anni i ricchi, vibranti colori, non erano scoloriti. Toccò una delle piccole farfalle dorate che danzavano attraverso la seta, ricordando lo sguardo sulla faccia di suo padre quando glielo aveva dato. " Non c'è nè nessuno uguale all'altro in tutto il mondo. Questo è speciale, Dana, come te ", sorridendo lo mise da parte rimettendolo nel sacco.

 

Questa volta rimosse un obi dorato e una piccola scatola di legno che conteneva un paio di ornamenti per capelli a forma di farfalla. Toccò la fascia ricordando la prima volta che l'aveva indossata. Si era sentita così cresciuta. Così bella. Fu un giorno molto triste quando non potè più indossarlo e sua madre lo impacchettò. " Non dovresti essere egoista. Un giorno avrai una bambina, pensa come sarebbe amorevole se lei lo indossasse ".

 

Era una promessa, mamma?

 

Placando un respiro tremolante, ripiegò accuratamente il corredo, piegando il tessuto prima di rimetterlo a posto nella plastica e appoggiare il pacco sul tavolino. Sarebbe tornato nella scatola, chiuso nell'accesso più alto del suo armadio a muro. In attesa.....

 

Un lieve bussare alla porta la raggiunse. Sbattendo gli occhi per cacciare indietro le ultime lacrime andò alla porta e scrutò attraverso lo spioncino, non sorpresa di vedere Mulder li. Tirò indietro il chiavistello e aprendo la porta con il timore di mescolare il dolore alla gioia, si preparò ad accoglierlo.

 

" Hey! ", lui dondolò sui talloni, le mani spinte nelle tasche della sua giacca di pelle aperta. " E' un cattivo momento? ", chiese con un tentativo di sorriso.

 

" Cattivo momento? ", lei si sforzò di tenere le mani lungo i fianchi, reprimendo l'urgenza di arrestare le lacrime che scorrevano lungo il suo viso.

 

Mulder alzò un dito e toccò la sua guancia. " E' un nuovo trucco? ", disse esaminando la punta del suo dito e guardando la pellicola di ombretto per occhi che rivestiva la pelle. " Sembra sia un composto di fibre minute, collera e ..... polline ", lui le fece un interrogatorio sul look. " Ci sono vicino? ".

 

Il respiro fuoriuscì da lei, e sollevò un sopracciglio alla falsa risata che aveva sentito nella sua voce. " E' polvere! ", confermò laconicamente. Si spostò per farlo entrare e sprangò la porta dietro di lui. Tornando, si appoggiò contro lo stipite e osservò il modo in cui lui fece scivolare le spalle fuori dalla giacca e la drappeggiò sullo schienale della sedia. Si muoveva a scatti, sgraziato, quasi maldestramente. senza la copertura della sua lingua loquace, gli ricordava un teen-ager al suo primo appuntamento. L'avrebbe divertita in circostanze differenti. Ma non ora.

 

Gli occhi di lui guizzavano per la stanza, osservando le scatole aperte, i sacchi di abiti vicino alla porta, ovunque intorno a lei. " Mi dispiace, probabilmente avrei dovuto chiamare prima, ma avevo bisogno di parlarti ", borbottò alla fine, la voce così bassa, che lei lo udì appena.

 

Scully aggrottò le sopracciglia, la gola nuovamente secca. " Stai.... Stai bene, Mulder? ", solo un lieve tentennamento nella voce tradì l'ansietà che sentiva.

 

Lui annuì, con le labbra increspate. " Era tutto troppo calmo e ho cominciato a pensare.... al passato , alla mia vita ", finalmente sollevò la testa verso di lei, gli occhi scuri e preoccupati. " A te ".

 

" Siediti, Mulder ", disse lei gentilmente, mitigando l'ansia quando lui la assecondò.

 

Allontanandosi dalla porta, lei era consapevole di come doveva apparire e diede uno strattone alla sformata T-shirt che indossava. I capelli umidi poggiati come striscie di ruggine sulla sua fronte, li spinse via dalle sopracciglia,spostandoli con un gesto nervoso. Allontanandosi da lui, prese posto sul divano e ripiegò le gambe sotto di se. Con  il cuore che martellava, aspettò che lui parlasse, insicura se volesse ascoltare o meno cosa aveva da dire.

 

Lui fissò dritto davanti a se, il suo profilo quasi torvo, e il silenzio cresceva sgradevolmente ad ogni secondo che passava, marcato dall'orologio sulla cappa del camino. Era assurdo agire così, pensò lei,

mordicchiandosi il labbro superiore. Sembrava che fossero estranei, anziché amici e ..... amanti. Desiderosa di una scusa per rompere il ghiaccio, si ricordò del kimono e un impulso la spinse a raccoglierlo da terra.

 

" Mio padre mi diede questo ", mormorò tirando il sigillo della busta.

 

Lui tornò a guardarla. " E' sicuramente rosso ", osservò, il suo viso era un miscuglio di curiosità e sollievo.

 

" Assolutamente rosso! ", sorridendo lo tirò fuori dalla busta per la seconda volta e gli porse l'indumento.

" Avevo sei anni quando l'ho ricevuto. Ci eravamo appena trasferiti di nuovo ", sospirò dandogli un'occhiata attraverso le palpebre socchiuse. " Certamente non un momento felice della mia vita ".

 

" La piccola geisha-Scully ", riflettè esaminando il kimono aperto. " Probabilmente hai condotto tutti i piccoli marinai alla pazzia! "

 

Lei sbuffò. " Non esattamente ", esitò allungandosi per toccare la stoffa setosa. " Ma mi faceva sentire

bella! "

 

Lui si voltò faccia a faccia con lei, i suoi occhi brillavano di curiosità. " Vai avanti ", la incoraggiò, coprendole la mano con la sua molto più calda.

 

Lei gli lanciò uno sguardo allarmato quando girò la testa, proteggendosi il viso con una cortina di capelli.   " L'ho indossato a scuola quel primo giorno. Mi ha dato coraggio ", le sue labbra erano curvate in un mesto sorriso. " Ma non fu un successo. Quando venne il tempo do rientrare, mi rifiutai di giocare con gli altri. La bella piccola geisha non poteva fare niente di così prosaico come saltare la corda, o giocare ad acchiapparello ", aggiunse, sentendo il calore correre sulle sue guance. " Gli altri ridevano di me ".

 

Il suo pollice risalì lungo il fianco di lei, scaldando la sua carne con un disegno fatto a caso. " Nessun bel guerriero samurai ti venne in soccorso? "

 

" No, ma di sicuro lo fece un Ufficiale di marina ", lei tremò per la consapevolezza delle sue mani che scivolavano sotto il risvolto della maglietta, solleticando la sua pelle fino a che i sottili peli delle sue braccia non si drizzarono. " Lo prese mio padre per farmi vedere che non era importante come apparivo, ma cosa c'era dentro ".

 

La mano lasciò il suo braccio per chiudersi sul mento, tirandolo fino a farla girare e incontrare i suoi occhi.

" Tuo padre era un uomo speciale, Scully. Mi sarebbe piaciuto avere un'occasione per incontrarlo ".

 

" Davvero? ", replicò con la voce rauca per l'emozione.

 

Le sue labbra si curvarono in un lieve sorriso, e schiacciò un veloce bacio sulla sua guancia prima di mollarla. Allontanandosi, restituì il kimono rimettendolo sul tavolino.  " La tua storia mi ha ricordato perchè sono venuto qui stasera ", mise la mano in tasca, tirò fuori un'ingiallito pezzo  di carta e lo distese con cura. " Ho rovistato nelle carte di mia madre e ho trovato questo ", spiegò porgendoglielo.

 

Era una lista di domande, nove in tutto. La scrittura si estendeva disordinatamente attraverso il foglio, le lettere larghe e irregolari, le domande allo stesso tempo semplici e profonde. " Che cosa ha fatto l'Oceano blù? ", " Da dove vengono le nuvole? ", "Perchè per alcune persone è giusto mentire? ", lei lanciò una veloce occhiata al suo viso. Immaginò di poterlo vedere, giovane, intenso, solo, comporre la sua lista dopo pensierose considerazioni.

 

" Questo era il modo in cui comunicavo con mio padre ", spiegò con voce priva di emozioni. " Se avevo delle domande, lui mi incoraggiava a scriverle. Ne discutevamo quando aveva un pò di tempo ", rise, il suono gelido in mancanza di umorismo. " Il guaio era che lui non aveva mai tempo e tutto ciò che avevo da mostrare sulla nostra relazione era una marea di liste come quella che stai stringendo ".

 

Lei deglutì con difficoltà, assaporando il gusto amaro e salato delle lacrime che le ostruivano la gola.

" Sono sicura che lui tentava di fare il meglio per la sua famiglia ", benché avesse cercato di infondere conforto nelle sue parole, suonavano false e prive di convinzione.

 

Mulder cambiò posizione irrequieto, buttando il braccio lungo lo schienale del divano. " Non voglio che la mia relazione con nostro figlio sia ricordata come una serie di domande scarabocchiate su un blocco

notes ", lui toccò il retro del suo collo, la mano scottava scivolando sulla nuca. " Voglio essere qui per lui, Scully. E per te ", la fronteggiò con gli occhi che brillavano in modo sospetto. " Ad ogni modo, non ha importanza come lo farò ".

 

Se la tirò vicino, avvolgendola in un saldo abbraccio. " Lo farò ", le sue parole erano ardenti. Posò un bacio sui suoi capelli. " Hai la mia parola su questo ", lei ne fu soddisfatta per il momento. Non dovevano fallire. Non potevano. Insieme erano invincibili. Chiudendo gli occhi, lei lasciò che il battito del cuore di lui la cullasse nel sonno.

 

 

New Chances Clinic

Gaithersburg, MD

March 15, 2000

 

 

La fredda realtà iniziava a fargli male.

 

Avevano avuto molte chanche di concepire nei tre mesi passati. Fare l'amore era diventato una seconda natura per loro; aveva adattato lui a Scully come una mano in guanto. Lui era venuto dentro di lei tante volte, riempito il suo utero di sperma, erano diventati bravi a fare l'amore, ma dovevano fare affidamento su uno specolo e un catetere per fare un bambino.

 

Alcuni minuti dopo, il Dr Parenti li condusse nella sala degli esami, dopo averli rassicurati che questa volta avrebbe funzionato. Oh, le sua parole erano molto professionali e comprensive, ma Mulder aveva udito la verità dietro di esse: se anche questo fosse fallito, avresti dovuto arrenderti alla speranza di avere un bambino della tua carne e del tuo sangue.

 

Scully gli porse camicia e pantaloni, che lui appese ad un gancio del muro. Quando si voltò, lei aveva appena indossato il camice e maneggiava in modo maldestro con i legacci, con mani tremolanti. Usando lo sgabello come appiglio, si arrampicò sul tavolo con le gambe penzoloni.

 

" Hai pensato alle altre opzioni che ti ha menzionato il Dr Parenti? ", gli chiese muovendosi verso di lei

 

Lei serrò le sue mani curate. " Donazione di uova? ", lui annuì. Senza guardare in su, lei mormorò: " Non sarebbe mio figlio "

 

" Sarebbe nostro figlio! ", sottolineò Mulder. " Anche se io do il mio sperma e qualcun'altro gli ovuli, il bambino sarebbe nostro. Tu lo porteresti in grembo. Lo faresti nascere "

 

Lei lo stroncò. " Il mio corpo pare non voglia accettare un'embrione "

 

" Scully ", la voce di lui si alzò. " Se hai appena deciso che in vitro non funzionerebbe, perchè siamo ancora qui? Il dottore ha detto che molte coppie passano attraverso questa procedura 5/6 volte prima che funzioni! "

 

" Ma questa è la nostra ultima chanche! "

 

" Lo so questo! Se non dovesse funzionare e tu deciderai comunque di volere un bambino, ci prenderemo una pausa ed esploreremo le nostre possibilità. Donazione di uova. Surrogati. Adozione. Questo non significa che non dovremo avere un bambino, significa solo che non potremo averlo in modo tradizionale! " allungò la mano per prendere quella floscia di lei. " Ma se hai questa attitudine fatalista, allora ti stai solo avviando verso il fallimento. Ti conosco, Scully, non sei una che si arrende facilmente "

 

Lui non si aspettava la sua replica vedendo l'espressione sconfitta sul suo viso. " E se non funzionasse? Dove andremo a finire? "

 

" Tu ed io? ", lei annuì. L'ira cominciò ad agitargli le budella appena si rese conto di cio che le aveva appena chiesto. " Tu pensi che io possa rinunciare alla nostra relazione se tu non restassi incinta? Dio, Scully ", lui si morse il labbro per trattenersi dal gridare. " Hai la benché minima idea di quanto ti ami? "

 

Le parole la spaventarono. Lui glielo aveva già detto prima, ma lei lo aveva rifiutato. Forse ora si rendeva conto di cosa lui intendesse.

 

" E' così da tanto tempo ", continuò lui. " Avrei fatto lo stesso affidamento su di te, anche se tu non mi avessi chiesto di fare da padre a questo bambino, benchè questo mi abbia dato la spinta per dirtelo! "

 

Lei si sollevò fino a posare una mano sulla sua spalla e se lo trascinò vicino. Il calore di lei, il suo piacevole profumo ricoprivano l'odore degli antisettici. Per la prima volta lei sussurrò. " Ti amo anch'io ", prima di posare un bacio sulla sua bocca, con le labbra che si sfioravano, muovendosi le une sulle altre.

 

Lui si sentiva vivo, felice, come se dovesse schizzare fuori dalla pelle. Lei lo amava, lo sapeva da tanto tempo, ma sentirglielo dire, lo aveva fatto diventare reale.

 

Appena iniziarono a baciarsi, il respiro di lei solleticò il suo labbro superiore, ma la porta si aprì e il Dr Parenti sorrise. " Siete di buonumore, eh?! "

 

Si allontanarono e Scully si tirò a sedere dritta, lisciandosi il camice. Mulder poteva affermare che lei fosse a disagio, essendo stata beccata sul fatto, benchè baciare qualcuno era pienamente legittimo, se questo qualcuno era la persona con la quale stavi cercando di concepire un bambino.

 

Mentre il dottore e i suoi assistenti preparavano Scully per la procedura, lui prese una sedia per potersi sedere vicino a lei.

 

Il Dr Parenti disse: " Siamo pronti? "

 

" Si ", replicò Scully catturando lo sguardo di Mulder. La sua voce trasmetteva sicurezza di se, ma lui vide la familiare paura nei suoi occhi. Lei si sistemò sulla schiena e lui le fece un tenue sorriso appena la procedura ebbe inizio.

 

 

TO BE CONTINUED