TITLE: Eclipse
AUTHORS: Diana Battis and Alanna
DISCLAIMER: Don't own 'em. Never have, never will, damn it.
CLASSIFICATION: S, A, MSR
RATING: NC-17
SPOILER: Seasons seven and eight, through Per Manum.
SUMMARY: The subtext of shadows.
Traduzione curata da EN AMI.
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Club Sambuca
Washington, D.C.
December 22, 1999
" Cosa ci fa una
ragazza carina come te in un posto come questo? ", Mulder scivolò
attraverso la panca di pelle, con un drink in mano, e il sorriso partì subito
nei suoi occhi azzurri. Sebbene fossero solo le 6, il Sambuca brulicava di
avventori felici. L'aria era ravvivata da voci smorzate e dal tintinnare del
ghiaccio; strisce di gabardine nero si fondevano nel piccolo mare della
monotonia che smentiva l'esotico nome del club.
Lui aspettava che il suo
commento venisse accolto con un'alzata del sopracciglio e una sbuffata mezza
divertita. Invece Scully guardò lontano con espressione pensierosa. "
Stavo giusto per andarmene ", la sua voce era appena udibile attraverso le
note di "Mood Indigo".
Incontrarsi li, era stata
un'idea di Scully. Lui aveva pensato che lei volesse bere un drink di saluto
prima di partire per San Diego. Si chinò in avanti gettando una rapida occhiata
al suo orologio. " Mi ha chiamato Skinner all'ultimo minuto ",
mormorò. " Ma sono tutto tuo, ora ".
Scully annuì col capo, e un
accenno di rossore trapelò dal suo viso. " Io..... Cosa stai bevendo?
".
Mulder indicò il suo
bicchiere, il ghiaccio roteava in liquido ambrato. " Scotch invecchiato 12
anni, che dopo tu pagherai. Lo pagherai? ", la prese in giro, ma i suoi
occhi si ridussero a due fessure non appena notò il modo in cui le sue labbra
tremavano. Mise giù il bicchiere, stringendolo fino a farsi sbiancare le
nocche, aspettando la sua replica.
Scully placò il fremito con
un debole sorriso. " Naturalmente! ", disse avvilita, agitò la testa
facendo ricadere i capelli sulle guance arrossate.
Lui fece un sorriso forzato
e sollevò il bicchiere per un brindisi. " Bene, visto che ti ho
incontrata, Buon Natale, Scully! ", disse mentre prendeva una grossa
sorsata del suo scotch. Il calore del fumo scivolava via facilmente, il sapore
del malto era quasi sufficiente a coprire l'amaro sapore della solitudine.
Lei alzò il calice. "
Buone Feste! ", disse fissando il liquido trasparente. C'era una sfumatura
nella sua semplice frase, che ne macchiava il significato.Come un mare
sconosciuto, la cui occulta corrente sottomarina era piena di tanti canali
nascosti che lo spaventavano a morte.
Dopo un piccolo sorso, il suo
bicchiere era nuovamente sul tavolo, le sue dita danzavano lungo il gambo
tracciando strani disegni sulla condensa del calice. Lei arricciò le labbra;
minuscole rughe incresparono gli angoli dei suoi occhi che studiavano il
turbinio delle gocce con l'intensità solitamente riservata al laboratorio di
patologia.
" Bene..... ",
sospirò lui inumidendosi le labbra con la punta della lingua. " Hai
impacchettato tutto e sei pronta per il grande viaggio? ", disse
strofinando due dita attraverso l'arcata sopracciliare, cercando così di
alleviare il piccolo pulsare della sofferenza dietro i suoi occhi.
Lei sobbalzò al suono della
sua voce, gli occhi spalancati sul viso nuovamente pallido. Assentendo, guardò
lontano, mise giù il bicchiere e cercò di raggiungere il tovagliolino. Si
asciugò le dita umide ripetutamente
fino a ridurre la scritta "Season Greetings" ad un ammasso di
lettere, come un giornale fatto a brandelli. Gettandolo da parte, si mise a
sedere diritta, raddrizzò le spalle e sollevò il mento. " Mulder..... C'è
qualcosa ho bisogno di chiederti ".
Il tono era svelto, al
limite della brevità e Mulder trattenne il respiro in attesa che lei
continuasse.
" Quanto ne sai sulla
fecondazione in vitro? ", disse roteando le dita intorno al bordo del
calice di vino.
La domanda non era quella
che si aspettava. " Bene, per quanto posso ricordare dal III° secolo D.C.,
i pensatori ebrei hanno dibattuto questa possibilità. In Inghilterra, Robert
Dickinson eseguì un esperimento segreto nel 1890, ma alla fine della II Guerra
Mondiale l'arcivescovo di Canterbury raccomandò che fare l'inseminazione
artificiale era un'offesa criminale. Tutto questo era opinabile fino al 1978
quando Louise Brown è nata, la prima di quelli chiamati bambini in provetta
", Mulder la guardò, un leggero accigliarsi gli increspò la fronte. Lei
non smetteva di muoversi con irrequietezza sul bordo del bicchiere e la sua
impazienza era palpabile. " Suppongo che non fosse davvero una domanda
retorica ", finì debolmente.
Piegandosi in avanti, si
portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, le sue labbra si piegarono in un
debole sorriso che non raggiunse i suoi occhi. " Ho consultato un nuovo
dottore su..... su quelle che sono le opzioni per la mia fertilità ", le
ultime parole le aveva buttate fuori con un respiro affrettato. Fece una pausa,
i suoi occhi erano diffidenti ora, ma ad un suo cenno, proseguì. " E'
possibile che io possa essere abile per il concepimento, con un aiuto ".
" Capisco ",
replicò lui cautamente, non dando modo alla miriade di domande di invadere la
sua mente.
Un sorriso nervoso accolse
la sua risposta, e gli occhi di lei sfiorarono il suo viso prima che le
ciglia,abbassandosi, coprissero la sua espressione.
Il fragile muro tra la
ragione e il timore, crollò alle sue parole. Il suo stomaco si aggrovigliò,
alimentato dall'esplosiva mistura di scotch e panico, che aveva riempito il suo
intestino. Cristo, imprecò, avrebbe voluto gridare e serrò le mascelle per
trattenere le parole. Invece, le fece un cenno di incoraggiamento e si appoggiò
allo schienale, lasciando cadere il braccio attraverso la spalliera del sedile.
Solo le sue dita si piegarono ad artiglio, conficcandosi nella fredda pelle
bianca del divano; l'unico segnale del suo stato d'animo.
Lei fece un altro sorso di
vino prima di rispondere. " Il mio dottore pensa che avrei una migliore
chance di successo se l'innesto lo facessimo subito ".
" Quanto subito?
", chiese lui combattendo il terrore che minacciava di travolgerlo.
" Ahm..... Tutto
questo dipende da te ".
Lui si mordicchiò le labbra
per un momento, rimuginando sulle sue parole. " Posso fare da solo per
qualche settimana ", disse alla fine, lottando per calmare i tuonanti
battiti del suo cuore, lentamente, unitamente al respiro.
Scully gli lanciò uno
sguardo spaventato. " Non era esattamente quello che intendevo, io.....
", esitò, la sua lingua si mosse verso l'angolo della bocca." Mi
piacerebbe che fossi tu il padre del bambino ".
Padre. La parola rimase
sospesa nell'aria, mescolandosi con la musica soffice e ad ogni piccolo
brandello di conversazione che trapelava nella sua coscienza. "
Scully..... ", si sentiva come un uomo che stava annegando, succhiando
respiri tremolanti attraverso le onde dello choc che lo avevano privato delle
parole.
" Questo non è il modo
in cui avrei voluto chiedertelo ", disse gesticolando verso la sala
fumosa. " Il libro dei consigli di Miss Manners non sembra prevedere
questa situazione ", minimizzò con le labbra curvate in un sorriso, questa
volta un po più schietto.
" Non so cosa dire
", mormorò lui, facendo quasi scivolare il bicchiere dalle mani. Stava
mentendo. Lui avrebbe voluto dire si, replicare alla sua parodia di sorriso,
con uno vero. Ma era troppo presto. Nello spazio di 5 minuti era passato da
collega ed amico, a qualcosa di più, qualcosa che gli permetteva appena di
pensarci. La domanda era troppo importante per avere risposta in un jazz club,
mentre Billie Holliday sussurrava "Strange fruit" in sottofondo.
Inghiottì il rimanente del suo annacquato scotch in una sorsata ed appoggiò il bicchiere sul tavolo.
" Non intendevo
addossarti responsabilità ", la sua faccia era nuovamente greve e smunta,
tutta la gioia che aveva accompagnato il parlare del bambino era svanita.
" Non potrei immaginarti come risoluzione della causa ", guardò
lontano, concentrandosi sul suo mezzo bicchiere di vino. " Non posso che
pensare ad almeno una dozzina di ragioni perché tu dica ' NO ', e solo ad una
per ' SI '. E non è una ragione molto logica ", le sfuggì un enorme
sospiro. " Suppongo di aver fatto una pessima promozione ", rifletté
picchiettando con l'unghia sulla base del bicchiere. " Perché non mi dici
una delle tue ragioni? ", le chiese lui, nella sua voce roca, un'emozione
repressa.
L'occhiata di lei sfiorò il
suo viso, prima di tornare sul vino. " Non ne avevo nessuna prima di
passare a questo ", disse lei dolcemente. " So che non è una domanda
facile. E..... e certamente non mi aspetto che tu mi risponda ora. Avrai tutto
il tempo che vuoi per pensarci ".
" Quando? ", lui
si piegò in avanti sussurrando la parola e passandosi nervosamente una mano tra
i capelli. Il lento pulsare nella sua testa intaccava l'ansietà che scorreva
dentro di lui.
" Ho sperato in una
tua risposta per quando tornerò a casa verso il 30. Ho realizzato che non c'è
molto tempo, ed è egoista da parte mia aspettare una risposta prima di allora.
E' solo..... ", i suoi denti tormentarono il labbro inferiore per alcuni
secondi. " Non riuscivo ad immaginare come chiedertelo ".
Sospirando, lui guardò il
bicchiere vuoto, desiderando un altro drink. " Hai soppesato tutte le
possibili conseguenze? ", le chiese con voce un po’ più salda. " Non
ho fatto niente, ma ci sto pensando fin da quando il Dr Parenti mi ha informata
di questa possibilità ", tirando su il suo vino, scolò il restante liquido
in una lunga sorsata, prima di rimettere il bicchiere vuoto sul tavolo. "
So che sto chiedendo molto, ma non c'è nessuno del quale mi fidi ", lei si
allungò per toccare la sua mano.
Lui avvertiva il peso di
questa responsabilità, condivisa con la piccola mano fredda che ricopriva la
sua. La bugia omessa che si era manifestata come una mela marcia, non era mai
stata così dolorosamente ovvia come adesso. Una piccola parte di se stesso era
sorpresa che lei volesse lui, ma soffocò l'interiore voce del dubbio. " Mi
hai lusingato ed onorato con questa richiesta ", si destreggiò,
rannicchiandosi in se stesso al suono di queste parole artificiose.
Il primo accenno di un vero
sorriso, attraversò le labbra di Scully. " Devo andare ora. Il mio volo
parte presto ed ho ancora molte cose da fare stasera ".
" Lascia che ti
accompagni alla macchina ".
" Non è necessario. Il
parcheggiatore è una cosa meravigliosa ", disse delicatamente. Poi prese
la sua mano per una stretta finale. " Per favore, Mulder, pensaci ",
con queste ultime parole, scivolò fuori dal separé e puntò verso la porta, la
cadenza dei suoi tacchi era un frenetico battito ritmico che si fondeva con la
soft music che riempiva il locale.
Mulder fissò dritto davanti
a se, imperturbabile, finché il suono dei suoi passi si perse nel rombo del
sangue che si precipitò nelle sue orecchie.La sua vista era offuscata e lo
sguardo lontano, le lacrime pizzicarono i suoi occhi. E' il fumo, disse a se
stesso, guardando la soffice foschia blu in movimento attraverso l'aria. Era
stata una giornata lunga. Una buona nottata di sonno era ciò di cui aveva
bisogno.
Si voltò facendo dei cenni
per attirare l'attenzione del cameriere che stava passando. " Glenlivet!
", mormorò spingendo il bicchiere vuoto attraverso il tavolo. " Fallo
doppio! ".
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Burnside Memorial Hospital
Rice County, MD
January 1, 2000
" Dove hai
parcheggiato? ", Mulder stava dietro di lei, l'impazienza colorava la sua
voce. La giacca lanciata sopra la sua spalla con la manica vuota che sbatteva
selvaggiamente in una folata di aria invernale. Benché la temperatura fosse
scesa drasticamente, lui sembrava non curarsi del vento freddo che increspava i
peli delle sue braccia.
Scully lo guardava con
ansia, nessuna debole linea di dolore corrugava le sue sopracciglia. "
Perché non aspetti dentro e mi lascia andare a prendere la macchina? ",
disse scendendo il gradino senza aspettare risposta.
" No! ", la mano
di lui scese sulle sue spalle, il tocco era gentile, ma fermo. " Ne ho avuto
abbastanza di ospedali ".
Facendo spallucce, reclinò
la testa all'indietro e inspirò, assaporando il freddo dell'aria. Si stava bene
fuori. Dopo la carne decomposta, la polvere da sparo e i nauseanti antisettici
dell'ospedale, lei ne aveva bisogno. Tutti e due ne avevano bisogno.Si mosse in
avanti, non sorprendendosi quando la mano di lui scivolò giù fermandosi sulle
sue reni.
Camminavano in silenzio,
l'andatura di lui più lenta per adeguarsi a quella di lei. Faceva freddo
all'aperto, lontano dai mattoni dell'edificio e dai vetri di protezione. Il
vento era forte, era come se mordesse la sua carne senza rimorso. Un altro
affilato colpo di vento turbinò lontano, giocando con le spiegazzate pagine di
un giornale. tremando, lei le osservò alzarsi e abbassarsi di fronte a loro,
come un uccello esotico. Non vide il buco nell'asfalto prima che la sua
caviglia si girasse e lei iniziasse a cadere in avanti. " Attenta, Scully!
", le sue braccia, solide, la attirarono contro di lui. " Stai bene?
".
" Non è niente ",
l'imbarazzo rese la sua voce più tagliente di quanto volesse. Si allontanò da
lui e fece alcuni passi. " Sto bene ", zittendo la bambina petulante
dentro di se, si trattenne dall'aggiungere, posso prendermi cura di me stessa.
Le labbra di lui si arricciarono,
ma non disse nulla. Invece le sue braccia circondarono la vita di lei,
sostenendola, come se dovessero riprendere a camminare. Benché lei accettasse
quel gesto il peso si aggiungeva alle responsabilità.
Scully era solita
responsabilizzarsi. Per tutta la vita era stata consapevole di ciò che gli
altri si aspettavano da lei. A scuola, a casa, come agente. il suo scopo nella
vita era stato sempre chiaramente delineato. Ora il suo ruolo era oscuro.Per la
prima volta era confusa, insicura di come agire o sentirsi.
Non era mai stata prima per
spontaneità. La sua vita bene ordinata e controllata, lei preferiva le cose in
questo modo, ma il destino sotto forma di una bacio, l'aveva presa al laccio.
Il vaso di Pandora era aperto, e lei aveva paura di sperare di restarci dentro.
Camminavano in silenzio, il
braccio di lui saldamente avvolto intorno alla vita. Io posso toccarlo così,
pensava, sentendo il suo calore filtrare attraverso gli strati di lana seta,
prima che la sua pelle bruciasse al contatto. Sarebbe accaduto se fossero
andati avanti così.
La mano di lui iniziò a
muoversi, tracciando un piccolo cerchio sulla sua schiena. Sapeva che stava
cercando di confortarla, era una sorta di gesto di cortesia. Mulder non era
altro se non educato, ma stasera non poteva vedere le cose nella stessa luce.
Vedendo la macchina si
allontanò dal suo tocco troppo stretto, interrompendolo con una leggera
gomitata.
Le chiavi mandarono un
tintinnio stridulo attraverso le sue dita impacciate, riempiendo il silenzio
con la loro musica vigorosa. Il buio si
intensificò su di lei e una irritante paura fluì attraverso il suo corpo, ad
ogni pulsazione del sangue, sottraendole il respiro. Raggiunse la macchina, e a
tentoni ne aprì la portiera. E sperò che le cose andassero come dovevano.
Una volta all'interno, si
consentì di respirare di nuovo, un rapido soffio di aria appannò il parabrezza.
Era folle pensare che potessero contemplare la loro condizione di genitori e
pensare che le cose rimanessero uguali. Presto la loro relazione sarebbe
cambiata. Benché lui non le avesse detto della sua decisione, presto lei
avrebbe saputo la risposta. L'aspetto personale di Mulder era molto
pronunciato, lei avrebbe dovuto aspettarselo.
Voltando la testa, lo vide
approssimarsi alla macchina, la sua andatura non tradiva la fatica e il dolore
che doveva provare. Portava molto bene la delusione, pensò lei, accingendosi ad
aprirgli la portiera. Ma in questo lui era molto pratico.
" Grazie ",
mormorò, scivolando con cura sul sedile del passeggero e poggiando la giacca
sulla console che li separava. Sobbalzando, tirò la portiera cominciando ad
armeggiare con la cintura di sicurezza.
" Lascia fare a me
", disse Scully allungandosi sopra di lui e tirando la cintura con cura.
" Dovresti chinarti in avanti per un secondo ", lei tirò la parte
della cintura sulla spalla di lui, e rapidamente la cintura fu intorno alla sua
vita. " Okay!? ".
Lui annuì appoggiandosi
contro il poggiatesta e chiudendo gli occhi con un sospiro stanco. " Sto
diventando vecchio, Scully ".
Lei lo toccò con la mano
libera, accarezzandogli i capelli. " Sei solo stanco ", disse tirando
su la sua giacca e drappeggiandogliela intorno, ripiegando le maniche sotto la
sua schiena. " Cerca di riposare. Saremo a casa prima di quello che pensi
".
Pochi minuti prima di
raggiungere la strada principale, Mulder si era addormentato, il suo torace si
sollevava e si abbassava a ritmo regolare sotto la giacca di pelle nera. Lei lo
osservava furtivamente, il suo viso era rilassato, la linea del dolore appena
visibile. La mano di lei lasciò il volante per un secondo, fermandosi contro la
sua guancia ruvida di barba, la pelle era fredda al tatto. Gli antibiotici e
gli antidolorifici somministrati all'ospedale, sembravano fare bene il loro
lavoro, notò con soddisfazione. Lui sarebbe rimasto addormentato per il resto
del viaggio.
La strada davanti era
deserta e le ombre sembravano allungarsi in una vuota infinità. Scully abbassò
lentamente il finestrino, l'aria fredda scacciò via l'apatia che sentiva. Con
Mulder che dormiva, la lunga strada le lasciava troppo tempo per pensare. E lei
non voleva pensare a quell'ultima settimana, a quell'ultima notte, a Mulder.
Soprattutto a Mulder.
Stava contando le miglia
che passavano sfrecciando sul contachilometri, facendo attenzione a tenere la
velocità su Y. I pneumatici frusciavano sulla strada, il loro suono si
mescolava alla soffice musica del russare di Mulder. Ancora un miglio fino a
casa, pensò, il suo torace rabbrividì. Casa.
Erano passati attraverso
diverse piccole città, di case buie e addormentate. Lei immaginò le famiglie
dormire nei loro letti. La gente normale, viveva una vita normale. "
Normale ", disse la parola a voce alta, gustandone il sapore sulla lingua
e sulle labbra. Che tipo di normalità le piaceva?
Normale, non erano zombie.
O cospirazioni. O essere derubata della tua possibilità riproduttiva. Giusto?
Lei conosceva la risposta a
questa domanda.
Venti minuti dopo si stava
trascinando verso un punto della via di Mulder, solo una manciata di yards
ancora da percorrere. Spense il motore e si appoggiò chiudendo gli occhi,
flettendo e stirando i suoi arti intorpiditi. Roteando la testa contro il
sedile, le sfuggì un debole lamento e il collo iniziò a pulsare.
" Stai bene, Scully?
"
Lei girò la testa trovando
Mulder sveglio, i suoi occhi sbattevano assonnati. " Sono solo un pò
indolenzita " replicò lei, sparandogli un piccolo sorriso.
" Vuoi del caffè o
qualcos'altro? ", con le braccia si spinse la giacca sulle labbra
annaspando con il fermaglio della cintura di sicurezza, facendo smorfie e
lottando per acchiapparlo.
" No, grazie comunque.
Io..... io ho bisogno solo di andare a casa ", lei si raddrizzò,
rimpiazzando le mani di lui con le sue e sganciando la fibbia con facilità.
" Grazie, mamma!
", disse lui con una risata.
Il corpo di lei si irrigidì
e si allontanò da lui con uno scatto. Guardò dritto davanti a se, lo sguardo
fisso. " Puoi fare in modo
di riposare? ", chiese, la sua voce era fredda.
Lui imprecò piano. "
Mi dispiace Scully, non credevo..... ", la sua voce scivolava lontano.
Rabbrividendo lei chiuse
gli occhi per un momento. " Buonanotte, Mulder ", sbattendo gli
occhi, inclinò la testa di lato, studiandolo con finto distacco. "
Riposati. Parleremo lunedì ".
Si arrampicò fuori dalla
macchina, con la consapevolezza di aver attirato la sua simpatia. "
'Notte! ", mormorò, spingendo la portiera e chiudendola con il piede.
Un cenno della testa fu la
sola replica di lei, con la faccia dura lo guardò camminare a grandi passi e aprire
il portone. Lui si voltò facendole un cenno ed un sorriso di cuore prima di
sparire nell'edificio.
Lei aspettò per alcuni
secondi, guardando il portone ruotare per chiudersi. I pneumatici stridettero
in protesta, si allontanò, le nocche bianche delle dita incollate a comandare il volante. Se era fortunata sarebbe arrivata a casa
prima che le lacrime avessero cominciato a cadere.
TO BE CONTINUED