SECRET WORLD  ( di Bone Tree)  -  III  PARTE  .  Riassunto / traduzione  (di  Iris)

 

OBITORIO DI RICHMOND

10:32  a.m.

 

Scully aveva iniziato la sua autopsia su Mary Rutherdord e Mulder era lì con lei.

Lui notò subito che la donna era evidentemente sotto peso ed aveva delle punture di aghi nei bracci.

Scully non aveva avuto molte opportunità di vedere Mulder lavorare come profiler ultimamente, almeno non negli ultimi anni. Era sempre stata segretamente affascinata dalla sua abilità in quest’area, quella per cui era così famoso all’Accademia. Era stato considerato uno dei migliori analisti criminali che si era mai visto. Lui si avvicinò ancora di + al corpo.

S – Si, c’erano sul rapporto preliminare dell’ autopsia. Ma sembra che non ce ne siano abbastanza per giustificare l’uso di qualche droga – disse Scully riguardo ai segni di ago

M – E si mangiava le unghie – disse prendendo una mano e mostrandola a Scully – questo, e il fatto che era sottopeso…..credo che fosse infelice, prima di morire. Che fosse sottoposta a qualche tipo di stress –

S – Questo conferma ciò che la vittima ha detto sulla scena del crimine – replicò Scully –  disse che aveva bisogno di aiuto, e testimoni hanno dichiarato che stava piangendo -  Mulder scosse la testa.

M – Io penso che questo durava da molto. Credo che vivesse sotto grande stress molto tempo prima della sua morte. Si vede sul suo corpo, anche ora. – la sua voce era lontana ….lo sguardo a tratti sul corpo e a tratti no. A Scully sembrava che stesse parlando + a se stesso che a lei, e nonostante lo conoscesse da anni, il suo tono le dava i brividi.

Mentre Mulder si muoveva intorno al tavolo per vedere meglio il corpo, Scully continuava la sua autopsia. Alla fine Mulder disse

M – Qui non ci sono residui di esplosivo  - Scully annuì

S – Anche questo era sul rapporto preliminare…- Mulder tornò indietro ora, la sua espressione distante.

M – Chiunque le ha fatto questo……la odiava – disse alla fine – lo hanno calcolato.  Sapevano che sarebbe accaduto in questo modo. C’è molta rabbia in questo. – Scully non aveva intenzione di discutere su questo. Come si avvicinò alla nuca per esaminarla con cura non riuscì a non pensare che non c’erano molti modi peggiori di morire. Tutto sommato era accaduto velocemente da come risultava sul rapporto della polizia, ma considerato la quantità di sangue trovata sulla scena prima che la testa esplodesse, la donna aveva sofferto terribilmente.

M – Cosa pensi abbia causato questo? – le chiese

S – La mia migliore supposizione, basata su quello che ho letto e su quello che ho visto qui……è qualche sorta di impianto dentale, qualche tipo di esplosivo. Qualcosa di così potente che il danno stesso ha eliminato ogni sorta di residuo. –

M – Tu pensi sia stata impiantata con una bomba? Perché lo avrebbe permesso? – Scully  scrollò le spalle

S – Forse non ha avuto scelta. O gli è stato impiantato senza che lei sapesse –

Mulder incrociò le braccia sul petto, portandosi di nuovo davanti al corpo.

M – E quali sono state le scelte di tutte le altre vittime? – chiese e quando Scully non replicò continuò – intendo, perché cinque persone dovrebbero trovarsi con abbastanza esplosivo impiantato nei loro denti per fare questo?-

S – Bhè, potrebbe essere qualche sorta di garanzia di lealtà che il Path richiede ai suoi membri. Essere equipaggiati con gli impianti. O potrebbero essere stati messi lì per assicurare che chiunque venga in contatto con loro possa essere effettivamente zittito. –

M – Ancora non vedo come queste persone possano vivere felicemente con queste cose dentro – disse delicatamente Mulder – penso che sia + fattibile la tua teoria che siano stati impiantati senza che loro lo sapessero. Se stiamo parlando di qualche sorta di esplosivo. –

S – Non so cos’altro potrebbe essere – disse Scully, tornando al torace della donna e prendendo un’altra sacca dalle sue costole. Mulder sentì salire su della bile alla vista dei pochi residui di capelli e sangue che erano rimasti dalla scena del crimine.

M- Penso che tornerò in albergo , per vedere cosa riesco a scoprire su questo Owen Curran  e iniziare il mio profilo preliminare – si tolse i guanti e li gettò in un secchio vicino al tavolo. Andò a prendere il cappotto dall’attaccapanni sulla porta. Lei lo guardò con la sacca ancora in mano .

S – Va bene. Io finisco con il corpo e darò uno sguardo ai rapporti tossicologici per vedere se riesco ad isolare quei composti trovati nel suo sangue e capire cosa sono. Ti chiamerò quando ho finito. – Poi sospirò, appoggiando la sacca sul tavolo, ricordandosi che giorno era. – credo che non incontrerò la famiglia per la cena di Natale – disse – dovrò chiamare mia madre ad un certo punto. – poteva già sentire la disapprovazione nella voce della madre quando l’avrebbe chiamata e si sentiva in colpa per questo. Mulder la guardò, la sua espressione dispiaciuta.

M  - Mi dispiace – disse infilandosi il cappotto  - so quanto è importante per te essere con loro – Lei fece un piccolo sorriso

S – Anche questo è importante – replicò. Poi incontrò il suo sguardo per un po’ – dopotutto sarò con te –

Mulder gli restituì il sorriso, i suoi occhi pieni d’affetto 

M – Tornerò a prenderti –

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Mulder stava seduto, buttando via un altro seme di girasole dal finestrino della macchina e ascoltava Nat King Cole cantargli di avere un felice Natale, quando il suo cellulare cominciò a squillare nella tasca del suo cappotto. Lo prese e schiacciò il bottone di risposta.

M – Mulder –

SK – Agente Mulder, che diavolo sta succedendo lì? –

M – Signore? – replicò, confuso. Fece un rapido riepilogo dell’accaduto per capire cosa poteva aver fatto per far arrabbiare tanto Walter Skinner da farlo parlare fra i denti. Ma non trovò nulla.

SK – E non mi dica “Signore” , Agente Mulder – sibilò – sono qui seduto con un ordine di trasferimento davanti a me che mi è stato appena faxato, firmato dal capo del NSA, che rimuove lei e l’Agente Scully dalla mia supervisione per un periodo di tempo indeterminato e vorrei sapere perché diavolo non sono stato informato , in particolare da nessuno di voi due, che stava accadendo. –

La sensazione di preoccupazione che lo aveva assalito fin dalla prima notte, cominciò ad investirlo ancora, mentre il semaforo diventava verde e procedeva per l’incrocio.

M  - Mi  dispiace , Signore, pensavo che sapesse che io e Scully eravamo qui come consulenti per il caso –

SK – Consulenti, si, ma non è quello che c’è scritto qui. – replicò Skinner e Mulder sentì il rumore di carta sfogliata – sotto la ragione del trasferimento, c’è scritto per “operazioni di sottocopertura”. Ora le chiedo ancora, Mulder……che diavolo sta succedendo? –

M – Cosa???? – replicò Mulder, incredulo. Sentì di colpo accendersi tutti gli allarmi, accellerò  e cambiò strada , sentendo il clacson della macchina dientro di lui – nessuno ha parlato di  operazioni di sottocopertura con noi, Signore. Non so cosa…….-

SK – Stò arrivando – concluse Skinner e terminò la telefonata.

****************

THE JEFFERSON HOTEL

12:23  p.m.

 

Mulder stava bussando alla porta della Suite Presidenziale così forte, che sembrava potesse rompersi, se qualcuno non gli avesse risposto. Vide un piccolo raggio di luce nell’orifizio della porta..poi scomparire, poi riapparire….poi la porta si aprì.

Doveva essere Hirsch, pensò Mulder.

H – Agente Mulder, non la aspettavamo così presto –  disse Hirsch .

M – Voglio parlare con Padden – replicò Mulder senza preludio, oltrepassando Hirsch ed entrando nella stanza. Molte teste si alzarono quando lui entrò nella stanza, mentre lui cercava una faccia familiare. Era rimasto senza fiato a causa  dalla corsa sulle scale, troppo impaziente per aspettare l’ascensore.

H – Cos’è tutta questa fretta, Agente Mulder? – gli chiese Hirsch – pensavo dovesse essere da qualche altra parte –

Mulder lo ignorò e come vide Richard Jessup in piedi vicino ad una stampante , si diresse subito verso di lui.

M  - dov’è Padden – chiese con tono arrabbiato  e Jessup alzò le mani sulla difensiva.

J – Il Dott. Padden non tornerà oggi, Agente Mulder. Ma se c’è qualcosa concernente il suo profilo in cui la posso aiutare…..-

Mulder piazzò le mani sui fianchi, sovrastandolo .

M – Voglio sapere come fate a prendere volontariamente un agente dell’FBI per operazioni di infiltrazione senza discuterne con l’agente o con l’FBI. Pensavo aveste smesso questa mattina con le stronzate e gli intrighi. – Jessup impallidì, la sua voce nervosa.

J – Mi dispiace, non sono libero di parlare di questo con lei, Agente Mulder. Solo il Dott. Padden può parlare dei dettagli di questa operazione. Deve parlare con lui domattina quando sarà tornato. –

M – Non credo proprio, Jessup. Ora io voglio delle risposte dannazione! – la sua voce si alzò di tono, tanto che molte teste si girarono nella sua direzione.

J – Agente Mulder, lei avrà le sue risposte, ma non fino a domani mattina , quando il Dott. Padden tornerà da Washington. Ora non posso aiutarla, mi dispiace. –

Sembrava veramente dispiaciuto e Mulder si addolcì, tirando fuori un sospiro frustrato.

M – Va bene allora, …si , lei mi può aiutare. Mi dia tutto quello che ha su Owen Curran. Dopotutto, se dovrò incontrarlo, voglio sapere tutto di lui -  Jessup inghiottì, la sua faccia rossa.

J – Si, posso darle quelle informazioni – disse indicando il tavolo dove si erano incontrati con il Dott. Padden – se si siede le porterò tutte le informazioni che abbiamo. –

Mulder si diresse al tavolo, si tolse il cappotto e lo gettò nella sedia accanto, mentre si sedeva rumorosamente su un’altra . Dall’angolo poteva vedere Hirsch che lo guardava , sorridendo …..Mulder si accomodò meglio sulla sedia e distolse lo sguardo da lui.

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OBITORIO DI RICHMOND

2:34 p.m.

 

Scully si staccò dal mucchio di rapporti tossicologici, massaggiandosi gli occhi stanchi e facendo un sospiro. Le colonne di numeri, la lista di nomi di composti chimici, le stavano cominciando a far girare la testa.  Si trovò a desiderare di aver dormito di + la notte precedente. Ma poi ritirò subito il pensiero quando le tornò in mente la notte di passione passata con Mulder. Sorrise al ricordo.

Alzandosi dalla scrivania con i rapporti e il certificato legale che stava scrivendo, tornò al tavolo esaminatorio al centro della stanza. La sua autopsia era finita, il corpo di nuovo chiuso nella sacca, nascondendo alla vista il sangue. Si era già tolta i guanti e il camice ; accese il microfono ancora una volta , leggendo dalle note che aveva preso.

S – I composti chimici identificati dal rapporto preliminare, indicano la presenza di numerose sostanze fra cui l’ondasetron, il maiserin, il ciproptadeine e il messaline (nota di IRIS : abbiate pietà …..la traduzione dei composti non è traducibile!). In base alla mia consultazione telefonica con l’Ospedale Navale Farmacologico di Bethesda, tutte queste sostanze sono qualificabili come composti inibitori della serotonina, incluso il messaline che ha anche poteri allucinogeni.- iniziò a girare intorno al tavolo, stiracchiando la schiena – non sono in grado di determinare l’esatto effetto che questi composti hanno avuto sulla vittima , ad eccezione del fatto che la serotonina è associata al sonno e si pensa sia un regolatore , chiamata anche “orologio biologico” di molti animali, incluso gli umani. – tornò ai piedi del corpo – Inoltre, è stato provato che una grande quantità di serotonina viene associata alla sensazione di benessere e ad una esagerata fiducia nelle proprie capacità - sospirò e sbadigliò – posso solo supporre che nella deceduta  la maggior parte della serotonina è stata neutralizzata da questi composti, provocando  una interruzione del sonno, e  svariati disturbi. La presenza della messalina indica inoltre, che potrebbe aver avuto delle allucinazioni. Completerò il mio rapporto quando avrò accesso alle risorse via internet e quando riceverò nuovi rapporti tossicologici che includano livelli di serotonina nei campioni di sangue.-

Spense il microfono e tirò fuori la cassetta dal registratore. Raccolse tutte le carte sulla scrivania, spense la lampada e pigiò il bottone del citofono per chiamare gli attendenti e far riportare il corpo nella cella frigorifera. Poi andò verso la porta prendendo il cappotto. Si girò e guardò attentamente la stanza per essere sicura di non dimenticare niente.

Gli occhi tornarono sul corpo sopra il tavolo. La stanza era quieta, l’unica lampada ancora accesa era quella sopra il corpo.

 

Inaspettatamente, le parole scritte sul rapporto della polizia le tornarono alla mente…

 

“ …ho bisogno del suo aiuto….”

 

Un brivido le percorse la schiena. Poteva sentirla nella sua testa, poteva vedere il viso che aveva visto sulla foto della patente di guida contorcersi dal dolore, i suoi fragili lineamenti, il blu dei suoi occhi…Aveva pianto. Il sangue scendere dal naso, o dalla bocca? Il commesso del negozio non era stato in grado di dirlo. Le urla che seguirono…..

 

“ ….ho bisogno del suo aiuto….”

 

Scully strinse il cappotto ancora + forte a se, sembrava che la stanza fosse diventata + fredda. O forse era perché lei rimaneva lì immobile….il suo sguardo tornava verso il cadavere e le immagini le ritornavano in mente ancora….ed ancora.

S – Ti aiuterò…- disse alla fine per interrompere quei pensieri e le parole le uscirono di bocca prima che si accorgesse di averle dette. Scrollò via da lei quei pensieri e si girò per andare verso la porta, per mettere distanza fra lei e il cadavere. Prese il cellulare dalla tasca del cappotto e premette sul tasto 1.

S – Mulder sono io – disse quando lui rispose – sono pronta, se vieni a portarmi via di qui. –

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RICHMOND MARRIOTT

8:33 p.m.

 

Quando bussarono alla porta, l’ultima cosa che Scully si aspettava di vedere era un completo servizio in camera. Forse, Mulder aveva finalmente rotto quello strano e quieto umore in cui era rimasto rinchiuso per tutto il viaggio in macchina. Ma non un carrello, con ribalta nascosta,  diventato un tavolo pieno imbandito con una tovaglia a festa rossa e verde. C’erano due piatti coperti, pane caldo avvolto nel lino appoggiato su un canestro, una bottiglia di vino in un secchiello pieno di ghiaccio, due candele bianche in basi di cristallo e un ramoscello di agrifoglio  al centro del tavolo in un piccolo vaso bianco.

S – Io non ho ordinato questo – fu la prima cosa che disse, togliendosi gli occhiali e scansandosi a piedi nudi. In effetti lei non aveva ordinato nient’altro che un caffè dal servizio in camera –  lo trovava stravagante. Malgrado ciò, lasciò che il fattorino dell’albergo  continuasse a preparare il tavolo.

FATTORINO – Si. Signora- disse l’uomo sorridendo e togliendo i coperchi ai piatti. Petto di tacchino, tagliato con precisione e disposto a ventaglio adornato con prezzemolo e patate – il gentiluomo nella stanza accanto ha fatto questo ordine nel primo pomeriggio per  cena.-

S – Ah, capisco – lei disse, trattenendo un sorriso e lasciandolo finire. L’atro piatto , che era sicuramente di Mulder, conteneva una spessa bistecca. La stanza si riempì subito del suo aroma.

Come il fattorino finì, Scully gli diede subito la mancia.

FATT – Grazie, Signora. Buon Natale –

S – Buon Natale – replicò gentilmente e al sorriso del ragazzo chiuse la porta.

Guardò il tavolo e anche se era molto bello non potè evitare di pensare alla cena di Natale della sua famiglia . La tovaglia che sua madre usava solo per occasioni speciali sarebbe stata tirata fuori, coperta con piatti di fine porcellana pieni di tacchino e prosciutto, una grossa quantità di salsa e patate americane . E tutti sarebbero stati lì, Bill, Charlie, Tara e il piccolo Matthew. Le luci bianche dell’albero di Natale che risplendevano sulle palline di cristallo messe dalla madre. Sua madre aveva detto, non senza un tono di disapprovazione nella voce  che Scully aveva immaginato, che  si aspettavano una leggera nevicata per la notte. Sospirando si allontanò dal tavolo ed andò verso la finestra, alla vista della città dalla sua finestra del nono piano. Guardò le luci fuori che venivano  dai palazzi e dalla strada, il cielo era limpido e riusciva a vedere qualche stella. C’era un’atmosfera di pace e lei si rilassò un po’, lasciando passare la tensione . Tornò alla scrivania e dopo aver salvato il file  del rapporto sull’autopsia che aveva preparato per l’indomani mattina, spense il portatile e appoggiò gli occhiali sul tavolo vicino.

Mulder aveva ragione, pensava mentre odorava la loro cena. Niente + lavoro per questa notte.

Era grata per la cena per diverse ragioni. Una, aveva lavorato tutto il giorno senza nemmeno pranzare. La seconda, sperava che in questo modo Mulder smettesse di pensare al lavoro, e glielo diceva la pila di faldoni che aveva visto sui sedili posteriori della macchina al loro ritorno. Pensava che questo  lavoro di profiler  lo aveva messo di cattivo umore e voleva che ne uscisse fuori per un pò. Aveva avuto la sensazione di essere intorno a qualcuno che aveva qualcosa da dire , ma che per qualche ragione si rifiutava di farlo. Era difficile stargli intorno quando era così. In più pensava, avvicinandosi alla porta comunicante , era Natale, e voleva stare con lui.

S – Mulder? – sentì il rumore di fogli di carta, poi dei passi verso la porta. La aprì, i suoi occhi , dietro gli occhiali, cerchiati con un po’ di rosso. Sicuramente aveva letto per ore.

M – E‘ già arrivata la cena? – chiese e l’aroma della bistecca e del tacchino risposero per lei. Scully non disse nulla e si spostò, mostrando il tavolo.

M – Bene – disse sorridendo – hanno ricordato le candele – Lei restituì il sorriso , si alzò in punta di piedi e lo baciò teneramente, rimanendo lì per qualche secondo.

S – Grazie – sussurrò, guardando i suoi occhi aprirsi appena il suo viso si spostò .

M  - Di niente – lui replicò raggiungendola e accarezzando gentilmente i capelli. Si fissarono l’un l’altro per un po’.

M  - Oh!- disse subito alzando un dito – quasi dimenticavo…-

Scully lo guardò rientrare nella stanza, potendo vedere il letto pieno di carte e foto sparse ovunque . Lui andò verso il tavolo , dove c’era il suo portatile, e prese una scatola di plastica con il nome di qualche negozio sopra. Era avvolta in carta rossa, con un fiocco messo precariamente sopra. Come lei, Mulder si tolse gli occhiali e li appoggiò sul tavolo, massaggiandosi gli occhi.

S – Mulder….lo sai…io non ho preso un regalo per te – protestò, ma un sorriso le tirava le labbra allo stesso tempo –

M – questo non è un regalo…- gli disse subito , baciandola velocemente come si avvicinò di nuovo alla porta – questo è un “sostituto “ di un regalo. Ora andiamo a mangiare, sto morendo di fame. –

Lei lo fece passare seguendolo al tavolo, lui prese due sedie e le mise davanti ai piatti e finalmente si sedettero, Scully non smettendo mai di fissare il regalo.

M – no, no….-disse coprendo il pacchetto con la mano – non finchè abbiamo finito di mangiare. – Lei si trovò a sogghignare, come srotolò il tovagliolo per prendere le posate d’argento. Mulder prese la bottiglia di vino, la aprì e riempì i due bicchieri.

M – Salute – disse alzando il bicchiere . Lei fece lo stesso e brindarono in silenzio sorridendosi mentre lo facevano.

Poi  cominciarono a mangiare. Scully lo guardò attraverso la luce delle candele , mentre mangiavano, e vide il suo buon umore vaporare, la sua espressione diventata + seria mentre tagliava la bistecca. Si preoccupò subito, ansiosa.

S – Che c’è Mulder? – disse debolmente. Poggiò la sua forchetta e attraversò il tavolo afferrando il braccio di Mulder con le dita. Lui si fermò e la guardò. Per un istante lei vide qualcosa che le sembrava paura , attraversare il suo viso, ma lui lo cacciò via subito. – E’ per il caso? Il profilo che stai facendo? – lei voleva che lui parlasse per rassicurarla che tutto andava bene, e che sarebbe andato ancora bene.

M  - Non voglio discutere di questo a cena – disse gentilmente, ma nonostante le sue parole, anche lui aveva messo giù la forchetta.

S – Discutere cosa? – chiese socchiudendo gli occhi in modo sospettoso. Ora lei sapeva il perché del suo umore e della sua sensazione di avere qualcuno intorno che non le stava dicendo qualcosa. Era esattamente quello che stava facendo Mulder.

S - Cos’è che non mi stai dicendo? – Lei lo vide trasalire, come se lo avesse colto in fallo. Lasciò andare la mano e si tirò indietro sulla sedia. – Dannazione, Mulder….! –

M – Te lo dirò appena finiamo di mangiare – replicò subito – voglio che tu abbia un felice Natale, senza preoccuparti per questo. E’ già abbastanza grave che non sei con la tua famiglia….-

S – Tu non mi proteggi nascondendomi le cose. Ne abbiamo già discusso prima. E’ storia vecchia – il suo tono frustrato e arrabbiato -  Non è colpa tua se non sono con la mia famiglia. Smettila di assumerti la responsabilità. Io sono qui perché voglio essere qui. E questo lo sai, non è vero?-

M- Si, lo so….- si fermò facendo un profondo respiro – va bene, questo è quello che so. Skinner mi ha chiamato, mentre ero di ritorno al Jefferson. Voleva sapere cosa stava accadendo, perché siamo stati trasferiti sotto la supervisione del NSA.-

S – Pensavo che stessimo già sotto la supervisione del NSA – disse e lui annuì.

M – Lo siamo. Ma non per la ragione che ci è stata detta. –

S – Allora perché siamo qui? – chiese Scully incredula . Lui prese un profondo respiro.

M – Skinner ha detto che siamo qui per qualche tipo di operazione di sottocopertura. –

Scully sbattè le palpebre, guardandolo per qualche secondo confusa.

S – Noi andremo  entrambi sottocopertura? –

Lui si strinse nelle spalle, parlando lentamente, cercando le parole con cura.

M – Penso sia + fattibile che riguardi solo me – disse – ho già fatto in passato del lavoro da infiltrato per la CIA, ed ho esperienza dei gruppi terroristici di casa. Penso che loro ti vogliono per avere un punto di vista medico, come supporto.-

Ora lei sospirò, incrociando le braccia sul petto.

S – Non posso credere che non me l’hai detto prima. Appena l’hai scoperto. –

M – Non sapevo cosa dire – replicò, lo sguardo scoraggiato. Lei poteva vedere dalla sua espressione la frustrazione che aveva trattenuto per tutto il giorno; il conflitto in lui per questo e sentì la rabbia allentarsi.

M – Questa è la prima volta che ci separano da quando….da quando stiamo insieme, ed io..io non sapevo proprio cosa dire –

S – Mulder, tu mi devi dire la verità. Questo lo sai. Tu mi tratti per quella che sono, una tua uguale, mi tratti come tua partner e non mi devi nascondere le cose. Mai – Anche se le parole erano forti, il suo tono non lo era. Lui aveva guardato in basso mentre lei parlava, come se si vergognasse di incontrare il suo sguardo.

M – Va bene – disse debolmente – mi dispiace. Solo non volevo che ti preoccupasti prima del previsto – ora lui la guardava, mostrandole con lo sguardo quello che diceva.

S – Io SONO preoccupata – sussurrò – penso che sia troppo pericoloso, quello che sta succedendo con questo gruppo e queste morti. Non voglio che nessuno di noi ci si avvicini più del necessario. E il pensiero che tu possa infiltrarti in questo gruppo….mi spaventa. –

M – E di questo che avevo paura, dei tuoi sentimenti – cominciò .

S – MA….- lei lo interruppe subito con lo sguardo e le sue parole – non mi metterei mai fra te e il tuo lavoro. Intendo…dai Mulder. Oggi è la seconda volta  che facciamo questa discussione. Parte dell’essere partners , e amanti per quello che importa , è che dobbiamo rispettare le scelte dell’altro. E una delle scelte che abbiamo fatto entrambi , è di essere coinvolti in questo caso. E anche se mi spaventa pensare a quello che farai….io rispetto la tua scelta di volerlo fare.- Ora lei attraversò il tavolo e prese la sua mano con le dita. La luce della candela catturò i suoi occhi, come lui guardò lei, come se fossero arsi da un fuoco interiore. Sorrise tristemente.

M – Mi dispiace – sussurrò – ti prego , devi capire che ho agito così solo perché non volevo ferirti o farti soffrire….io voglio solo che tu sia felice -  Lei gli sorrise, carezzando il dorso della mano con le  dita.

S – Avere te nella mia vita mi rende felice – disse in un sospiro – non devi fare nient’altro per rendermi felice . –

Con questo lui si allungò sul tavolo, intorno alle candele, e lei lo incontrò nel centro. Le loro labbra si incontrarono, ed ancora. Rimasero così per un lungo momento, le loro bocche si cercavano trovando in quel contatto fisico tutte le risposte.

Dopo un po’ , lui si tirò indietro , le baciò la guancia e l’angolo della bocca.

M  - Voglio dormire con te – sussurrò . Lei scosse la testa .

S – Conosci le regole – disse gentilmente , baciandogli la fronte – niente di tutto ciò mentre siamo sul campo – lui gemette, poi sorrise.

M – Io non ho detto niente sul sesso – protestò, la sua voce ancora quieta, come se avesse paura di rompere l’umore intorno  a loro. – io voglio solo sdraiarmi con te e tenerti stretta.  -  Lei gli baciò la guancia delicatamente.

S – Va bene – e afferrò il regalo dalla sua parte del tavolo prima di alzarsi. Lui cercò di prenderlo, ma lei era stata troppo veloce per lui. – Abbiamo un paio d’ore. –

M  - Prima di che? – chiese , mentre si alzava  anche lui dalla sedia.

S – Prima di andare alla Messa di mezzanotte – lei rispose – c’è una bellissima cattedrale qui che non avevo visto prima. Pensavo che sarebbe un bel modo per celebrare le festività, mentre sono lontana da casa. Una tradizione almeno è salva. –

M  - Come una brava ragazza cattolica irlandese – la prese in giro lui.

Lei gli sorrise, poi gli prese la mano e lo condusse verso il letto, spostando le coperte. Spense la lampada accanto al letto mentre lui si sdraiò dalla sua parte, tenendo le coperte indietro per lei. Scully si stese accanto a lui, si strinsero finché ogni centimetro dei loro corpi furono uniti perfettamente. Lui poggiò un braccio sopra di lei , la guancia sopra i suoi capelli. Scully cercò a tastoni il piccolo pacchetto che aveva adagiato sul letto.

S – Posso aprirlo? – chiese, sentendolo sorridere sopra i suoi capelli.

M  - Certamente, ma non ti eccitare troppo. E’ solo una piccola cosa che ti ho preso oggi mentre venivo a prenderti. –

S – Ehi, non rovinarmi la sorpresa! – disse dandogli una leggera gomitata. Poi si sbrigò a scartarlo e in pochi secondi aveva in mano ciò che il pacchetto nascondeva, una piccola palla di vetro , con all’interno una scena che sembrava tratta da un libro di Dickens – le case, le vie  e le carrozze…- sulla base c’era scritto che veniva dalla Cina.

M  - Mi hai comprato una palla di vetro con la neve – disse, dichiarando l’ovvio. Poi scosse l’oggetto , mandando su tutta la scena una nevicata bianca. Lui si avvicinò ancora di + al suo orecchio e sussurrò , poggiando le labbra sul lobo.

M  - Volevo che avessi un bianco Natale…-

Lei sentì le lacrime giungere agli occhi improvvisamente, ma le cacciò via e girandosi sulla schiena prese il viso di lui con una mano, mentre lo baciava, chiudendo gli occhi per le emozioni che la sovrastavano. Sentì la mano di lui poggiarsi sulla vita , portandola sopra di lui mentre restituiva il bacio.

S – Ti amo – lei disse sopra le labbra, appena si scostarono – grazie. –

M  - Non c’è di che – replicò stingendola a se – anch’io ti amo . –

 

Si baciarono ancora, il braccio di lei dietro di lui, dove ancora la neve continuava a cadere dentro la palla che teneva in mano. Lasciarono che la quiete li avvolgesse , mentre la luce delle candele si esauriva , portando con se l’ultimo bagliore di luce verso l’oscurità.

 

--------------------------------FINE   III PARTE --------------à        CONTINUA  >>>>>>>>