Ho molto riflettuto in questi giorni su quale tipo di contributo potessi dare alla discussione in rapporto agli obiettivi che ci siamo dati con questa Conferenza nazionale.
Tra i tanti
argomenti mi pare utile “portare acqua al mio mulino” e spiegare perché è
giusto che ci sia un investimento forte della politica e delle istituzioni
sull’associazionismo antiracket ed antiusura.
Ieri, con la commozione ma anche, permettetemelo, con l’orgoglio di chi ha contribuito alla riuscita di questa iniziativa, pensavo che in passato abbiamo organizzato altri importanti momenti di riflessione: tre convenzioni delle associazioni antiracket, le assemblee annuali di “S.O.S. impresa”, ed anche in quelle occasioni abbiamo avuto la presenza di personalità dello Stato, delle forze dell’ordine, della magistratura. Ma in quelle occasioni li abbiamo avvertiti più come “amici nostri”, come personalità sensibili a queste tematiche, piuttosto che come espressione di una nuova consapevolezza e di una attenzione delle istituzioni verso il nostro mondo.
Ieri si è
respirata un’aria diversa: questa aria l’abbiamo cominciata a respirare con la
nomina di Tano Grasso a Commissario antiracket ed antiusura, credo che lì si
sia determinata la prima inversione di tendenza, perché abbiamo avvertito che
“uno di noi” era stato nominato Commissario, un personalità che univa il lato
di uomo delle istituzioni a quell’anima fondamentale di persona che sa da dove
viene e da dove è partita. Questa Conferenza è un altro deciso passo in avanti
nella consapevolezza del ruolo svolto dal movimento antiracket. Infine è
importante che da domani ci sia l’investimento forte della politica sul
movimento antiracket ed antiusura. Questo è necessario per tre ragioni.
La prima: il
racket e l’usura sono reati per i quali non è possibile un’azione di contrasto
senza la collaborazione delle vittime, nel senso che si può ricostruire la
vicenda delittuosa, ma se permane un atteggiamento omertoso delle parti offese,
se non c’è la collaborazione ed un atto di responsabilità nel dibattimento,
spesso i risultati sono assolutamente deludenti e non si giunge alla condanna.
Il ruolo della parte offesa è quindi decisivo, potremmo addirittura dire che il
reato si configura nel momento della denuncia. E quindi è importante che ci sia
una rete che convinca le vittime alla denuncia in una situazione di relativa
sicurezza e tranquillità: questo è un ruolo che l’associazionismo ha maturato
in anni e anni di esperienza e che svolge con maturità.
La seconda: è
evidente che il rapporto fra usuraio ed usurato o fra estortore ed estorto non
è solo un problema fra vittima e carnefice, tra due privati, c’è un problema
per gli evidenti fenomeni di inquinamento dell’economia, di infiltrazione di
agenti criminali nell’economia pulita, ed il fatto privato diventa un fatto
pubblico, che interessa la comunità, la città, il territorio. C’è quindi un
interesse generale a che le trame estorsive ed usurarie vengano divelte.
La terza: in
questi anni attraverso l’associazionismo antiracket ed antiusura ha sperimentato
delle forme di aiuto e di accompagno per le vittime (penso all’ambulatorio
antiusura). Attraverso questi due modelli, pur nella differenza dei reati,
delle persone offese, degli autori, si sono sperimentati due strumenti
concreti, che possono dare aiuto, che possono costituirsi parte civile,
assicurare incoraggiamento alla denuncia in condizioni di sicurezza; sappiamo
che mai dopo una denuncia ci sono atti di ritorsione: la violenza si esercita
all’interno del rapporto usurario.
Queste tre
ragioni portano alla necessità di questo investimento di cui sia parlava. Cosa
fare? Mi auguro che da questa Conferenza possano venire fuori alcune idee
chiare e soprattutto una maggiore coerenza tra le norme scritte e i
comportamenti reali di tutti i soggetti in campo. Vorrei segnalare tre aspetti
che mi sembrano essenziali.
Uno è di
carattere regolamentare e riguarda il problema del reinserimento delle vittime
di usura. È possibile che un beneficiario di un mutuo da parte del Comitato di
solidarietà, che è stato giudicato meritevole, oltre che dal Comitato, da un
Prefetto, da un magistrato, per avere un mutuo, va in banca per un blocchetto
di assegni non gli viene dato? Possibile che da una parte lo Stato aiuta a
dall’altra c’è chi mette il bastone fra le ruote? Si tratta di poche centinaia
di persone, non stravolgono il sistema: occorre una coerenza, su queste cose
occorre maggiore attenzione.
Due: bisogna
differenziare gli interventi tra Governo, autonomie locali, associazionismo,
volontariato. Non tutti possiamo fare le stesse cose; un ruolo specifico lo
devono svolgere le regioni, lo possono svolgere i comuni. È importante che in
ogni regione ci sia una legge regionale che intervenga su alcune questioni: lo
stanziamento del 20% non coperto dal fondo nazionale per l’art. 15 della L.
108/96; i contributi a favore delle associazioni dove ci sono professionisti
che danno il loro tempo gratuitamente: possibile che questi volontari debbano
pagare l’affitto, il telefono, i bolli e non ci sia un ente locale che conceda
un locale o un contributo? Sono questioni concrete importanti. Occorre
coerenza, come è necessario che altri ambienti e settori, il sistema bancario
ad esempio, diano un contributo. Pensiamo al fondo di prevenzione: anche in
casi in cui il fondo garantisce il 100%, alcune banche dicono di no alle
richieste di finanziamento: atteggiamenti di questo tipo non aiutano.
Speriamo che
l’importanza di questa Conferenza consenta di tornare domani per potere aprire
una fase nuova, quella dell’aiuto alle vittime.
Lino Busà
Presidente Forum antiusura