Un grande saluto al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi che ci ha onorati della Sua presenza, un saluto alle Forze dell’ordine, ai Parlamentari, ai colleghi ed ai cittadini tutti, ed un altro saluto all’On. Tano Grasso, promotore delle associazioni antiracket, punto di riferimento per tutti noi.
Non bastano
solo le associazioni antiracket, per risolvere il problema del “pizzo”: si può e
si deve fare di più, partendo da una considerazione quella della giustizia, che
è troppo lenta e macchinosa.
Nel 1994 sono
stato vittima di estorsione ed ho denunciato, mandando in galera l’estortore.
Dopo due anni
di detenzione è stato scarcerato per decorrenza dei termini, e il dibattimento
viene rinviato semestralmente o per vizio di forma o perché il collegio
giudicante viene sostituito per trasferimento in altre sedi.
Io vivo sotto la
tutela delle Forze dell’ordine, mentre l’estortore va a passeggio in un paese
di 16.000 abitanti, dove tutti si conoscono.
Per avere l’udienza
dibattimentale, ho manifestato la volontà di incatenarmi di fronte al Ministero
della Giustizia.
Nel luglio 2000,
si è celebrato il processo di primo grado, dopo 6 anni dall’avvenuta
estorsione.
Quanto devo attendere
per gli altri gradi di giudizio, 12 anni?
Io penso che il
problema della giustizia si deve affrontare al più presto possibile e avere le
garanzie, che un processo per estorsione si celebri nei limiti ragionevoli.
La mia attività
commerciale di vendita di materiale edile, nel 1994 era un’attività fiorente,
dal 1994, che vivo sotto protezione anche nella mia attività commerciale, ho
perso quasi tutta la mia clientela, e la mia azienda è sull’orlo del
fallimento. Questo è un altro problema da rivedere, per chi fa il proprio dovere
di onesto cittadino rivolgendosi alle Istituzioni.
Dopo la
campagna di informazione, diversi cittadini e piccoli commercianti sono venuti
a trovarmi, per discutere del problema dell’usura nel tentativo di essere
confortati ed aiutati.
Ho riscontrato
che il problema dell’usura parte sempre dalle banche, pur essendo clienti
ventennali, in un breve momento di difficoltà, le banche, ti dovrebbero essere
di aiuto in mancanza di piccole cifre per la copertura di un assegno emesso,
invece, ti vedi mandato in protesto o tempestivamente ti impongono di recuperare
la somma al fine di evitare di essere protestato.
Io dico che gli
Istituti bancari sono società private, che devono fare profitti, come tutte le
aziende, però ritengo che i profitti di debbano reinvestire nella stessa
regione di appartenenza.
In una regione
come la Calabria che ha il 35% di disoccupazione, e dove gli Istituti bancari
rastrellano il denaro per poi reinvestirlo al Nord, con questo loro
atteggiamento si rimarrà sempre in condizioni di sottosviluppo, favorendo così
la criminalità organizzata, rimanendo purtroppo condizionati su tutte le
iniziative di sviluppo produttivo.
Domenico Cammisotto
Presidente associazione
antiracket di Taurianova