Mi perdonerete
l’emozione. Ero una vittima del racket, perché non lo sono più; sono tornato
esattamente quello che ero prima, anzi meglio, sono più tranquillo di prima e cercherò
di lavorare meglio di prima.
Tutto cominciò
nel 1996 quando acquistai una piccola segheria per l’imballaggio di legna a
Scicli, nel ragusano. Nel giro di tre anni, con non poche difficoltà, riuscii a
ritagliarmi un piccolo spazio nella realtà imprenditoriale di Scicli che come
sappiamo è basata al 90% sull’agricoltura. Tutto sembrava andare per il meglio,
la strada era in discesa, potevamo essere ottimisti, ma non era così. Perché la
notte del 24 agosto 1999 ricevetti una telefonata di cui non colsi la gravità
immediatamente, ma la segheria stava bruciando.
Non vi racconto
cosa vuol dire uscire di casa di notte e vedere da lontano il bagliore delle
fiamme illuminare la notte a giorno. Non rimase nulla, neanche il cemento del
pavimento ed io non sapevo assolutamente che cosa fare, era come se il terreno
mi mancasse sotto i piedi. Il giorno successivo venni a sapere che a Modica vi
era un’associazione antiracket, era l’unico appiglio che avevo.
In quella calda
estate vi furono più di 30 attentati incendiari dolosi ad altrettanti
imprenditori nello sciclitano. La popolazione aveva paura e io con loro. Andai all’appuntamento
con la mentalità di chi non ha più niente da perdere e lì conobbi la sig.ra Terranova
che per prima cosa si preoccupò del lato umano e morale della vicenda, che è
assolutamente fondamentale.
Bisogna capire che
ci si può e ci si deve opporre al racket ed alla criminalità, con fermezza e
decisione perché si sta difendendo il proprio lavoro, la propria persona e la
propria famiglia, ma per farlo con successo non ci si deve isolare, bisogna
unire le nostre voci per fare sentire a quanti stanno aspettando un segnale che
noi siamo qui e ci resteremo, che anche loro potranno affermare con forza che
denunciare deve essere un dovere e permettetemi di dire un piacere, uno dei più
grandi piaceri della mia vita. Solo grazie a questo io sono qui.
I risultati
sono arrivati a tempo di record. Tutti i componenti della banda, che si è
macchiata anche di due omicidi, sono stati assicurati alla giustizia in un’operazione
congiunta delle forze dell’ordine che per mesi avevano pattugliato il vasto
territorio di Scicli, ma il piacere più grande è stata la risposta compatta e
senza esitazioni ed incertezze da una parte dello Stato con i Ministri dell’Interno
Iervolino e Bianco ed il Ministro Del Turco e dall’altro dell’amministrazione
comunale al completo, dal Sindaco fino all’ultimo assessore; era il segnale che
tutti stavano aspettando: tutta la città di Scicli si è stretta attorno alla nuova
associazione antiracket di Scicli che si è formata nel 1999 e della quale sono
anche portavoce. Le tante adesioni che abbiamo registrato sono il segnale più
indicativo del reale stato di salute e della capacità rigenerativa del tessuto vitale
ed imprenditoriale di Scicli.
Il 2 dicembre c’è
stata la riapertura della mia segheria alla presenza del Ministro Bianco. Lo Stato
ha ricostruito quello che il racket mi aveva tolto, ma non lo ha ricostruito
come prima, l’ha ricostruito meglio: dove il racket distrugge lo Stato
ricostruisce meglio di prima, è questo il segnale forte.
Tutto questo è
potuto succedere grazie al Comitato, al Commissario Tano Grasso, alle
associazioni che non si sono volute né isolare, né piegare.
Ottavio Sgarlata
Presidente Associazione antiracket scicli