Intervengo a nome del coordinamento nazionale confidi che è costituito dalle Federazioni dei consorzi e delle cooperative di garanzia promossi da Confindustria, Confapi, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e recentemente anche dal settore agricolo.
I Confidi in
Italia sono rappresentati da oltre 710 organismi di garanzia, associano 870.000
piccole e medie imprese, hanno assistito con garanzie negli ultimi anni
finanziamenti per oltre 16.000 miliardi e quello che è più importante, con
livelli di insolvenza media tra l’1 e il 2%: lo voglio rimarcare perché oggi da
questo podio il Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio ha parlato di
tassi di insolvenza delle PMI che vanno in alcune realtà regionali anche oltre
il 30%. Significa sicuramente che la capacità di valutazione del merito di
credito da parte dei nostri organismi di garanzia, autogestiti dagli imprenditori,
è certamente migliore di quella del sistema bancario. Non dico che i funzionari
o i Presidenti dei nostri confidi siano più bravi dei funzionari delle banche
(in qualche caso sicuramente sì) dico solo che i metodi di valutazione
sicuramente sono diversi: noi non valutiamo solo la consistenza patrimoniale e
le garanzie reali, ma valutiamo la capacità, la professionalità dell’imprenditore,
la capacità dell’impresa di stare sul mercato, perché conosciamo le imprese e
conosciamo gli imprenditori. Io credo che anche il sistema bancario forse
dovrebbe assumere qualche ragioniere in meno e qualche tecnico d’impresa in più
per capire come funziona davvero una piccola e media impresa e quindi come può
essere affidata dal punto di vista del credito.
Per quanto
riguarda il ruolo che abbiamo svolto per la prevenzione all’usura, voi sapete
che i confidi, assieme alle fondazioni, sono strumenti riconosciuti dal
legislatore per la lotta all’usura, con la gestione dei fondi di prevenzione di
cui all’art. 15 della l. 108/96. I dati che posso fornire a questa importante
conferenza sono: 230 confidi dei vari settori hanno istituito il fondo speciale
antiusura, di 177 abbiamo i dati alla fine del 2000 raccolti dal Ministero del
Tesoro; questi 177 confidi censiti gestiscono circa 172 miliardi di fondi
speciali contro l’usura, formati da apporti degli stessi confidi, cioè degli
imprenditori, più fondi speciali del Tesoro.
Devo rimarcare purtroppo che solo il 26% di questi fondi è collocato nelle
regioni meridionali, dove più forte e più intenso è il fenomeno dell’usura. Le operazioni
di garanzia prestate sono state 3500 operazioni, per 162 miliardi di
finanziamenti garantiti dai confidi. I finanziamenti erogati dalle banche sono
stati meno, 3144 per 144 miliardi a significare che non sempre ad una
valutazione positiva del confidi è corrisposta una erogazione da parte del
sistema bancario, nonostante che i confidi garantiscano come minimo l’85% con
questi fondi e nella stragrande maggioranza dei casi il 100% perché la banca ci
chiede di coprire anche l’altro 15%.
L’importo medio
dei finanziamenti è di 45 milioni, a testimonianza che si tratta soprattutto di
piccole e micro-imprese dei vari settori con esigenze finanziarie molto
contenute. Le convenzioni bancarie sono state in questi anni numerose (oltre
500 su tutto il territorio nazionale) purtroppo però con un moltiplicatore (è il
dato che consente di dare efficacia ai fondi pubblici), per il 42% uguale a 1: ciò
significa che un milione di risorse pubbliche consente di dare garanzie su un
finanziamento di un milione. Di norma le banche concedono ai confidi
moltiplicatori che vanno fino a 20/30, pertanto questa è una lacuna
particolarmente grave che impedisce uno sviluppo ulteriore dei fondi pubblici antiusura
che potrebbero avere effetti molto più significativi. Le insolvenze (altro dato
importantissimo) dal 1998, anno in cui abbiamo attivato il fondo, sono 1.3%, e
ben il 57% dei 230 confidi che gestiscono i fondi antiusura non ha rilevato in
questi tre anni nessuna insolvenza.
Questo
significa che stiamo aiutando aziende non decotte, ma aziende in momentanea
difficoltà che con un modesto aiuto da parte dei confidi e da parte delle
banche, possono rimettersi sul mercato e non sono costrette a ricorrere a
circuiti illegali di finanziamento.
Ho portato questi dati sintetici per dire che il
bilancio dei fondi antiusura, seppure tra tanti problemi e tra tante difficoltà,
noi lo riteniamo complessivamente positivo. La 108/96 a nostro parere è una
legge che funziona, va migliorata, ma non va smantellata, come qualcuno ha cercato
di chiedere approfittando della polemica sui tassi usurari.
Sinteticamente
vediamo ora cosa occorre fare in prospettiva, considerato che la parte più
qualificante di questa Conferenza dovrebbe essere quella di trovare dei punti
di incontro tra i vari soggetti interessati a fare funzionare i fondi per una
lotta seria all’usura ed al racket.
A nostro avviso
occorre anzitutto incentivare accordi con l’Associazione Bancaria Italiana qui
autorevolmente rappresentata dal Presidente Sella, cui debbo dare atto che per
quanto riguarda i fondi speciali antiusura, anche in virtù dell’impegno profuso
dal Commissario antiracket ed antiusura Tano Grasso, di aver siglato un
protocollo di intesa che verrà formalmente ufficializzato quanto prima. È un
fatto molto positivo che l’ABI abbia scelto in questa materia il metodo della
concertazione e del tavolo negoziale; se avesse scelto la stessa strada anche
sulle vicende dell’anatocismo e dei mutui a tasso usurario, probabilmente non sarebbe
stata demandata né al legislatore né alla magistratura la soluzione dei
problemi, trovando più soddisfazione sia per l’ABI che per le associazioni dei
consumatori.
Occorre ancora,
come secondo punto, dare continuità e certezze nei rifinanziamenti della 108/96.
Il Commissario ed il Ministro dell’Interno ci hanno ricordato che nella
finanziaria 2001 ci sono i 100 miliardi per il Fondo di prevenzione, ma per
onestà bisogna ricordare che questi 100 miliardi li ha trovati il Commissario
Tano Grasso nelle pieghe del bilancio del Fondo di solidarietà e che negli
ultimi due anni il Parlamento non aveva rifinanziato il Fondo di prevenzione. È
indispensabile dare certezza nei rifinanziamenti al Fondo coinvolgendo eventualmente
altri livelli istituzionali, dalle Regioni alle Camere di commercio e alle
stesse fondazioni bancarie, tanto attente certamente ai loro progetti di
riforma degli statuti, ma poco sensibili, fino ad oggi tranne qualche rara eccezione,
ai problemi della lotta all’usura.
Ancora occorre
a nostro avviso un tavolo di lavoro per modificare la 108/96 che non va smantellata,
ma modificata, per quanto riguarda una migliore definizione delle imprese a
rischio di usura, per la tutela reale di chi denuncia gli usurai, per criteri
di ripartizione delle risorse che non penalizzino le regioni dove più forte è
questo fenomeno, cioè il Mezzogiorno.
Noi siamo
pronti a partecipare a questo tavolo di confronto, disponibili anche a dare un
contributo maggiore di impegno. Questa mattina il Governatore Fazio, nel
ricordare l’importanza del ruolo dei consorzi fidi, ci ha anche detto però che
abbiamo grandi potenzialità inespresse; vorrei ricordare al Governatore che
anche la coerenza è importante quando si affrontano determinati problemi e
vorrei ricordare che da quattro anni tutte le associazioni di rappresentanza delle
PMI aspettano la nuova legge quadro per i consorzi fidi che è ferma alla Commissione
finanze della Camera per il veto di via Nazionale: anche la coerenza credo non guasti
quando si fanno certi interventi. Chiediamo una legge in sintonia con quella
già in vigore in altri paesi europei (a proposito di integrazione europea) che
consenta ai consorzi fidi di diventare veri e propri intermediari finanziari,
così come in Francia, in Germania ed in Spagna.
Infine occorre
migliorare il rapporto banche/PMI; noi non abbiamo mai inteso con questi
richiami criminalizzare il sistema bancario; conosciamo il ruolo importante che
svolgono gli istituti di credito nella nostra società, la necessità di sempre
maggiore efficienza e di competizione a livello globale; però crediamo anche sia
giunto il momento, così come ci ricordava una recente ricerca del CNEL rispetto
al rapporto banche-imprese, che si faccia un salto di qualità per quanto
riguarda i finanziamenti alle PMI, che, ci dicono tutte le ricerche, sono
penalizzate per quantità, per qualità e per condizioni nell’erogazione dei
finanziamenti. Potrei citare il dato che conosco bene, dell’artigianato; una
recentissima ricerca rileva che gli 84.000 miliardi dati dal sistema bancario
agli artigiani l’anno scorso sono il 5% dei finanziamenti erogati al sistema
produttivo; ebbene l’artigianato rappresenta il 16% del PIL ed il 20% dell’export;
circa la qualità dei finanziamenti: è stato detto che le PMI sono indebitate
con il sistema bancario per oltre il 60% a breve, mentre negli altri paesi
europei, l’indebitamento delle PMI è esattamente l’opposto: sono indebitate
solo per il 20 per il 25% a breve e per il resto a medio-lungo termine. Inoltre,
le condizioni sistematicamente più onerose dei tassi praticati alle PMI; mi ha
fatto piacere e debbo dare atto al Governatore quando ha richiamato ad uno
sforzo straordinario e sistematico delle banche per ridurre il costo alla clientela
più debole, per ridurre il bacino di domanda insoddisfatta da cui attinge l’usura;
in parole povere credo che abbia richiamato a cambiare quegli atteggiamenti che
portano spesso il sistema bancario ad essere forte con deboli e debole con i
forti.
In conclusione,
dopo aver rimarcato la nostra piena disponibilità a collaborare con il sistema
bancario per esprimere tutte le potenzialità di cui siamo in grado, soprattutto
nella valutazione del merito di credito delle PMI, e chiesto anche al
Parlamento di portare a termine prima della fine della legislatura almeno alla
Camera, la legge quadro sui confidi, consentitemi un ultimo rilievo. Siamo
anche noi d’accordo con quanto autorevolmente è stato detto in questa sede da
altri che mi hanno preceduto, che occorre una sensibilizzazione dell’opinione
pubblica, che vada oltre l’importante e meritoria campagna che hanno lanciato
il Ministro dell’Interno Enzo Bianco ed il Commissario Tano Grasso, per una
nuova cultura ed un nuovo impegno nella scuola, nella famiglia, nella società,
nelle istituzioni, per un’educazione contro quello che è stato definito il
sovraindebitamento, per educare a valori veri, non al denaro facile e al successo
ad ogni costo.
Per la lotta
all’usura, una vera propria piaga sociale, come ammoniva il Santo Padre, alcune
cose buone a nostro avviso sono state fatte, molto di più sicuramente possiamo
fare insieme, se ciascuno però fa la propria parte fino in fondo. Nessuno può chiamarsi
fuori in questa lotta; i confidi sono strumenti autogestiti dagli imprenditori,
promossi dalle associazioni di rappresentanza delle PMI e sono pronti a dare il
loro concreto e fattivo contributo in questa battaglia.
Tino Vaccari
Coordinamento nazionale
Confidi