.L'alcool è una sostanza tossica, potenzialmente cancerogena e capace di
indurre dipendenza (alcol-dipendenza) superiore rispetto alle sostanze o droghe
illegali più conosciute. I giovani (al di sotto dei 16 anni), le donne e gli
anziani sono in genere più vulnerabili agli effetti delle bevande alcoliche a
causa di una ridotta capacità dell'organismo a metabolizzare l'alcol. L'alcol,
pur apportando circa 7 Kcalorie per grammo, non è un nutriente (come le
proteine, i carboidrati o i grassi alimentari) e il suo consumo non è utile
all'organismo o alle sue funzioni. Risulta invece fonte di danno diretto delle
cellule di molti organi tra cui i più vulnerabili sono il fegato e il sistema
nervoso centrale.
Bere alcolici è una libera scelta individuale e familiare, ma è necessario
essere consapevoli che rappresenta comunque un grave rischio per la salute e,
spesso, anche per quella degli altri, poiché non essere sobri può significare
guidare male e causare la morte di altre persone. A differenza dei fumo, i cui
effetti negativi sulla salute si possono manifestare dopo decenni di uso
abituale di sigarette, l’alcool puà esporre a rischi anche dopo un singolo
episodio, pure se valutato come moderato. In termini di sicurezza stradale è
infatti noto che possono essere sufficienti due bicchieri di una bevanda
alcolica per incrementare realmente il rischio di incidenti causati
dall'inevitabile rallentamento della capacità di reagire prontamente agli
stimoli acustici, luminosi e spaziali. Anche per questa ragione non è possibile
sulla base delle conoscenze attuali identificare quantità di consumo alcolico
raccomandabili o "sicure" per la salute. Sarebbe peraltro improprio
"raccomandare" l'assunzione di una sostanza tossica (lo stato di ebbrezza non a
caso si definisce intossicazione alcolica") o capace di indurre dipendenza
essendo una droga. Oggi è considerato più adeguato per la tutela della salute
dell'individuo parlare di quantità a basso rischio, evidenziando che il rischio
esiste a qualunque livello di consumo ed aumenta progressivamente con
l'incremento delle quantità di bevande alcoliche consumate.
.
QUANTITA Di ALCOL E APPORTO CALORICO Di ALCUNE BEVANDE ALCOLICHE
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N.B.: Sulle etichette di qualsiasi bevanda alcolica è riportato il contenuto
di alcol, ma è espresso in gradi, cioè in volume su 100 ml Per ottenere i grammi
di alcol in 100 mi bisogna moltiplicare tale valore per 0.8. L'apporto calorico
è riferito alla quantità riportata in tabella e tiene conto anche di eventuali
calorie apportate da altri componenti. Principalmente zucchero.
Due notizie circa il metabolismo.
Lalcol viene assorbito per il 20% dallo stomaco e per il restante 80%: dalla
prima parte dell'intestino. Se lo stomaco è vuoto, l'assorbimento sarà più
rapido. L'alcol assorbito passa nel sangue e dal sangue al fegato. che ha il
compito di metabolizzarlo. Finché il fegato non ha completato la digestione
enzimatica attraverso l'alcoldeidrogenasi, l'alcol continua a circolare
diffondendosi nei vari organi. Circa il 90%-98% dell'alcol ingerito viene
rimosso dal fegato e torna in circolo attraverso la circolazione dei sangue. Il
restante 2-10% viene eliminato attraverso l'urina, le feci, il respiro, il latte
materno, le lacrime, il sudore, la traspirazione. Da qui il problema che chi
beve alcolici emana alito alcolico col respiro, cosa assai sconveniente per una
donna e pure per un ragazzo o un uomo!
.Le quantità di alcol che vengono metabolizzate dall'organismo variano da 60 a
200 mg/kg/ora. Questo significa che un soggetto di 70 kg può metabolizzare circa
7 g di alcol ogni ora.
In alcuni individui, in alcuni gruppi etnici negli adolescenti e nei giovani in
genere, negli anziani e nelle donne l'efficienza di questo sistema è molto
ridotta: queste persone sono quindi più vulnerabili all'alcol. A causa dei
citati tempi fisiologici di metabolismo dell'alcol è raccomandabile non
concentrare in breve tempo il consumo di bevande alcoliche onde evitare di
"saturare" il sistema di rimozione dell'alcol dal sangue determinando la libera
diffusione dell'alcol immodificato negli organi e nei tessuti dell'organismo;
tali conseguenze sono evitabili a fronte di un modifica delle abitudini e dello
stile di consumo.
L'INQUADRAMENTO DIAGNOSTICO
Cosa sono i problemi e le patologie alcol-correlati (PPAC)?
Tutte le situazioni di disturbo riconducibili all'uso episodico e/o protratto di
bevande alcoliche.
Cos'è l'ubriachezza? Uno stato di intossicazione acuta.
Cos'è l'alcolismo? Un disturbo a genesi multifattoriale (bio-psico-sociale)
associato all'assunzione (episodica e cronica) di bevande alcoliche, con
presenza o meno di dipendenza, capace di provocare una sofferenza
multidimensionale che si manifesta in maniera diversa da individuo a individuo.
L’alcolismo è definito dalla contemporanea presenza di:
a) perdita di controllo dei consumo di alcolici evidenziabile dal fenomeno dei
primo bicchiere", dai tentativi inefficaci di controllo, dalla continuazione dei
potus nonostante le gravi conseguenze legate a tale consumo
b) modificazione dei modello di consumo con comparsa di desiderio compulsivo di
assumere alcolici anche in assenza di intossicazione in atto (craving)
c) dipendenza incapacità di rinunciare all'assunzione di alcol e conseguente
sforzo per procurarselo, dovuto all'irresistibile desiderio legato al piacere
dell'assunzione ( dipendenza psichica ),
con tendenza ad aumentare la dose per mantenere il medesimo effetto ( tolleranza
) e al timore dell'insorgenza della sintomatologia organica di privazione o
astinenza (dipendenza fisica)
d) cambiamento dello stile di vita caratterizzato dalla tendenza all'isolamento
dal deterioramento fino alla perdita delle abituali relazioni sociali.
e)problemi familiari, o comunque della rete sociale personale, di diversa
entità, che possono giungere alla disgregazione dei tessuto familiare e alla
comparsa di franche manifestazioni di sofferenza psichica, emozionale e
relazionale nel partner e negli altri conviventi.
Identificare correttamente i problemi e le patologie alcool-correlate e la
dipendenza può essere difficoltoso perché i portatori di tali problemi: non sono
facili al dialogo generalmente non ammettono di avere un problema con l'alcool
tendono a non riferire in modo corretto i dati anamnesticí o non ne
attribuiscono una relazione con l'alcool I problemi alcool-correlati sono spesso
minimizzati dalla famiglia e dagli amici.
. Sono soggetti che spesso negano o minimizzano
con negazione si intende un atteggiamento di non riconoscimento di quanto è
evidenziato dal dato di realtà ( "non è vero che..." ) con minimizzazione si
intende un atteggiamento simile ma più blando e che tende a giustificare ( " è
vero, ma..."/" " posso fare da solo/non è così grave/da domani cambio senza
problemi..." )
Per questo motivo è importante raccogliere quanti più elementi diretti e
indiretti da tutte le fonti a disposizione:
Soggetto
familiari
altri referenti significativi: amici, compagni di lavoro
medico di medicina generale
assistente sociale
pediatra
figure significative della comunità locale
cartelle cliniche
agenzie sanitarie, territoriali, dei privato sociale
Si ricordi che sono elementi indiretti anche:
incidenti stradali e traumatismi in genere
incidenti domestici
licenziamenti e frequenti cambi di lavoro
ripetuto utilizzo dei pronto soccorso (stati ansiosi, stati confusivi)
lesioni/percosse ai familiari
ritiro patente
problemi legali (arresti per oltraggio, risse, abusi sessuali.. comportamenti
aggressivi violenza su minori
CRITERI DIAGNOSTICI
L'inquadramento diagnostico delle patologie alcol-correlate avviene seguendo i
criteri diagnostici comunemente accettati a livello internazionale: il DSM IV
(Manuale Statistico e Diagnostico delle Malattie Mentali, IV ed.) e la
Classificazione Internazionale delle Malattie dell'OMS (ICD-1 0).
DSM IV:
L'alcolismo viene definito un "disturbo dei comportamento in cui può sfociare
una modalità patologica di consumo di bevande alcoliche che compromette le
attività sociali, professionali del soggetto".
Per poter diagnosticare la presenza di alcoldipendenza il soggetto deve aver
presentato almeno 3 dei seguenti criteri diagnostici:
1 . presenza di tolleranza, ovvero necessità di aumentare il consumo per
raggiungere gli stessi effetti psichici, oppure effetti clinici ridotti
mantenendo costante il consumo;
2. sintomi di astinenza (tremore grossolano alle mani, alla lingua o alle
palpebre, sudorazione, nausea o vomito, astenia, iperattività autonomica,
ansietà, umore depresso o irritabilità, allucinazioni transitorie, cefalea,
insonnia, convulsioni epilettiformi ecc.) e assunzione della sostanza per
ridurre i sintomi di astinenza;
3. assunzione della sostanza per periodi prolungati o in quantità maggiori di
quelle previste dal soggetto;
4. persistente desiderio di smettere o di ridurre il consumo alcolico con
ripetuti insuccessi;
una grande quantità di tempo spesa in attività necessarie a procurarsi l'alcol,
ad assumerlo o a riprendersi dagli effetti;
interruzione o riduzione di importanti attività sociali, lavorative o ricreative
a causa dell'uso di alcol;
uso continuativo dell'alcool nonostante la consapevolezza di
avere un problema, persistente o ricorrente, di natura fisica o psicologica
causato o esacerbato dall'uso di alcol.
E' abusatore un soggetto che ha una modalità patologica di uso di bevande
alcoliche con conseguenze avverse ricorrenti e correlate all'uso ripetuto. Il
DSM-IV definisce l'abuso alcolico attraverso i seguenti criteri:
1. uso ricorrente di sostanze alcoliche che incide negativamente su impegni
lavorativi, scolastici o quotidiani;
2. uso ricorrente di sostanze in situazioni che sono fisicamente rischiose;
3. problemi legali relativi all'uso di alcool;
4. uso continuativo di alcool nonostante vi sia evidenza di ricorrenti problemi
sociali e interpersonali causati o esacerbati dall'alcol.
La presenza di uno o più delle citate condizioni nell'ultimo anno e l'assenza
dei criteri della dipendenza permettono di porre diagnosi di abuso alcolico.
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