L'alcool è una sostanza tossica, potenzialmente cancerogena e capace di indurre dipendenza (alcol-dipendenza) superiore rispetto alle sostanze o droghe illegali più conosciute. I giovani (al di sotto dei 16 anni), le donne e gli anziani sono in genere più vulnerabili agli effetti delle bevande alcoliche a causa di una ridotta capacità dell'organismo a metabolizzare l'alcol. L'alcol, pur apportando circa 7 Kcalorie per grammo, non è un nutriente (come le proteine, i carboidrati o i grassi alimentari) e il suo consumo non è utile all'organismo o alle sue funzioni. Risulta invece fonte di danno diretto delle cellule di molti organi tra cui i più vulnerabili sono il fegato e il sistema nervoso centrale.

Bere alcolici è una libera scelta individuale e familiare, ma è necessario essere consapevoli che rappresenta comunque un grave rischio per la salute e, spesso, anche per quella degli altri, poiché non essere sobri può significare guidare male e causare la morte di altre persone. A differenza dei fumo, i cui effetti negativi sulla salute si possono manifestare dopo decenni di uso abituale di sigarette, l’alcool puà esporre a rischi anche dopo un singolo episodio, pure se valutato come moderato. In termini di sicurezza stradale è infatti noto che possono essere sufficienti due bicchieri di una bevanda alcolica per incrementare realmente il rischio di incidenti causati dall'inevitabile rallentamento della capacità di reagire prontamente agli stimoli acustici, luminosi e spaziali. Anche per questa ragione non è possibile sulla base delle conoscenze attuali identificare quantità di consumo alcolico raccomandabili o "sicure" per la salute. Sarebbe peraltro improprio "raccomandare" l'assunzione di una sostanza tossica (lo stato di ebbrezza non a caso si definisce intossicazione alcolica") o capace di indurre dipendenza essendo una droga. Oggi è considerato più adeguato per la tutela della salute dell'individuo parlare di quantità a basso rischio, evidenziando che il rischio esiste a qualunque livello di consumo ed aumenta progressivamente con l'incremento delle quantità di bevande alcoliche consumate.

 

 QUANTITA Di ALCOL E APPORTO CALORICO Di ALCUNE BEVANDE ALCOLICHE

Bevanda alcolica

Misura standard

Quantità in ml

Contenuto in alcool in grammi

Apporto calorico

Unità

Vino da pasto  ( 12gradi)

1 bicchiere

125

12

84

1

Vino da pasto (11 gradi)

1 bicchiere

125

11

77

0.9

Birra  -4,5 gradi

1 lattina

330

12

100

1

Birra doppio malto

1 lattina

200

12

170

1

Vermouth

1 bicchierino

75

10

113

0.8

Aperitivo

1 bicchierino

75

12

115

1

Brandy

1 bicchierino

75

12

94

1

Wisky

1 bicchierino

40

13

94

1.1

 

N.B.: Sulle etichette di qualsiasi bevanda alcolica è riportato il contenuto di alcol, ma è espresso in gradi, cioè in volume su 100 ml Per ottenere i grammi di alcol in 100 mi bisogna moltiplicare tale valore per 0.8. L'apporto calorico è riferito alla quantità riportata in tabella e tiene conto anche di eventuali calorie apportate da altri componenti. Principalmente zucchero.

Due notizie circa il metabolismo.

Lalcol viene assorbito per il 20% dallo stomaco e per il restante 80%: dalla prima parte dell'intestino. Se lo stomaco è vuoto, l'assorbimento sarà più rapido. L'alcol assorbito passa nel sangue e dal sangue al fegato. che ha il compito di metabolizzarlo. Finché il fegato non ha completato la digestione enzimatica attraverso l'alcoldeidrogenasi, l'alcol continua a circolare diffondendosi nei vari organi. Circa il 90%-98% dell'alcol ingerito viene rimosso dal fegato e torna in circolo attraverso la circolazione dei sangue. Il restante 2-10% viene eliminato attraverso l'urina, le feci, il respiro, il latte materno, le lacrime, il sudore, la traspirazione. Da qui il problema che chi beve alcolici emana alito alcolico col respiro, cosa assai sconveniente per una donna e pure per un ragazzo o un uomo!

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Le quantità di alcol che vengono metabolizzate dall'organismo variano da 60 a 200 mg/kg/ora. Questo significa che un soggetto di 70 kg può metabolizzare circa 7 g di alcol ogni ora.

In alcuni individui, in alcuni gruppi etnici negli adolescenti e nei giovani in genere, negli anziani e nelle donne l'efficienza di questo sistema è molto ridotta: queste persone sono quindi più vulnerabili all'alcol. A causa dei citati tempi fisiologici di metabolismo dell'alcol è raccomandabile non concentrare in breve tempo il consumo di bevande alcoliche onde evitare di "saturare" il sistema di rimozione dell'alcol dal sangue determinando la libera diffusione dell'alcol immodificato negli organi e nei tessuti dell'organismo; tali conseguenze sono evitabili a fronte di un modifica delle abitudini e dello stile di consumo.

L'INQUADRAMENTO DIAGNOSTICO

Cosa sono i problemi e le patologie alcol-correlati (PPAC)?

Tutte le situazioni di disturbo riconducibili all'uso episodico e/o protratto di bevande alcoliche.

Cos'è l'ubriachezza? Uno stato di intossicazione acuta.

Cos'è l'alcolismo? Un disturbo a genesi multifattoriale (bio-psico-sociale) associato all'assunzione (episodica e cronica) di bevande alcoliche, con presenza o meno di dipendenza, capace di provocare una sofferenza multidimensionale che si manifesta in maniera diversa da individuo a individuo.

L’alcolismo è definito dalla contemporanea presenza di:

a) perdita di controllo dei consumo di alcolici evidenziabile dal fenomeno dei primo bicchiere", dai tentativi inefficaci di controllo, dalla continuazione dei potus nonostante le gravi conseguenze legate a tale consumo

b) modificazione dei modello di consumo con comparsa di desiderio compulsivo di assumere alcolici anche in assenza di intossicazione in atto (craving)

c) dipendenza incapacità di rinunciare all'assunzione di alcol e conseguente sforzo per procurarselo, dovuto all'irresistibile desiderio legato al piacere dell'assunzione ( dipendenza psichica ),

con tendenza ad aumentare la dose per mantenere il medesimo effetto ( tolleranza ) e al timore dell'insorgenza della sintomatologia organica di privazione o astinenza (dipendenza fisica)

d) cambiamento dello stile di vita caratterizzato dalla tendenza all'isolamento dal deterioramento fino alla perdita delle abituali relazioni sociali.

e)problemi familiari, o comunque della rete sociale personale, di diversa entità, che possono giungere alla disgregazione dei tessuto familiare e alla comparsa di franche manifestazioni di sofferenza psichica, emozionale e relazionale nel partner e negli altri conviventi.

Identificare correttamente i problemi e le patologie alcool-correlate e la dipendenza può essere difficoltoso perché i portatori di tali problemi: non sono facili al dialogo generalmente non ammettono di avere un problema con l'alcool tendono a non riferire in modo corretto i dati anamnesticí o non ne attribuiscono una relazione con l'alcool I problemi alcool-correlati sono spesso minimizzati dalla famiglia e dagli amici.

Sono soggetti che spesso negano o minimizzano

con negazione si intende un atteggiamento di non riconoscimento di quanto è evidenziato dal dato di realtà ( "non è vero che..." ) con minimizzazione si intende un atteggiamento simile ma più blando e che tende a giustificare ( " è vero, ma..."/" " posso fare da solo/non è così grave/da domani cambio senza problemi..." )

Per questo motivo è importante raccogliere quanti più elementi diretti e indiretti da tutte le fonti a disposizione:

Soggetto

familiari

altri referenti significativi: amici, compagni di lavoro

medico di medicina generale

assistente sociale

pediatra

figure significative della comunità locale

cartelle cliniche

agenzie sanitarie, territoriali, dei privato sociale

Si ricordi che sono elementi indiretti anche:

incidenti stradali e traumatismi in genere

incidenti domestici

licenziamenti e frequenti cambi di lavoro

ripetuto utilizzo dei pronto soccorso (stati ansiosi, stati confusivi)

lesioni/percosse ai familiari

ritiro patente

problemi legali (arresti per oltraggio, risse, abusi sessuali.. comportamenti aggressivi violenza su minori

CRITERI DIAGNOSTICI

L'inquadramento diagnostico delle patologie alcol-correlate avviene seguendo i criteri diagnostici comunemente accettati a livello internazionale: il DSM IV (Manuale Statistico e Diagnostico delle Malattie Mentali, IV ed.) e la Classificazione Internazionale delle Malattie dell'OMS (ICD-1 0).

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