>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> CARDO SANTO

Immagine AllegataNella Riserva del Capo di Milazzo, tra le piante che crescono allo stato selvatico, esiste una pianta molto umile e temibile: il cardo santo. Umile, perchè ha un fiore semplice ma molto bello, che ricorda una corona di spine e che fiorisce, appunto, qui da noi, al tempo di Pasqua, e temibile per gli aculei delle foglie che sono molto irti e pungenti. 

E' una pianta erbacea biennale spinosa, che nel primo anno produce una rosetta di foglie e nel secondo lo scapo fiorale alto 100 -150.
Le foglie lunghe 30-40 cm, hanno la superficie macchiata di bianco, sono di un bel colore verde lucente, bordi spinoso e ondulato, lobato, dentato con lobi triangolari che terminano in una robusta spina. Le foglie inferiori sono picciolate mentre quelle del fusto sono sessili, amplessicauli e meno dentate.
I fiori sono ligule riunite al centro di capolini al termine dei rami, sono di color porpora e sono circondate da brattee spinose.

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I frutti sono acheni ovali e oblunghi di colore scuro e sormontati da un breve pappo a setole biancastre.

Immagine AllegataDal punto di vista botanico,  il cardo si denomina  Silybum marianum (L.) Gaerin
Sinonimi: Silybum mariae (Crantz) S.F. Gray, Silybum maculatum Moench
Famiglia: Asteraceae
Nome volgare: Cardo mariano, Cardo santo, Cardo asinino, Cardo macchiato, Cardo lattato.
Etimologia: Dal greco silybon che indicava un cardo con le foglie screziate il nome specifico è rifrito alla leggenda secondo la quale le macchie bianche sulle foglie sono state originate dalle gocce di latte della Vergine Maria mentre nascondeva ai romani il figlio Gesù, durante la fuga in Egitto.

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Si tratta di una vera miniera di principi attivi, che fanno molto bene al fegato e con la quale un tempo, oggi purtroppo molto meno, si preparavano minestre, decotti ed elisir. Queste erbe preziosissime sono state fino a pochi decenni fa superprotette e fortemente ricercate nei campi e nei boschi. La Scuola Erboristica Salernitana divinizzava, e a giusta ragione, le proprietà depurative ed epatoprotettrici di queste erbe; poi con l'avvento della moderna chimica farmaceutica nessuno se ne è più occupato, tranne proprio le case farmaceutiche, che ad esempio dal cardo mariano estraggono la "silimarina", sostanza depurativa per il fegato (epatomed, legalon, silimarina ecc.)

Proprietà: i suoi principi amari, simili a quelli del carciofo (ma molto più potenti) sono fortemente coleretici (aiutano cioè il fegato a produrre bile) e colagoghi (aiutano cioè la cistifellea a espellere bile). Principi attivi – Proprietà – Utilizzi:
La pianta contiene silimarina, flavonoidi , acidi grassi : linoleico, oleico e palmitico, proteine e mucillagini. Che esercitano azione, emmenagoga, atringente, colagogo, stimolante, diuretica, emetica, tonica ed epatoprotettrice.
Le radici hanno proprietà diuretiche e febbrifughe, le foglie hanno proprietà aperitive.
Ma la parte più importante è costituita dai semi che col loro contenuto di silimarina e un suo componente la silibina hanno proprietà protettrici, disintossicanti e curative del fegato.
E’ stato dimostrato che la silimarina attua una azione antagonista su diverse sostanze epatotossiche come la falloidina e l’ alfa-amanitina (tossine dell’Amanita phalloides)

Si può ottenere perfino un liquore di cardo: la preparazione è quella comune ad altri liquori : le sommità dei fiori e dei fusti liberati dalla scorza, ma soprattutto le radici, si mettono in infusione alcolica a freddo con la consueta aggiunta di zucchero o miele. Dopo un adeguato periodo di decantazione e invecchiamento trova il suo consumo ideale a fine pasto.
Vino al cardo santo
Fare macerare per 5 giorni in un litro di vino bianco secco: 30 grammi di cardo santo (pianta intera a pezzetti). Colare e imbottigliare . Questo vino preso prima dei pasti ha un effetto aperitivo, mentre preso a metà mattina o a metà pomeriggio ha un effetto tonico.

 

 

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