(estrapolato dal sito del dott. Claudio Italiano---scritto da Stefano Zirilli ,comparso sulla rivista locale MILAZZO NOSTRA di DIC 2009)
I contadini del dopo 1860, ritenendo che avessero diritto alle terre, come era stato loro
proclamato dall’Eroe dei Due Mondi G.Garibaldi, prendono un grosso abbaglio e
vengono fucilati per aver fomentato – si dice – l’ordine pubblico. Torna ancora
un certo ordine in Sicilia, e come è sempre nelle cose di questa terra dominata
da millenni, si passa in sostanza da un padrone ad un altro e i siciliani hanno
l'ennesima fregatura del servizio militare al Re d'Italia, servizio che per
sette anni troglie braccia preziose alle campagne della Piana ed uomini alle
donne da marito. E non solo! Quando gli uomini tornano a casa, diventano oziosi
e malviventi ed apprendono i cattivi costumi della soldatesca del Re.
In queste righe, tratte da Milazzo Nostra, dicembre 2009, per gentile
concessione, si traccia un ritratto della nostra popolazione rurale, gente,
semplice, dedita al lavoro, che non si capisce come abbia potuto rendere
possibile i fatti garibaldini della battaglia di Milazzo !
dott. Claudio Italiano
...La metà degli Anni Settanta dell'Ottocento, quando I'avvenuto compimento
dell'Unità sposta l'attenzione dalla riunificazione politica alla esplorazione
delle condizioni economico-sociali delle diverse realtà regionali, vede un
fiorire di studi e inchieste, in modo particolare sul Mezzogiorno, di cui nel
decennio precedente ci si era interessati soprattutto per reprimere il
brigantaggio (considerandolo, peraltro, un fenomeno che riguardava solo I'ordine
pubblico o un tentativo dí restaurazione borbonica). Accanto alla ricca
pubblicistica -che toccavo i suoi vertici con le "Lettere meridionali" di
Pasquale Villari e l'indagine di Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino sulle
"condizioni politiche e amministrative della Sicilia" e "l contadini in Sicilia"
vi furono le inchieste "istituzionali" della Giunta parlamentare: sulle
condizioni sociali della Sicilia,sull'industria, sull' agricoltura. Il
personaggio milazzese che, per la sua storia di patriota partecipe nel 1848 e
nel 1860 del Rísorgimento siciliano (seppur spesso misconosciuto e colpito da
insinuazioni e calunnie) e per la sua esperienza di 'proprietario-agricoltore"
(come egli stesso si definisce) e di amministratore locale (u sindaco di Milazzo
e presidente del Consiglio provinciale), poteva dare il contributo migliore alla
conoscenza della realtà socio-economica milazzese era indubbiamente Stefano
Zirilli (1812-1884), autore di pubblicazioni su "La viticultura e I'enologia in
Milazzo" (1869-70), sui tracciati ferroviari (1864 e 1871), su "Le industrie di
Milazzo" (1871). Sono dunque particolarmente rilevanti le sue "Risposte alla
Giunta Parlamentare per l'inchiesta agraria", che seguono quelle di cinque anni
prima alla Commissione d'inchiestra industriale e che nel l878 pubblica nel volumetto "L'agricoltura
nel territorio di Milazzo in Sicilia".
....Indubbiamente altri scritti e documenti sulla questione erano conservati
nell'importante biblioteca che Zirílli aveva creato nella sala più bella della
sua caso che si affaccia sulla Marina e sul vicolo che porta il suo nome, ed è
un peccato che Milazzo non sia stata ín grado di acquisirne la proprietà quando
fu messa in vendita. Biblioteca ed Archivio furono, una ventina d'anni fa,
acquistati dalla Biblioteca della Facoltà di Lettere dell'Università di Messina,
ma non si sa se i documenti siano stati inventariati e ve ne siano che
interessino i problemi dell'agricoltura. (Il patrimonio di tale archivio sarebbe
un interessante argomento per una tesi di laurea.)
Dal volumetto del 1878 abbiamo estrapolato le pagine (4-6, 67-68, 75-83) che
descrivono le condizioni e i costumi dei contadini della Piana. Nei due decenni
precedenti, in opere pubblicate nel l853 e nel 1866, lo stesso tema era stato
trattato da Giuseppe Piaggia, amico di Zirilli e proprietario terriero come lui,
ma che guarda la realtà da un'ottica meno "economicistica'''e più ''sociale".
Per consentire un raffronto fra le due descrizioni pubblicheremo nel prossimo
numero le pagine del Piaggia, aggiungendovi qualche osservazione sulla diversità
delle due prospettíve complementari.
POPOLAZIONE E SUA DISTRIBUZIONE.
I resultati delI'ultimo censimento fatto con molta diligenza e scrupolosità fra
noi il 31 Dicembre 1871 sono reassunti nel seguente quadro:
POPOLAZIONE MASCHI FEMINE...TOTALE
ln Città 4170 3796.....7966
Nella Piana 1592 1732.... 3324
Nel Promontorio 389 381 ....77O
TOTALE 6151 5909 ....12060
dal quale sorge evidente come in questo angusto sporgente della Sicilia più che
un terzo della popolazione, cioè 4094 sono villici, indice infallibile del paese
eminentemente agricolo, e quel che più monta vivono tutti in campagna sui luoghi
che custodiscono e coltivano, perocché ogni predio per quanto piccolo, ha
l'abitazione pel custode e per la sua famiglia oltre a' fabricati necessari per
la specificazione e conservazione de' prodotti, come risulta dalle innumerevoli
casette che si osservano sparse nelle campagne, così che ad ogni passo ne
incontri
qualcuna o più d'una, e transitando non sei mai solo e trovi ad ogni piè
sospinto ajuti e conforti.
Il Custode del fondo riceve gratuitamente dal proprietario la casa per
abitazione e la stalla per gli animali, ha facoltà di piantare per suo uso e
della famiglia, sempre gratuitamente, ortaglie, e mangiare ad libitum di tutti i
frutti che si producono nel podere, e questo come correspettivo della semplice
custodia, per cui è responsabile
verso il padrone de'danni che potrebbero per qualunque causa, eccetto che per
forza maggiore, patire le piantagioni e i frutti, a meno che non denunzi e
faccia constare con testimoni i danneggiatori; nel qual caso il padrone agisce
contro di questi per le vie legali. Il villico vive sempre in campagna, e molto
parcamente, massime dopo la furia de' balzelli che han colpito tutti gli
articoli di prima necessità. sicché la vita è grama e stentata per ogni classe
di persone. Sarebbe in vero desiderabile che entrasse in tutti la persuasione
che il progredire di gran carriera ed a furia non è vero progresso né
desiderabile e che per progredire davvero in tutto e precipuamente in
agricoltura bisogna che I'aculeo della fame non tenga distratta I'attenzione, e
l'animo non sia preoccupato dalle minacce dell'Esattore dell'Agente del
Ricevitore e del gabelliere (...) . In tanta prossimità alla città non vi si
vede che la domenica o altre feste, oppure quando ha necessità di provvedersi
dell'occorrente che non trova in campagna, o per servizi inerenti al fondo.
Tutti i lavori manuali poi che fa gli vengono dal padrone pagati a giornate o ad
estaglio secondo le consuetudini o le convenzioni. I padroni visitano quasi
quotidianamente i rispettivi fondi, vi si trattengono lungamente o le intere
giornate in date epoche per dirigere e sorvegliare, e vi dimorano con le proprie
famiglie dei mesi interi per le raccolte o per villeggiatura o per grandi lavori
campestri.
Oltre alla miriade di abitazioni sparse ve ne ha delle agglomerate costituenti
de'villaggi, come Santa Marina, S. Pietro, Barone, Grazia e Corriolo nella
Piana, e Croce nel Promontorio.
CONTADINI PROPRIETARI.
Abbiamo tanto nella Piana quanto nel Promontorio dei contadini proprietari del
suolo, sempre pero di piccolissimi poderi, così diretti, vale a dire assoluti
proprietari al par di tutti gli altri e nelle analoghe condizioni,
come compartecipanti di più estese proprietà nella qualità di coloni perpetui.
Non potrei precisarne il numero e la rilevanza, posso però e son lieto di
affermare che quantunque martoriati fino al sangue, han sempre puntualmente
pagato le imposte, anche stremando il loro sostentamento, né mai finora si è nel
nostro territorio dato il caso di una espropriazione per questa causa. Durerà
molto questa costanza eccezionale, dovuta all'amor tenace della proprietà? Nol
credo perdurando la scellerata legge 20 aprile 1871.
COSTUMI.
I costumi dei nostri villici sono temperati e quasi patriarcali. Attaccati a'
fondi che custodiscono, quantunque non
propri, ordinariamente vi nascono e vi muoiono, lasciando quella custodia,
impropriamente detta metatèria, per retaggio al figlio, sovente per varie
generazioni; per modo che si affezionano al fondo stesso così che finiscono per
riguardarlo quasi come proprio, vivendo in esso e di esso. Si affezionano
parimente al padrone, quando ne sono ben trattati, ed a'figli di lui, della cui
famiglia quasi direi fan parte. E raro che un padrone licenzi un custode,
rarissimo il caso che un custode domandi licerr:a, a meno che non trovi una
posizione molto migliore.
Conosciamo famiglie di villici per tre o quattro generazioni attaccate allo
stesso predio, del quale servono I'attual proprietario lasciando dopo di aver
servito il padre, il nonno o il bisavo, come abbiam proprietari che continuano
a tenere 1o stesso custode, comunque la di costui famiglia sia di 12 individui
viventi tutti
RELAZIONI ECONOMICHE.
Ricorrono al padrone in tutti i loro bisogni e ne traggono delle piccole
anticipazioni in conto dei lavori da fare. Ordinariamente alla fine dell'anno
agrario restano debitori del padrone: raramente il loro conto corrente si
bilancia nel Dare e nell'Avere, quasi mai restano in credito. Il debito del
custode è riportato nel conto dell'anno
susseguente. Il credito, quando si verifica, è subito pagato.
ALIMENTAZIONE.
Quotidianamente si alimentano di solo pane di grano, del migliore a preferenza
come più nudritivo, e di erbe o civaie: il pane di granone è pressoché
sconosciuto fra noi. Assai di raro mangiano carne salvo che nelle solennità o
nelle feste in occasione di sponsali o battesimo. nelle quali sogliono mangiare
bere a provviste. Per lo più bevono vinelli detti acquatine, che il padrone
permette loro di estrarre dai residui delle vendemmie, lasciati espressamente
più sugosi, sempre gratuitamente, in proporzione del fondo che custodiscono e
della rilevanza delle famiglie rispettive.
LEVA.
Sono in generale parchi frugali servizievoli e rispettosi co' padroni quando
benignamente trattati; gelosissimi delle donne quantunque le lasciano andar sole
a' lavori campestri lontani dalla casa patema, e vanno ordinariamente e ne
tornano a ondate. Non hanno altro desiderio che di migliorare col lavoro la
propria condizione, invero non invidiabile, onde è che traggono partito da
tutto. Della numerosa prole preferiscono i maschi perché, finché celibi,
lavorano a profittò esclusivo del padre che li alimenta. Un padre di sei figli
maschi da' 14 a '20 anni è considerato ricco per le sette giornate, la sua
compresa, che gli procacciano da 9 a 10 lire al giorno, e quando non vanno a
giornata per altrettanto e maggior lavoro fatto nel fondo che custodiscono;
eppero la leva li contraria in quanto, oltre al dolore dell'assenza, toglie un
appoggio alla famiglia, aggravandola di spese improduttive pe' soccorsi al
figlio nel periodo del servizio.
Non pertanto subiscono con rassegnazione questa per loro grande contribuzione,
comunque non sappiano apprezzarne la necessità e la utilità futura, e mai,
credo, siasi verificato in questo territorio caso di renitenza dalla
introduzione della legge nuova ed insolita.
MATRIMONIO.
Una volta ammogliati i giovani contadini, dai 24 ai 30 anni, escono dalla casa
patema e vanno a formare una nuova famiglia presso altro padrone, restando mano
mano col padre I'ultimo nato, il quale eredita dal genitore, consenziente il
padrone. la custodia del fondo in cui è nato, chiamata comunemente sebbene
impropriamente metatèria dal di lui titolo, anche improprio, di metatière.
DOTE.
L’offerta o il conseguimento di una metateria basta a determinare o a realizzare
un matrimonio di un giovane. Ottenutala cerca subito, se già non l'abbia in
veduta, una moglie, cui il marito di consueto non reca altro retaggio che le sue
braccia. Se il padre di lui possiede qualche fondicello o casetta o colonia o
altro, ne dispone in morte tra i figli assai di raro se ne spossessa in vita. L
inclinazione non sempre determina i matrimoni fra'giovani, imperano più le
convenienze di interessi tra le famiglie, e il più sovente sono stabiliti
piuttosto da' genitori rispettivi che dai futuri coniugi.
La sposa reca una doticella più o men vistosa, d'ordinario tra le 50 e le cento
onze (L. 1275) fra denaro, giocali, corredo e letto. Per lo più manca il
contante, mai il letto ed il corrdo più meno esteso. Lo sposalizio si celebra
alla chiesetta vicina con concorso de' parenti ed amici delle due famiglie, e si
suggella con la scialata o lauta mangiata. non scompagnata da copiose libazioni,
e seguite dal ballo campestre, nel quale tutti gli invitati, e primo fra tutti
il padrone, se presente, danzar debbono con la sposa parata sfarzosamente, e
presentarla di regali.
INDOLE.
Buoni generalmente di fondo i nostri villici sono ignoranti e pregiudicati per
difetto di istruzione, cocciuti intorno
alle loro pratiche agrarie tradizionali finché I'esito felice delle novità non
li persuada. Astuti, concettosi, intelligenti, qualcheduno anche poeta spontaneo
tuttoché analfabeta.
DURATA E PREZZO DEL LAVORO.
Vanno al lavoro allo spuntar del giorno recando seco la colazione di pane e
cipolle o olive, e smettono al tramonto. Alle 8 del mattino hanno mezz'ora di
riposo per la colazione, ed un'ora al mezzogiorno per la seconda colazione più
copiosa. Molti proprietari alla giornata che suol pagarsi da L. 1,30 a L. 1,50,
aggiungono 4/5 di litro di vino. Tornando a casa trovano che la moglie e le
figlie han preparato il cotto, che è una minestra di erbe o fagioli o pasta o
altro, Di state si lavora mezza giornata dall'alba alle 11 a.m. ed è pagata da
70 anni 80 centesimi.
La giornata delle femine e dei ragazzi è pagata secondo i lavori da 8 a 12
soldi, e la mezza da 6 ad 8. Il lavoro di queste due classi non è mai sì lungo
od opprimente da recar nocumento alla loro salute che suole esser florida e
robusta. Lo stesso per gli uomini.
Raramente li vedi alla taverna, se ne eccettui le solennità e le fiere, non
giocano né si ubriacano per abitudine ed in generale sono morigerati e
continenti così che non è raro vedere i giovani andar vergini al matrimonio.
Gente pacifica, non maldicente, sebben concettosa e motteggiatrice, intenta
unicamente alla famiglia ed al lavoro, ignorante e scaltra, ha bensì desiderio
di beni materiali ma non di disordini.
Quelli del Promontorio sono per natura molto più svelti intelligenti ed operosi,
comunque ignoranti lo stesso, e mentre sono diligenti coltivatori sono ad un
tempo pescatori, marinari, tagliamonti, fabricatori di calce ecc. mestieri a'
quali si applicano quando scarseggia o vien meno il lavoro de' campi e che
vengon loro facilitati dalle condizioni stesse del Promontorio circondato dal
mare e da scogli, ricco di pescagione, e pieno di cave di pietre diverse.
ISTRUZIONE RURALE.
Nelle quattro scuole serali che mantiene il Municipio, una al Promontorio e tre
alla Piana, frequentano un 150 ragazzi villici con non molta assiduità, oltre di
quelli che per la vicinanza o la convenienza maggiore profittano
di una quinta scuola mantenuta dal piccolo Comune di S. Pietro Spadafora. Questo
numero di scolari è invero poco soddisfacente in proporzione della nostra
popolazione rurale di 4094 anime; e quel che soddisfa anche meno è il resultato
annuo di queste scuole, che pur costano al Municipio L.2625 all'anno. Cause
principali che ostacolano la istruzione elementare dei ragazzi villici sono:
1. La poca abilità in generale dei maestri di villaggio.
2. La difficoltà e la quasi impossibilità di sorvegliar queste scuole
assiduamente.
2. Lo stento ben naturale de' padri a mandare i figli a scuola di sera,
togliendo al riposo indispensabile le ore che dedicano allo studio, de' ragazzi
che han lavorato tutto il giorno e che I'indomani debbono levarsi all'alba.
Difficilissima cosa è, a creder mio, il metter riparo a queste principalissime
cagioni del poco frutto che dà la istruzione rurale da per tutto. Sarebbe
superfluo dirne il perché, essendo a tutti noto.
LAVORO DELLE DONNE E RAGAZZI.
Le donne e i ragazzi ajutano i maschi in taluni lavori campestri più attagliati
alla loro forze, raccolgono le uve, le olive, gli agrumi, i fichi, seminano ecc.
, ma le prime mai prendono la zappa. Hanno inoltre le cure e le faccende
domestiche, filano e tessono la tela e il fustagno pei vestiti della famiglia.
Curano le bestie, asini, bovi, majali, galline, ed i bachi da seta quando, per
eccezione oggi, ne coltivano.
INDUSTRIE DEI VILLICI.
Non hanno altre industrie i nostri villici della Piana che I'allevamento degli
animali da macello e non tutti. Il padrone sborsa il denaro pel bove o vitello,
che il villico compra alle fiere, e glielo affida per ingrassarlo con le
erbe che si producono nel fondo, le foglie dei fichi e delle vigne dopo la
raccolta ecc. nella stessa stalla del padrone. Allorché si vende tolta la spesa
della prima compra, il dippiù è diviso a metà tra il villico e il padrone come
per metà è sostenuta la perdita, se vi è; metà che il villico non paga quasi mai
e va notata al debito del di lui conto. Il padrone inoltre ha diritto al concime
prodotto dagli animali stessi, come ne fruiscono contadini per le ortaglie che
d'inverno coltivano pel loro nutrimento nella terra del padrone.
Nell'interno le famiglie contadinesche sono rette patriarcalmente dal padre che
sovrasta a tutti: la Madre sotto di lui intende alla condotta ed economia della
casa, nella quale la sera, dopo il lavoro della giornata, si raccolgono tutti i
membri pel desinare. Comunque parco e semplice non è mai limitato per volontà o
grettezza de' genitori, i quali anzi tengono le poche provviste culinari sarebbe
aperte e a disposizione di tutta la famiglia che non ne abusa.
La salute generalmente è florida, robusta la costituzione, belle le forme,
particolarmente al Promontorio, così delle donne, qualcuna anche bellissima,
come degli uomini. Di malattie endemiche punto, se ne togli le febri
intermittenti che dominano principalmente nelle contrade Acquaviole e
Mangiavacca. Uomini e donne vivono longevi anzi che no, e credo non siensi
lamentate vittime o pochissime, in questo ceto della nostra popolazione nelle
varie invasioni coleriche del 1837, dalle quali anche la città nostra è uscita
quasi sempre incolume, probabilmente per la giacitura, esclusa quella del 1854
che mieté una settantina di vite.
Questi pochi tratti mostrano quanto sia buono e temperato il villico nella Piana
e nel Promontorio di Milazzo, e come e quanto viva lontano dalle stolte e
sovversive aspirazioni cui si è convenuto chiamare questione sociale.
CONCLUSIONE.
Con tutto quel che ho riferito ognun vede che nello insieme lo stato e le
condizioni dei contadini non sono peggiori di quelli degli altri di Sicilia e
d'Italia. Se raramente comparisce la carne alle loro mense, pure non mangiano
pan di granone, di castagne o d'orzo, non manca ai volenterosi il lavoro,
vestono bene il loro costume, han biancheria di lino sulle persone e nei letti,
non emigrano mai. Il servizio militare, come da pertutto, ha influito sulla
gioventù del nostro contado in bene e in male, perché i giovani tornano
migliorati nell'educazione e nell'istruzione. Ma non sempre riprendono
volentieri la zappa, e si tramutano qualche volta in oziosi e malviventi.
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