Gli
algoritmi di trattamento del diabete 2012: il paziente obeso in
ambulatorio diabetologicoPrimo step terapeutico.
Il paziente si presenta in ambulatorio di diabetologia per la
prima volta.
Ci troviamo qui di fronte al classico paziente diabetico con
obesità; anche per tale paziente lo stile di vita e la
dietoterapia vengono attuate per 3 mesi e, quindi, secondo le
raccomandazioni dell’ IDF (International Diabetes Federation),
dopo un serrato autocontrollo delle glicemie, si valutano le
seguenti condizioni:
a) Il paziente raggiunge il target terapeutico
b) Il paziente non va a valore target
Ricordiamoci sempre che il target terapeutico prevede:
Glicemia a digiuno 70-130 mg/dl
Glicemia post-prandiale < 180 mg/dl
Se ci
troviamo di fronte al paziente di cui all’ipotesi a),
proseguiamo con i controlli e rinforziamo l’intervento sullo
stile di vita con l’intento di ridurre il peso del paziente,
condizione questa alla base dellinsulinoresistenza.
Se, piuttosto, ci troviamo nella condizione b), allora occorre
proseguire con l’intervento sullo stile di vita ed aggiungere la
metformina.
Secondo step terapeutico.
Il paziente non raggiunge il target, ci sono due ipotesi di
lavoro:
a) Il paziente è in sovrappeso, cioè il BMI è < 35 kg/m2
b) Il paziente è francamente obeso con BMI > 35 kg/m2
Nell’ipotesi a) si prosegue col trattamento e si ragiona se le
iperglicemie si manifestano ne:
a) A digiuno
b) Nel post-prandium
Premesso che in emtrambi le condizioni risulta sempre indicato
il life style e la metformina, quindi si procede come appresso
specificato.
Nel primo caso, ipotesi di lavoro a), si utilizzano dei farmaci
che lavorano bene per mantenere a target la glicemia a digiuno;
stiamo parlando degli inibitori del DPP4 o degli analoghi del
GLP-1, poiché si tratta di farmaci di nuova concezione che hanno
effetti benefici sulla riduzione del peso corporeo, oppure si
impiega il pioglitazone
Nell’altra situazione, ipotesi di lavoro b), si utilizzano dei
farmaci che lavorano bene nel post-prandium; fra essi
annoveriamo le glinidi, chesvolgono un’azione secretagoga
sull’insulina limitata ad un emivita di 2-2,5 ore al massimo, e,
dunque, che non determinano aumento di peso corporeo.
Altrimenti, parimenti indicati anche in questa condizione sono
gli inibitori del DPP4 o gli analoghi del GLP-1 o l’acarbosio.
Nell’ipotesi b), se il soggetto è particolarmente obeso, si può
ricorrere anche alla chirurgia bariatrica
Ricordiamoci, comunque, che la vecchia e buon insulinca va
utilizzata sempre e comunque, specie nei pazienti con
insufficienza renale o epatica, quando si arriva ad un
trattamento che associa un terzo farmaco. A quel punto occorre
operare una scelta intelligente. E’ chiaro che impiegare
insulina può far incrementare il peso del paziente. In queste
condizioni vanno valutate le caratteristiche delle varie
insuline. Per esempio tra la detemir e la glargine, quest’ultima
pur garantendo un ‘ottimo controllo delle glicemie nel
post-prandium, determina di controverso un notevole incremento
di peso nel paziente, quantizzabile anche in 6-8 kg in un anno
di trattamento. |