DIETA nel diabete.
Uno dei problemi del diabetico, specie del paziente diabete mellito
tipo 1 è quello di calibrare l'alimentazione. Leggiamo con calma e senza panico
e cerchiamo di capire in maniera semplice e schietta, come piace a me spiegare
ai pazienti, quali calcoli e quale dieta impostare e, soprattutto, come
personalizzare la "propria dieta".
L’impiego del microinfusore è ormai entrato nella pratica quotidiana di un gran
numero di pazienti affetti da diabete mellito tipo 1 ; il suo uso consente una
grande flessibilità nelle scelte alimentari. Infatti se un paziente è stato
sufficientemente informato circa il contenuto in carboidrati della sua dieta,
questi potrà variare la scelta dei cibi ed adeguare ed infondere con precisione
la quantità di insulina necessaria a “metabolizzare' i carboidrati presenti in
un pasto, una bibita, uno spuntino. In sostanza l’impiego di un microinfusore
consente di effettuare le iniezioni di insulina con estrema precisione, fermo
restando che è il paziente stesso a programmarlo, paziente, che tuttavia, deve
ben conoscere cosa mangia, quanti carboidrati o zuccheri contiene la sua dieta
ed il valore glucidico degli alimenti, cioè il loro indice glicemico, se cioè
siano più o meno assorbibili con rapidità. Infine deve tenere conto della
propria capacità di metabolizzare i carboidrati in funzione della dose di
insulina, variabile questa che è individuale ed è espressione della cosiddetta
“resistenza insulinica periferica” e l’assorbimento più o meno rapidi dei
glucidi.
Vi siete scoraggiati?
Niente affatto! Cerchiamo di capire come funziona questa cosa e come si fa a
sapere esattamente quante unità di insulina bisogna iniettare prima di un pasto?
Il metodo si chiama “ conta dei carboidrati” o “ CHO counting” ed è raccomandato
a tutte le persone con diabete di tipo 1 in terapia con insulina, e con forza
ancora maggiore agli utilizzatori di mìcroinfusore, con lo scopo di
personalizzare la terapia insulinica e adeguarla con precisione all'introito di
carboidrati.
Calcolo dei carboidrati.
Per cominciare bisogna conoscere gli alimenti e quelli che contengono una quota
significativa di carboidrati
Preferibile, per esempio, è alimentarsi con i legumi che contengono carboidrati
in quota giusta, ma che si assorbono con lentezza, stante la loro digestione
lenta e difficoltosa, cosa questa assai importante per il paziente diabetico,
dove la “potenza del pancreas” nel produrre insulina è limitata o addirittura
assente nel diabete di tipo 1 . Ancora occorre sapere che molte bevande "senza
zucchero" in realtà lo contengono. A questo punto, con carta e penna in mano, si
comincia a redigere per alcune settimane un diario dettagliato nel quale
riportare:
· Gli alimenti consumati (es. pasta, pane, riso, legumi, patate ecc.)
· Il loro contenuto in carboidrati (cfr indice glicemico degli alimenti)
· Il peso crudo delle porzioni con le bilancine di precisione, tarate al mezzo
chilo
· Unità di insulina ci siamo iniettati (ovviamente preferendo gli analoghi
rapidi)
AII'inizio questo significa pesare tutto con una bilancia, e valutare quanti
carboidrati sono presenti in quella fetta di pane.
Esempio pratico:
· Mangio una porzione di 40 grammi di pane (un bocconcino), visto che il pane
contiene un 60% di carboidrati
Moltiplico 40 g x 0,60= 24 grammi di carboidrati
· una fetta di crostata di 50 g, contiene invece il 65% di carboidrati perché ha
più indice glicemico
Moltiplico 50 g X 0.65= 32.5 grammi in carboidrati
A questo punto vado dal dott. Claudio Italiano e gli chiedo quante unità di
insulina debbo somministrare al pasto in relazione ai carboidrati che io
paziente particolare assumo con la dieta. E questo perché non è che tutti i
pazienti possono fare la stessa insulina. C’è chi risponde meglio alle unitù
somministrate e regola meglio le sue glicemie, c’è chi è invece più “resistente”
all’insulina. Questo problema si definisce:
“Il proprio rapporto insulina/carboidrati”
Vale a dire quanti carboidrati riesco a 'bruciare' con una unità di insulina.
Per esempio se il mio rapporto è di 1:10, significa che ogni 10 grammi di
carboidrati al pasto, mi devo iniettare una unità di insulina.
Allora se mi sono mangiato i 50 grammi di crostata di mele perché è Natale, mi
inietto 3.5 unità di insulina analogo rapido al pasto tenuto conto che la torta
la assorbo subito, perché è più zuccherina, mentre per il pane (24 g), mi
somministro 2,5 unità di insulina. Se poi mangio entrambi, ma il mio pasto sarà
molto sbilanciato (!) farò complessivamente 3.5+2.5= 6 unità di insulina, solo
per questo spuntino!
Per scoprire il proprio rapporto insulina-carboidrati non basta chiedere al
medico, ma bisogna per almeno una settimana, stare lì a riportare sul foglio
dieta ed insulina, ragionando sulla quota precisa di carboidrati che mi sto
introitando! Poi devo fare “l’occhio” delle porzioni e consumare sempre lo
stesso cibo e cercare di non iperinsulinizzarmi o ingozzarmi di cibi sbagliati,
e muovermi, dunque effettuare sempre una life style.
È importante che in quella settimana in cui faccio i miei calcoli non sia
variato l’esercizio fìsico e che non ci siano giorni di particolare stress di
malattia. Misurando la glicemia prima e dopo il pasto posso capire quale dose di
insulina occorre somministrare (cfr la pericolosa glicemia del post-prandium)
per portare
la glicemia a due ore dal pasto il più vicino possibile a i valori target di
140-160m g/dl.
Altro esempio.
Se un pasto da 120 grammi di carboidrati è stato affrontato al meglio con una
dose di 8 unità, ciò significa che nel metabolismo quel paziente ogni unità di
insulina 'brucial' 15 unità di carboidrati, infatti:
· 120g/8 unità=15 g, cioè una unità di insulina mi occorre ogni 15 grammi di
carboidrati
Ma se così fosse sempre e comunque, saremmo fortunati. Invece purtroppo stati di
stress, malattia, febbre, e periodi di sedentarietà aumentano il rapporto,
viceversa, l’attività fisica lo riduce.
Il paziente con diabete di tipo 1, portatore di microinfusori può regolare al
meglio questa fase mediante I'utilizzo di un calcolatore del bolo che facilita
l’operazione, memorizzando anche 8 diversi rapporti insulina-carboidrati in modo
da seguire le variazioni nella sensibilità all'insulina.
Quello che conta però, sono i 'calcoli a casa', cioè mantenere un diario nel
quale si mettono a confronto glicemie prima e dopo i pasti, dosi di insulina e
quantità di carboidrati assunte.
Dopo tutto, nove volte su dieci mangiamo le stesse cose- generalmente nelle
stesse porzioni e al calcolo. (cfr dieta diabete)
dei carboidrati vero e proprio si ricorre solo davanti a piatti nuovi (cfr
sostituzione degli alimenti nel diabetico). A questo punto forse vale la pena
aggiungere un altro elemento: la valutazione dell'indice glicemico. Infatti
occorre precisare che l’effetto sulla glicemia postprandiale degli alimenti non
dipende solo dalla quantita di carboidrati ma anche dalla qualità del tipo di
alimento. Alimenti che contengono la stessa
quantità di carboidrati possono dare risposte glicemiche molto differenti: per
esempio, ingerire 50 grammi di carboidrati sotto forma di pane o di spaghetti
provoca risposte glicemiche diverse e lo stesso se invece si spaghetti mi mangio
sempre 80 grammi di pasta spaccarella molto scotta, magari dentro una minestra!
Per quantizzare la risposta glicemica ed avere calcoli ancora più sofisticati,
si usa l'indice glicemico. Se un
alimento ha un indice glicemico basso, i carboidrati saranno digeriti lentamente
e avranno un impatto minore sulla glicemia. Viceversa un alimento con un indice
glicemico alto si trasformerà velocemente in glucosio nel sangue e ,in mancanza
di una adeguata insulinizzazione darà luogo a una iperglicemia.
|
>>>vedi pagina inizio(first page)
>>>vedi tutti gli argomenti RICERCA