.Incidenza
della patologia.
Il problema è capire quando un malato presenta il quadro
dell’embolia polmonare, cosa che non è semplice. Il medico con i
capelli bianchi la sospetta se si trova di fronte ad un soggetto
con improvvisa ambascia respiratoria (dispnea), cianosi, EGA con
valori alterati per ipossemia, dolore toracico che mima un
infarto, mentre il D-Dimero è elevato, cioè si sono formati
degli emboli e si trova in circolo prodotti degradati della
fibrina, ossia del sangue coagulato si è portato in circolo, per
esempio da trombosi venose e portato al cuore destro ed in
arteria polmonare. Perciò è difficile parlare di casistica e di
epidemiologia con un’incidenza che varia dai 30 casi/100.000
abitanti/anno nel nostro paese. Altri autori, secondo Heit per
esempio, dicono che l’incidenza dei tromboembolismi venosi (VTE),
che comprendono trombosi venosa profonda (TVP) e E.P., è pari a
117 casi annui per 100.000 abitanti.
L'embolo è una formazione non facente parte del torrente
sanguigno, per capirci qualcosa, come se una palla gommosa si
muovesse nei vasi del sangue fino ad occludere un vaso. L'embolo
può essere: solido (principalmente a origine da un trombo posto
distalmente nella circolazione), liquido (ad esempio liquido
amniotico) o gassoso (attività subacquea, ferite penetranti del
collo). Nella stragrande maggioranza dei casi, però, ci deve
essere una lesione del vaso ematico o vena che vuoi ed una stasi
venosa.
Etiopatogenesi:
Lesione parietale
Stasi venosa.
Fattori di rischio, cioè condizioni già presenti nel soggetto
che comportano rischio nell’instaurarsi dell’embolia polmonare e
non solo.
I fattori di rischio per EP si dividono in congeniti e
acquisiti:
CONGENITI:
mutazione del fattore V Leiden,
mutazione del gene della protrombina,
deficit di Antitrombina III,
di proteina C o di proteina S.
.
ACQUISITI:
età avanzata,
fumo
obesità,
neoplasie attive,
sindrome da anticorpi antifosfolipidi,
iperomocisteinemia,
pillola anticoncezionale o
terapia ormonale sostitutiva,
aterosclerosi,
traumi,
interventi chirurgici o
ospedalizzazioni recenti,
infezioni acute,
recenti lunghi viaggi aerei,
pacemaker,
defibrillatori intracardiaci o
cateteri venosi.
Sintomi
Il sospetto clinico si basa sul riscontro di sintomi come
dispnea, cioè la fame d'aria; il paziente è agitato, sudato, ad
insorgenza improvvisa, dolore toracico, sincope, tosse in
particolare con sputo ematico (emottisi) e febbre sopra i 38° C.
Per impegno delle sezioni destre, per mancato scarico ematico,
avremo il turgore delle giugulari, che si possono vedere al
collo, turgide e serpiginose; il paziente avrà cianosi dei
prolabi, cioè labbra scure e faccia scura, tachicardia, cioè
battito veloce, respirerà a fatica ed impegnando la pancia,
inoltre il polso sarà appena percettibile, e la pressione bassa,
fino al quadro drammatico di shock cardiogeno. A questo punto
occhio agli arti inferiori se presentano segni di TVP.
Le diagnosi differenziali più frequenti sono:
l'infarto miocardico,
il pneumotorace,
l'aneurisma dissecante dell'aorta,
la polmonite.
Diagnosi
Che fare? Chiamare il medico, ma se il medico siete voi e vi
trovate in uno ospedale a personale e posti letto tagliati, coi
parenti addosso?? Allora richiedete subito degli esami,
cominciano dai più semplici:
DOSAGGIO DEL D-DIMERO: il D-Dimero è un prodotto di degradazione
del fibrinogeno, la proteina principale della coagulazione, e
ciò è un indice di coagulopatia da consumo, ed è molto specifico
per EP;
ECG: esso fornisce informazioni riguardo lo stato del ventricolo
destro, il quale può andare incontro ad uno scompenso acuto a
causa dell' ipertensione polmonare improvvisa. L’esecuzione
dell’ECG nei pazienti con sospetta EP è utile per escludere la
presenza di un infarto del miocardio. Nei pazienti con EP,
quest’esame strumentale è frequentemente normale o dimostra
anomalie non specifiche del segmento ST o dell’onda T.;
RX TORACE: L’RX del torace è un esame di grande utilità
soprattutto perché permette di escludere alcune delle condizioni
morbose con cui si pone la diagnosi differenziale,per esempio
una polmonite lobare, ma il più delle volte è un esame che dice
poco: è più utile una TAC del torace;
EGA: significa eseguire con apposita siringa un prelievo
dell'arteria radiale o della femorale, per dosare l'ossimetria,
cioè quanto ossigeno ed anidride carbonica vi sono nel sangue,
il suo pH ed altri parametri. Nella EP darà informazioni che non
consentono di porre diagnosi.
SPECT POLMONARE: la Scintigrafia ventilatoria-perfusionale
permette di stabilire la aree ipoperfuse e di confrontarle con
quelle ipoventilate, vedi appresso.
ANGIOGRAFIA: L’angiografia polmonare è stata sino a qualche anno
fa il gold standard nella diagnosi di EP così come la
flebografia lo è stata per la diagnosi di trombosi venosa
profonda. L’iniezione di mezzo di contrasto nell’arteria
polmonare principale mediante cateterizzazione consente infatti
la visualizzazione diretta dell’occlusione arteriosa
responsabile delle manifestazioni cliniche.
La scintigrafia polmonare perfusionale con macroaggregati di
albumina marcati con Tc99 eseguita entro 48 ore dall'esordio
esclude la diagnosi di embolia polmonare se normale. Un difetto
di captazione segmentario o lobare può non essere specifico in
quanto secondario a qualsiasi infiltrato (polmonite, TBC,
tumori, atelettasie); è utile in questi casi associare una
scintigrafia ventilatoria con Xe33. Il 90% dei pazienti con
alterato rapporto ventilazione/perfusione ha un'ostruzione
vascolare del polmone.
TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA SPIRALE: La tomografia computerizzata
(TC) spirale, che ha ormai completamente sostituito
l’apparecchiatura tradizionale, permette la visualizzazione
diretta dell’embolo dopo iniezione di mezzo di contrasto.
ULTRASONOGRAFIA AGLI ARTI INFERIORI: Poiché molti dei pazienti
con EP accertata ha una TVP prossimale, l’ecografia venosa con
test di compressione ma soprattutto con tecnica ecodoppler è
stata largamente utilizzata soprattutto nei pazienti con quadro
scintigrafico polmonare non diagnostico.
ECOCARDIOGRAMMA: È un esame che permette di valutare la funzione
ventricolare destra e che raramente consente la visualizzazione
diretta dell’embolo, quest’ultima è comunque l’unico reperto che
consente di fare diagnosi di EP con una buona accuratezza.
Terapia
Gli obiettivi della terapia sono fondamentalmente tre:
Garantire una buona’ossigenazione del sangue mediante
ossigenoterapia;
Mantenere la pressione arteriosa mediante la somministrazione di
liquidi e farmaci vasopressori ;beta-agonisti (dopamina,
dobutamina e adrenalina)
correzione dell'acidosi,
Arrestare la formazione del coaugulo e prevenire eventuali
recidive emboliche mediante somministrazione di anti-coaugulanti
eparinici.Il farmaco principale è certamente l’eparina, essa
viene somministrata in EP non critiche ma soprattutto già in
caso di forte sospetto clinico della patologia. Si procede alla
somministrazione di un bolo generalmente di 5-10.000 U seguito
da un’infusione in fleboclisi che consenta di raggiungere in
tempi brevi un buon livello di anticoaugulazione. E' indicato
iniziare la terapia con eparina ev (10.000 U a bolo seguite da
una infusione continua alla velocità di 800-1200 U/ora) anche
senza una conferma diagnostica formale. I valori di
tromboplastina parziale attivata (PTT) regolano il dosaggio,
considerando come terapeutico un valore di 2-2,5 volte quello
basale. Il trattamento dura 7-14 giorni, ed è seguito da
dicumarolici per un minimo di 6 settimane. Durante la terapia
eparinica, è mantenuto il riposo a letto con elevazione
dell’arto sl di sopra del livello atriale.
Lisare il trombo mediante farmaci trombolitici . I trombolitici
invece sono dei farmaci in grado di lisare il trombo, tra questi
si utilizzano attualmente urochinasi, streptochinasi oppure
l’attivatore tissutale del plasminogeno (t-PA). A causa
dell’elevato rischio di emorragia tali farmaci sono usati solo
in casi selezionati di pazienti emodinamicamnte instabili.
Tuttavia recenti studi hanno dimostrato che l’uso di
trombolitici consente di evitare deficit permanenti di
perfusione del letto capillare polmonare e di diffusione
alveolo-capillare prevenendo quindi l’ipertensione polmonare
cronica.
Altri provvedimenti terapeutici, importanti soprattutto in caso
di controindicazioni ai farmaci sopraccitati, sono: i filtri
cavali, supporti impiantabili che prevengono la migrazione di
emboli verso il sistema arterioso polmonare, l’embolectomia
chirurgica, il cui ruolo ha perso importanza con l’impiego dei
trombolitici e la disostruzione transvenosa che permette di
rimuovere il trombo per via endovascolare.
L' embolectomia polmonare bilaterale richiede un bypass
cardiopomonare. Quando non si ha a disposizione un circuito
extracorporeo, può essere eseguita un’embolectomia polmonare
unilaterale. E’ indicata nello shock refrattario al trattamento
e se sono presenti controindicazioni all’eparina. La
sopravvivenza dei pazienti sottoposti a embolectomia acuta varia
dal 40 al 70%.
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