L’INFEZIONE DA HCV NELLA TOSSICODIPENDENZA
....La prevalenza del virus dell’epatite C (HCV) è diversa nelle varie aree
geografiche, con zone ad alta e a bassa endemicità, in rapporto a variabili
sociodemografiche (1,2).
L’HCV, trasmettendosi per via parenterale, presenta un’elevata prevalenza tra i
soggetti politrasfusi, i tossicodipendenti e gli emodializzati (3,9). Peraltro
la condizione di tossicodipendenza con sostanze iniettate endovena è al giorno
d’oggi identificata come il maggior rischio per l’acquisizione dell’infezione da
HCV (1,8).
La prevalenza dell’HCV tra i tossicodipendenti in Italia varia nelle diverse
casistiche dal 40 al 70% (9-11). Non sono molti tuttavia i dati concernenti la
condizione di epatopatia in rapporto all’infezione cronica da HCV (12-15). La
coinfezione con i virus dell’HIV e dell’epatite B (HBV), il frequente associato
etilismo e la condizione di contemporanea assunzione per via endovenosa di altre
sostanze oltre l’eroina, come cocaina e/o psicofarmaci ("Poly-drug abusers"),
possono inoltre agire da elemento di confusione nella definizione del danno
epatico da HCV nel tossicodipendente (11,12,16).
Scopo del nostro lavoro è quello di verificare la prevalenza dell’infezione
cronica da HCV, i fattori di rischio e la condizione di epatopatia in un gruppo
di tossicodipendenti di Milazzo, in rapporto anche alle coesistenti infezioni da
HBV ed HIV, alle condizioni di etilismo e di Poly-drug abuser.
PAZIENTI
Sono stati considerati n. 247 soggetti (219 maschi e 28 femmine), tutti
iniettori di eroina da almeno un anno, che hanno accettato di entrare nello
studio su un totale di n.810 soggetti osservati fra il giugno 1990 ed il giugno
2000 (tab.I). L’età media della popolazione studiata era di anni 27,6+5,34 (range
17-46) (fig. 1). I soggetti allo startpoint riferivano all’anamnesi
tossicologica di aver avuto le prime esperienze con le sostanze d’abuso ad
un’età media che è risultata di anni 20,58 + 5,09 (range 13-41). La loro storia
di tossicodipendenza era durata in media 6,98+ 4,69. Dei 247 soggetti, tutti
eroinomani, n.58 riferivano anche abitudine al potus (23,48%), mentre n.74
(29,95%), per la contemporanea assunzione di eroina, cocaina ed alcool potevano
essere considerati "poly-drug-abusers"; i cannabinoidi erano utilizzati da n.181
soggetti (73,28%), mentre n.56 (22,67%) venivano trattati o si
autosomministravano psicofarmaci (tab. II).
La suddivisione della popolazione studiata per attività lavorativa e scolarità è
sintetizzata nella (tab.III). Da questa si evince che ben il 50,20% dei soggetti
non aveva avuto ancora possibilità di impiego lavorativo, il 38,46% aveva un
lavoro saltuario e solo il 10,52% era regolarmente occupato. L’0,8% frequentava
una scuola con profitto. La maggior parte dei soggetti ( 53,44%) aveva
conseguito la licenza media, il 27,93% quella elementare; una quota
relativamente bassa aveva completato gli studi avendo conseguito il diploma di
scuola media superiore (17%) o la laurea (1,61%).
.METODI
L’infezione da HIV, HCV ed i markers dell’HBV sono stati evidenziati attraverso
le comuni tecniche di laboratorio:
AxSYM System della Abbott, per HIV-1/HIV-2 (recombinant Antigens and Syntetic
Peptides) che sfrutta la tecnologia MEIA (Microparticle Enzyme Immunoassay
technology) per il dosaggio immunoenzimatico a cattura di microparticelle per la
determinazione qualitativa degli anticorpi HIV tipo 1 e 2;
AxSYM System della Abbott, AUSAB (recombinant Antigens and Syntetic Peptides)
che sfrutta la tecnologia MEIA (Microparticle Enzyme Immunoassay technology) per
il dosaggio immunoenzimatico a cattura di microparticelle per la determinazione
qualitativa degli anticorpi contro l’antigene di superficie di HBV ed analoga
metodica per la ricerca degli altri antigene ed anticorpi di HBV.
AxSYM System della Abbott, versione 3.0 che sfrutta la tecnologia MEIA (Microparticle
Enzyme Immunoassay technology) per il dosaggio immunoenzimatico a cattura di
microparticelle per la determinazione qualitativa degli anticorpi contro il
virus dell’epatite C (anti-HCV).
La funzionalità epatica è stata studiata con il dosaggio delle transaminasi,
gammaGT, bilirubina, albuminemia, attività protrombinica (AP).
E’ stata valutata nei soggetti esaminati la prevalenza dell’antiHCV, dell’HbsAg,
dell’antiHIV e dei markers di pregressa infezione HBV.
Sono stati valutati i fattori di rischio per l’infezione da HCV attraverso i
parametri: sesso, età (maggiore o minore di 27 anni), istruzione, attività
lavorativa (disoccupati – stabili), storia di tossicodipendenza (maggiore o
minore di 7 anni), coinfezione con HIV, positività per markers di HBV.
Le alterazioni degli indici bioumorali di epatopatia sono stati studiati in
rapporto alla positività per l’antiHCV, considerando inoltre le eventuali
condizioni associate di etilismo e di "poly-drug abuser".
Per l’analisi statistica dei dati è stato utilizzato il test Chi2 con correzione
di Yates o il test esatto di Fisher, considerando significativi i valori di p
inferiore a 0,05. Per individuare i fattori di rischio correlati in maniera
indipendente con l’infezione da HCV è stata eseguita un’analisi multivariata per
mezzo della regressione logistica multipla (stepwise-forward). Per individuare i
fattori di rischio indipendenti correlati all’ipertransaminasemia è stata
effettuata un’analisi della varianza multifattoriale (MANOVA).
RISULTATI
Le caratteristiche sierologiche per i virus nel campione esaminato sono
sintetizzate nella tab. IV.
L’antiHCV è risultato positivo in 148 soggetti (59,9%); fra questi n. 5 pazienti
(3,4%) risultarono HbsAg+, 11 HIV+ (7,4%), mentre anticorpi antis e/o anticore
erano presenti in n.64 (43,24%). Nel gruppo dei 99 soggetti anti HCV negativi
(40,1%) erano presenti n.3 pazienti HbsAg+ (3,03%) e n. 2 HIV+ (2,02%) mentre
anticorpi antiHBs e/o anticore erano presenti in 16 soggetti (16,2%). Un
paziente del gruppo degli antiHCV+ presentava una coinfezione HCV-HbsAg-HIV.
Nessun soggetto presentava positività per HDV.
Lo studio dei fattori di rischio per l’infezione da HCV è espresso nella tab.V.
Sono state considerate le variabili: sesso, età (maggiore o minore di 27 anni),
livello di istruzione (basso-alto), condizione lavorativa (disoccupato-stabile),
storia di tossicodipendenza (maggiore o minore di 7 anni, coinfezione con HIV,
presenza di markers di HBV.
|
Tab.II : impiego di sostanze d’abuso nel gruppo degli iniettori.
Tab. III: suddivisione per condizione lavorativa e scolarità.
Tab. IV: caratteristiche sierologiche
Tab.V: valutazione dei fattori di rischio per l’infezione da HCV
|
Il test del X2 con correzione di Yates ha evidenziato
una significatività per i fattori età, condizione lavorativa, storia di
tossicodipendenza e positività per marker di HBV. Non si è riscontrata
correlazione per il sesso, livello di istruzione e coinfezione con l’HIV (tab.V).
Il dato è stato parzialmente confermato dall’analisi multivariata per mezzo di
una regressione logistica multipla considerante le stesse variabili, che ha
confermato una significatività statistica per le variabili anni di
tossicodipendenza, attività lavorativa e markers di HBV, non confermando invece
quella per l’età (tab.V).
La condizione della funzione epatica in rapporto alla positività all’HCV ha
mostrato una maggiore frequenza di alterazioni degli indici bioumorali di
malattia nel gruppo degli antiHCV+ rispetto ai negativi (tab. VII). I parametri
più frequentemente alterati sono risultati le ALT, le AST e la yGT. Le AST erano
a livelli superiori alla norma in n.64/148 soggetti HCV+ (43,24%) contro 12/99
del gruppo degli HCV- (12,12%), le ALT in n.87/148 (58,78%) contro 16/99
(16,16%) e le yGT in n.55/148 (37,16%) versus 9/99 (9,1%). Tali differenze erano
nettamente significative al test del X2
L’ipertransaminasemia è stata valutata inoltre sia nei soggetti HCV+ che in
quelli HCV-, anche in rapporto con altri fattori: etilismo, condizione di
poly-drug abuser, markers di HBV e positività all’HIV (tabb.VIII e IX). In tutti
e due i gruppi la presenza di questi fattori di rischio non incide sulla
ipertransaminasemia. Lo studio statistico con il X2 si avvicina, senza
raggiungerli, alla significatività solo nel gruppo degli HCV- per il fattore
presenza di markers di HBV.
E’ stata infine eseguita una analisi della varianza multivariata (MANOVA) per l’ipertransaminasemia
(tab.X). Sono state considerate variabili indipendenti l’HCV+, la condizione di
etilismo e quella di poly-drug abuser; sono state considerate come covariate gli
anni di tossicodipendenza, l’attività lavorativa e la positività per i markers
di HBV. L’analisi ha dimostrato come unica significatività statistica la
positività per l’antiHCV. Sono rimaste peraltro negative le interazioni
alcool-HCV, poly-drug abuser-HCV e alcool poly-drug-abuser.
-COMMENTO
Lo studio condotto ha dei limiti statistici nei possibili bias secondari al
fatto che degli 810 soggetti transitati al servizio tossicodipendenze solo n.247
hanno accettato di sottoporsi agli screening virologici e bioumorali e ad una
precisa raccolta dei dati anamnestici. Tuttavia la casistica è sufficientemente
ampia per poter confermare un dato gia ampiamente rappresentato in letteratura,
cioè l’elevata prevalenza nei tossicodipendenti di positività per l’HCV, che nel
nostro gruppo è di 59,9%, attestandosi su livelli medio-alti rispetto ad altre
casistiche (1,4,9-15).
Lo studio dei marcatori dell’HBV ha invece dimostrato un’elevata prevalenza di
pregresse infezioni (80/247 antis-core) a fronte di pochi soggetti positivi per
l’HbsAg (8/247). Relativamente bassa invece la prevalenza dell’HIV (13/247).
L’ampia differenza tra i tossicodipendenti di virus a trasmissione parenterale è
legata principalmente allo scambio di siringhe (13,17,20). L’elevata prevalenza
di soggetti HCV+ a fronte di una bassa prevalenza di infezioni da HIV pare
essere legata da un lato all’ampia diffusione nella popolazione italiana del
virus dell’epatite C (4) e dall’altro ad una maggiore infettività dell’HCV
rispetto ad HIV (17,21,22).
Il nostro studio dei fattori di rischio per l’infezione da HCV mediante tabelle
2X2 e calcolo del X2 (tab.X) ha riscontrato una condizione positiva nell’età >
di 27 anni, la condizione lavorativa di disoccupati, una stori adi
tossicodipendenza di oltre 7 anni, la positività per i markers di HBV.
L’infezione da HCV non va correlata con il sesso, il livello di istruzione e la
coinfezione con l’HIV. L’analisi multivariata che ha utilizzato gli stessi
parametri come variabili indipendenti ha confermato questo dato, tranne che per
la condizione lavorativa (tab.VI). Questi dati confermano quelli di altri autori
che indicano nello scambio di siringhe e negli anni di tossicodipendenza il
maggior rischio per l’infezione da HCV, pur non escludendo un certo ruolo da
parte di altri fattori come il numero di partners sessuali, la prostituzione,
l’omosessualità, i lunghi periodi di carcerazione, la pratica dei tatuaggi,
fattori socioeconomici (12,13,16-20,22,23). Nonostante le ampie casistiche il
numero dei lavori sulla prevalenza delle infezioni da HBV ed HCV nei
tossicodipendenti, sono ancora pochi gli studi di valutazione della funzione
epatica nel tossicodipendente (12-15,24). Sono stati prevalentemente studiati i
livelli di transaminasi. Alcuni studi hanno correlato l’aumento delle ALT
all’infezione da HCV (13,14). In uno studio non è stata, invece, riscontrata
correlazione tra ipertransaminasemia e HCV positività (15). In altri l’ipertransaminasemia
nel tossicodipendente HCV+ sembra legata a cofattori associati come l’etilismo o
la coinfezione con l’HBV (12,24). Il nostro studio ha voluto prendere in
considerazione altri parametri oltre le transaminasi, per una più completa
definizione del danno epatico: yGT, bilirubinemia, attività protrombinica. Solo
un modesto numero di soggetti ha presentato alterazione della bilirubinemia,
dell’albuminemia e dell’attività protrombinica. Una considerevole percentuale di
pazienti ha invece presentato levati valori di transaminasi e di yGT. Nel
raffronto tra i soggetti HCV+ e quelli HCV- le transaminasi e la yGT con il test
X2 sono significativamente più elevate nel gruppo dei pazienti HCV+ rispetto ai
negativi (tab.VII). Il dato sembra indicare nel virus dell’epatite C la
principale causa di ipertransaminasemia nel tossicodipendente. Tuttavia in
considerazione della non trascurabile percentuale di soggetti HCV+ con
transaminasi normali e la contemporanea presenza di soggetti HCV- con
transaminasi al di sopra della norma, abbiamo voluto valutare l’ipertransaminasemia
in rapporto ad altri possibili fattori di rischio.
Attraverso tabelle 2X2 con calcolo della significatività statistica col
test del X2 e correzione di Yates
Sono stati valutate le variabili: abitudine al potus, condizione di poly-drug
abuser, positività per markers di HBV, positività per HIV.
Sia nei pazienti HCV+ (tab.VIII) che in quelli HCV- (tab.IX) l’ipertransaminasemia,
contrariamente a quanto sostenuto da altri (12,25,24), non correla con nessuno
di questi fattori. Lo studio statistico è stato completato con un’analisi della
varianza multifattoriale (MANOVA) per individuare i fattori di rischio
indipendenti correlati all’ipertransaminasemia. Utilizzando come variabili
indipendenti HCV+, abitudine al potus e condizione di poly-drug abuser con
covariata anni di tossicodipendenza, attività lavorativa e markers di HBV, l’HCV
positività è stato l’unico fattore correlabile all’ipertransaminasemia.
Dall’analisi di questi risultati possiamo affermare che: 1) l’HCV è l’infezione
cronica virale più frequente nel tossicodipendente; 2) ad essa è correlato il
frequente rilievo di ipertransaminasemia; 3) l’infezione cronica da HCV è anche
nel tossicodipendente malattia solo lentamente progrediente, alterando in questi
soggetti solo gli indici di citolisi senza incidere in maniera determinante
sugli altri indici di funzione epatica più propriamente detti.
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