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incretine
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Effetti sul cuore Numerosi studi sono stati effettuati per comprendere
meglio la fisiopatologia cardiovascolare e hanno focalizzato la loro attenzione
sul chiarimento degli effetti cardiaci del GLP-1; tali effetti sono stati
valutati non solo in modelli sperimentali animali di scompenso cardiaco, ma
anche in piccole coorti di pazienti diabetici e non, affetti da cardiopatia
ischemica o scompenso car-diaco. In studi condotti in cani, in cui veniva
sperimentalmente indotta una cardiomiopatia dilatativa, la somministrazione per
48 ore di GLP-1 ricombinante (1,5 µmol/kg/min) migliorava la contrattilità del
ventricolo sinistro e la frazione di eiezione. Si è osservata anche la capacità
del GLP-1 di indurre l’uptake del glucosio e il consumo di ossigeno, suggerendo
un'induzione della fosforilazione ossidativa. L'infusione del GLP-1 ricombinante
in aggiunta alla terapia standard in pazienti con infarto acuto del miocardio
determinava un miglioramento della cinetica del ventricolo sinistro e si
associava a una riduzione della mortalità. Sokos et al hanno valutato la
somministrazione continua di GLP-1 in pazienti con scompenso cardiaco diabetici
e non: il GLP-1 somministrato in maniera continua sottocute in 12 pazienti con
classe NYHA11/IV per 5 settimane migliorava la qualità della vita e la frazione
di eiezione del ventricolo sinistro in entrambi i gruppi. Sia il GLP-1 sia i suoi analoghi hanno mostrato effetti cardioprotettivi. L'effetto cardioprotettivo dell'exendin-4 sul danno da ischemia/riperfusione, mediato dall'inibizione dell’apoptosi, è stato ben docu-mentato in modelli sperimentali animali in cui Fexen-din-4 riduceva l'area infartuata. In maiali in cui veniva indotto un danno ischemico Fexendin-4, somministrata 5 minuti prima e 48 ore dopo l'iniezione della riperfusione, determinava una significativa diminuzione dell'area infartuata, un incremento dei livelli circolanti di insulina, un miglioramento della funzione cardiaca misurata mediante ecocardiografia, un aumento dell'espressione di proteine cardioprotettrici e la riduzione dei livelli della caspasi-3. Anche la liraglutide ha mostrato di ridurre l'area infartuata e di allungare la sopravvivenza in modelli sperimentali murini di cardiopatia ischemica diabetica e non. La Iiraglutide induceva l'espressione di un profilo genico e proteico di tipo cardioprotettivo e questo era dipendente dalla presenza di un recettore funzionale del GLP-1. Studi recenti hanno dimostrato che anche gli inibitori della DPP-4 svolgono un ruolo favorevole in presenza di infarto del miocardio. Sauve et al. hanno esaminato le conseguenze cardiovascolari della cardiopatia ischemica in topi con delezione del gene che codifica per la DPP-4 ovvero trattati con sitagliptin. I cuori di questi topi mostravano un incremento dell'espressione basale di geni e proteine ad azione cardioprotettiva in presenza di una morfologia e una funzione cardiaca normale. Gli effetti di sitagliptin sul miocardio ischemico sembrerebbero essere indiretti, dato che sitagliptin non migliorava la ripresa funzionale in cuori ischemie! murini studiati ex vivo. Gli effetti di sitagliptin sull'emodinamica in pazienti con cardiopatìa ischemica sono stati esaminati in 14 pazienti con malattia coronarica stabile sottoposti a ecocardiogramma da stress con dobutamina: ì soggetti trattati con sitagliptin mostravano un aumento significativo delia frazione dì eiezione e un miglioramento della cinetica del ventricolo sinistro anche a livello dei segmenti ischemici. |