radioterapia
Quasi i 2/3 dei pazienti con carcinomi
vengono sottoposti, nell'ambito del trattamento della neoplasia, ad
una radioterapia. L'aumentato ricorso alla radioterapia, associata
all'aumento del numero di pazienti che sopravvivono ad un carcinoma,
fanno sì che il medico di base abbia sempre più frequentemente a che
fare con pazienti che presentano effetti collaterali di una
radioterapia. Tra questi effetti collaterali, i sintomi depressivi
possono essere significativamente alleviati con l'assunzione di
farmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina;
questi farmaci presentano invece una scarsa efficacia nei confronti
della facile affaticabilità associata alle neoplasie maligne. La
dermatite da radiazioni può essere trattata con corticosteroidi
topici e creme emollienti; questi pazienti devono lavarsi
utilizzando saponi delicati e neutri. Le malattie cardiovascolari
rappresentano un ben noto effetto collaterale della radioterapia;
non esiste peraltro un consenso sugli esami di screening per le
patologie cardiovascolari da eseguire in questi pazienti. La
polmonite da radiazioni può essere trattata con prednisone per via
orale e pentossifillina. L'esofagite da radiazioni viene trattata
intervenendo sulla dieta, con la somministrazione di farmaci
inibitori della pompa protonica, farmaci che favoriscono la motilità
esofagea, lidocaina viscosa. L'emesi da radiazioni può essere
alleviata con la somministrazione di 5-idrossitriptamina,
antagonisti dei recettori e sferoidi |
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Il trattamento sintomatico della cistite cronica da radiazioni
prevede la somministrazione di farmaci anticolinergici e di
fenazopiridina. Le disfunzioni sessuali da radioterapia comprendono
la disfunzione erettile e la stenosi vaginale, che sono trattabili,
rispettivamente, con inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 e con
dilatatori vaginali. Nel 2009 negli Stati Uniti sono stati
diagnosticati all'incirca 1.480.000 nuovi casi di carcinomi
(escludendo i carcinomi cutanei a cellule basali o a cellule
squamose, ed i carcinomi della vescica urinaria). Circa i 2/3 di
tali pazienti vengono sottoposti a programmi terapeutici che
comprendono una radioterapia. Quest'ultima può essere impiegata con
scopi curativi, palliativi, profilattici; in base al tipo di
carcinoma ed al programma terapeutico la radioterapia può essere
somministrata mediante fasci esterni, mediante l'introduzione di
sostanze radioattive all'interno del corpo (brachiterapia), oppure
per via sistemica. La radioterapia agisce danneggiando il DNA delle
cellule, ed inibendo in tal modo la loro capacità di riprodursi.
Dopo la radioterapia le cellule sane e non-cancerose solitamente
vanno incontro a un recupero, mentre le cellule cancerose non sono
in genere in grado di riparare il danno indotto dalle radiazioni.
Per ridurre al minimo l'esposizione alle radiazioni delle cellule
non-cancerose, e di conseguenza per ridurre al minimo gli effetti
collaterali, possono essere messi in atto interventi specifici,
come l'utilizzazione di radio-sensibilizzanti o di procedure di
radioprotezione. Per la maggior parte dei carcinomi, in almeno il
75% dei pazienti la radioterapia viene intrapresa con intento
curativo.
n conseguenza dell'aumento del numero di pazienti che sopravvivono
ad un carcinoma, e della relativa carenza di medici specialisti, il
medico di base deve rivestire un ruolo sempre più importante
nell'assistenza di follow-up dei pazienti con carcinomi. Mentre gli
effetti precoci della tossicità da radiazioni vengono in genere
trattati a livello specialistico, l'assistenza ai pazienti con
effetti tardivi viene spesso condotta dal medico di base. Gli
effetti collaterali della radioterapia vengono in genere suddivisi
in precoci e tardivi. Gli effetti precoci si manifestano durante il
trattamento o subito dopo il suo termine, ed in genere si risolvono
nell'arco di 4-6 settimane. Gli effetti tardivi si manifestano
invece mesi od anni dopo il termine del trattamento, e sono spesso
permanenti. Le neoplasie maligne secondarie ad una radioterapia si
manifestano in genere 10-15 anni dopo il termine del trattamento, e
la loro incidenza è direttamente proporzionale alla dose di
radiazioni somministrate ed inversamente proporzionale all'età del
paziente al momento della radioterapia. |
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Il trattamento sintomatico della cistite cronica da radiazioni
prevede la somministrazione di farmaci anticolinergici e di
fenazopiridina. Le disfunzioni sessuali da radioterapia comprendono
la disfunzione erettile e la stenosi vaginale, che sono trattabili,
rispettivamente, con inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 e con
dilatatori vaginali. Nel 2009 negli Stati Uniti sono stati
diagnosticati all'incirca 1.480.000 nuovi casi di carcinomi
(escludendo i carcinomi cutanei a cellule basali o a cellule
squamose, ed i carcinomi della vescica urinaria). Circa i 2/3 di
tali pazienti vengono sottoposti a programmi terapeutici che
comprendono una radioterapia. Quest'ultima può essere impiegata con
scopi curativi, palliativi, profilattici; in base al tipo di
carcinoma ed al programma terapeutico la radioterapia può essere
somministrata mediante fasci esterni, mediante l'introduzione di
sostanze radioattive all'interno del corpo (brachiterapia), oppure
per via sistemica. La radioterapia agisce danneggiando il DNA delle
cellule, ed inibendo in tal modo la loro capacità di riprodursi.
Dopo la radioterapia le cellule sane e non-cancerose solitamente
vanno incontro a un recupero, mentre le cellule cancerose non sono
in genere in grado di riparare il danno indotto dalle radiazioni.
Per ridurre al minimo l'esposizione alle radiazioni delle cellule
non-cancerose, e di conseguenza per ridurre al minimo gli effetti
collaterali, possono essere messi in atto interventi specifici,
come l'utilizzazione di radio-sensibilizzanti o di procedure di
radioprotezione. Per la maggior parte dei carcinomi, in almeno il
75% dei pazienti la radioterapia viene intrapresa con intento
curativo.
n conseguenza dell'aumento del numero di pazienti che sopravvivono
ad un carcinoma, e della relativa carenza di medici specialisti, il
medico di base deve rivestire un ruolo sempre più importante
nell'assistenza di follow-up dei pazienti con carcinomi. Mentre gli
effetti precoci della tossicità da radiazioni vengono in genere
trattati a livello specialistico, l'assistenza ai pazienti con
effetti tardivi viene spesso condotta dal medico di base. Gli
effetti collaterali della radioterapia vengono in genere suddivisi
in precoci e tardivi. Gli effetti precoci si manifestano durante il
trattamento o subito dopo il suo termine, ed in genere si risolvono
nell'arco di 4-6 settimane. Gli effetti tardivi si manifestano
invece mesi od anni dopo il termine del trattamento, e sono spesso
permanenti. Le neoplasie maligne secondarie ad una radioterapia si
manifestano in genere 10-15 anni dopo il termine del trattamento, e
la loro incidenza è direttamente proporzionale alla dose di
radiazioni somministrate ed inversamente proporzionale all'età del
paziente al momento della radioterapia. |
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