TONNARE di Sicilia.Tra terziario e quaternario, circa 1500000 anni fa,
movimenti tettonici sollevarono, fino ad un’altitudine di 60 metri, l’attuale
promontorio di Milazzo che ,ovunque ,conserva tra le rocce i segni della sua
antica storia geologica ,tanto che non è difficile tra le pietre scorgere i
fossili di organismi marini.
Abitata fin dal neolitico Milazzo e il suo promontorio hanno visto nel loro
territorio le varie vicissitudini storiche apportatrici di un modo differente di
rapportarsi con l’ambiente cosicché oggi, il Capo Milazzo è territorio da
salvaguardare per la sua memoria storico culturale e la sua valenza
naturalistica, preziosa per la presenza di 250 specie botaniche tra le quali
alcune a rischio di estinzione come il limonio minutiflorum (presente solo a
Milazzo e in qualche località eoliana).
Cammini magici sono i sentieri di Capo Milazzo, laboratori naturali, mediante i
quali è possibile ammirare l’incantevole paesaggio che la vegetazione, le rocce,
il mare, e il sole offrono generosamente a chi desidera riscoprire luoghi
antichi di antica memoria.
Con Salvalarte Sicilia Legambiente del Tirreno ha posto l’attenzione sulla
Tonnarella di Sant’Antonino e ( avvalorata dalle pagine del 1853 “ dello storico
Giuseppe Piaggia) ha evidenziato - con la collaborazione dello studioso Carmelo
Fulco - nel contempo la scoperta sensazionale, di manufatti risalenti all’epoca
romana e ben conservati dal mare e dalle rocce della bellissima Baia;
testimonianze della storia marinara del territorio che rimarcano la funzione
strategica di Milazzo tra i monti Peloritani e le isole Eolie. Proprio qui
durante la manifestazione di Salvalarte alla presenza di numerosi partecipanti è
stata ribadita la necessità del recupero e della valorizzazione di questo sito
che unisce memoria e bellezza, storia e natura.
baia di
S.Antonio
La tonnarella, risalente al 1400, e funzionante sino al 1946, è stata uno delle
sette tonnare di Milazzo ed insieme alla Torre del Palombaro caratterizza un
luogo particolarmente bello e suggestivo dell’estremo lembo del promontorio,
dove la roccia rappresenta un libro aperto della storia geologica della penisola
del sole e l’osservazione del paesaggio è una naturale terapia interiore.
In una prima fase della manifestazione hanno partecipato gli alunni e i docenti
della scuola elementare del Capo; il giorno dopo alla presenza di Gianfranco
Zanna dei Beni Culturali di Legambiente Sicilia, hanno partecipato abitanti del
Capo e cittadini affascinati dalla cultura e dalla natura del territorio e che
hanno invocato la vera valorizzazione del promontorio come riserva naturale,
sostenuta dalla Provincia Regionale di Messina, da buona parte della
cittadinanza milazzesi, dagli atti inviati del Comune di Milazzo alla Regione
Siciliana.
Inoltre l’uliveto della Fondazione Lucifero ha ricevuto dall’Assessorato ai BB
CC AA l’importante riconoscimento (01 settembre 2005) quale elemento
fondamentale della bellezza del paesaggio del Capo e quindi tutelato e inserito
nell’albo delle piante monumentali della Regione Sicilia.
Adesso l’impegno, per la realizzazione della Riserva Naturale Orientata, tocca
alla classe politica, mettendo in funzione Agenda 21L con le risorse del
territorio che sono le basi dello sviluppo sostenibile.
Milazzo 1novembre 2006
SU QUESTO SCHERMO: IL MELA DA SALVARE!!!!!!!
TONNARE: MEMORIE DEL MARE
Si è conclusa il 16 luglio a Pachino SALVALARTE Tonnare, l’iniziativa che
Legambiente Sicilia ha ideato per la valorizzazione delle Tonnare esistenti in
varie località siciliane. Ma purtroppo oggi tali strutture ricche di memoria per
la storia economica e socioculturale della nostra isola sono spesso dimenticate,
se non addirittura mortificate.
L’iniziativa ha voluto evidenziare il degrado e la volontà di lavorare per
recuperare questo patrimonio e renderlo fruibile; e non solo il patrimonio
architettonico rimasto dalle decine di tonnare siciliane esistenti fino a
qualche decennio fa, ma si è voluto anche valorizzare le loro storie, i loro
saperi e il vissuto quotidiano che si svolgeva intorno a questa economia.
Raccontare delle tonnare significa parlare di mare, di costa, di paesaggio e di
mediterraneità, convinti che il futuro dell’ isola debba puntare anche sulla
memoria e sulla bellezza. Nella provincia di Messina il Catamarano di
Legambiente ha sostato nei centri di Olivieri, Milazzo e Taormina nella logica
di restaurare e salvaguardare quello che resta del patrimonio culturale legato
alla pesca del tonno.
Le tonnare hanno in Sicilia un’origine antica: infatti risalgono forse al
periodo arabo e secondo lo storico Francesco Carlo D’Amico lungo la costa
peloritana settentrionale ne sono esistite 18.
La più antica tonnara fu quella del porto di Milazzo risalente al 1290 e che
venne chiusa quando vi fu la costruzione del grande molo artificiale nel porto
di Milazzo alla fine del 1800; nel territorio mamertino in particolare vi erano
altre antiche tonnare e quella del tono su cui ha rivolto l’attenzione
Legambiente del Tirreno è stata funzionante fino al 1966.
L’attività della tonnara iniziava ad aprile con la consueta “ uscita in piano”
(“nisciunu in chianu”) ; dopo la benedizione ai locali, al materiale e al
personale , le barche portate in spiaggia venivano riparate dai maestri d’ascia;
invece il resto del personale si dedicava al lavoro di revisione delle reti. La
tonnara aveva in dotazione un vario numero di imbarcazioni fra le quali, ad
esempio, i palischermi (“u palascammu” ) barche lunghe 20 mt senza albero e
usate per il trasporto del tonno a riva; altre barche più piccole trasportavano
le reti e gli attrezzi; le lance erano invece piccole barche di servizio; mentre
la muciara era l’agile barca a disposizione del rais e su essa veniva issata una
bandiera, il cui colore indicava il tipo di pesce pescato: bianca per il pesce
spada, rossa per il tonno.
Nella tonnara di Milazzo si lavoravano anche le ossa del pesce, le pinne e le
branchie dalle quali si estraeva dell’olio venduto alle concerie ; mentre il
fegato era utilizzato dall’industria farmaceutica locale e nazionale. Il tritume
rimasto alla fine di tali lavorazioni (bàgano) veniva macinato e venduto agli
agricoltori locali come concime per gli ortaggi, considerandolo così ancora
materia utile e non rifiuto, lezione antica di uso responsabile delle risorse.
la
zona di ponente dove veniva armata una delle tonnare
Milazzo 18 luglio 2006
La Tonnarella di S. Antonino.
In una giornata di sole estivo, il 28 ottobre 2006 alle ore 10:00, eccoci
riuniti alla piazzetta di S. Antonino per un momento storico per Milazzo: la
riscoperta dell’antico Villaggio della Tonnarella, detta, appunto, di S.
Antonino, a cura dei soci di Legambiente del Tirreno, capitanati
dall’instancabile Pippo Ruggeri e non solo! Con noi Gianfranco Zanna, da
Palermo, responsabile per i beni culturali di Legambiente Sicilia, Carmelo
Fulco, appassionato di archeologia, Fabio Sodano, il nostro flauto per la
Riserva, la simpatica Graziella Giorgianni ed alcuni amici del Capo, i sig.
Currò Giovanni e Foti Giuseppe, la nostra memoria storica! Il villaggio è
raggiungibile attraverso un sentiero antico che origina dall’alto, lungo la
passeggiata, nei pressi della Torre Longa di Camillo Camillani, oggi
semidiroccata. Il sentiero è dapprima facilmente praticabile, in quanto è
lastricato; quindi è in terra battuta, messo in sicurezza, ripulito e
manutenzionato grazie all’opera dei ragazzi di Legambiente del Tirreno, quelli
dei campi estivi. Noi del sito “gastroepato” eravamo lì, perché questa
appuntamento, legato all’attività de “Salva l’arte, Sicilia” non ci poteva
sfuggire, anche perché laggiù, oltre le tonnarelle, nei pressi dei resti del
Palombaro, cioè della struttura fatiscente che si ammira all’estrema Punta del
Promontorio, esisterebbero dei reperti antichi di verisimile origine romana,
probabilmente un attracco per le navi romani, o una struttura connessa con la
pesca. Una volta in basso, ci prende uno scoramento nell’osservare che il
Villaggio della Tonnarella è in completo abbandono, struttura questa che
rappresenta invece un tassello nella storia e nella memoria del Capo e di
Milazzo, fonte di sostentamento per tante persone, grazie all’attività di pesca
dei Tonni, dei palamiti e dei totani. Certamente questa, delle 18 tonnare
siciliane non è proprio la più importante, poiché secondo lo storico Francesco
Carlo D’Amico, la tonnara del Porto di Milazzo, risalente al 1290, era la più
importante, tonnara che fu chiusa nel 1800, per la costruzione del porto di
Milazzo, mentre la Tonnarella di S. Antonino è datata 1400. Essa ebbe parecchi
proprietari e verso la fine dell’Ottocento appartenne a Paolo Greco e a Giuseppe
Vadalà, mentre ai primi del Novecento passò in proprietà ai Calapaj ed ai
D’Amico, ma rimase sempre una tonnara di scarso valore, la cui attività era
oscurata da quella più importante del Tono, esistente fino al 1966.
Barconi
di tonnara al Tono di Milazzo
......I capiciani che vi lavoravano ricordano che una parte del pescato veniva
offerta in dono al Santo. I pesci venivano trasportati coi carretti lungo il
sentiero che collegava la cala di S.Antonino con la vecchia carrettiera del
Promontorio. A poca distanza dalla Tonnara si ergeva la Torre del Palombaro, a
pianta ottagonale, costruita, secondo le dicerie dei pescatori, per la volontà
di un signore di avere un luogo incantevole dove trascorrere momenti particolari.magari
in compagnia della propria donna, ammirando il mare della baia, oppure pare che
avesse la funzione di osservatorio della Tonnara di S. Antonio e di quella del
Tono, o, addirittura, si dice che a Tindari esistesse un altro osservatorio da
cui partivano dei segnali luminosi per quest’altra struttura quando l’onda nera
dei tonni si scrutava per il mare. Altra scoperta singolare di questa giornata
sono stati appunto i resti di cui parla il Piaggia, localizzati quasi ai piedi
della torre antica, lungo la battigia, tra gli scogli, dove si può osservare una
specie di piattaforma; si tratta di un sito su di uno scoglio, che appare
volutamente appianato, ammattonellata con lastre di verisimile fattura romana:
un approdo, un’altra struttura adibita alla piscicultura? Mistero!
Certo è che sarebbe auspicabile che tali resti venissero valorizzati e studiati.
L’iniziativa di questa giornata ha lo scopo, infatti, di sensibilizzare tutti
verso l’esigenza di riscoprire la storia di Milazzo e di recuperare i segni
dell’arte di questo nostro popolo, perché, come ha anche detto il sindaco di
Milazzo, “una città senza storia, è una città anonima”.
Infine siamo risaliti da un sentiero semisconosciuto ai molti, che dal di dietro
della Torre del Palombaro risale verso la Baronia; qui esiste una cisterna ed i
resti di una antichissima chiesa; una volta lassù, nelle rocce abbiamo scorto un
fiore intagliato nella roccia, a forma di margherita che un soldato, durante i
turni di guardia, ci dicono gli anziani capiciani, ha inciso con la baionetta,
per lanciare ai posteri un messaggio di pace e di amore, come questi luoghi
sanno trasmettere!
Claudio Italiano
Documenti: dal registro delle attività marinare della Tonnara del Tono.
18 Aprile 1944. Vento di maestro, mare poco agitato, cielo coperto. Oggi si
presenta il seguente personale : N° 50. D’Amico Andrea, Foti Stefano fu Andrea,
Dama Giuseppe, Rais Salmeri Tommaso, Salmeri Stefano, V. Rais Volante Francesco,
Alioto Stefano, Marinai Currò Antonino, Ullo Giovanni, Ullo Antonino di B., Lo
Presti Antonino, Amato Pasquale, Ullo Antonino di E., Sicilia Alfino, Salmeri
Stefano fu Gino, Foti Antonino fu Stef., Marchese Salvatore, La Rosa Tindaro di
Francesco, Ullo Antonino di Francesco, Patti Stefano, Nania Domenico, Chillemi
Tommaso, Germano Francesco,
Uscita in Piano.
Prima di iniziare i lavori si fa la consueta benedizione ai locali, al materiale
ed al personale. Dopo la benedizione il personale inizia il lavoro colla
revisione delle reti di tonnara perché danneggiata e tolgono diverse pezza di
canapa sostituendole con quelle di cocco. Un gruppo di uomini portano dallo
stabilimento n° 47 gavitelli grandi, che escono N.5 sommie di coda. Si è smesso
di lavorare alle 16,30.
19 aprile, mercoledi.
Oggi si presentano al lavoro n. 12 uomini (seguono i loro nomi). Si rivedono le
reti. Interno dell’Isola e Coda. Un gruppo di uomini mettono n. 32 gavitelli
grandi stabilendo così n. 200 canne di Coda. Un altro gruppo porta dallo
stabilimento al Tono n. 86 gavitelli di cui 82 medi e 4 grandi. Si è smesso di
lavorare al solito orario.
20 aprile, giovedì.
Brezza di levante, mare calmo, cielo coperto. Si escono gli ormeggi per
preparare il giardinetto. Un gruppo di uomini portano allo stabilimento la
culica per essere tinta. Parte della ciurma completa 100 canne di sommi della
Coda legandovi n. 17 gavitelli grandi. Si salpa la boa perduta l’anno scorso e
si porta allo stabilimento per essere riparata. Dallo stabilimento si portano n.
21 gavitelli medi .
Canto della pesca
la estrema punta
di Capo Milazzo
(rivolgendosi al tonno, nel pescarlo, gli uomini intonavano questo canto)
o chi beddi occhiuzzi chi hai
Chi ti ni fai? Chi ti ni fai?
O chi beddi occhiuzzi chi hai
non mi li dai? Non mi li dai?
No, no, no nun ti li do
Nun ti li do, no, no, no,
picchì me matri non vo!
Me l'hai prumisu e dammili
e dammili e dammili e da!
No no no nun ti li do
nun ti li do no no no
picchì u' me zitu nun vo.
Segue lo schema della tonnara del tono che, come si vede nel progetto, è un
insieme di reti, di cui una, il pedale, fa da sbarramento per i tonni e li
dirige verso la bocca di ingresso, insieme al codardo; quindi un sistema di
camere, sempre più strette, dirige i tonni verso la cùlica, cioè l'ultima rete,
che tirata sui palischermi, consentiva di afferrare coi rampini i tonni e di
issarli a bordo, mentrte echeggiavano le grida di incitazione degli uomini e i
loro canti di pesca!
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