La costellazione del pegaso (pegasus)
Testo tratto dalla conferenza del 12 settembre 2001
Pegasus, il cavallo
alato è una costellazione ben distinta e facile da ritrovare per la sua caratteristica
forma a quadrato.
E' situata in una parte importante del cielo perchè con le tre stelle della costellazione
di Andromeda forma un carro. Il cavallo, femmina, si presenta capovolto, il corpo non è
completamente sviluppato infatti gli antichi poeti ci raccontano che è avvolto dalle
nuvole.
Nella mitologia, quando
Perseo uccise Medusa tagliandole la testa, dal sangue nacque questo cavallo alato. Pegaso
aveva la sua dimora sul monte Elicona, e battendo il terreno con lo zoccolo aveva fatto
nascere la fonte di Ipocrene. Pegaso venne domato da Bellerofonte, principe di Corinto,
che va a bere alla fonte per uccidere la Chimera.
Quando Bellerofonte volle raggiungere gli dei, il cavallo lo disarcionò e così Pegaso
rimase per sempre in cielo.
La stella principale di questa costellazione è la stella alfa
o Markab, di magnitudine 2,31 distante circa 85 anni luce e 90 volte più luminosa del
sole
La stella beta o Scheat è una variabile tipo Betelgeuse ma molto meno vistosa:
passa dalla magnitudine 2,28 a 2,68 in periodo indeterminato. La luminosità assoluta va
da 250 a 500 volte quella del Sole
La stella gamma, bianco-azzurra, chiamata da Bayer ala del cavallo, è la stella
più interessante di questa costellazione. Ha magnitudine 2,48, dista circa 570 anni luce
ed è 2000 volte più luminosa del Sole.
La stella delta è anche
alfa Andromedae. Un antico poeta greco, Arato da Soli parlò così di questa
costellazione:" vicino e sopra la sua testa, l'errante destriero del cielo, con
zoccolo e ala e doppiamente veloce, così vicino c'è questa stella che è la testa della
donna incatenata, mentre il cavallo avanza...".
Interessante è la stella epsilon, Enif, il naso del cavallo, è una gigante 6000
volte più luminosa del Sole, distante 540 anni luce.
La stella zeta, Matar o la "fortunata", ha magnitudine 3,10 e dista 190
anni luce.
Questa
costellazione ci presenta uno degli oggetti Messier più belli, M
15. Questo ammasso globulare viene scoperto nel 1746 dall'astronomo Maraldi,
precedendo Messier di 20 anni. Maraldi era a Perinaldo quando la sera del 12 settembre
inaugura un telescopio con una lente di 6 centimetri e una focale di 4 metri. Lo punta in
direzione della cometa famosa a quel tempo e descrive M 15:"... questa nebulosa
grandissima, come un stella sfocata, appare composta da stelle...".
Sarà Herschel che scioglierà questo ammasso distante 49500 anni luce, ricco di oltre un
milione di stelle.
L'oggetto
appare visualmente di magnitudine 6 ed ha un diametro di 23 primi. E' composto da stelle
vecchissime che hanno una età di oltre 12 miliardi di anni.
Un altro oggetto notevole è la famosa galassia NGC 7331.
L'astrofilo partendo dalla stella beta, attraversa la eta e un po' più in alto trova un
trapezio; sotto di esso si trova la nebulosa. Ha magnitudine 10,4 e diametro 10x3,5 ed è
di tipo Sb. E' una galassia distante 45 milioni di anni luce. E' splendida come la nostra
Via Lattea ma molto più ricca di stelle, ed è accompagnata da un corteo immenso di
galassie.
Sopra di lei ci sono le galassie NGC 7337, NGC 7338 e NGC
7340. Sotto ci sono Le galassie NGC 7325 e NGC 7326,
da un lato si trova la NGC 7335.
Scendendo leggermente verso il basso si incontra il quintetto di Stephan, un ammasso di
galassie distante 350 milioni di anni luce. A Marsiglia nel 1876, Stephan stava osservando
col grande telescopio a riflessione da 80 cm quando al limite di questo strumento trova
quattro nebulose che annota sul suo atlante. Più tardi ne venne scoperta un'altra e
vennero battezzate NGC 7317, NGC 7318a, 7318b, 7319 e 7320.
Attualmente è in corso una disputa tra astronomi poichè non è sicuro che quest'ultima
galassia appartenga al resto del gruppo a causa del suo diverso redshift.
In mezzo al quadrato troviamo tre splendide galassie, le NGC
7769, NGC 7770, NGC 7771 e NGC
7677.
Sotto la alfa, in mezzo a un rettangolino di stelle c'è la galassia a spirale NGC 7479.
Con la collaborazione di Valeria Flacco e Piero Mazza