L'Osservatorio di Promiod
L' idea di un osservatorio associativo aleggiava da tempo al Circolo. Mi ricordo che
quando entrai nel 1981, in una delle primissime riunioni a cui partecipai come socio neo
iscritto alle prime armi, si parlava proprio dei pro e contro di una simile struttura. L'
idea riemergeva di tanto in tanto, ma ogni volta ci si scontrava sempre con problemi di
ubicazione logistica, di denaro e in generale una voglia di realizzarlo concretamente non
commisurata alla volontà dichiarata.
Ci si può chiedere come abbia fatto il Circolo a "sopravvivere" finora senza
quello che viene conside-rato come il fine ultimo di ogni sodalizio di astrofili. La
risposta è semplice: il Circolo da sempre so-stiene il concetto delle osservazioni
"sul campo", dei telescopi trasportabili, degli astrofili pronti ad infilarsi in
tende e sacchi a pelo in qualsiasi stagione dopo una notte di osservazioni. Per i soci del
Circolo le notti all' aperto sotto le stelle equivalgono ad un marchio di qualità: il
buon astrofilo si ve-de anche dalla sua capacità di sopravvivere nelle notti invernali. E
finora questa filosofia ha dato ot-timi risultati; il gruppo di astrofili più esperti
(anche nell' arte di sopravvivere al freddo) guida chi i-nizia ad apprezzare la notte
stellata. Oppure, la costante ricerca del sito migliore ci ha portati negli ultimi vent'
anni a conoscere ed utilizzare una decina di "postazioni" nel Italia
nord-occidentale, di cui oggi solo tre sono ancora utilizzate. Ed infine, alcune scoperte
di comete e supernovae compiute da soci "sul campo".
Negli ultimi due o tre anni, tuttavia, qualcosa è cambiato. Non nel nostro approccio all'
astronomia che rimane sempre ispirato a questi concetti, bensì nelle nuove modalità di
fare astronomia, ossia nell' uso di camere CCD, telescopi computerizzati e forse un domani
nel collegamento internet ad un telescopio remoto. Tutto questo, piaccia o meno, richiede
"la postazione fissa" per potersi dedicare proficuamente e con la minima
dispersione di tempo ed energie. Non sarebbe oggettivamente possi-bile gestire
strumentazione elettronica "montando e smontando" sul campo, magari con mezzo
metro di neve. Il piacere di questo "nuovo modo" di fare astronomia è arrivare
sulla postazione e, massimo sforzo, premere il classico bottone.
Si è ritenuto che con una postazione CCD operativa, l' attività osservativa del Circolo
sarebbe diven-tata veramente completa, spaziando dalle osservazioni visuali (che vedono
impegnati una decina di soci nella ricerca di supernovae, comete e nell' osservazione del
cielo profondo), a quelle fotografi-che (in cui sono attivi una ventina di soci,
soprattutto nella fotografia in parallelo). Un paio di soci già esperti di strumentazione
CCD avrebbero poi guidato e formato un "nocciolo duro" di astrofili impegnati in
queste nuove tecnologie.
Costruire un osservatorio indubbiamente non è facile. Ci sono problemi di localizzazione,
finanziari, di gestione della struttura. Soprattutto in una città come Milano, dove c'è
tutto, un Circolo astrofili "fa meno notizia" che non in un piccolo borgo. L'
idea che ci ha ispirato nella realizzazione del pro-getto l' abbiamo mutuata dal nuovo
motto della Nasa in fatto di esplorazioni; "faster, better, chea-per". Ossia, il
nostro osservatorio doveva essere costruito in poco tempo (qualche mese al massimo),
doveva soddisfare tutti i vincoli qualitativi strumentali, e doveva costare poco.
Ebbene, ci siamo riusciti! Dal momento in cui il Consiglio Direttivo del Circolo all'
unanimità ha ap-provato il progetto alla sera della "prima luce" sono passati
poco più di due mesi. E' vero, abbiamo strumentazione commerciale, ma è ottima, almeno
per le nostre esigenze (vedere oltre); e poi perchè impantanarsi in soluzioni
artigianali, non sempre a prezzi più bassi, quando ormai tutto è reperibile sul mercato?
L' intero progetto ci è costato circa 25 milioni (vedere riquadro costi e finanziamento).
Ci piacerebbe che il nostro esempio nella realizzazione di questo osservatorio possa
essere oggetto di valutazione per quei gruppi di astrofili in procinto di imbarcarsi in
progetti simili; non perchè la no-stra sia la migliore soluzione possibile, ma perchè
sicuramente è il migliore compromesso tra utilità, praticità e costi.
Chi si fida a lasciare un investimento di 25 milioni in un posto isolato, non soggetto a
custodia? Un primo vincolo che si è dovuto superare riguardava proprio l' aspetto
sicurezza. L' area prescelta do-veva essere "guardata a vista" o localizzata su
una proprietà abitata dai proprietari. Sappiamo di os-servatori di astrofili
ripetutamente oggetto di atti vandalici; non volevamo correre questo rischio e l' unico
modo era quello di considerare primario l'aspetto sicurezza.
Inoltre, non si voleva seguire il filone classico del coinvolgimento di enti locali, per
due motivi. Il primo riguardava i tempi; avere a che fare con comuni o provincie ci
avrebbe dilatato i tempi di rea-lizzazione del progetto con il rischio di far sfumare gli
entusiasmi iniziali. In secondo luogo, avrem-mo rischiato di vincolarci in attività
divulgative per noi onerose in termini di tempo. Il Circolo non è assolutamente contrario
alla divulgazione (svolgiamo venti riunioni in nove mesi presso il Planetario di Milano,
organizziamo una mostra fotografica con osservazioni pubbliche in Piazza Duomo,
parte-cipiamo ad alcune manifestazioni nazionali di divulgazione astronomica) ma
preferisce non essere vincolato ad impegni frequenti o imposti.
Terzo, la postazione doveva essere ai noi conosciuta sotto il profilo micro-climatico.
Sembrerà una banalità, ma postazioni montane e in misura minore appenniniche, possono
avere condizioni meteo-rologiche locali peggiorative o migliorative di quella generale. Le
postazioni che il Circolo frequenta sono ben conosciute e rappresentavano un "rischio
certo", indipendentemente dal fatto che siano o meno le migliori in un raggio
ragionevole da Milano.
Infine, la struttura doveva diventare un punto di riferimento per tutti i soci osservatori
del Circolo. Non necessariamente l' unico punto (nessuno ha intenzione di abbandonare le
proprie consuetudini o lavori osservativi), ma quello pivot, attorno al quale gravita
buona parte della vita osservativa dell' associazione.
Combinare tutti questi vincoli (non potevamo sacrificarne uno a scapito degli altri) ha
prodotto una soluzione curiosa, quanto originale, frutto di una "spremitura estiva di
meningi" sotto il sole delle va-canze: facciamo un osservatorio in un campeggio! La
paternità della soluzione è stata del presidente del Circolo, Roberto Parisio e, finora,
è risultata vincente. Il campeggio prescelto è situato in Val d' Aosta, nella
Valtournenche, a sette chilometri in linea d' aria dalle postazioni di Torgnon, molto
fre-quentate dai soci del Circolo.
Il Dalai Lama, così si chiama il campeggio, si trova ad un' altezza di 1500 metri, su un
pianoro e-stremamente aperto agli orizzonti e ben soleggiato anche nei mesi invernali.
Essere in un campeggio ha anche il vantaggio di poter usufruire di tutti i servizi
offerti, senza doverli "duplicare" nella strut-tura dell' osservatorio. Inoltre,
un' ampia club house permette lo svolgimento di attività di divulga-zione (conferenze,
incontri) a nostra discrezione quando e se ne abbiamo voglia. Per il primo anno abbiamo
fissato quattro appuntamenti con conferenze ed osservazioni pubbliche a Natale,
Capodan-no, Pasqua e Ferragosto, i momenti di massima affluenza degli ospiti del
campeggio.
Il proprietario del campeggio è stato estremamente disponibile sia nell' impianto della
struttura che sul discorso luci (tutte schermate o spente quelle vicine, con buio totale
alle 3:00). Il campeggio ha anche il pregio di essere totalmente isolato, non ci sono
paesi significativamente illuminati in un rag-gio di tre chilometri.
L' osservatorio è costituito da due strutture separate, anche se ubicate una a fianco
all'altra. Una roulotte alloggia al massimo quattro astrofili ed è dotata di ripostigli,
stufa a gas (senza cucina), e letti. E' stata acquistata usata, ma l' interno è stato
totalmente rifatto.
La strumentazione è alloggiata in un pre-ingresso, (detto affettuosamente
"cubicolo"), ossia una struttura in legno la cui funzione usuale in un campeggio
è proprio quella di fare da pre-ingresso alle roulotte. Il cubicolo ha, ovviamente, il
tetto apribile (tramite un sistema di pulegge manovrate da un argano), un' ampia porta,
due scafali che fungono da biblioteca, scrivania con alloggiato il pc. Non ci sono
finestre e per scelta non comunica con la roulotte.
La strumentazione astronomica è costituita da un telescopio Meade LX200 da 30cm,
supportato da una colonna costruita dal nostro socio Nicola Settanni di Bari. La colonna,
dal peso di ben 180 kg, passa attraverso il pavimento del cubicolo e poggia incastrata nel
cemento sul terreno. Grazie alla colonna e ad un ottimo stazionamento, il telescopio
insegue alla perfezione fino a cinque minuti sen-za correzione e con focali 1000-1500mm.
Dato che l' uso avviene quasi esclusivamente attraverso pose con CCD non inseguite, una
focale a f/6.3 (circa 1800mm) e tre minuti di posa è risultata essere la combinazione
migliore per le nostre applicazioni osservative (cielo profondo).
La camera CCD in uso al Circolo è la Starlight MX5 a colori dotata di un chip di
dimensioni 4,9 x 3,65 mm, con risoluzione 590 x 290 pixel. Il pregio di questa camera a
colori è di richiedere una sola esposizione del soggetto da fotografare, senza dover
effettuare complesse elaborazioni in tricomia sommando pose multiple e senza dover usar
filtri. Il bilanciamento cromatico è ottimo su tutto lo spettro visibile, in particolare
il picco di sensibilità è nella parte centrale a 5600 angstrom.
Alloggiato nel cubicolo si trova anche un dobsoniano da 35cm f/6.4, quale strumento
aggiuntivo vi-suale ad uso di soci del Circolo o per le serate di pubblica osservazione.
Completa la dotazione strumentale un ricevitore Meteosat, utile per previsioni meteo
"spot" in caso di condizioni meteorologiche incerte.
La struttura è stata montata il 28 ottobre scorso, tra neve e borse finanziare di mezzo
mondo che ca-devano (che giornata memorabile!). Ci abbiamo impiegato otto ore con
ovviamente l'aiuto della ditta che ha costruito il cubicolo e che ci ha fornito la
roulotte. L' allineamento del telescopio è avvenuto nelle serate successive e l'
inaugurazione ufficiale della struttura si è svolta il 29 novembre.
Che ci faremo con questo osservatorio? Oggi il Circolo è impegnato su quattro fronti:
pianeti, "deep sky turistico" (visuale e fotografico), osservazione e ricerca di
supernovae e comete. Attorno a que-ste quattro attività ruotano in modo assiduo più o
meno una trentina di soci. L' osservatorio non do-vrebbe cambiare programmi di ricerca
almeno per ora. Si tratterà di svolgere presso l' osservatorio, integrando con
metodologie nuove, quanto già viene svolto in gruppi o a livello individuale,
possi-bilmente senza litigarci lo strumento (vedere riquadro sulla gestione).
Per quanto riguarda il sottoscritto e l' amico Piero Mazza verrà svolto un programma di
ricerca su-pernovae parallelo a quello visuale nelle serate di luna piena, in modo da
coprire il periodo di inattivi-tà mensile del nostro programma visuale.
Un' attenzione particolare verrà data a preservare gli archivi di immagini riprese con lo
strumento. Anni fa il Circolo si dedicò alla raccolta ed archiviazione delle immagini dei
soci riprese con telescopi od obiettivi fotografici e pellicole. Il risultato sono stati
quattro CD Rom, in formato Photo CD della Kodak, che contengono il lavoro fotografico
degli ultimi dieci anni svolto dai soci del Circolo. E' stata una scelta importante non
solo per preservare la "memoria storica" della nostra associazione, ma anche
come archivio di lavoro. Lo stesso verrà fatto con le migliori immagini riprese dall'
osser-vatorio.
A già dimenticavo, come si è chiamato l' osservatorio? Beh, nell' attesa di intitolarlo
ad un socio del Circolo (ma in questo caso nessuno ha fretta...), abbiamo pensato a Dalai
Lama, che tra l' altro ci evoca pensieri di equilibrio e saggezza. Buone osservazioni!
Stefano Pesci, peste@micronet.it
Stefano Pesci, classe 1964, quando non ha il naso per aria, aiuta una compagnia di
assicurazione a ridurre i costi e ad aumentare i profitti.
Quanto ci è
costato
L' osservatorio del Circolo è stato interamente autofinanziato, per il 75% attraverso la
liquidità dell' associazione e per il 25% attraverso un Prestito Sociale (in via di
restituzione) a cui hanno partecipa-to soci e consiglieri.
Complessivamente, l' investimento è stato di 25 milioni, così ripartiti:
· struttura:
L. 9.600.000
· telescopio:
L. 12.100.000
· pc "robusto":
L.
2.500.000
· accessori e varie: L.
800.000
La camera CCD era già in dotazione al Circolo.
Le spese di gestione ammontano a 3 milioni all' anno, comprensive della retta di affitto
del campeg-gio, energia elettrica e riscaldamento.
Come l'
abbiamo finanziato.
Il primo articolo dello Statuto del Circolo recita: "Il Circolo Astrofili di Milano
è un' associazione senza scopi di lucro... ecc.". Scopo di lucro: tre parole che
molto spesso (è una caratteristica di noi italiani) generano equivoci o semplici falsi
ideologici. E' ovvio che un' associazione che si dedica ad attività divulgative o di
piccola ricerca scientifica non ha scopi di lucro; non abbiamo nè azionisti da remunerare
(per chi pensa che "lucro" sia la remunerazione dell' azionista per il capitale
investito), nè i consiglieri che guidano l' associazione sono pagati per quello che fanno
(per chi pensa che "lu-cro" sia la retribuzione di un collaboratore).
Molto spesso si confonde "scopo di lucro" con quella che è un' ordinaria buona
amministrazione del-le risorse finanziarie di un' associazione come la nostra. Non ci pare
che sia "scopo di lucro" gestire secondo le regole del "buon padre di
famiglia" il nostro patrimonio. Non fosse altro che per coprire le spese di gestione
del Circolo (tra cui la vigilanza per l' apertura bimensile della nostra sede, il
Pla-netario di Milano). Ed è forse "scopo di lucro" adoperarsi a raccogliere
fondi per finanziare la nostra attività sociale, anche al di fuori della quota di
iscrizione che ammonta a solo L. 30.000?
Ormai da anni il Circolo "vende" in tutte le manifestazioni a cui partecipa o
che organizza, fotografie astronomiche di oggetti astronomici realizzate dai soci
(piacciono soprattutto quelle dei pianeti e del-la luna). Sono stampe 13x18, molto
colorate, certamente non belle secondo i canoni dell' astrofoto-grafo esigente, ma
simpatiche: è uno dei modi che usiamo per avvicinare la gente all' astronomia.
Buona parte delle risorse per l' investimento nell' osservatorio deriva da una foto in
particolare, da noi chiamata "Hale Bopp Classic", qui riprodotta in tutta la sua
bellezza (o bruttezza, dipende dai punti di vista), e distribuita "a valanga"
nel periodo del perielio della cometa.
Penso tutto ciò possa essere un ottimo sistema per finanziare l' attività di un gruppo,
soprattutto di quei gruppi che hanno una base di soci ristretta. Non voglio spingermi a
suggerire perfino la vendita delle stelle, (anche se tutto sommato visto che non è
illegale e c'è chi la fa, sarebbe meglio che fosse gestita da associazioni di astrofili o
da osservatori astronomici con reinvestimento degli utili in attivi-tà di ricerca o
strumentazione), ma non deve essere considerato un delitto fare attenzione al "fatto
economico" anche in associazioni come le nostre.
Su una cosa il Circolo non derogherà mai e che John Dobson ci insegna; l' osservazione
delle stelle attraverso i nostri telescopi sarà sempre gratuita per tutti (e poi,
ovviamente, "tutti" li iscriviamo al Circolo Astrofili di Milano!).
La gestione
dell' osservatorio.
Gestire un' osservatorio in un' associazione che conta quasi 150 persone non è facile e
richiede un minimo di organizzazione e rispetto delle regole.
Per garantire l' accesso a tutti i soci ed al tempo stesso esonerarli da responsabilità
od evitare pro-blemi nell' uso della strumentazione, abbiamo identificato un certo numero
di "Star Members" ossia soci o consiglieri che da tempo frequentano il Circolo,
che dopo aver dimostrato di saper utilizzare la struttura, possono accompagnare gruppi di
soci a fare osservazioni od osservare in proprio presso la struttura. Nessun socio può
accedere all' osservatorio se non c'è almeno uno Star Member, che ha la responsabilità,
per quella notte, della struttura.
Un altro problema riguarda il controllo numerico degli accessi. Fisicamente non più di
quattro o cin-que persone possono essere presenti nella struttura. C'è un sistema di
prenotazioni che gestisce il presidente del Circolo e che evita "la ressa". Per
un normale discorso di "cavalleria" nei confronti di chi inizia o ci frequenta
da poco, c'è un gentlemen's agreement in base al quale in caso di prenota-zioni superiori
ai posti disponibili, i soci più esperti rinunciano o si prenotano per un' altra sera.