Quando il cielo piange

DI PATRIZIO CASIRAGHI

 

Il nostro sistema solare è composto da una stella, il Sole, nove pianeti ed una infinità di corpi minori: gli asteroidi e le comete. Queste ultime sono corpi celesti che arrivano dagli abissi interstellari della nostra galassia, la grandiosa Via Lattea.

   Le comete, come disse un astronomo, sono grosse palle di neve sporca che ad un certo punto cadono verso le stelle. Cadendo possono impattare contro un pianeta, svanire dentro la stella che le ha attratte, rimanere in orbita attorno alla stella oppure, se hanno acquistato abbastanza velocità, tornarsene negli abissi da cui sono state strappate.

   Mentre transitano all’interno di un sistema solare le comete “sfregano” contro le particelle del vento solare emesso dalla stella. Il calore generato dall’attrito fa evaporare la superficie delle comete e ne riscalda anche le profondità, provocando getti di vapore. Così le comete si lasciano dietro delle scie di materia, per lo più minuscoli frammenti di ghiaccio e polveri, che noi chiamiamo code. All’inizio la densità di queste code è sufficientemente elevata per riflettere la luce della stella e rendersi visibili, ma man mano che la densità diminuisce anche la coda tende a svanire. Indipendentemente dalla fine della cometa, questi minuti frammenti entrano in orbita attorno alla stella, nel nostro caso il Sole. Capita così che i frammenti incontrino l’orbita di un pianeta. Solitamente non accade nulla, ma se oltre all’orbita incontrano anche il pianeta allora questi frammenti vi cadono dentro. Per l’esattezza non si tratta di una caduta, ma di un vero scontro. Il pianeta Terra, per esempio, viaggia a folle velocità lungo la sua orbita e si scontra con i frammenti della cometa che viaggiano a diverse decine di chilometri orari. I frammenti, urtando l’atmosfera, si riscaldano per attrito raggiungendo temperature di migliaia di gradi che per pochi istanti li rendono luminosissimi. Visti dalla superficie terrestre si ha l’impressione che le stelle stiano cadendo, da qui il nome di stelle cadenti. Le loro scie luminose impressionano gli osservatori dando l’illusione che si tratti d’oggetti di grosse dimensioni quando invece si tratta spesso di particelle non più grandi di uno dei comunissimi grani di polvere, ben noti alle massaie di tutto il mondo, che bruciano a centinaia di chilometri dalla superficie terrestre.

   Nel suo moto lungo l’orbita la Terra interseca le ex orbite di molte comete e le stelle cadenti non sono un fenomeno tipico solo delle notti d’agosto. Sciami di stelle cadenti sono visibili tutto l’anno, talvolta molto appariscenti, altre volte no. Chi osserva spesso il cielo stellato sa che non è difficile vedere una stella cadente anche fuori dai periodi canonici. Si tratta spesso di qualche minuscolo asteroide, pochi millimetri ed anche meno, qualche frammento di ghiaccio ed in alcuni casi persino di frammenti provenienti da veicoli spaziali. A volte oltre alla scia può capitare di sentire un botto, in questo caso si tratta di un bolide, cioè di un oggetto di grosse dimensioni che impatta l’atmosfera terrestre e che può dare origine ad un piccolo meteorite, cioè ad un sasso che cade poi sulla terra.

   Un fenomeno curioso abbinato alle stelle cadenti lo si può osservare nel campo delle onde radio. I radioamatori sfruttano le scie di gas ionizzato lasciato dalle stelle cadenti per farvi rimbalzare contro le onde radio, così da mandare o captare stazioni radio normalmente fuori dalla loro portata. L’aspetto scientifico di questo fenomeno naturale sta’ solo nell’analisi dello spettro luminoso per determinare la composizione chimica e nella determinazione del radiante, cioè il centro da cui sembrano arrivare tutti i frammenti, osservando da più siti gli stessi frammenti.

   Il sogno degli astrofili è di poter assistere ad una vera pioggia di stelle cadenti, come quelle documentate in stampe del diciannovesimo secolo. Il ventesimo secolo è stato avaro e si spera nel nuovo, ma la speranza di vedere piogge notevoli diminuisce con il passare del tempo, non per colpa di madre natura, ma per colpa delle attività umane. Dai cieli delle nostre città già oggi è possibile vedere solo le stelle cadenti più brillanti, mentre nei cieli delle campagne più buie o in montagna è ancora possibile ammirare questo spettacolo naturale in tutta la sua bellezza. Poco alla volta anche questi cieli incontaminati verranno sporcati dalla luce parassita dell’illuminazione artificiale che già nei maggiori centri abitati ha cancellato quasi del tutto la visione del cielo stellato e le previsioni sono pessimistiche.

   Le piogge di stelle cadenti di due secoli fa forse erano le lacrime del cielo, conscio di dover assistere alle grandi atrocià che l’uomo doveva compiere nel secolo successivo e che presto il romantico cielo stellato, ispiratore d’artisti, poeti e sognatori, doveva lasciare spazio ai moderni sogni artificiali, vuoti e disumani.

   Già oggi, volando di notte, dai finestrini degli aerei è più facile scorgere le fredde costellazioni disegnate dal paesaggio umano che quelle del cielo, il tutto per illuminare monumenti inaccessibili, piazze vuote, decorare centri commerciali chiusi e illuminare strade e giardini, pensando così di tenere lontano il babau, mostro d’infantile memoria, che si muove al buio per farci del male, mentre a farci del male siamo solo noi stessi. Il crimine si muove di giorno come di notte e non si combatte illuminando irrazionalmente tutto e tutti. Serve ben altro che una lampadina per cambiare il mondo, ma siamo noi che dobbiamo re impossessarci della notte che ci appartiene. Quando i nostri cieli torneranno bui, torneremo a vedere le lacrime del cielo, e questa volta saranno lacrime di felicità.

 

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