Il libro è dunque composto dalle descrizioni di queste città « invisibili » all'imperatore (che
ha rinunciato a controllare di persona i fasti e i nefasti dell'impero a causa della sua « ampiezza
sterminata »), e dai dialoghi che si svolgono tra Kublai Kan e Marco Polo ogni volta che questi
rientra dalle sue ambascerie. Dal lato puramente tecnico il libro è diviso in nove capitoli, ciascuno
dei quali « contiene » i suaccennati dialoghi (in corsivo) e la descrizione di un certo numero di città
descritte da Marco Polo. Il primo e l'ultimo capitolo sono costituiti da dieci città; gli altri sette, da
cinque. Ogni resoconto di città è preceduto da un titolo-didascalia, e precisamente: « Le città e la
memoria », « Le città e il desiderio », « Le città e i segni », « Le città sottili », « Le città e gli
scambi », « Le città e gli occhi », « Le città e il nome », « Le città e i morti », « Le città e il cielo »,
« Le città continue » e « Le città nascoste » (....) I nove capitoli rappresentano il corpo umano (la
testa, le braccia, il torace, gli organi della riproduzione e le gambe). Crediamo quindi che non sia
arrischiato affermare che il numero cinque simboleggi i cinque sensi. (Tra l'altro, i dialoghi in
corsivo sono « diciotto », ovvero il doppio di nove, ovvero il corpo e lo spirito.)
Ma Calvino non è uno scrittore che si lasci incapsulare da uno schema, né tanto meno sedurre da
una simbologia dozzinale. Costruita la « logica combinatoria » della successione delle « città »,
costruito anche (inconsciamente o meno, non importa; o forse importa moltissimo?) il corpo umano
(il corpo cioè del libro), eccolo tuffarsi nel suo sempiterno mondo favoloso intriso di ardua moralità
e di sorniona ma penetrante attenzione ai conflitti dell'individuo e della società. Anzi, in questo
caso, della civiltà: la nostra, intendiamo.
G. BONURA, Le città invisibili, in G. BONURA, Invito alla lettura di Calvino, Mursia, 1972, pp. 83-85.