La struttura narrativa delle Città invisibili è una geometria senza ‘figure’: il gioco matematico non rinvia a un ' pieno ' interpretativo ed a una esaustività descrittiva, bensì dagli «involucri illusori» procede verso il continente immenso dell'interiorità:
«È tempo che il mio impero, già troppo cresciuto verso il fuori, - pensava il Kan- cominci a crescere al di dentro» (1)
Se tale è la direzione che fornisce, classicamente disposta, la «cornice», lungo di essa occorrerà orientare l’analisi del ‘sistema’ delle città inscritte, avvertiti – sin dalla prima – che con Kublai Kan siamo chiamati
«a discernere, attraverso le muraglie e le torri destinate a crollare, la filigrana d’un disegno così sottile da sfuggire al morso delle termiti». (2)
(...) Il modello che qui si propone sembra non solo più perspicuo e fedele al testo, ma – come si
vedrà – funzionale ai fini della leggibilità della costruzione testuale: esso non serve a ‘portare in superficie’
la struttura latente, bensì ad introdurre il lettore ‘verso l’interno’, come disegna Kublai Kan.
Lo schema 1, denominate con lettere da a fino a m ( cfr legenda ) i tipi di città che occorrono nel testo (da Le città e la
memoria.1 = a1 - a Le città nascoste.5 = m5, l’incipit e l’explicit del libro), presenta il processo di lettura (da
sinistra a destra), isolando ai margini del parallelogramma due triangoli “equilateri” che inscrivono le due
sezioni estreme, e doppie, che ‘incorniciano’ il sistema:
In entrata, al vertice del primo ’ incorniciamento ’ a4 (Le città e la memoria.4), sono fornite le ‘indicazioni
d’uso’ della mappa, il
«reticolo nelle cui caselle ognuno può disporre le cose che vuole ricordare [...]. Tra ogni nozione e ogni punto dell'intervallo potrà stabilire un nesso d'affinità o di contrasto che serva da richiamo istantaneo alla memoria. Cosicché gli uomini più sapienti del mondo sono quelli che sanno a mente Zora »;
in uscita, nella cornice che precede il vertice h5 (Le città e i morti.5, incipitario dell’ultimo ’incorniciamento’), la didascalia di Kublai Kan avverte che si sta uscendo dal regno della simmetria e della forma, verso l'anonimo che non ha « una forma né un nome »:
«Dove le forme esauriscono le loro variazioni e si disfano, comincia la fine della città. Nelle ultime carte dell’atlante si diluviano reticoli senza principio né fine, città a forma di Los Angeles, a forma di Kyoto- Osaka, senza forma.» (3)
1: cornice V, da Italo calvino, le citta invisibili
2: cornice I, cit.
3: cornice IX A, cit.
C. OSSOLA, L’invisibile e il suo ‘dove’: “geografia interiore” di Italo Calvino, in “Lettere
italiane”, XXXIX (1987), I, pp. 242-48