"Dirò di me stesso un canto vero, i viaggi narrerò. Come in
giorni duri spesso ho sofferto tempi di pena, ho sentito nel cuore amara la
cura, nelle chiglie trovato dimore di dolore, sulle onde in tumulto dove spesso
mi tenne veglia ansiosa di notte, alla prua della nave, che rollava alle rocce.
Eran dal gelo i piedi premuti, legati dal ghiaccio in fredde catene, mentre pene
soffiavano calde dal cuore e fame strappava lo spirito dentro, stanco del mare.
Quell'uomo non sa, cui tocca su terra di vivere bene, come miserando sul gelido
oceano, d'inverno ha percorso le vie dell'esilio, privato d'amici, pendevano
attorno verghe di ghiaccio. Turbinava la grandine".
The shiffer -
racconto medievale
Nostalgia dell'ignoto
A notte l'ombre brunivano, nevicava
dal nord, sulla terra ghiacciata cadeva la grandine, il più freddo dei grani. I
pensieri del cuore mi turbano, ora, che sui mari profondi debba lanciarmi, nei
flutti salsi in tumulto. Ogni volta però la voglia del cuore spinge lo spirito a
viaggiare lontano, a cercare le terre straniere. Pure al mondo non c'è chi, sì
folle di cuore, sì largo di doni, in giovinezza sì forte, sì ardito in imprese,
con signore sì amico, sempre non abbia, ansia del viaggio, per il fato che a lui
riserva il Signore. Non ha pensiero per l'arpa, per possesso d'anelli, né
piacere di donna, né gioia mondana, né cosa alcuna fuorché l'onde rombanti, ma
sempre si strugge chi si spinge sul mare, sempre si strugge
chi si spinge sul mare
The shiffer - racconto medievale
Melville
"Eccovi dunque l'insulare città dei Mahanattesi, tutta
cinta dalle banchine [...]: a destra o manca le strade portano verso l'acqua. La
punta estrema della città è la Battery: quella nobile mole è bagnata da onde e
rinfrescata dalle brezze [...] Guardate lì le folle dei contemplatori
dell'acqua. Camminate ai margini della città in un sognante pomeriggio
domenicale [...] Che cosa vedete? Piazzati come sentinelle silenziose
tutt'intorno all'abitato, stanno migliaia e migliaia di mortali impietrati in
sogni oceanici. Alcuni appoggiati ai pali, altri seduti sulle testate de moli:
questi spingono lo sguardo oltre le murate di navi che vengono dalla Cina,
quelli aguzzano gli occhi verso l'alto, nelle attrezzature, come cercassero di
spaziare ancora meglio sul mare. Ma sono tutti gente di terra, uomini rinserrati
nei giorni feriali tra cannicci e intonachi, legati ai banchi, inchiodati agli
scanni, ribaditi alle scrivanie. Che significa allora? [...] Che fa qui tutta
questa gente?..."
"...ogni pensiero profondo e serio è uno sforzo
coraggioso dell'anima per tenersi la libertà aperta del suo mare, mentre i venti
dal cielo e dalla terra cospirano per gettarla sulla costa insidiosa e servile.
Ma la verità più alta, indicibile come Dio, è soltanto nell'assenza di terra: e
allora è meglio subissarsi in quell'infinito..."
Melville, Moby
Dick
" Perché lo spettacolo del mare è così
infinitamente ed eternamente gradevole? "
(Baudelaire)
"Per il bimbo innamorato di carte e di stampe,
l'universo è in tutto uguale a un vasto appetito.
Com'è grande il mondo alla luce delle lampe
e agli occhi del ricordo com'è rattrappito!
n bel giorno si parte, le menti infiammate,
il cuore pieno di livori e struggimenti amari,
e si segue il ritmo dei marosi alle murate,
che culla il nostro infinito sul finito dei mari".
[...]
"Ma quando ci schiacceranno, a testa china,
potremo sperare e dire: 'Avanti fratelli!'
come si partiva un tempo per la Cina,
con gli occhi fissi al largo e il vento nei capelli.
Sul mare di Tenebre ci imbarcheremo
con l'animo d'un passeggero acerbo e ilare..."
[...]
"Morte, vecchio capitano, è tempo di andare!
Questo paese ci annoia, affrontiamo i marosi!
Se neri come l'inchiostro sono cielo e mare,
i nostri cuori che tu conosci son radiosi.
Morte, versaci il tuo veleno, ci conforta.
Vogliamo scender nell'abisso, giù nel covo,
fino a bruciarci il cranio: Inferno o Ciel, che importa?
Fino in fondo all'ignoto per trovare del nuovo".
tratti da Il viaggio, "le fleurs du mal" Baudelaire
In mare aperto
"Le peregrinazioni alla ricerca della verità e
del bene appaiono vicine alle imprese dei naviganti. Vi é il senso di
precarietà, il non poter contare su nessun altro aiuto all'infuori del proprio
discernimento e dell'intelligenza, la vastità dell'orizzonte. E tuttavia questa
metafora può indicare due concezioni lontane del ruolo della conoscenza umana...
L'immagine della navigazione in mare aperto suggerisce dopo tutto un
paragone con la terraferma, con il terreno solido sotto i piedi, e quindi con
l'idea di casa e di patria. Non a caso le immagini dell'appartenenza umana sono
legate alla terra. Quindi vi è, in questa visione della conoscenza, la
nostalgia o l'aspirazione di qualcosa di più solido e certo del viaggio per
mare, di una peripezia del sapere e dell'anima, che segua percorsi tracciati e
sicuri. Ma vi é anche un'altra immagine, secondo cui la condizione umana é
caratterizzata proprio da questa instabilità e insicurezza, a cui non si oppone
alcun territorio fermo, ma il naufragio, l'imperizia, che conduce al fallimento
dell'impresa del sapere e della conoscenza "
... Si chiama navigazione stimata, signor
Defoe, quando si procede soltanto con l'aiuto del solcometro e della bussola. Lo
sapevate? Ad ogni modo è cosi', il racconto della mia vita non è altro che una
navigazione stimata. Si sa dove si è, ma più ci si allontana dal punto di
partenza, più la posizione diventa incerta. Il cerchio entro il quale ci si
dovrebbe trovare diventa sempre più grande. E cosa si fa in questi casi? Si
raddoppiano i turni di vedetta, nella speranza di avvistare terra prima che sia
troppo tardi. Si consulta il giornale di bordo, e si valutano i vari fattori,
l'errore strumentale del solcometro, la deriva causata dal vento e dalla
corrente, i timonieri che poggiano o orzano per una raffica improvvisa. Ma si
raggiunge mai una qualsiasi certezza? No, al contrario. Il navigatore esperto è
quello che allarga sempre piu' il cerchio, che capisce che l'incertezza è
l'unica certezza a disposizione.
Bjorn Larsson - La vera storia del pirata
John Silver - Iperborea ed. 1998 -