Azalaï, il tempo delle carovane
Nelle sabbie del deserto è sepolta una piramide rovesciata,
racchiude la verità sulla specie umana.
La verità è sepolta nelle sabbie del deserto
affinché chi la scopra sia considerato un pazzo
con la mente bruciata dalla solitudine e dal sole".
detto arabo
O uomo, che importa che tu abbia caldo o freddo? E' la legge del deserto l'aver caldo di giorno e freddo di notte. Ma non hai che da volgere la tua fronte al cielo per ricevere il sole e poi le stelle. E sarai contento". (Mussa Ag Armstan, capo Tuareg).
Il deserto evoca qualcosa che manca - è assenza, distanza, vuoto -, ma al tempo stesso ti accoglie come una culla che custodisce le tue origini. Per i
Tuareg il Sahara è un gigante addormentato, da cui traggono la linfa vitale....
...La carovana, in effetti, è implacabile come il territorio che attraversa. Ogni giorno percorre da quaranta a cinquanta chilometri. Non si ferma se qualcuno ha i piedi doloranti per le pietre, la sabbia o le erbe pungenti. Ignora i dolori di testa, i crampi allo stomaco, gli attacchi di dissenteria. Alla fine di ogni giornata i cammelli vanno scaricati elasciati liberi di pascolare (sempre che ci sia un pascolo). La mattina gli animali devono esserer adunati e caricati; per farlo occorre alzarsi all'alba per poi mettersi in marcia e fermarsi molto dopo il tramonto. Di soste per il pranzo non se ne parla. Mentre si cammina si trangugia la "crème", un impasto di acqua, miglio e di frutto di baobab polverizzato. Il capo carovana prepara il tè seduto sul suo cammello. La sera, ma più spesso di notte, si aspetta con impazienza che venga cotto il riso, condito con olio vegetale. Si beve tè verde cinese, lasciato bollire a lungo e con un'abbondante dose di zucchero. Prima, però, ci si deve preoccupare di raccogliere una scorta abbondante di sterco secco di cammello, che spesso è l'unico combustibile a disposizione.
Gesuiti,
popoli
Nel suo viaggio di andata e ritorno, la carovana ha percorso circa milleduecento chilometri. All'avvicinarsi della meta, il ritmo della marcia si fa meno massacrante. Dopo giorni e giorni di andatura ininterrotta è finalmente possibile fermarsi al tramonto.
Si accendono i fuochi, si cucina, si fanno mangiare gli animali e si prepara il tè.
Giosuè Bolis, Myriam Butti
Azalai, Periplo edizioni - les cultures - 1998