"Molto spesso il viaggio diventa fine a sé stesso. Nella civiltà occidentale, moderna in particolare, il viaggio ha assunto le valenze di un vagabondaggio e un errabondare senza meta" (Boitani - il mito del viaggio)
Non sappiamo se esiste un fuori, un "altrove" rispetto al labirinto in cui ci muoviamo. E allora il nostro compito diventa un altro. Non più, necessariamente, uscire, ma smarrirsi nel labirinto della città, senza perdere se stessi, senza farsi risucchiare dall'anonimato della folla impersonale. E' un'arte ancora da inventare, tutta da costruire. Come dice Benjamin (1973):
"Non sapersi orientare in una città non vuol dire molto. Ma smarrirsi in essa come ci si smarrisce in una foresta, è una cosa tutta da imparare".
Gabriele Qualizza, Spazio del moderno e metafora del labirinto da Fucine Mute