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Juan RulfoUn sito con le fotografie di J. Rulfo Intervista di W.Dante a Juan Rulfo in lingua spagnola |
" Sono venuto a Comala perchè mi avevano detto che qui abitava mio padre, un certo Pedro Paramo. Me lo aveva detto mia madre. E io le avevo promesso che sarei andato a trovarlo appena lei fosse morta. Per prometterglielo, le avevo stretto le mani; stava per morire ed io ero pronto a contentarla in tutto."
Cosi' comincia Pedro Paramo il libro, forse, piu' importante del secolo in lingua spagnola. Le due opere piu' importanti di Juan Rulfo vengono pubblicate tra il 1953 (El llano en llamas) e il 1955 (Pedro Paramo). Mai scrittore e' riuscito a concentrare in cosi' poche pagine tanta forza narrativa, perfezione di stile, profondita' e ricchezza di significati mitici e simbolici.
In questa breve sintesi della sua infanzia, che Juan Rulfo fece nel 1968, si possono trovare quelli che sono i temi riccorrenti della sua opera: la solitudine,la desolazione, la violenza e la morte in tutte le sue forme, ma anche l'amore, eterna frustrazione dell'uomo. In un mondo dove proliferano i linguaggi, e le immagini e le parole si moltiplicano e si riversano all'infinito sulla nostra esistenza, fino a perdere di consistenza, di precisione e di significato, proprio in questo mondo del 2000, appestato dal superfluo, l'opera di Rulfo potrebbe aiutarci a ritrovare il senso delle cose, la precisione, la capacita' di esprimere cio' che sentiamo. Le ultime parole del romanzo di Pedro Paramosono il miglior esempio della potenza espressiva che Juan rulfo riesce a concentrare in poche parole:
"Dopo pochi passi cadde, supplicando dentro di se; ma senza dire una sola parola. Diede un colpo secco contro la terra e si ando' sgretolando, come fosse un mucchio di pietre."
calvino |
" ...mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo, casuale, e ne provo un fastidio intollerabile....Alle volte mi sembra che un'epidemia pestilenziale abbia colpito l'umanita' nella facolta' che piu' la caratterizza, cioe' l'uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l'espressione sulle formule piu' generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive,...Viviamo sotto una pioggia ininterrotta d'immagini, i piu' potenti media non fanno che trasformare il mondo in immagine e moltiplicarlo attraverso una fantasmagoria di giochi di specchi: immagini che in gran parte sono prive della necessita' interna che dovrebbe caratterizzare ogni immagine, come forma e come significato, come forza d'imporsi all'attenzione, come ricchezza di significati possibili. Gran parte di questa nuvola d'immagini si dissolve immediatamente come i sogni che non lasciano traccia nella memoria; ma non si dissolve una sensazione d'estraneita' e di disagio.."
tanti i siti su Calvino, ma si puo' cominciare con questo: |
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