LA POESIA
La
poesia improvvisata è un patrimonio tipico delle società contadine. La sua
prima diffusione si ha nel corso di balli tondi, nelle serenate, nelle
vendemmie, nelle tosature e nelle solitudini dei campi, per assumere poi
aspetti professionali con poeti che giravano di paese in paese chiamati dai
vari comitati dei festeggiamenti.
Le poesie si
imparavano con la stessa naturalezza con la quale si apprendeva il dialetto;
non era importante sapere chi le aveva cantate per la prima volta, poiché appartenevano
a tutti come la lingua madre.
Nelle scuole si
tralasciavano insieme ad altre cose importanti come “sos contos et sas istorias”;
infatti anche chi frequentava la scuola oltre la terza elementare non si
interessava alla poesia che invece costituiva una letteratura che venne
tramandata e arricchita nei luoghi di lavoro e di vita tramite una scuola orale
molto più frequentata della scuola italiana, che proponeva programmi più aperti
e stimolanti. Queste poesie venivano cantate dal popolo che le faceva sue e le
tramandava nel corso dei tempi; esse hanno aiutato la gente a esprimere i
propri sentimenti, perché connesse ai loro modi di sentire e di parlare.
La poesia che è
giunta a noi è quella più colta, prodotta dalle classi più alte che non sempre
si rispecchiavano nella società e nel tempo in cui si nasceva; anzi questi
poeti spesso apparivano estranei alla situazione dell’isola stando più attenti
a imitare alcuni modelli della poesia italiana piuttosto che essere portavoce delle esigenze della loro terra.
I poeti che si
espressero nei vari dialetti sardi, in quella che veniva chiamata “la lingua
nazionale”, sentirono il desiderio di rivolgersi al popolo che parlava solo
quella lingua e che nel dialetto poteva meglio comprendere i messaggi espressi.
La poesia individuale si è conservata oralmente proprio come i canti anonimi e
autenticamente popolari, come “i muttos”, ed è riuscita perché
espressa da poeti che facendo poesia si sentivano uguali agli altri isolani.
A Banari oltre la
poesia improvvisata che ha in Barore Sassu uno dei suoi rappresentanti più
significativi; particolare importanza assumono le altre forme musicali: “su
cantu in re”- “sa nuoresa”- “sa corsicana”- “sa tempiesina” (detta
anche filugnana), in cui i cantatori sono accompagnati dalla chitarra, dal
triangolo e dal sonetto.