Pietra rossa e fornelli
Due
attività peculiari di Banari che attualmente non vengono più praticate che in
passato diedero una certa notorietà al paese: erano l’estrazione la lavorazione
della trachite rossa e la fabbricazione di fornelli e pentole di terracotta.
Con la pietra rossa (la trachite), di cui il paese fu anche esportatore,
attraverso le opere di scalpellini e muratori si realizzavano creazioni
artistiche e di edilizia pubblica e privata.
Legando
le pietre con una specie di argilla e acqua, si edificavano i muri di
recinzione dei palazzi signorili e delle ville, i muri delle case e delle
chiese, le travi per i tetti, i pavimenti. Le panchine, anch’esse in trachite
rossa, " Sas Pezzas " tuttora collocate a ridosso dei muri
vicino alle porte, offrivano e offrono agli abitanti, oltre al riposo,
l’opportunità di legami sociali.
Gli
abili artigiani creavano davanzali per le finestre, stipiti ed arcate per le
porte, fontanelle per l’acqua, lavatoi ed anche lapidi per le tombe.
Con
la seconda attività gli artigiani banaresi, diedero vita ai fornelli " furreddos
" e alle pentole "tontes " di terracotta, che resero
famoso il paese facendone conoscere gli abitanti col nomignolo di
"
banaresos furreddaios ".
Questo
tipo di attività ha rappresentato per il paese, fino ai primi anni del
novecento, una forma di commercio piuttosto redditizia che con gli anni andò
gradualmente diminuendo fino a scomparire.
Il procedimento per la preparazione dei fornelli prevedeva che l’argilla d’ottima qualità, prelevata dalle cave fosse fatta essiccare al sole, poi ridotta in polvere a bastonate "mazzada". La polvere veniva impastata con acqua e ottenuta la consistenza desiderata, plasmata con la forma tipica dei fornelli e dei tontes che , posti in forme, si cuocevano nel forno a legna. A cottura ultimata si estraevano dal forno e dopo essersi raffreddati si toglievano dagli stampi.