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Ferruccio de Bortoli non ce ne vorrà se ripubblichiamo, dopo
faticosa ribattitura, due pezzi apparsi nei giorni scorsi sul suo
giornale.
Lo facciamo perche' sono due articoli esemplari, chiari,
che spiegano con una semplicità davvero encomiabile tutto cio' che c'e'
da sapere sul voto in queste ore in corso al Senato sulla nuova disciplina
in materia di rogatorie giudiziarie.
Nel ringraziare il Corriere della Sera, proponiamo sul campo
i colleghi Paolo Biondani e Luigi Ferrarella per un immediato
aumento di stipendio e una medaglia alla chiarezza.
Ecco gli articoli. Il primo è di Paolo Biondani
OCCHIELLO - Nei documenti ricevuti dai magistrati di Milano
i passaggi di 434.404 dollari dall' azienda al giudice attraverso l'
avvocato Previti
TITOLO - «Carte
svizzere, fondi Fininvest andarono da Previti a Squillante»
di Paolo Biondani
Milano - Perché al processo sulla presunta
corruzione di un gruppo di giudici romani (arrestati nella cosiddetta
inchiesta «toghe sporche» e ora in pensione) sono così importanti le «rogatorie
svizzere»?
Cosa porta i pm milanesi a sostenere in tribunale che contro Cesare
Previti e Silvio Berlusconi esisterebbero addirittura «prove
documentali»?
E perché la nuova legge sulla collaborazione giudiziaria tra Italia e
Svizzera viene contestata dall' opposizione come un tentativo di «aggiustare»
proprio quel processo?
Per rispondere a queste domande che agitano il dibattito politico, bisogna
esplorare migliaia di pagine di atti che la Procura di Milano ha ottenuto
dalle autorità elvetiche. E isolare quei pochi documenti, non più di una
decina, davvero fondamentali.
Carte sequestrate in tre banche elvetiche dalla stessa magistratura
svizzera, ma su richiesta (cioè su «rogatoria», dal latino «rogare»,
che significa «chiedere») dei pm italiani. Atti che, secondo la tesi
dell' accusa, sempre respinta da tutte le difese, dimostrerebbero il
passaggio di 434.404 dollari, nel marzo 1991, dal gruppo Fininvest
all' avvocato Cesare Previti e da questi al giudice romano Renato
Squillante.
Una presunta «tangente», insomma, che sarebbe confermata proprio
dalle «rogatorie».
ROWENA - E' il nome di una società off-shore panamense che gestiva
l' omonimo conto alla filiale di Bellinzona della Società bancaria
ticinese (Sbs). In Svizzera, le norme anti-riciclaggio impongono di
indicare anche il reale «beneficiario economico» di ogni deposito, che
resta comunque al riparo da rischi fiscali.
Nel marzo ' 96 l' allora procuratore elvetico Carla Del Ponte ha
sequestrato quel conto, scoprendo che faceva capo a un alto magistrato
romano, Renato Squillante, indagato a Milano per le accuse di
Stefania Ariosto e quindi arrestato.
Pochi giorni prima del blitz, su «Rowena» c' erano 9 miliardi di lire,
che furono prelevati in contanti da uno dei figli di Squillante.
I difensori del giudice romano hanno più volte replicato che quel conto
«non prova nulla»: Squillante, che fu anche commissario della Consob,
avrebbe depositato in Svizzera semplicemente i propri risparmi ricavati
con «normali investimenti in Borsa».
Tra le carte di «Rowena», l' attenzione dei pm si è subito concentrata
su un bonifico di 434.404 dollari, registrato il 6 marzo ' 91 (con «valuta»
per il giorno 7).
Quei soldi, secondo i documenti della «Sbs», arrivavano da «un cliente»
della banca Hentsch di Ginevra: il titolare del conto «Mercier».
Di qui la nuova rogatoria.
MERCIER - Nel luglio 1997, sempre Carla Del Ponte ha trasmesso al
pm Ilda Boccassini tutti gli atti di quel conto ginevrino. Come titolare
di «Mercier», la banca Hentsch ha indicato Cesare Previti,
avvocato, onorevole ed ex ministro del primo governo Berlusconi.
Tra le carte registrate il 5 marzo 1991 è comparso un bonifico di 434.404
dollari, proprio a favore della Sbs di Bellinzona e con «valuta 7 marzo».
In settembre la Procura di Milano ha presentato la famosa richiesta, poi
bocciata dalla Camera, di arrestare Previti, indicando appunto le
rogatorie svizzere come prove documentali della presunta tangente a
Squillante.
Nel suo unico interrogatorio, Previti ha confermato di essere titolare del
conto Mercier, ma ha respinto con forza l' accusa di corruzione.
Per spiegare il documento bancario, l' onorevole ha precisato di aver
versato più volte somme a un collega, l' avvocato Attilio Pacifico,
che aveva propri rapporti con Squillante: la banca elvetica, insomma,
potrebbe aver erroneamente riassunto quelli che in realtà furono due
bonifici ben distinti.
L' inchiesta però è proseguita: tra le carte di Mercier, infatti, c' era
anche la lettera di accredito dei 434.404 dollari, sempre con «valuta 7
marzo». Quel bonifico, secondo la banca Hentsch, era arrivato dal Credito
svizzero di Chiasso. A questo punto, nuova rogatoria.
FERRIDO - E' il nome del conto di Chiasso su cui la magistratura
elvetica ha scoperto anche un bonifico di 434.404 dollari, con lo stesso
beneficiario (Mercier-Hetsch). Di qui la domanda chiave: a chi
appartiene Ferrido?
Secondo i pm milanesi, la risposta consentirebbe di individuare il
misterioso corruttore che attraverso Previti avrebbe pagato Squillante. Ed
ecco il documento che per la Procura è decisivo: l' atto di apertura del
conto «Ferrido» è firmato da Giuseppino Scabini, dirigente della
tesoreria del gruppo Fininvest.
Secondo l' ipotesi dei pm, insomma, quei 434.404 dollari finiti a
Squillante tramite Previti arrivavano proprio da un conto estero del
gruppo controllato da Berlusconi. A confermarlo sarebbe lo stesso
Scabini, che interrogato nel marzo ' 97, cioè quattro mesi prima delle
rogatorie «a monte» su Previti, aveva dichiarato: «Effettivamente i
conti Ferrido e Polifemo a Chiasso sono stati da me aperti su richiesta di
Gironi, che era il mio capo».
LE REGOLE - L' avvocato Niccolò Ghedini, deputato di Forza
Italia e difensore di Berlusconi proprio in questo processo, ieri ha
ribattuto con grande sicurezza alle accuse dei pm: «Quei documenti
bancari non rappresentano alcun problema per l' onorevole Berlusconi: la
sua completa innocenza traspare proprio dagli atti processuali, con o
senza rogatorie. Non c' è nessun versamento anche solo indirettamente
riconducibile a lui.
Che la legge sulle rogatorie possa interferire sulla validità dei
documenti svizzeri, poi, è una falsità politica facilmente dimostrabile:
la sanzione dell' inutilizzabilità non impedisce assolutamente di
ripetere le rogatorie. Se manca un timbro, basterà rifarlo in Svizzera.
L' unico nostra richiesta è di smetterla coi giudizi anticipati in
piazza: non si possono fare processi senza regole».
Paolo Biondani
Il
secondo articolo e' apparso pochi giorni prima di quello che avete
appena letto.
OCCHIELLO - Gli emendamenti proposti dalla maggioranza ricalcano le
richieste delle difese già respinte dai giudici
TITOLO - Rogatorie, a rischio i processi «Toghe sporche»
CATENACCETTO
- Oggi votazioni alla Camera: la nuova legge metterà in
crisi anche inchieste su criminalità e terrorismo
di Luigi Ferrarella
MILANO - Anche se in teoria la spina verrebbe staccata solo
tra qualche udienza, i processi sull' ipotizzata corruzione di magistrati
romani che coinvolgono il premier Silvio Berlusconi potrebbero di
fatto spegnersi stasera. Quando sulle regole per le rogatorie (cioè per
la cooperazione giudiziaria italo-svizzera su documenti bancari e
testimonianze), le Commissioni Giustizia ed Esteri della Camera voteranno
gli emendamenti.
La maggioranza punta a
«blindare» il medesimo testo già approvato in agosto al Senato per la
ratifica della Convenzione. Come conseguenza, non soltanto nei processi
futuri ma anche in quelli già in corso, e persino in quelli già definiti
in appello, diventeranno inutilizzabili (come se mai esistite), tutte le
rogatorie la cui acquisizione sia stata punteggiata da vizi di forma.
Al ministero della Giustizia stanno verificando quante delle 2.371
rogatorie pendenti siano a rischio, specie nei processi di criminalità e
terrorismo internazionale.
Ma i primi effetti si avranno sui processi Sme e Imi-Sir, i cosiddetti
processi «Toghe sporche» che, nel distretto del procuratore
generale Francesco Saverio Borrelli (giorni fa ricevuto al
Quirinale), a partire dall' arresto del giudice Renato Squillante
hanno via via incriminato tra gli altri il capo del governo, Silvio
Berlusconi e Cesare Previti per corruzione di magistrati.
La legge in discussione mostra una spiccata sensibilità proprio per i «vizi
formali» che il 12 maggio 2000 la difesa di Berlusconi invocò (ma
che il tribunale respinse alla luce della normativa allora vigente), per
chiedere l' inutilizzabilità dei documenti bancari cardini dell' accusa e
frutto appunto delle rogatorie.
Con una aggiunta: due emendamenti, introdotti al Senato dai forzisti Marcello
Dell' Utri, Lino Jannuzzi e Paolo Guzzanti sul «corpo» del testo
originale lasciato inapprovato dall' Ulivo, stabiliscono che «in ogni
stato e grado» del processo, alla prima udienza successiva all' entrata
in vigore della nuova legge, potranno essere fatte valere le nuove norme
che azzerano le rogatorie viziate anche da modeste inosservanze formali; e
che eguale tabula rasa deve essere fatta anche di tutte le testimonianze
sui contenuti delle rogatorie azzerate.
Di queste irregolarità offrì un catalogo il 12 agosto 2000 l' avvocato Filippo
Dinacci, difensore dell' attuale premier con Gaetano Pecorella
(oggi presidente proprio della Commissione Giustizia), e il
neoparlamentare Niccolò Ghedini.
La difesa si disse penalizzata dal fatto che «in molte rogatorie mancasse
il numero». Protestò perché, invece degli «originali» o anche di «fotocopie
purché munite di specifica certificazione di conformità», la Svizzera
aveva consegnato fotocopie semplici: «Quale valore noi potremo dare a
questa documentazione? - aggiunse il difensore del giudice Renato
Squillante, Andrea Fares -
C' è un divieto di legge e c' è una inutilizzabilità. Basta».
Molte rogatorie, lamentò poi Dinacci, «sono state inoltrate direttamente
tra le due autorità giudiziarie italiana e svizzera, in una sorta di
corrispondenza di amorosi sensi», che ha «bypassato il ministero
della Giustizia in Italia e l' Ufficio Federale in Svizzera».
In altri casi, censurò, «la consegna diretta a mano è stata fatta
addirittura agli ufficiali di polizia», e «se c' è carenza di timbri
privi di autenticità, c' è carenza sulla autenticità delle rogatorie».
Curiosamente, il 12 maggio 2000 la difesa Berlusconi si oppose a una norma
modificata dalla Svizzera nel ' 97: «Qui c' è un problema - mise i
paletti -: quando la si applica? Mi pare ovvio che tutte le rogatorie
completate prima di quella data siano assoggettate alla pregressa e
diversa disciplina». Ovvio. Ma non oggi alla Camera.
Luigi Ferrarella
lferrarella@corriere.it
Ecco infine una breve spiegazione da legulei, altamente
istruttiva.
Testo dell'articolo 12 del nuovo testo di legge sulle rogatorie
(inserito con emendamento Dell'Utri-Guzzanti-Jannuzzi-Frau):
All'articolo 729 del codice di procedura penale, il comma 1 è così
sostituito:
1- "La violazione delle norme di cui all'articolo 696/1 riguardanti
l'acquisizione o la trasmissione di documenti o altri mezzi di prova a
seguito di rogatoria all'estero comporta l'inutilizzabilità dei
documenti o dei mezzi di prova acquisiti o trasmessi.
Qualora lo Stato estero abbia posto condizioni all'utilizzabilità degli
atti richiesti, l'autorità giudiziaria è vincolata al rispetto di tali
condizioni.
1-bis "Se lo Stato estero dà esecuzione alla rogatoria con modalità
diverse da quelle indicate dall'autorità giudiziaria ai sensi
dell'articolo 727 comma 5 bis, gli
atti compiuti dall'autorità straniera sono inutilizzabili.
1-ter "Non possono in ogni caso essere utilizzate le dichiarazioni,
da chiunque rese, aventi ad oggetto il contenuto degli atti inutilizzabili
ai sensi dei commi 1 e 1 bis"
Traduzione in italiano: qualsiasi violazione anche formale
delle regole italiane sull'acquisizione o sulle modalità di trasmissione
delle prove, rende inutilizzabili le prove raccolte all'estero per
rogatoria da giudici stranieri.
L'inutilizzabilità non può essere superata nemmeno chiamando, ad
esempio, il cassiere della banca a testimoniare sul conto o sul
versamento bancario che era attestato dai documenti diventati
inutilizzabili.
Queste norme sono generali, cioè valgono per tutte le indagini
(anche mafia e terrorismo) e per tutti i Paesi (non solo
Svizzera, ma anche, chessò, Afghanistan).
Se volessero mandarci prove contro Osama, insomma, anche i taliban
dovrebbero spedircele per via diplomatica con tanto di timbro
"copia autentica", altrimenti non le vogliamo, perchè
noi siamo una civiltà superiore soprattutto in affari di
giustizia.
Bds
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