Diritto di replica
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Lettere, contributi, smentite, errata corrige. Il Barbiere è a disposizione. Non solo per farvi pelo e contropelo, ma anche per ascoltarvi. Accomodatevi in poltrona, prego. E' chiaro che non sempre il Barbiere condivide la sostanza delle lettere pubblicate, ma tutti, nella nostra bottega hanno ugualmente diritto di ospitalità, almeno fintantoche' si comportano con cortesia e nel rispetto delle opinioni altrui. |
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Ascoltare Ho perso il trend dei bravissimi Luzzi
e Bassignano è un piacere quotidiano del quale cerco di non privarmi
mai. È una di quelle trasmissioni che ti riconciliano con la radio e col
nostro mestiere.
Berlusconi. Capitan Cocoricò chiede cosa ne pensano i colleghi. Il
che mi costringe a disvestire i panni della cazzara, come dicono a Roma, e
riprendere pro tempore quelli della notista politica quale per venti e
passa anni sono stata.
Per
la verita' il trucco della lavagna fu (se non vado errabondo!!!!) utilizzato
da tale V. Giscard D'Estaing in occasione di elezioni che regolarmente
perse: trattandosi di un economista del cacio e pepe la cosa non mi
stupi' e non mi stupisce ora. Quello che mi fa specie e' il fatto che una
Italia genuflessa perennemente sui francesi, non abbia trovato modo di
ricordarlo e di trarne le dovute (auspicate?) conseguenze. Sembra
essere diventato un vizio comune quello di parlare male di Libero e di
chi ci lavora...
Da
cinefilo consumato (e diplomato) Veltroni paragona la puntata di Porta
a porta con Berlusconi allo spassoso "Amici miei".
Ma oggi,
sull'agenda del leader Ds, c'è un impegno romano: alle 11 e 30, a Palazzo de Carolis.
A fare cosa? A presentare - con Casini, Fini, Rutelli e l'autore - l'ultima
fatica editoriale del medesimo Vespa. Qualcuno mi sa dire se c'è andato
(io non lo so, perché massimo, a quell'ora, vado alla macchinetta del caffè)?
Perché se c'è andato...
Cari, scusate l'insistenza ma... Vorrei farvi notare che il numero di Io Donna del 16 dicembre scorso che ospita a pagina 302 la mia lettera di protesta e la triste e menzognera risposta, ospita anche a pagina 26 il comunicato del comitato di redazione della RCS periodici che tra l'altro, spiegando le ragioni dell'ultimo sciopero, dice che "Gli Editori propongono... (che) Chi, invece, pratica la libera professione dovrebbe accettare di vedere i propri articoli modificati senza il proprio consenso...". Che è esattamente quello che avrei dovuto accettare... Bene,
se c'è questa sensibilità perchè nessun redattore di Io Donna ha mosso
un dito per difendere il mio diritto di non vedere
modificato sostanzialmente e a mia insaputa il pezzo pubblicato? E perchè
hanno invece avallato servilmente questa pratica e la sua successiva
giustificazione? Che bella categoria i giornalisti... Buon Natale.
Cari amici, oggi ho appreso che l'iter giudiziario (la prima parte invero), dopo due anni tra aule di tribunale e stanze di avvocati, è finito a mio favore con una Rai che sta violando il codice penale perché non ottempera al provvedimento del giudice di reintegrarmi quale caporedattore di tg3 EUROPA. Non è stato facile da soli (in due, il mio avvocato ed io) contro un ufficio legale di decine di avvocati più i massimi vertici aziendali tesi a dimostrare, con ogni mezzo, la loro tesi di soprusi e persecuzioni nei miei confronti mascherati da tecnicismo aziendale. Insomma Buon
Natale a tutti, e Buon Anno Nuovo, da un cittadino che da solo è riuscito a
sconfiggere la tracotanza e la banale perfidia di un gruppo dirigente
vuoto e arrogante. Scusate lo sfogo e spero presto di dirvi quale programma o
informazione tornerò a fare dai teleschermi della Rai. Ciao.
Comíè
la storia che i giornalisti non possono fare pubblicità?
Insomma è una cosa vera, finta o presunta? Mi sembra che la
pubblicità sia ammessa solo a fini benefici. Mi ricordo il caso della Parodi
cazziata da Mentana. Ma allora Fede o Vespa che pubblicizzano il
proprio libro? E i giornalisti sportivi che reclamizzano chat line sul
calcio, prodotti ed altro? E Brosio che pubblicizza qualsiasi cosa?
Che facciamo li radiamo, permettiamo a tutti di fare pubblicità o..?
Caro Figaro, permetti? Stavolta hai "toppato". E di brutto! La lettera di Ivan Denisovic suona falsa come una banconota da 11mila lire. Troppe contraddizioni. Perché lavora in un portale, l'amico Ivan, se proprio non gli piace, se gli manca tanto la verifica, l'uscire dalla redazione, l'incontro con le fonti? Mica è deportato in un Gulag staliniano come il protagonista del romanzo omonimo. Quanto alla tirata sul giornalismo con la G maiuscola, Ivan, mi sembri un poco saccente e presuntuosello. Che hai fatto in vita tua per credere di essere in grado di fare il Giornalista con la G? O ti senti già Montanelli? Penosa poi la citazione cinematografica. Che c'azzecca Gordon Gekko con la new economy? Quello era il prototipo della finanza di metà anni '80, tutta junk bonds e fregature. La new economy è una cosa un po' più seria di quella descritta da Ivan. Altra considerazione. In Italia sono ormai centinaia i professionisti che lavorano seriamente nell'online. L'amico Denisovic li hai dipinti come frustrati, schiavizzati e insoddisfatti. Io invece, e credo tanti altri come me che hanno lanciato nuovi prodotti - a proposito, altra citazione inesatta quella dello slogan pubblicitario de ilNuovo - con dedizione e - credo si possa dire - competenza, non mi riconosco per nulla nel quadretto di Ivan. Sono soddisfatta di utilizzare un mezzo innovativo e sicuramente non rimpiango l'epopea delle linotype. E nemmeno accarezzo certe idee velleitarie e demagogiche, adatte forse più che altro a vecchi cronisti legati a schemi superati, quelle della serie "si stava meglio quando si stava peggio", o anche "non ci sono più i giornalisti di una volta". Oggi i
giornali on line offrono un panorama completo e ricco di notizie che spesso
la stampa dimentica, o finge di non capire. E soprattutto, attraggono
sempre più lettori giovani, quello che i nostri amici della carta sembrano
non riuscire più a fare da tempo. Un ultimo appunto, caro Ivan. Non trovo
carino sbeffeggiare chi perde in Borsa. Non solo ti legge, ma paga gran parte
dei tuoi inserzionisti. Figaro, ammettilo. Hai un sito Internet
ma il tuo cuore è rimasto alla Lettera 22. Cara G.C., credo che l’esistenza del Barbiere sul Web sia la testimonianza piu’ evidente del fatto che i giornalisti, anche quelli con qualche anno in piu’ di te, non sono rimasti affatto alla Lettera 22, bensi’ sono capaci di utilizzare le nuove tecnologie della comunicazione. Il problema posto dalla amara testimonianza di Ivan Denisovic mi pare molto piu’ serio. Ivan ci spiega, semplicemente, che la informazione veloce in rete non e’ fatta dai giornalisti che smistano agenzie dalla mattina alla sera (e di notte). E’ fatta da qualcun altro. Se il lavoro del giornalista e’ quello di offrire al pubblico notizie, queste notizie vanno cercate, controllate, scritte, commentate eccetera eccetera, e fino a qui ci arriviamo tutti, c’e’ sicuramente da chiedersi chi lo fa veramente. Io mi permetto di dubitare che, almeno fino a oggi (e con qualche eccezione), lo facciano davvero i portali dove tu lavori. Per carita’, sul lavoro non si sputa mai, ci mancherebbe. La comunicazione in rete e’ una grande rivoluzione che ha portato e portera’ ancora lavoro per molti giovani. Ma
senza arrivare al neoluddismo di Giorgio Bocca, mi permetto anche io, e con
me credo tanti, di sottolineare la differenza che ancora c’e’ (o dovrebbe
esserci) tra il giornalismo e la direzione del traffico. Mi pare lo abbia
spiegato con straordinaria efficacia Don Bartolo in uno dei suoi Fumoir.
Che tu non veda questa differenza e’ affar tuo. Anzi no, e’ affare di tutti.
Ed e’ una constatazione amara. Allora, se credi, fai un esperimento: segui
per una giornata i notiziari sparati in rete da tre o quattro portali. E alla
fine della giornata vedi un po’ se riesci a trovare differenze significative
in quel barile di melassa di agenzie che ci viene propinato tutti i giorni in
rete. Poi ne riparliamo.
Rispondo
a Ivan Denisovic ("Io lavoro al desk, di un portale
a ore..."): facciamo a cambio? Senza bere caffe', senza fumare
sigarette, senza bestemmiare, lavorando anche 15 ore al giorno, leggendo cio'
che c'era di buono sui giornali tra un pastone e l'altro, verificando - quando
possibile - le fonti, e tentando di non offendere la lingua italiana, ho
fatto per lunghi anni lo stesso mazzo che tu dici di fare oggi, simulando -
permettimi - un vittimismo un po' da "Mille luci di New York".
Senza pretendere di essere Montanelli, senza firmare, ho lavorato
stancandomi e divertendomi un mondo. E in epoche bollenti di guerre del Golfo
e mani pulite. Ora sono disoccupato. Quanto mi piacerebbe risentire il suono
di quella maledetta sveglia. Caro Ivan, beato te.
Caro Barbiere, a proposito dell'incomprensibile comportamento di noi giornalisti (e dei politici), desidero chiedere ai direttori perché hanno ignorato questa notizia. Ogni riferimento ad albanesi coinvolti in vicende simili è puramente casuale... INCIDENTI
STRADALI: OPERAIO MORTO, IDENTIFICATO 'PIRATA' (ANSA) -
Caro
Barbiere, sono un giovane collaboratore e ti vorrei fare una semplice
domanda. Ma il 22 e 23 dicembre c'è lo sciopero dei giornalisti oppure
no? Ciao e complimenti per quello che fai, ti seguo quotidianamente.
Caro
Daniele, non lo sappiamo. Caro Barbiere della Sera, una piccola coda all'intervista fatta a Mentana. Per negare l'esistenza di un pensiero unico ulivista bisognerebbe avere la capacità di formulare pensieri. E Mentana, da quando Craxi è andato ad Hammamet e Martelli è fuori dal grande giro della politica, è troppo impegnato a scaricare chiacchiere a raffica per poter compiere un qualche sforzo di pensiero. Quanto alla
mia "nostalgia", legata ad una presunta candidatura in Alleanza
nazionale, tengo a precisare che non mi piace affatto guardare il
passato ma ho una gran voglia di affrontare il futuro. Proprio perché
penso sia necessario far rientrare un po' d'aria pulita nella casa
dell'informazione italiana liberandola dai pensieri unici e dai pensieri
inesistenti. Per inciso, non sono mai stato candidato di Alleanza
nazionale. Semmai di Forza Italia, visto che (anche se Mentana
non può capirlo perché non conosce la differanza) la mia è la cultura
liberale della società aperta. Io sono con Karl Raymund Popper, Mentana
forse con Pietro Taricone.
Quando Vittorio Feltri è stato radiato, l'Ordine della Lombardia ha immediatamente pubblicato sul proprio sito Internet il testo della sanzione e le motivazioni. Ora che il Consiglio interregionale del Lazio e del Molise ha giudicato la stessa vicenda (diffusione di immagini di pedofilia) per la parte di sua competenza (che era la più sostanziosa), non c'è la stessa trasparenza: perché, a quanto mi risulta, il Consiglio presieduto da Bruno Tucci non ha un sito Internet e non è solito divulgare i testi delle proprie decisioni (quasi che fossero 'interna corporis'). Siccome questa volta l'Ordine era chiamato a giudicare di uno scandalo pubblico e non di beghe fra colleghi (e dunque non regge la foglia di fico del richiamo alla 'privacy'), credo che sarebbe bene far conoscere alla categoria e all'opinione pubbica il come e il perché sono state assunte certe decisioni. Anche per non legittimare l'impressione, che qualcuno ha già manifestato, che le sanzioni vengono prese in modo casuale, quasi una tombola natalizia dove qualcuno pesca uno scappellotto, qualcuno viene escluso dal gioco, qualcuno viene mandato a letto senza cena e qualcun altro se la cava recitando l'atto di dolore davanti ai giudici-colleghi. Per questo mi rivolgo al Barbiere, chiedendogli di trovare il modo di pubblicare le motivazioni degli ultimi provvedimenti (e dell'archiviazione decisa a Torino del procedimento contro Lerner), in maniera da poter maturare un giudizio basato sui fatti e non sulle chiacchiere, gli schieramenti politici di riferimento, l'amicizia o l'inimicizia verso questo o quello. Anche perché
fra qualche mese si voterà per il rinnovo dei Consigli dell'Ordine, ed è
nostro diritto sapere come si è comportato chi è stato eletto tre anni
fa. Altrimenti anche le elezioni diventano come quelle inutili polemiche, vedi quella sollevata da Diaconale, se
i giornalisti italiani sono più di destra o di sinistra (e magari se c'è
qualcuno particolarmente bravo che riesce ad essere le due cose nello stesso
tempo). Ho appena finito di ascoltare l'onorevole Berlusconi a "Porta a Porta" e ho pensato che sia ora di finirla. Non ne posso più di sentir dire, ogni volta che gli viene fatta un'obiezione, che la colpa è dei giornalisti che lo hanno travisato. Sommessamente mi viene da chiederti, caro Barbiere: ma è possibile che siamo tutti dei cronisti disonesti o incapaci, quando riferiamo le sue frasi, o quelle di Bossi o di Storace, o di qualsiasi altro esponente della Casa della libertà? Siamo davvero così faziosi, e però, straordinariamente efficienti da riuscire a scrivere nello stesso tempo le stesse cose, salvo essere il giorno dopo insultati e denigrati da un esponente politico che ambisce a governare il paese? Io non lo
credo e mi piacerebbe assistere a uno scatto d'orgoglio dei giornalisti,
non in quanto corporazione, ma per rispetto della nostra intelligenza e delle
nostre storie professionali. E' possibile immaginare una reazione, o i
colleghi hanno già accettato di farsi mettere il bavaglio, limitandosi
a un riposizionamento in vista di un cambio di maggioranza nel paese? Per
chi, come me, crede nell'alternanza, non è un problema drammatico che
a vincere le elezioni sia Berlusconi: se saprà governare verrà rieletto, se
le sue promesse resteranno sulla carta dovrà farsi da parte. Mi preoccupa di
più che i giornalisti rinuncino alla loro funzione, a essere testimoni
dei fatti. Oggi Berlusconi non vuole voci fuori dal coro, se qualcuno
riferisce in modo critico le sue parole è per forza un avversario politico da
mettere alla berlina.Vogliamo provare, caro Barbiere, a vedere cosa ne
pensano i colleghi? Grazie dell'attenzione e cordiali saluti.
Caro
Barbiere, ti apprezzavo già da tempo. Ora, dopo aver letto l'intervista con Mentana, ti
amo: finalmente qualcuno ha il coraggio di dire che PIETRANGELO
BUTTAFUOCO SCRIVE MALE! Basta, lunedì mattina appena aprono le Poste
vado a sottoscrivere. (Anche se - lo
sappiamo tutti - sono soldi sprecati. Non ricordo una sola sottoscrizione che
abbia saputo dare un contributo decisivo alle fortune di un giornale. La
verità è che a parole siamo tutti grandi sostenitori dell'informazione libera
e indipendente, denunciamo le distorsioni dell'editoria impura ma in fondo in
fondo non ce ne importa un accidente. E allora ci meritiamo tutto: il
Giornale, Fede, la Rai, Romiti, Caltagirone, Riffeser e persino Prima
Comunicazione).
Cari.
Ultima pagina della querellina
con Io Donna. Sabato 16 dicembre hanno pubblicato la
rettifica: e questo mi sembra già una vittoria, un pò di Pirro, ma
sempre una vittoria. Si dicono francamente stupiti della mia
protesta. Anch'io sono francamente stupito che continuino a
raccontare le loro storie. Caro Figaro, si dice parlare a suocera perché nuora intenda. O è il contrario? Non ricordo bene. Fa nulla. Dunque Figaro, vorrei parlarti della situazione della nostra "categoria". Lo ha scritto tu, di recente, nel liscio e busso al "collega" Ajello del Messaggero: quando si usano le virgolette è perché non si sa come definire qualcosa o qualcuno. Dunque, definirci categoria è davvero improprio. Siamo un'accozzaglia informe di egocentrici - prerequisito, questo, per poter forse svolgere questo lavoro -, individualisti, l'un contro l'altro armati. In redazione e fuori. Lo dimostra l'amara vicenda del rinnovo contrattuale. Grazie a questa situazione, grazie alle divisioni seminate ad arte da editori direttori e dai loro manutengoli con un lavoro nemmeno più sotterraneo, stiamo andando tutti quanti alla tosatura come un branco di pecore. "Percuoterò il pastore e il gregge sarà disperso", diceva Qualcuno. Qui non c'è nemmeno stato bisogno di percuotere il pastore, ché non ne abbiamo mai avuto uno - e buon per noi! -. Ma il risultato è lo stesso. Sul tuo sito stiamo offrendo uno spettacolo miserevole, stiamo mostrando tutti i nostri lati peggiori. Contrattualizzati contro disoccupati. Articoli uno contro precari. Laureati contro diplomati. Ex studenti delle scuole di giornalismo contro gli altri. Redattori della carta contro quelli dell'online. Testate Tv con contratti FNSI contro testate con contratto AER-ANTI-CORALLO. Dipendenti delle "ammiraglie" contro quelli delle "scialuppe". TUTTI CONTRO TUTTI. E così sia. Ma a parte le preoccupazioni per il contratto - non per la parte economica, per i CONTENUTI e i RESIDUI spazi di autonomia -, caro Figaro, ti scrivo perchè (forse a causa dell'approssimarsi del solstizio d'inverno) vedo nero nel futuro di questa professione. Vedo nero perché - anche nelle piccole cose - non trovo più alcuna traccia di SOLIDARIETA'. Ce la ricordiamo questa parola? O ci siamo votati all'atomizzazione? Sappiamo
ancora cosa significa difendere i diritti dei più deboli? O pensiamo solo al
nostro interesse? Qualcuno si ricorda cos'era il lavoro in fabbrica dei nostri
nonni, prima che i lavoratori si unissero a difesa COMUNE? Qualcuno ha avuto
modo recentemente di ripensare alla vita dei braccianti prima che si
guadagnassero forme di tutela dai caporali e dai padroni? Spero di non
sentire nessun belato quando arriveremo, uno a uno, nelle mani del
tosatore. PS: una ultima dolente considerazione. Caro Barbiere, sto seguendo giorno dopo giorno i tuoi appelli alla sottoscrizione. Io ho fatto la mia parte. Non so quanti altri frequentatori del tuo sito. Sito che è e resta forse L'UNICA PIAZZA DOVE CIASCUNO POSSA FARE SENTIRE LA SUA VOCE SENZA TIMORI DI RITORSIONI DEL CAPOSERVIZIO, CAPOREDATTORE, DIRETTORE, EDITORE, INSERZIONISTA, MARKETING MANAGER... Caro Figaro, cari colleghi: forza, lasciamo andare in malora anche ilbarbieredellasera.com. Tanto che c'importa? Domani potremo continuare a mettere la testa nel sacco. Chi troverà della biada, chi del fieno, chi niente. Caro
Zioproto, ci vuol altro per mandarci in malora.
Strana
situazione, quella della web cam sulla
redazione di Radio Capital, cui accennate. Mi sono precipitato sul sito
per fare un controllo (www.capital.kataweb.it): effettivamente c'è un link
per la web cam. Non penso proprio che il Bds abbia inventato la notizia. Siamo sicuri che intendiamo due ambienti diversi (redazione e angolo speaker)? Se di ciò siamo sicuri, dunque, a cosa servono le web cam puntate sulla redazione? Mi permetto una "correzione fraterna" ai colleghi di Radio Capital: ma come siete riusciti a far passare sotto silenzio l'installazione delle web cam? "Bacchettata
sulle falangette" al Cdr, che sembra solo ora si muova: la vostra
funzione sindacale impone almeno la conoscenza della L. 300/70... il famoso
"Statuto dei lavoratori" (...anche i giornalisti lo
sono...). Se poi,
prosegue al secondo comma, ci sono esigenze particolare per l'installazione di
telecamere (e se ne deriva un controllo a distanza per i lavoratori) ciò deve
avvenire previo accordo della rappresentanza sindacale; in difetto di
accordo il datore di lavoro può rivolgersi all'Ispettorato del lavoro.
Colleghi del Cdr, siete mai stati interpellati dal datore di lavoro?
Caro
Remigio, se leggi bene il nostro
piccolo servizio vedrai che le famigerate web cam non trasmettono
(ancora) in linea sul sito di Radio Capital. Cio’ che si chiedono i redattori
della radio e’ proprio questo: A che servono?
Caro
Barbiere della Sera, Condivido pienamente ciò che dice Diaconale che non
solo la RAI ma anche Canale 5 mira a sinistra, tanto che a volte mi domando
perche’ Confalonieri li lascia fare, Sposini legato a Mentana
passato da Mediaset alla RAI per ritornare in casa
"Mentana", nella ultime elezioni politiche stava per sponsorizzare
l'Ulivo, si è fermato in tempo pensando che si "sputtan...."
troppo. Grazie
GG, che navighi sul Barbiere da oltre un anno. Considerato che il sito e'
nato sei mesi fa per noi e' una grande soddisfazione.
Non
vedo più Mata Hari. C'è chi dice che stia facendo il noviziato in un
convento di clausura delle clarisse mentre fonti non ufficiali ma bene
informate la danno a Caprera
impegnata in una tresca col Conte d'Almaviva. Ne sapete qualcosa?
Mata Hari
tornera’ presto. Non temete. Le voci sulla sua presunta tresca con il Conte
d’Almaviva sono messe in giro dai suoi intervistati.
Stavo
navigando sul sito del capitano Ultimo, l'ufficiale dei
Ho visto ieri sera il servizio al Tg2 delle 20.30 sulle elezioni americane e sulla sentenza della Corte Suprema. Sono rimasto sinceramente scandalizzato per un modo di interpretare la professione che non è quello che mi è stato insegnato e che contribuisce a dare spazio alle voci che parlano dell'inaffidabilità dei giornalisti. Un servizio nel quale Claudio Angelini ha scambiato i ruoli di giornalista e di opinionista disinformato. Su questo ho scritto un'e-mail a RaiDue, all'unico indirizzo di quella testata trovato sul sito Internet, e vi giro le mie riflessioni. Parlo da cittadino, ma da cittadino che conosce qualcosa sul mondo dell'informazione visto che faccio il giornalista da una ventina d'anni e sono professionista (lavoro al Gazzettino) da oltre 10. Nulla vieta al giornalista di avere un'opinione su un argomento, ma questa opinione non può essere spacciata per informazione nel servizio d'apertura del Tg delle 20.30. E allora Angelini non può dire con malcelato sarcasmo (non posso citare le parole esatte, perché purtroppo non ho registrato il servizio, ma voi potrete verificare che il senso è lo stesso) che ormai solo Gore negli Stati Uniti credeva alla sua battaglia per diventare presidente degli Stati Uniti. Perché delle due l'una: 1. o Angelini non ha letto, neppure in qualche riassunto fatto bene, la sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti e allora ha commesso un errore professionale clamoroso, visto che ha costruito un servizio importante che era basato su quella decisione; 2. o Angelini ha letto quella sentenza e l'ha volontariamente distorta. Anche in questo caso avrebbe commesso non solo un errore professionale clamoroso ma anche una grave violazione deontologica. Quattro dei giudici della Corte suprema - con un metodo che non viene praticamente mai usato - hanno espresso subito e pubblicamente il loro dissenso arrivando a dire che "il tempo sanerà un giorno la ferita a questa fiducia (in coloro che amministrano il sistema giudiziario, ndr) che è stata inferta con la sentenza di oggi" e anche coloro che hanno bloccato il riconteggio in Florida lo hanno fatto non perché le argomentazioni di Gore fossero assurde (come lascia trasparire Angelini, in modo anche piuttosto evidente) ma per una questione di tempi. Per motivi di
spazio e perché non voglio scrivere un trattato, tralascio molti altri
argomenti professionali e di contenuto che potrebbero essere usati contro
quel servizio. Spiace sinceramente che una testata, nella quale la maggior
parte dei giornalisti sono ben consci del ruolo che hanno e dell'opinione
pubblica che vanno a condizionare, lasci spazio a persone che invece di fare
l'informazione che viene loro chiesta fanno politica. Confidando nel fatto
che si sia trattato solo di un infortunio al quale verrò posto rimedio
pubblicamente con coloro che sono i veri danneggiati, ossia i telespettatori,
vi saluto cordialmente.
Cari
colleghi, poichè i padroni del vapore, sfruttando la potenza di
fuoco delle nuove tecnologie della comunicazione, ci stanno facendo, a noi giornalisti,
barba e capelli alla Umberto, mi permetto di inviare un mio contributo contro
la disinformazione ufficiale e i rischi connessi di bavagli censure e
intimidazioni. non più giornalisti cani da guardia dei poteri bensì gattoni
castrati appisolati sotto i caloriferi degli editori. cordialità e in bocca
al lupo per il vostro lavoro, CONTRO LE
QUESTURE RICORSO AI GARANTI Nel Palazzo cresce la voglia di riesumare i tempi dei giornali scritti sotto dettatura e della cronaca passata al setaccio. Troppa gente si impiastra le mani con la marmellata della comunicazione. In Italia, per fortuna non c'è un regime illiberale o un Grande vecchio che tira i fili, tuttavia, i poteri, compresi quelli istituzionali, hanno affinato le armi della comunicazione e cedono sempre più spesso alla tentazione della censura e della manipolazione per liberarsi della scomoda interferenza della critica giornalistica. Le stesse fonti di informazione, che dovrebbero essere neutre per vocazione, fanno a gare nel propagare, meglio propagandare, notizie certamente non false, sicuramente tendenziose. La politica, almeno quella con la p minuscola, sembra scimmiottare il peggio o il meglio (a seconda dei punti di vista) del linguaggio e dello stile di immediatezza del giornalismo e soprattutto della pubblicità. Si assiste ad un abnorme ricorso a slogan, a luoghi comuni alla Grande Fratello, a metafore sportive di bassa lega. Si diffonde un uso cinico e strumentale della potenza tecnologica della comunicazione ad evidenti scopi di persuasione occulta. Ormai, in ogni settore della vita pubblica, alle ambizioni di emergere e di conquistare la ribalta si sacrificano le ragioni della verità e della correttezza dell'informazione, si mistificano le logiche dei fatti con i mondi immaginifici dell'effimero e del virtuale. Una suggestione che ha fatto breccia persino nella magistratura e nelle forze dell'ordine. Quante volte si costruiscono macroscopiche operazioni di polizia giudiziaria (ultimamente quella sui pedofili) che, poi, per mancanza di prove certe, si sgonfiano nel nulla di fatto. Peraltro, con la futura legge sul giusto processo si dovrà rispettare finalmente il codice di procedura penale che stabilisce che le prove si determinano in tribunale. E i cronisti, anche se dubitano delle notizie montate su labili indizi o peggio ancora su teoremi, sono costretti a pubblicarle su pressione degli editori e dei direttori che inseguono le ragioni degli interessi, costi quello che costi e in barba alla qualità del prodotto. Con il risultato che fioccano le querele facili, amplificando gli effetti intimidatori sulla libertà di stampa. I rischi sempre più concreti della contraffazione delle notizie si coniugano con le vecchie tendenze antitrasparenza a imporre, ovunque sia possibile, il segreto di Stato, il segreto delle indagini, il segreto d'ufficio (quasi sempre segreti di Pulcinella anacronistici e arbitrari), nonostante aperte contestazioni siano state fatte da autorevoli personalità (su tutte il presidente emerito della Corte costituzionale, Giovanni Conso), e nonostante la caduta di tanti feticci (caso Ustica). Per tutte queste ragioni, i cronisti sono entrati in conflitto con gli uffici stampa delle questure che dovrebbero fare il paio con quelle da anni in pectore delle Procure, e per queste ragioni hanno inviato ricorsi al Garante della comunicazione e a quello della privacy. La recente assemblea dei cronisti di nera dei quotidiani delle radio tv pubbliche e private ha espresso, in base all'esperienza quotidiana, forti dubbi e riserve sulle garanzie di correttezza, imparzialità, obiettività e tempestività di un un'informazione filtrata attraverso le burocrazie degli uffici stampa delle questure. Si farebbe un cattivo servizio all'opinione pubblica e si pregiudicherebbero fondamentali diritti civili dei cittadini, se si lasciasse regolare i rubinetti dell'informazione da fonti di incontrollabile affidabilità e impermeabili alla trasparenza. Oltrettutto, si esporrebbero i cronisti al tambureggiante fenomeno delle cause per risarcimento danni, con effetti immaginabili sulla serenità e sull'equilibro dei lavoro giornalistico.
Ora che George W.Bush è legittimamente il nuovo presidente eletto degli Stati Uniti d'America accolga, caro Barbiere, questo mio sfogo familiare. Tutti i maggiori quotidiani nazionali, con qualche limitata eccezione, si sono distinti in commenti faziosi a favore di Al Gore, oltre ogni limite e decoro professionale, arrivando a trattare il candidato repubblicano come un minorato ignorante o un manipolatore di voti. Tralascio,
per carità di patria, ogni riferimento ai servizi televisivi della RAI che
hanno raggiunto livelli di indecenza. Un solo esempio: mia madre Angela, che
a 91 anni legge ancora molti quotidiani e segue attivamente la politica , mi
ha fatto notare che nei commenti sull'attesa dei due candidati alla sentenza
conclusiva della Suprema Corte Federale di Washington, un giornalista è
arrivato a scrivere di un Bush rinchiuso nella "sua tana" nel
Texas! La mia famiglia è onorata di un vincolo di amicizia con la famiglia
Bush. Mia madre, in particolare, ha un bellissimo rapporto personale con il
presidente Bush senior, per cui, mi ha pregato di scriverti e di
chiederti la cortesia di pubblicare la "sue affettuose condoglianze a tutte
le vedove Gore presenti nella stampa italiana". Cari
colleghi del Barbiere della Sera, non vi siete accorti che Liberazione
ha aderito integralmente e senza deroghe alle tre recenti giornate di
sciopero indette dalla Fnsi. Vi saremo grati se pubblicaste una rettifica.
Per quanto riguarda il futuro non farebbe male un po' più di attenzione.
Grazie L'inesattezza
cui il cdr di Liberazione si riferisce e' contenuta in una domanda nell'intervista al segretario
nazionale della Federstampa Paolo Serventi Longhi. Ce ne scusiamo. La
svista e' stata probabilmente dovuta al fatto che in almeno una occasione
Liberazione non ha aderito allo sciopero.
Caro Figaro, prima di venire da te per una bella sforbiciata rigeneratrice, siamo passati dal "Settebello", storico bar del Messaggero per una camomilla calmante. Nessuno di noi, siamo in tre, appartiene alla categoria solitamente definita, anche in assemblea, degli "Orfanelli", cioè quelli che hanno perduto il papà (Calabrese), la mamma (Rita Pinci) ed i fratelli maggiori (Di Piazza) e minori (Sansa), ma sentiamo il bisogno di sfogarci con te perché i nostri colleghi che tu hai precedentemente ascoltato, pur avendo detto la verità hanno tralasciato qualche cosa di importante, soprattutto a proposito dell'ex direttore Calabrese. Intendiamoci: i direttori sono direttori, da Calabrese a Graldi. "Lilli" e gli altri hanno, infatti, dimenticato che, quest'ultimo, intervenendo in assemblea, ha chiesto di soprassedere alla norma del "Pattointegrativo" che affidava all'assemblea la nomina dei "vicedirettori", con mandato biennale. Rita Pinci, dunque, era stata nominata a tempo indeterminato perché così aveva imposto Calabrese, in barba al "Patto integrativo". Coloro che scrivono sono cronisti, gente che ne ha viste di cotte e di crude perché la Cronaca di Roma del Messaggero è come un porto di mare, a cominciare dai Capi: prima Giancarlo Minicucci, che ora fa il direttore al Giornale di Brindisi, Lecce e Taranto, poi Piero Mei, amante dell'ippica, poi Giuseppe Di Piazza, fuggito da Roma, al seguito di Pietro Calabrese, per raggiungere la nebbiosa sede milanese della Rcs. E non bisogna dimenticare neppure Giuseppe Rossi, lui si che può piangere la triste sorte dell'"orfanello", invitato da Calabrese a lasciare la prestigiosa sedia di capocronista per occupare l'autorevole poltrona di "redattore capo centrale". Lui "vicedirettore" in pectore, dopo l'avvento di Graldi, è tornato al piano inferiore per occuparsi del servizio sportivo. Certo, il terremoto è iniziato molto prima dell'esodo di Calabrese. E' andato via Fabrizio Paladini, chiamato a dirigere "Metro" ed è uscito anche Fabio Carosi, passato dalle inchieste "a leva pelo" sui problemi della mobilità romana all'incarico di gran comunicatore istituzionale (Atac, etc..) sul traffico. Un vice caporedattore, Sandro Acquari, preparato e stimato dai colleghi, stufo di un certo modo di far cronaca, aveva detto il fatto suo a Calabrese & Company e stava per consegnare la lettera di dimissioni per passare al Coni quando è stato bloccato dal trambusto di uno scandalo scoppiato in quell'ente. In tutto
questo marasma c'è stato chi, accortamente, si è messo da parte aprendosi una
propria strada senza per questo lasciare il Messaggero. Così il quotidiano
romano è diventato fucina di artisti, scrittori, sceneggiatori e
commediografi. Aldo De Luca, "penna dolce" della Cronaca, ha
aperto gia' da parecchio tempo la strada salendo sul palco del
"Bagaglino" per interpretare il personaggio del diessino Occhetto,
in una fortunatissima serie televisiva. Recentemente il pubblico ha affollato
il Teatro Valle per applaudire la commedia "Tassinaroin love",
in scena ormai da quattro anni, scritta e diretta da Roberto De Santis,
cronista del Messaggero. Il pubblico applaude anche le opere teatrali
firmate da Marcella Smocovich, già stretta collaboratrice di Leonardo
Sciascia, anche lei cronista del quotidiano di via del Tritone. E poi c'è Salvatore
Spoto, anche lui accantonato dagli uomini di Pietro Calabrese,
in pochi anni diventato conosciuto scrittore. E noi, parte di quella schiera
di cronisti che navigano in acque diventate procellose a causa delle
incazzature di capi, molto spesso frustrati dal sempre più accentuato
verticismo aziendale. Quando potremo incontrare un po' di bonaccia? Figaro,
se puoi, aiutaci tu!
Caro
Barbiere, credevo che il mio www.newspepper.it fosse un
quotidiano di satira e divertimento, fatto di piccole trovate e minime
invenzioni, ma quando ho visto con quanta alacrità e puntiglio avete seguito
la vicenda della diarrea di Barbara Palombelli, argomento che
ha costituito il vostro pezzo d'apertura per giorni e giorni, con ogni
particolare sulle scariche polemiche intercorse tra voi, i compagni di bevute
del Messaggero e quelli di Dagospia, ho capito che il mio è uno sforzo
inutile. La satira lo fate già voi. Consapevolmente, è ovvio, perché so che
mai prendereste sul serio una diarrea, di chiunque sia, certo che lo so. Alla
prossima,
Nel
pezzo sul bonus di produttivita' de L'Espresso,
si dice che il direttore ha convocato il CDR il giorno "giovedi' 31
novembre"... aiaiaia.... facciamo che chi ha scritto il pezzo si
mettera' dietro la lavagna sui ceci scrivendo per dieci volte la poesia:
trenta giorni ha settembre, con april giugno e novembre, di ventotto ce n'e'
uno tutti gli altri son TRENTUNO! Pero' senza usare il copia&incolla :)))
Devotamente vostro
Caro Barbiere della Sera, nel settembre 1999 chiedevo per iscritto alla Rai e agli organismi sindacali notizie su 500 milioni di finanziamenti ottenuti tramite mio dalla Commissione Europea per il programma tg3EUROPA di cui ero caporedattore responsabile e presentatore da 3 anni. In seguito a
quella lettera ho ricevuto una sospensione dal lavoro e dallo
stipendio di 5 giorni(per i pedofili e per Gerusalemme il massimo è stato 1
giorno di sospensione). Poi a giugno sono stato destituito di fatto, senza
alcun scritto, dalla suddetta rubrica tg3 EUROPA, con l’argomento che io
avevo perso la fiducia del direttore, in quanto io avrei accusato (dice la
Rai) l'allora direttore del Tg3 d'aver intascato 500 milioni. Morale, lungo
processo, e ordine del giudice del Lavoro di Milano del 10 novembre 2000 per
l'immediato reintegro di Feroldi come caporedattore e responsabile di tg3
EUROPA. La Rai da allora tace e non ottempera al disposto della Magistratura.
No Comment. Grazie e cari saluti Il 12 dicembre del 1969, quando noi grandi avevamo più o meno vent'anni, i quotidiani costavano 50 lire e la benzina 115 lire al litro, attorno alle 16 e 30 di un uggioso venerdì, esplodeva una bomba nella Banca dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano provocando la morte di 16 persone che stavano all'interno (impiegati e clienti) e il ferimento di decine di altre. Quella che forse avrete sentito nominare come "La strage di piazza Fontana" segnò la fine di un momento di fermenti spontanei e libertari e di speranze al quale anche noi stavamo partecipando come studenti (parlo del "mitico" Sessantotto) e aprì una nuova stagione, contrassegnata da uno scontro politico caratterizzato da trame misteriose, da contrapposizioni violente e anche dalla paura. Quella bomba ci fece capire (lo capimmo un po' dopo) che i "nemici" della nostra voglia di cambiare non erano solo i poliziotti che ci caricavano ma che c'era qualcosa di più grande. Un intrigo di poteri, personaggi, interessi che si presentava con diverse facce ma che ci sfuggiva nel suo complesso. Da allora il nostro Paese ha vissuto altri momenti drammatici legati al terrorismo, con centinaia di vittime molti dei quali non erano altro che semplici cittadini, che viaggiavano sui treni, ascoltavano un comizio, passavano per strada. Solo per alcuni (pochissimi) di questi episodi la giustizia è riuscita a trovare e punire i colpevoli. Una serie estenuante di processi contro imputati poco attendibili, di indagini misteriosamente deviate, di oscuri episodi, hanno impedito di chiarire le vere responsabilità della bomba di piazza Fontana. Di quel momento, a trent'anni di distanza, a noi adulti, ormai sufficientemente vecchi tanto da aver perso un bel po' della nostra voglia di giustizia, resta un ricordo di amarezza, di impotenza, di rabbia. Oggi è probabilmente solo un anniversario, un'occasione per "fare memoria", per ricordarci che la storia è un bene prezioso e che va proposta e "imposta" senza tregua, soprattutto ai più giovani per dare loro tutti gli strumenti utili per capire anche ciò che accadrà dopo. Tutte cose non trascurabili in tempi così deludenti e inquietanti. Se vorrete, magari proprio sfruttando l'emozione di questa ricorrenza, potrete provare a chiedere ai vostri genitori, a noi adulti, di raccontarvi di quel giorno, di quei momenti. Allora, sapete, la televisione era in bianco e nero a canale unico. Di quei morti, del sangue, del terrore, si ebbe notizia principalmente dai giornali, dalla radio, dai racconti. Poco arrivò dallo scarno telegiornale dell'epoca (pensate oggi che valanga immagini, testimonianze, "cronache dirette", su un episodio del genere…). Provate ad immaginare di vivere allora e chiedere che vi sia raccontato ciò che i vostri "grandi" riescono a ricordare. Sarà
un'occasione per voi e un aiuto che darete a noi adulti, scuotendoci un po'
da qualche "ruggine mentale". E farete anche una buona cosa per
tutto il nostro Paese che ha bisogno più che mai di gente che ricordi, di
giovani che facciano domande, che pretendano risposte, che chiedano giustizia
sempre e comunque, che abbiano pazienza e tenacia, che non si rassegnino agli
anni che passano. Avete capito benissimo che non è un percorso facile ma, se
vi va, incamminatevi. Per quel che ancora ci compete, saremo anche noi nei
paraggi.
Sono
una praticante, assunta sino al 10 ottobre, free lance dall'11 ottobre. Da
metà ottobre sono iscritta all' Inpgi 2. Posso iscrivermi alla Casagit? E,
soprattutto, che vantaggi ne avrei? Grazie Se paghi i
contributi Casagit, certo che puoi iscriverti. Fai una telefonata alla
Casagit di Milano e ti spiegano tutto.
Avevo lanciato qualche mese fa l'idea di eliminare dalla piccola pubblicità e dalle inserzioni a pagamento dei giornali gli annunci che si riferiscono (in maniera sufficientemente esplicita) a offerte di prestazioni sessuali a pagamento, insomma alla prostituzione. E' caduta nel vuoto. Non domo, rilancio. Inutile fare inchiestine e inchiestone sull'usura e sul riciclaggio del denaro sporco quando sui nostri giornali continuiamo a pubblicare inserzioni come questa "A correntista bancario finanziamo privatamente da 10 milioni a 200 milioni. Istruttoria telefonica" Segue un numero di cellulare, o come questa: "Finanziamenti immediata risposta 10 milioni - 2 miliardi, tutte categorie fiduciari mutui liquidità aziendale. Svizzera", segue numero della Confederazione. (Corriere della Sera, lunedì 11 dicembre, pagina 32 edizione di Milano, "piccola pubblicità"). Chi può
essere a finanziare fino a 200 milioni in base a una semplice
telefonata e con l'unica garanzia di un conto in banca? Chi può offrire fino
a 2 miliardi con una società in Svizzera? Se qualcuno ha voglia di andare a
caccia di scoop, cominci dall'analizzare queste inserzioni. E poi si chieda
quanto ci guadagnano i nostri editori, perché i direttori si voltano
dall'altra parte... Chi risponde di questi annunci, in base alla legge sulla
stampa? Gli stessi che si presentano ai dibattiti sull'economia deprecando il
sommerso, che si stracciano le vesti quando si parla di usura... Qualcuno ha
mai sentito di indagini della Guardia di Finanza e delle altre forze
dell'ordine che abbiano preso le mosse da inserzioni come queste? La prossima
volta che leggerò di una vittima degli strozzini che si suicida mi verrà il
vomito.
Ciao
Bds. Ci sono rimasto proprio male. Con calma oggi mi sono letto «Il Messaggero»,
attacco subito con un articolo della prima pagina di Mario Ajello (che
normalmente seguo con piacere), dal titolo "Quando il gossip si
trasforma in agguato diffamatorio e impunito". È "pettegolezzo"
parlare del disagio che provano i giornalisti a lavorare senza certezze,
neanche quella dello stipendio?
Immagino
che non vi siano sfuggite le attenzioni che vi sono state rivolte dal dr.
Mario Ajello sul Messaggero di venerdì 8 dicembre. Come se non fossero
già abbastanza i giornalisti che regolarmente si autocensurano, Ajello sembra
affetto da una evidente "voglia di censura". Nei giorni
scorsi abbiamo anche letto che in ambienti parlamentari, e non solo di
destra, vi è una seria intenzione di porre "limiti" alla satira. Mi
sembra che si preannuncino tempi duri per la libertà di stampa,
o no?
Caro
Figaro ti segnalo un fatto gravissimo. Se fossimo nei giornali americani il
"Verificatore" non l'avrebbe fatto passare. Ma da noi le
notizie non le controlla più nessuno e gli editoriali si affidano a volte a
esperti esterni, gente preparata ma non giornalisti. E' il caso della
"Posta prioritaria", apparsa sulla prima pagina del Messaggero di
sabato 9 dicembre a firma di Umberto Rapetto. Rapetto e’ un
commentatore di cui Il Messaggero si serve per notizie che riguardano
Internet. E' infatti un colonnello della Guardia di Finanza, consulente per
Palazzo Chigi per i problemi del settore. Un'autorità in materia, che ha il
vezzo del giornalismo. Trovo grave che su un giornale, e - mi spiace dirlo-
un colonnello della Finanza, citi un indirizzo privato. Ecco cosa scrive il
colonnello: "Consoliamoci facendo sapere a Lino Jannuzzi (chissà poi
cosa interessa a Jannuzzi in particolare, ndr.) che gli indiani in cima al
canyon della tribù Dagospia. com hanno avuto la sbadataggine di registrare il
sito dichiarando che le loro tende sono a via..." Ometto di copiare il
resto.
Mi Sta bene tutto. Mi stanno bene gli insulti, la polemica accesa, persino i "dossier nascosti" e le lotte all'ultimo sangue. Riesco anche a tollerare una "telenovela" come quella delle ultime elezioni Usa. Ma a ciò che
ho visto stasera non ero preparato. E una domanda continua a rimbombarmi
nella testa: avrò capito bene, avrò sentito bene? In attesa di trovare una
risposta, vi racconto in breve l'accaduto. Caro Figaro, sei davvero bravo e simpatico, come Pino, da generazioni "figaro" geloso custode delle segrete confessioni dei giornalisti del Messaggero. Anche tu sei un artista della forbice e del rasoio ma la tua clientela è ancora troppo limitata oppure non si fida ancora tanto da svuotare il sacco. Ed allora perché non sentire anche le voci di quella "maggioranza silenziosa" che diserta le assemblee perchè stufa di sentir dire sempre le stesse cose? Diciamolo chiaro, ti scrive un gruppo (nutrito) di colleghi che stimano Rita Pinci, Giuseppe Di Piazza, Gregorio Catalano e Fiorenza Sarzanini perchè validissimi colleghi che hanno dato tanto al Messaggero e che, giustamente, ad un certo punto della loro carriera, hanno deciso di accettare incarichi prestigiosi in altri giornali. E' stata una fuga? No, semplicemente un salto di qualità (e di stipendio). Meritato, è il caso di aggiungere. In verità, e questo al Messaggero, lo sanno anche i muri, quella di Calabrese, della Pinci e della corte non è stata una "Età dell'Oro" per nessuno. Al Messaggero, e questo il Barbiere deve saperlo, è capitato di tutto. Tanto per cominciare, le prime pesanti picconate al "Patto integrativo" sono iniziate sotto la direzione di Calabrese. Se vogliamo dirla tutta, e senza timore di smentite, è stato proprio Pietro Calabrese, senza nulla togliere al suo valore professionale, a sostenere la necessità della maggior mobilità dei giornalisti per offrire all’Editore, "legato" dal "patto integrativo" la possibilità di distribuire meglio il corpo redazionale. Badate bene, non è stata una confessione fatta agli amici più cari, ma una esplicita dichiarazione di intenti quale può essere un’assemblea di redazione. Pietro Calabrese, insomma, sostenuto dalla sua squadra al cui vertice era appunto RitaPinci, ha aperto quella strada, attualmente percorsa da Graldi e Caltagirone, che ha già portato a due trasferimenti forzosi ed ora punta dritta alla completa demolizione del "Patto integrativo". Non solo.
Certe prese di posizione di Calabrese e della Pinci finirono per avere
pesanti ripercussioni sullo stesso Cdr. Chi non ricorda, infatti, le
dimissioni del collega Conti motivate da poco credibili problemi
professionali fino a quando non saltò fuori la verità, e cioè quella dei
conflitti pro e contro Calabrese-Pinci all’interno del Cdr? Peccato, che
certi colleghi, sotto le forbici del "barbiere", siano così
smemorati da non ricordare queste cose.
Siete
bravi, informati e divertenti. Continuate così!
Cari ragazzi, sul numero di Io Donna del 9 dicembre prossimo verrà pubblicata (secondo quanto gentilmente annunciatomi dall'avvocato ValeriaMassari della RCS) la mia lettera sul piccolissimo caso di "disinvolta correzione di testo" attuato dalla rivista del Corriere della Sera. Ve la anticipo. "A che
cosa è servito tutto 'sto casino?", mi ha chiesto qualcuno. Credo a dare
segnali di vita. In Colombia la difesa delle idee ti porta i
giornalisti al cimitero. Qui conclude solo un rapporto di
collaborazione. Il casino è servito anche a conoscervi meglio. E mi sembra
anche questa una buona cosa. Vi saluto Gentile Direttore Sul numero 43 di Io donna è stato pubblicato a mia firma un articolo sul conflitto nei Paesi Baschi, "L’ora delle guerriere" , la cui parte iniziale, aggiunta in redazione, contiene valutazioni politiche da me non condivise. Prima di tutto, una questione di metodo. Sono venuto a conoscenza del "nuovo attacco" del tutto casualmente, quando ormai il mio articolo, per quanto comunicatomi in redazione, era stato composto in tipografia e quindi immodificabile. In precedenza, nessuno mi aveva avvisato del "nuovo attacco".. Eppure per farlo sarebbe bastato chiamarmi al telefono cellulare. Non penso che un articolo sia sacro e intoccabile. Il giornale committente può modificarlo, attraverso tagli che non ne modifichino il senso, o perfino cestinarlo. Ma non può operare dei cambiamenti sostanziali dello stesso all¹insaputa del suo autore. E qui veniamo appunto alla questione di sostanza. Nel "nuovo attacco" si parla di un "immediato e allarmato intervento del primo ministro Aznar" che non sarebbe servito ad evitare l"ennesimo assassinio dell’Eta". Diversamente da quanto scritto e attribuitomi, penso che la politica di Aznar, unicamente orientata alla repressione generalizzata della componente nazionalista basca, non serva assolutamente a contrastare la strategia di Eta. Anzi, ritengo che faccia il gioco dei terroristi. La mia è una
posizione condivisa, tra l’altro, dallo scrittore VasquezMontalban che
in una recente intervista ha detto che "la repressione da sola non potrà
mai estirpare il fenomeno-Eta". Il Suogiornale ha il diritto di
ritenerla sbagliata, non quello di attribuirmene un’altra. E senza neppure
prendersi la briga di farmelo sapere. Cordialmente
La partenza del Conte d'Almaviva mi ha scosso dal profondo. Ma ciò che più mi fa male è il suo grido di dolore. Un grido di quelli che ti squassano, che ti fanno rizzare tutti i peli sulla pelle. La mia paura è quella di svegliarmi all'improvviso e di scoprire di avere sognato. Scoprire che il Barbiere non esiste, che non è mai esistito. Trovarmi a respirare la solita aria malsana di tutti i giorni, con il testa il ricordo fisso della boccata di aria fresca assaporata nella bottega. Al Conte
allora dico: torna presto. Il finanziamento è un problema serio, ma lo
risolveremo. A chi utilizza Internet, come il sottoscrito e molti altri
colleghi, ricordo che si possono fare versamenti anche on-line. Ed è stata
una mazzata scoprire di aver contribuito da solo per il 20% al
finanziamento del Barbiere. La mia solita mania di protagonismo si è
fatta piccola piccola. Avrei preferito essere una goccia in mezzo al mare...
Caro
Pippo, rilassati, a mollare non ci pensiamo nemmeno lontanamente. E' quando
il gioco si fa duro che i duri cominciano a giocare, non lo sapevi? Il nostro
problema piu' immediato e' convincere il nostro amato Conte d'Almaviva a
tornare a bottega. Almeno per Natale. D: Siete ancora giornalisti o vi limitate a copiare comunicati e scaldare sedie con le rotelle? Fino ad oggi quasi nessuna testata (il Barbiere è stata una delle prime, se non la prima) si è occupata del "caso Rtl". D: Siete veri giornalisti o pensate che lo siano soltanto quelli che scrivono su carta? Pensate che inviati, collaboratori, cronisti, redattori e caporedattori che lavorano in una radio fino a sedici ore al giorno (il primo notiziario è alle 6, ma è registrato, l'ultimo alle 22) dando notizie prima delle agenzie faccianbo parte di un'altra categoria? D: Possibile che il licenziamento di 150 giornalisti per l'attuazione di una sentenza non scandalizzi nessuno? D: Possibile che quei pochi che hanno scritto della chiusura delle redazioni regionali di Rtl 102.5 non abbiano voluto (o saputo) scoprire il marcio che c'è sotto? Nessuno si e' chiesto qual e' e come e' composta la catena di controllo societario di Rtl? D: Perchè nessuno approfondisce se è vero, come si dice, che Rtl aveva già calcolato e messo da parte il denaro per le eventuali cause dei giornalisti; che sapeva di che morte sarebbe dovuta morire prima ancora di aprire perchè in aperta violazione della legge? Che si è trattato di una speculazione economica che ora lascia a casa giornalisti con famiglie a carico? D: Perchè nessuno prende posizione affinchè un decreto, un emendamento, una deroga tuteli i lavoratori? Quanti erano i giornalisti dell'Unità mandati a casa? Quelli di Rtl sono circa 150! Pochi? D: Perchè i
vari ordini professionali delle regioni non hanno battuto
ciglio, e ancor meno l'Assostampa?
Cari colleghi, volevo segnalare il caso di un professionista disoccupato e depresso anche a causa del suo cognome, oltre al fatto di non avere tanti santini in paradiso. Il sottoscritto si chiama Valerio Giacoia, e' figlio d Emanuele (ex "Tutto il calcio" dei bei tempi di Ameri e Ciotti, ex "'90 minuto" dei bei tempi di Valenti, ex caporedattore della sede Rai a Cosenza), ed e' fratello di Riccardo, assunto da circa un anno (credetemi, non senza enormi difficolta') dalla medesima azienda. Ebbene, dopo una salutare gavetta in varie agenzie di stampa (una volta ho anche fatto la spesa in alimentari al direttore), dopo essere cresciuto professionalmente per lunghi anni accanto a maestri come Ugo Martegani, Piero Forcella, Roberto Bencivenga, Salvatore Biamonte, Paolo Orsina, Antonio Natoli, Remo Pascucci, Ugo Finn, Ignazio Contu e altri alla Ntc "190" (il giornale radio via telefono che Telecom Italia chiuse nel '97 ancora non si capisce perche'..), mi vedo chiamare per ben tre volte da mamma Rai e per ben altrettante cacciato ancora prima di scrivere una sola riga. Motivo? Perche' mio fratello Riccardo gia' collaborava. Possono testimoniare Roberto Morrione e Andrea Valentini, i quali mi avevano chiamato per semplici sostituzioni estive sapendo soprattutto di potersi fidare e non perche' figlio di. E si', perche' in viale Mazzini vige la regola, non scritta, secondo cui parenti giornalisti non possono convivere. Figuriamoci io e mio fratello. Ditemi se non trattasi di LEGGE RAZZIALE. Capirei la linea diretta, che so padre-figlio, zio-nipote (che pure in Rai hanno proliferato contemporaneamente...). Regola che l'azienda ha applicato alla lettera. Peccato pero' che ad avvisarmi ci hanno pensato quasi il giorno prima del "debutto", e tutte e tre le volte, dopo avermi fatto scapicollare con firme e documenti. Provate anche solo ad immaginare come mi sono sentito... Insomma, solo perche' mi chiamo come mio padre e mio fratello non ho il diritto di lavorare se si presenta l'opportunita', anche se nella stessa azienda? Ditemi che nesso c'e' tra uno che avrebbe dovuto stare ai Gr a Roma con uno che, pur avendo lo stesso sangue e cognome, lavora a Cosenza. Mah. Secondo caso, recente: colloquio con i vertici del Tg5. Mi offro di trasferire la famiglia, moglie e figlioletto, in Calabria. In quella terra, dove puo' accadere e accade di tutto, Mediaset non ha un giornalista pur essendo tecnicamente e ottimamente servita da Telespazio, tv locale alla quale si appoggia per le immagini. La cosa
interessa, e piu' di quanto sembra. Ma e' gia' trascorso molto tempo, forse
troppo. Tanto che l'altro giorno un collega mi dice, alimentando suo malgrado
il mio stress da disoccupato con moglie e figlio a carico: "Non e' che
abbiano pensato che tuo fratello gia' si vede sulla Rai e tu dovresti poi
apparire su Mediaset, con conseguenti denunce, si fa per dire, all'Antitrust
per troppi Giacoia sul piccolo schermo in Calabria..?". Che vita,
ragazzi. Ditemi voi, se c'e' qualcuno generoso che ne abbia voglia, se
sbaglio o no a sentirmi un pochino come se avessi cucita sul cappotto la stella
di Davide ai tempi dei nazisti. Scrivetemi e possibilmente confortatemi a
glispostati@quipo.it. Ciao, e buon lavoro al grande "Barbiere".
Il direttore del tg5 Enrico Mentana, in relazione all’articolo sul caso della collega Annalisa Spiezie, segnalato dal Barbiere della Sera nei giorni scorsi, ha cortesemente preso un contatto con il Barbiere per spiegare il suo punto di vista. "Non
c’e’ nessun caso Annalisa Spiezie - ha detto Mentana al Barbiere;
"e lo dimostra il fatto che non ci sono stati interventi di alcun tipo
del Cdr del Tg5. Io ho chiesto a Annalisa Spiezie di lasciare
la conduzione del Tg5 per tre mesi e di dedicarsi al lancio del nostro
settimanale di informazione Terra!. La collega ha ritenuto di non
aderire alla mia richiesta. Ma poiche’ ormai avevo preso la decisione di
distaccare la Spiezie per tre mesi dal Tg5, questa decisione e’ stata
confermata. Passati i tre mesi, ovvero dall’inizio di febbraio, Annalisa
Spiezie tornera’ alla conduzione del Tg5 della sera. Ritengo utile questa
precisazione, affinche’ si disperda quell’alone di mistero nato
intorno al caso, che non ha alcun motivo di esistere".
Vedremo,
caro Figaro, chi sceglieranno al posto di Rita Pinci. E' da lì
che verrà il segnale se Graldi e Caltagirone hanno capito. Rita
è brava ma soprattutto è una persona per bene. E amava il Messaggero,
come fosse suo. La nostra paura è che ci impongano un vicedirettore esterno,
con lo scopo di attaccare l'altra parte del patto integrativo (per la prima
-i trasferimenti- abbiamo dato) che a loro non sta bene e che prevede che i
vicedirettori siano scelti tra i giornalisti della redazione. Se lo scopo di
Caltagirone è quello di denunciare il patto del 1974, vedrete che
indicherà un nome esterno. Noi lo bocceremo e a quel punto la guerra sarà
totale. Grazie per esserci vicino
Caro Spartacus, nemmeno io me ne voglio andare. Ma mi guardo intorno nel nostro giornale e mi viene da piangere. Avremmo potuto lavorare in un grande quotidiano, grande e rispettato. E per un certo periodo di tempo, così è stato: prima, quando abbiamo rialzato la schiena faticosamente sotto Anselmi, e poi quando abbiamo sollevato la testa ridendo e divertendoci sotto Calabrese. E un anno fa è arrivato Graldi. Pensare che io gli ho dato il voto favorevole! Ah, si potesse rivotare adesso, quante risate ci faremmo! Se qualcuno mi avesse detto che avrebbero costretto una come Rita Pinci, la vera colonna portante del giornale, ad andarsene, non ci avrei creduto. Ma io, nonostante il mio nome da superfurbo, non ci ho prendo quasi mai sulle persone... anche di Calabrese pensavo che non avrebbe mai lasciato via del Tritone. Quello che è
accaduto è pazzesco, inconcepibile, inaccettabile. Se solo l'editore si fosse
occupato in prima persona del giornale sono sicuro che le cose non sarebbero
degenerate fino a questo punto. Ma ora conta solo che non ci sarà più Rita
Pinci in quella stanza alla fine del corridoio, dove si andava per
sentire un po' di calore umano, confessarsi, consigliarsi, e per sapere
quello che si doveva mettere in pagina. Non ci sarà più Rita alle riunioni
del mattino, con il suo sorriso solare a darci allegria, e la sua
tranquillità a infonderci sicurezza. Caro
Barbiere, oggi ho capito che il centrosinistra non ha speranze. Stefania
Craxi e’ stata condannata a una multa di 50 mila lire per aver dato a Francesco
Rutelli del "grandissimo stronzo". Questo vuol dire che con un
miliardo si puo’ insistere sul medesimo concetto ben 20mila volte.
Pare che Rutelli, per la sua campagna elettorale, raccolga nelle sue
cene circa 80 milioni a volta, pari a 1600
"stronzi". Mi pare che Silvio Berlusconi disponga
di un patrimonio valutato in svariate decine di migliaia di miliardi. Il
centrosinistra ha gia’ perso le elezioni. Dicono
che nelle redazioni la stima e il rispetto tra colleghe sia arte
difficile. Noi vogliamo dire pubblicamente grazie a Rita Pinci: una
giornalista con i fiocchi, giunta ai vertici della professione, che ha
usato il suo potere anche per renderci meno faticoso il complicato compito di
conciliare i nostri impegni di madri, mogli, fidanzate, casalinghe, con il
lavoro che abbiamo scelto. Adesso, con stile
e grande signorilità, se ne va altrove. Ci mancherà la sua
sensibilità.
Bene, eccoci qua: senza più neanche Rita, una personcina dall'aspetto minuto e dal cuore grande che ha tenuto su il nostro orgoglio anche nei momenti di disperazione. E questo, caro Barbiere consenticelo, vuol dunque essere un atto di b ad una giovane donna forte e coraggiosa, pulita, coerente, piena di dignità fino all'ultimo giorno di lavoro. Una grande professionista, che ha costruito la sua meritata carriera CON NOI: notte dopo notte CON NOI in tipografia, ora dopo ora CON NOI nelle riunioni, lavorando ai menabò dai grafici, rifacendo titoli, correggendo pezzi, soffrendo per la notizia che non riuscivamo ad acchiappare, per l'intervista che non riuscivamo a ottenere. Con noi sempre presente alle assemblee, pronta ad arrabbiarsi (storiche le sue incazzature) se qualcuno provava a spaccare la redazione, a fare giochi sporchi. E a prendere questo qualcuno metaforicamente (e neanche tanto) per il bavero. "Per il bene del Messaggero, per il nostro bene perchè il giornale siamo noi, riflettiamo, non facciamo stronzate" ripeteva quando la situazione sembrava precipitare. Quando qualcuno tentato da un piatto di lenticchie rischiava di perdere la propria dignità. O quando qualcun altro, che personalmente non aveva nulla da perdere, spingeva per la rottura totale. "Tutti noi vogliamo far carriera, tutti noi siamo ambiziosi. E tutto ci è consentito. Ma ci sono due paletti che vanno tenuti fissi: la dignità professionale e personale e la solidarietà tra colleghi. Fuori di questi paletti qualsiasi carriera non ha senso" diceva a chi era pronto a non resistere alle tentazioni. Rita ci mancherà. Ci mancherà la sua bravura, perchè prima di essere un eccellente vicedirettore, è stata un redattore capocentrale imbattibile con un istinto naturale all'organizzazione, un fiuto animalesco per la notizia, un polso d'acciaio ("due palle così" dicevamo noi) sotto un sorriso dolcissimo, la perfetta conoscenza della macchina e della tipografia. Ci mancheranno la sua risata, i suoi cori sulle canzoni di Lucio Battisti (ma è stonatissima), le sue "pazzie". "Le chiusure vanno rispettate, possiamo fare il giornale più bello del mondo ma se chiudiamo tardi perdiamo cinquemila copie nelle edicole notturne. Dunque non fatemi incazzare sennò faccio la pazza di Cave (il suo paese natale,ndr.)e mi metto a urlare per tutta Roma", si agitava quando i tempi stringevano. Nessuno di noi dimenticherà il suo impegno civile, le sue lacrime la sera in cui ammazzarono Falcone e quel manifesto di Falcone-Borsellino che da allora, incorniciato, lei si porta dietro in tutte le stanze che occupa. Ma siccome nessuno è perfetto, dietro da otto anni si porta pure la foto firmata da Bill Clinton: "Un mito, guardate quanto è fico!". In questi giorni passando davanti alla sua stanza ci prende il groppo in gola. Era veramente la memoria storica del Messaggero. Stava in via
del Tritone da quando aveva diciotto anni, aveva fatto tutta la
gavetta, otto anni di lavoro nero, il praticantato nella redazione di
Frosinone, si vantava di aver fatto la tesi di laurea sul fenomeno editoriale
delle pagine provinciali del Messaggero. Caro
Barbiere, una persona come questa ci hanno tolto. Noi siamo super-felici per
lei, va a fare nuove esperienze, la ragazza ha grinta da vendere, non si farà
travolgere. Ma Il Messaggero ora è più povero. E ancora più triste.
Forza
e onore, grande Rita. Ci hai dato tanto, buona fortuna per la tua
nuova avventura a Milano. Rimpiangeremo il tuo sorriso, il vuoto che tu lasci
qui al Messaggero difficilmente potrà essere riempito. Ammirato per la
tua coerenza ti saluto, sperando che il sacrificio che fai dimettendoti dal Messaggero
e trasferendoti tra le nebbie serva a qualcosa qui in via del Tritone.
Fine di un'era. Se ne è andata perfino Rita Pinci e adesso possiamo recitare l'orazione funebre del "nostro" Messaggero. La squadra è smembrata, la diaspora imposta al gruppo, allora di giovanissimi, scelto da Giulio Anselmi per tirar fuori dalle secche il Messaggero dopo la gestione Pendinelli-Sama e fatto maturare da Pietro Calabrese. Nessuna ipocrisia, colleghi: siamo meno forti di un anno fa. Professionalità come quelle di Di Piazza, Sarzanini, Paladini, Barigelli, Pinci, Catalano non si costruiscono in un mese. Giovani bravi come Sarzanini, Carosi, Sansa, Muccioli non si trovano ad ogni angolo di strada. Tutti se ne sono andati, vi sembra un caso che il cosiddetto mercato abbia scelto proprio loro? O questi bravi giornalisti, molti già abbondantemente soddisfatti della loro carriera, si son dovuti rimettere sul mercato per non morire? Colleghi, forse non tutto è perduto, anzi nella vita mai niente lo è. Ma adesso dipende da noi. Riappropriamoci
del nostro orgoglio, un giornale è dei giornalisti che lo fanno giorno per
giorno, non solo dell'editore che ci mette i soldi. La prossima settimana in
assemblea stiamo uniti, perchè Graldi capisca. Io non me ne voglio
andare.
Sono
pubblicista e lavoro, ovviamente in nero, in un periodico locale in attesa del
sospirato praticantato. Non vi conoscevo ma vi ho scoperto ieri quando ho
visto due colleghi riderecome dementi davanti al computer.
Leggevano Mata Hari e i dementi sono diventati tre. Ha una
fantasia sfrenata: le
mutande di Del Noce, il
furto dei maglioncini, la
calza da intervista, la
bona fiscale. Ma dove le trova? Perché non la fate scrivere di più
(ovviamente non di me). Complimenti a voi e a lei.
Penosa figura quella che fa il "Corriere della sera" il giorno dopo la polemica aizzata dall'ottimo Veronesi, dando la parola all'ormai screditato internazionalmente Pino Arlacchi che è quello che è sempre stato, cioè un professionista dell'antimafia prestato poi all'antidroga, entrambe ideologicizzate. Per cui è
comico l'effetto che si prova leggendo le sue prediche all'ottimo ministro Veronesi
sul "Corrierone": sembra il bue che da del cornuto
all'asino. Ciò premesso, risultano invece assai più inquietanti altre parti
del suo lungo editoriale, a cominciare da quel richiamo finale "mi
aspetto dal capo del governo un chiarimento sulla posizione
dell'Italia": e chi sei, verrebbe da chiedergli, Cacini?
Come quando Arlacchi assicura che entro il prossimo anno la Bolivia non produrrà più cocaina e il Perù, andato via il presidente proibizionista (voluto però dai narcotrafficanti) Fujimori, presto la raggiungerà nell'iperuranio delle buone intenzioni di cui sono lastricate le strade dell'inferno. Giova appena rammentare ad Arlacchi che diceva le stesse cose due tre anni fa sull'oppio e l'Afghanistan e poi si è visto come il tutto è andato a finire. Insomma prima del dare dell'analfabeta a uno scienziato come Veronesi che con le sue "boutade" in realtà dimostra di conoscere molto bene l'universo delle droghe, perchè è verissimo ad esempio che la canna fa meno male della sigaretta, uno come Arlacchi dovrebbe pensarci su perlomeno fino al giorno della fine del suo mandato all'Onu, che per l'Italia è stata una delle gaffe di politica estera dei governi di sinistra che un giorno saranno ricordate anche nei libri di storia come il Camera-Fabietti. Per quanto mi
riguarda, invece e infine, non posso che plaudire al coraggio di Veronesi di
rompere il tabù del proibizionismo che spero che in un giorno non troppo
lontano sarà considerato alla stregua di un crimine contro l'umanità ( e ne
vedremo delle belle quando si saprà quanti tartufi si sono arricchiti sulla
pelle dei tossici, in fondo il padre dei Kennedy fece i soldi con il
pribizionismo sull'alcool) oltre che contro l'intelligenza.
Cara
Vera, ci piacerebbe sapere oltre ai 2,2 milioni lordi previsti per i
consiglieri d'amministrazione dell'Inpgi, qual'è l'ammontare del gettone di
presenza per ogni seduta? Dicci, dicci... DE
Gendarme Ricardo Luna Hermanos de "Il barbiere
de la tarde" Acabo de leer vuestro divertido resoconto de la pequena lite con el comandante de la jeferia de Berlino, el grande Andrea Tarquini. Todo es correcto, como siempre con vosotros, excepto una cosa: nunca, repito, nunca, he hecho "un memorabile cazziatone" al comandante Tarquini. Puede ser que las comunicaciones telefonicas con Berlino, a quella noche, fueron dificiles y que yo he tenido la impresion que el Aleman estaba gritando ("Ragazzo, come ti permetti di chiamarmi a quest’ora?"). Y puede ser tambien que el tuvo la impression que yo estaba enfatado con el. Pero yo tengo en la maxima consideracion la profesionalidad y la gloriosa historia profesional del gran jefe de Berlino y nunca me permitiria de molestarlo. Pero, como vosotros saben, en este trabajo, es un deber, y no un derecho, de un buen gendarme avisar un jefe que su corespondecia es muy larga asi que el pueda, si lo quiere, cortarla de si mismo o quitar la firma. De toda manera, voy a seguir al consejo del Barbiere y como my posicion profesional exige, voy a pedir el perdon del gran jefe aleman. Hasta la
victoria!,
Estimado
caporal, Se bien que en tu diario la vida es dura y que es
posible ocasionalmente enfadarse con el capo aleman. Sin embargo, en nuestra
barberia nos complace que vuestra pelea haya terminado sin pasar a mayores.
Por lo tanto, para ti, amigo caporal y para el jefe aleman les ofrecemos
corte de pelo y afeitada gratis cuando gusten visitarnos. Figaro Caro Figaro, spesso il carattere di una persona vien fuori giocando a calcio. E li’ che capisci chi pensa a se' e chi alla squadra, chi pur si segnare e¹ disposto a far perdere la squadra e chi pur di vincere piuttosto rinuncia a segnare, chi si sbatte e chi si imbosca, chi torna in difesa e chi no, chi grida e chi tace, chi molla e chi mai. Bene, io alla domenica gioco cogli amici del Giornale e quindi con Mario Giordano. Vorrei fornire un paio di informazioni a quanti ne avessero metaforizzato erroneamente il viso imberbe e la vocetta da Pialuisa Bianco. Anzitutto Giordano viene dal basket che e¹ sport da veri atleti e veri uomini (io gioco a basket) e insomma non per tutti. Poi (e dapprima non avrei detto) e' un difensore. Uno di quelli che piuttosto che farti passare ti stendono, entrano duro, se c’e’ un contrasto non saranno mai i primi a togliere la gamba. Se c’e’ da fare a botte non si tira indietro. Ti si incolla addosso. E’ una diga. Se ce l’hai come avversario lo odi. Se e’ nella tua squadra infonde sicurezza. Se c’e’ da sbattersi lo fa. Vuole vincere
perche’ non c’e’ altro da fare. Tende a tacere perche’ e’ piemontese,
giunge al campo gia¹ cambiato e risale in macchina tutto inzaccherato. Non
perde tempo negli spogliatoi. Ecco: Giordano non frequenta
spogliatoi. In compenso ogni tanto ti manda affanculo. Ora, a Mediaset,
da allenatore-giocatore, eroiche eccezioni a parte, trovera’ uno squadrone di
massaggiatrici, porgitrici di microfono, preparatori personali, consiglieri
strategici, panchinari ossequiosi e goleador incompresi, gente pronta a
entrare finalmente in campo e piazzarsi al centro dell’area, comoda, ad
aspettare l’assist.
Cari colleghi del Barbiere, a proposito della lettera, non firmata, di un collega che si interroga sul peso delle retribuzioni (si chiamano indennita' di carica) dei componenti del collegio sindacale dell'Inpgi, e' utile, per completezza d'informazione, una precisazione. Premetto che non mi spetta, ne' mi interessa difendere nessuno, vorrei pero' dire che il presidente del Collegio dei sindaci Inpgi, Michele Daddi, citato nella missiva, per sua stessa dichiarazione, a verbale, non controlla "i suoi" emolumenti, visto che quanto percepisce quale indennita' per la carica che ricopre all'Inpgi, viene versato in un fondo ministeriale il cui montante complessivo (che deriva, immagino, da analoghe cariche svolte da dirigenti e funzionari dello stesso ministero) viene poi redistribuito all'interno del ministero stesso (se sbaglio che qualcuno mi corregga). La lettera
del collega, dunque, priva della necessaria spiegazione, sembra piuttosto un
attacco indiretto ad altre retribuzioni quelle, forse, dei consiglieri
di amministrazione. Chi l'ha scritta, sarebbe utile che spiegasse o
suggerisse, soluzioni diverse, e motivate. Ricordo a chi non ha seguito o non
conosce la polemica nata all'indomani della delibera presa dal precedente
consiglio di amministrazione di stabilire per tutti i consiglieri e i sindaci
una indennita' di carica, che questa indennita', per i componenti
giornalisti, ammonta a 2.200.000 lire lorde mensili, che dedotto
l'irpef, significa, in soldoni aliquota piu' o aliquota meno, un
"compenso" per le responsabilita' e l'impegno che essi si assumono,
di 1 milione e 500 mila lire mensili.
Caro Barbiere, ho letto quanto ti scrive Carlo Bassi, e temo di dover fare, così assolutamente a memoria, una piccola precisazione. Vero: il barone von Trips morì sulla sua rossa Ferrari, all'imbocco del curvone parabolico e la sua vettura uccise un sacco di gente. Ma mi par di ricordare (ero esattamente di fronte al luogo della tragedia, con davanti la mia bicicletta; e nel fugone generale per la "rossa" che s'impennava rimasi anche alquanto scorticato), che non ne sia rimasto decapitato. La foto con la testa orribilmente sull'erba, accanto al corpo ancora nell'abitacolo, si riferisce invece a un altro pilota (sempre se non ricordo male), uscito di pista in pieno curvone parabolico. Credo che si chiamasse Tommi Spikigher. Sempre se la memoria non mi fa difetto, l'immagine fu scattata da Erminio (o Ermanno??) Ferranti; mandata a Milano dall'allora corrispondente del Corriere della Sera, Alfonso Scotti (poi Cdr, redattore capo, vicedirettore credo dell'ultimo Corinf: oggi purtroppo non c'è più, era stato anche il mio primo direttore), pubblicata dall'allora capo dello sport (Lorenzo Pilogallo), con l'accordo del non ancora penso vicedirettore ma certamente redattore capo Michele Mottola, padre di Giovanni recente vicedirettore del Mattino. E, allora
usava soltanto così, Mottola si prese una bella "girata" e lavata
di capo dal direttore, credo Alfio Russo.
Ma chi è Mario Giordano? Daccordo,l'ha detto il Dagospia, è il nuovo direttore di Studio Aperto. Ha preso il posto di Paolo Liguori, spedito - provvisoriamente - alla direzione di Videonews, a dirigere la redazione sportiva di Mediaset. Giordano si è insediato lunedi 27: baci e abbracci. Sorrisi, strette di mano in una redazione che ne ha viste tante ma che questa proprio non se l'aspettava. E' vero, il Barbiere
della Sera lo aveva annunciato da due mesi il suo arrivo: ma come opinionista,
non come direttore. La differenza,per i colleghi di Studio Aperto,
c'è. Il sito Dagospia aveva annunciato a sua volta l'arrivo di Andrea
Pamparana, una vecchia volpe della squadra Mediaset, ma non era vero: in
realtà Fedele Confalonieri aveva pensato a Pietro Calabrese, ex
direttore del Messaggero: niente da dire. Ma il Cavaliere, sempre più
nervoso per una campagna elettorale che va bene ma non benissimo, ha preteso
una nomina "politica" che rischia di non funzionare sul piano
pratico. Giordano non ha alcuna esperienza di "line" in una
struttura tirata all'osso come Mediaset. C'è prontissimo Giuseppe
Sottile, vice direttore in procinto di promozione a condirettore ma
potrebbe non bastare: tra cinque mesi Giordano potrebbe lasciare e Liguori
anche: tutti e due diretti in Piazza Montecitorio. E Studio Aperto aspetta...
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