LO SPAZIO COME NEGAZIONE
DI "LUOGO" La "sostanza" spazio è ciò
che più mi ha colpito, o meglio, riesce ad incarnare ciò
che io intendo per nuovo modo di interpretare e pensare l'architettura
e piu in generale la città.
Mio malgrado nell'ambito universitario
mi sono approcciato per la prima volta con questa concezione dell'architettura
solo pochi anni fà, nell'ambito di "sociologia urbana" prima (presieduto
dalla Memo), e di "progettazione architettonica 2" dopo (presieduto da
Paolo Desideri).
Il "malgrado" si riferisce al fatto
che per anni ho affrontato i miei temi progettuali virtuali col solo scopo
di collegare alla forma la funzione cercando di non "guastarne" troppo
l'aspetto esteriore. E, all'improvviso, balzano su di me aspetti e tematiche
sconcertanti, imbarazzanti!!! L'imbarazzo stava (e temo continui ad essere),
nella violenza impattante di un nuovo fuoco su cui puntare non lo sguardo
ma peggio, la mente! Come far capire ad un cane che non deve più
salire sul divano? Come disabituarsi a considerare un polmone come un involucro
entro il quale avvengono solo funzioni di respirazione?
Come scindere funzione e guscio?!?
Allora ho pensato da prima a quand'ero bambino: con i miei pupazzetti vari,
soldatini e macchinine mi venivano regalate anche le strutturine annesse
e connesse quali casette garage casermette e via dicendo.Ma io amavo far
vivere i miei pupazzi e soldatini e macchinette "dove dicevo io": nella
terra, nel fango, nella sabbia, tra i pensili della cucina e armadi, nei
giardinetti e fontanelle io mi creavo gli spazi adatti per i miei giochi,
al diavolo le casette di plastica statiche strette ed inadeguate ai miei
pupazzi, e quando le macchinette correvano dovevano lasciare i solchi sulla
terra!!! E poi ho pensato a da grande: a me piace pensare al negozio che
non sia solo negozio, alla stazione di servizio che non sia solo stazione
di servizio, alle stazioni ferroviarie ai porti ed aeroporti che non siano
solo stazioni, porti, ed aeroporti, alle banche e alle biblioteche che
non siano solo banche e biblioteche. Insomma, se un luogo non rappresentasse
solo la singola funzione ma una serie di eventi, forse i luoghi darebbero
vita a spazi pregni di eventi e quindi di vita sociale.
Sarà l'uomo quindi a decidere
come percorrerli, quando attraversarli e quando soffermarvisi. Saranno
gli eventi quindi che con il loro affiofare apparentemente casuale da una
superfice irregolare caratterizzeranno i percorsi, cosi' come gli organi
sono attraversati dalle vene.
E' importante che eventi e percorsi
siano strettamente correlati, dipendenti tra loro, altrimenti tutto si
ridurrebbe ad una visita guidata o peggio ad un giro dell'oca. Secondo
me il concetto di evento e percorso deve essere talmente intrinseco e radicato
a tali concetti, che si deve far fatica a sapere e capire chi dei due nasca
per primo,un po come l'uovo e la gallina.
E' cosi che io ho interpretato
il concetto di spazio. E' un po come accade nei grandi mool quando non
ci si rende conto se si percorre uno spazio chiuso o aperto; o quando ci
si trova in una piazza di ritrovo e non si sa se appartanga al centro commerciale
o alla città. Situazioni di questo genere si trovano anche nei colossali
atri delle grandi agenzie, che diventano per quanto sono accoglienti il
luogo di ritrovo delle donne di servizio nelle ore libere.
Accade anche nella stazione di
servizio della Roma-Fiumicino dove le mamme organizzano al M.D. le feste
pomeridiane per i loro figli.