The Rokes

Norman David "Shel" Shapiro
Bobby Posner
Johny Raimond Charlton
Mike Shepstone

 
 

Dopo una serie di peripezie i Rokes, precedentemente scoperti da Teddy Reno, approdarono nel 1964 al famoso festival degli sconosciuti, la popolare manifestazione che ogni anno si teneva ad Ariccia, vicino Roma. Non vinsero quella edizione (arrivò primo Dino con "Eravamo Amici") ma ebbero ugualmente modo di farsi conoscere per la particolarità del loro sound, caratterizzato dalla chitarra elettrica a dodici corde, e soprattutto per il loro aspetto fisico piuttosto stravagante (avevano i capelli molto più lunghi di quelli dei Beatles e questo li poneva veramente in una dimensione off limits). Riscossero immediatamente simpatie che si tradussero ben presto nella positiva accoglienza decretata ad uno dei loro primi 45 giri, "Un'Anima Pura". Il vecchio brano di Celli-Guarnieri, appartenuto in precedenza al repertorio di Marino Barreto jr., aprì la strada ad una lunga serie di hits la cui origine non sempre era inglese o americana dal momento che i Rokes furono spesso autori delle proprie canzoni, oltre che attenti osservatori delle proposte provenienti dal nascente vivaio delle firme italiane. Questi successi segnarono le varie fasi dell'evoluzione musicale del gruppo. Dopo un periodo schiettamente beat - "C'è Una Strana Espressione Nei Tuoi Occhi", "Grazie A Te", "Bisogna Saper Perdere", "Ascolta Nel Vento", "Piangi Con Me" "E' La Pioggia Che Va" - i Rokes si fecero portavoce dell'effimero flower power con "Cercate Di Abbracciare Tutto Il Mondo Come Noi", fino a giungere ad un momento  tutto italiano caratterizzato da brani come "Io Vivrò (Senza Te)" del "solito" Battisti e il discutibile "Le Opere Di Bartolomeo", presentato al festival di Sanremo del 1968. A fronte di questa produzione di largo consumo, pur se spesso pregevole, i Rokes cercarono di includere nei propri LP anche episodi che mettessero in mostra il loro lato colto ed evoluto: è il caso di "It's All Over Now Baby Blue" di Bob Dylan e della beatlesiana "Ride On" (uno dei primi brani a sfruttare l'effetto dei nastri fatti girare al contrario), entrambe incluse in un  album particolarmente fortunato intitolato "Che Mondo Strano". Come si vede un curriculum di proporzioni più modesto di quello dei colleghi-rivali Equipe 84: il fenomeno Rokes si estinse infatti col beat stesso. Di loro rimase il ricordo di quelle incredibili chitarre a "coda di rondine" e del loro buffo ma affascinante accento inglese.

 
 

tratto da:
"C'era una volta il beat..."
di Nicola Sisto
Lato Side Editori