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Dopo
una serie di peripezie i Rokes, precedentemente scoperti da Teddy Reno,
approdarono nel 1964 al famoso festival degli sconosciuti, la popolare
manifestazione che ogni anno si teneva ad Ariccia, vicino Roma. Non
vinsero quella edizione (arrivò primo Dino con "Eravamo
Amici") ma ebbero ugualmente modo di farsi conoscere per la
particolarità del loro sound, caratterizzato dalla chitarra elettrica a
dodici corde, e soprattutto per il loro aspetto fisico piuttosto
stravagante (avevano i capelli molto più lunghi di quelli dei Beatles e
questo li poneva veramente in una dimensione off limits). Riscossero
immediatamente simpatie che si tradussero ben presto nella positiva
accoglienza decretata ad uno dei loro primi 45 giri, "Un'Anima
Pura". Il vecchio brano di Celli-Guarnieri,
appartenuto in
precedenza al repertorio di Marino Barreto jr., aprì la strada ad una
lunga serie di hits la cui origine non sempre era inglese o americana
dal momento che i Rokes furono spesso autori delle proprie canzoni,
oltre che attenti osservatori delle proposte provenienti dal nascente
vivaio delle firme italiane. Questi successi segnarono le varie fasi
dell'evoluzione musicale del gruppo. Dopo un periodo schiettamente beat
- "C'è Una Strana Espressione Nei Tuoi Occhi", "Grazie A
Te", "Bisogna Saper Perdere",
"Ascolta Nel Vento", "Piangi
Con Me" "E' La Pioggia Che
Va" - i Rokes si fecero portavoce dell'effimero flower power con
"Cercate Di Abbracciare Tutto Il Mondo Come Noi", fino a
giungere ad un momento tutto italiano caratterizzato da brani come
"Io Vivrò (Senza Te)" del
"solito" Battisti e il
discutibile "Le Opere Di Bartolomeo", presentato al festival
di Sanremo del 1968. A fronte di questa produzione di largo consumo, pur
se spesso pregevole, i Rokes cercarono di includere nei propri LP anche
episodi che mettessero in mostra il loro lato colto ed evoluto: è il
caso di "It's All Over Now Baby Blue" di Bob Dylan e della
beatlesiana "Ride On" (uno dei primi brani a sfruttare
l'effetto dei nastri fatti girare al contrario), entrambe incluse in un
album particolarmente fortunato intitolato "Che Mondo Strano".
Come si vede un curriculum di proporzioni più modesto di quello dei
colleghi-rivali Equipe 84: il fenomeno Rokes si estinse infatti col beat
stesso. Di loro rimase il ricordo di quelle incredibili chitarre a
"coda di rondine" e del loro buffo ma affascinante accento
inglese.
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