LA MADONNA DEL ROSARIO  TRA SAN DOMENICO, SANTA ROSALIA E SAN GIACOMO SUOR MARIA MADDALENA SUOR MARIA LANCERATA MADRE MARIA MADDALENA FERDINANDO II TOMASI SUOR MARIA CROCIFISSA SUOR MARIA SERAFICA                                   ABBADESSA A VITA DEL MONASTERO SAN GIUSEPPE MARIA TOMASI PIETRO TOMASI GIULIO I° TOMASI SUOR MARIA SEPPELLITA CARLO TOMASI (gemello di GIULIO I°)

La famiglia santa dei Tomasi
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Al seguito di Marcantonio Colonna, nominato vicerè di Sicilia nel 1577 da Filippo II, giunse in Sicilia Mario Tomasi, un gentiluomo di Capua, discendente di uno dei rami Tomasi che si erano trasferiti dall' Italia centrale nel regno di Napoli. Mario era capitano d'armi, cioè una sorta di prefetto con poteri militari; fra le varie cariche ricoperte per incarico del vicerè, gli fu affidato il comando della piazza di Licata, allora uno dei pochi porti fortificati sulla costa orientale. Quì Mario Tomasi si sposò nel 1583 con Francesca Caro, erede dei baroni di Montechiaro e signori di Lampedusa, una Famiglia di capitani di mare di origine catalana al servizio degli aragonesi e venuta in Sicilia con Martino il Vecchio. I suoi due nipoti, i gemelli Carlo e Giulio, fondarono nel 1637 Palma, nelle terre della baronia di Montechiaro. Carlo considerato il primogenito in quanto partorito per ultimo e quindi presumibilmente concepito per primo, fu creato da Filippo IV duca di Palma nel 1638. Quando Carlo, primo dei "santi" Tomasi, prese i voti, gli subentrò il gemello Giulio. Ed anche Giulio, il "duca santo", si dedicò alla maggior gloria di Dio e del suo feudo. Nel 1659 il suo palazzo fu trasformato in monastero delle Benedettine, ove entrarono come novizie tre delle sue figlie, Francesca, Isabella (la futura Venerabile Maria Crocifissa) e Antonia. Il "duca santo" impresse su Palma quel taglio di città sacra unico nel panorama delle fondazioni secentesche siciliane. Nel 1661, ottenuta la dispensa papale, si ritirò nel monastero  sua moglie, Rosalia Traina. Nel 1671 entrerà nel monastero anche l'ultimogenita Maria Alipia. Infine lo stesso Giulio, creato principe di Lampedusa nel 1667 da Maria Anna d'Austria, regina di Spagna durante la minore età del figlio Carlo II, si ritirerà a vita claustrale sul Monte Calvario.Il primogenito Giuseppe aveva già seguito lo zio Carlo facendosi chierico teatino, e come lo zio Carlo da Roma sarà presente nella lontana terra di Palma come guida intellettuale e spirituale della famiglia. Per suo incarico vennero redatte infatti le prime agiografie dei santi Tomasi. Filologo della sacre scritture, cardinale, sarà proclamato beato da Pio VII e canonizzato da Giovanni Paolo II. Il fratello Ferdinando, subentratogli nei diritti feudali, morirà nel 1672 a ventuno anni, lasciando un figlio, Giulio, che trasferirà i Tomasi a Palermo, e con il quale si chiude la vicenda mistica e palmese della famiglia.Il successore di Giulio, Ferdinando II, affermerà le sorti della famiglia a Palermo, sarà creato Grande di Spagna da Carlo VI d'Austria, e sarà tre volte pretore di Palermo. Proseguendo una tradizione ancora non estinta, quella della festa come azione di governo, nel suo pretorato del 1746 dissesterà il bilancio comunale con le spese per i fuochi d'artificio di Santa Rosalia. Ancora nel 1801 - 1802 suo nipote, Giuseppe Tomasi e Colonna, sarà pretore di Palermo e gestore del Teatro di Santa Lucia. Le relazioni ecclesiastiche della famiglia furono sempre privilegiate, e vari Tomasi ebbero posizioni eminenti nell' Ordine di Malta e nelle confraternite religiose della città. Con l'Ottocento questo legame prese una accentuazione bigotta, e tale era il principe Giulio, figlio di Giuseppe, astronomo dilettante e modello del protagonista del Gattopardo. Il diario di suo figlio Giuseppe, nonno dello scrittore, mostra un continuo viavai di ecclesiastici nella villa-osservatorio dei Colli, e la pratica quotidiana del Rosario e della Messa. La decadenza economica e di conseguenza sociale della famiglia si presenta, dopo la morte di Giulio, inarrestabile. Nel 1885 il principe muore lasciando nove figli e senza testamento (anche se i figli maschi pensano ad una sottrazione ad opera della madre e delle figlie femmine) e si aprirà una causa giudiziaria passata per i principali studi legali della città. La lite finirà nel 1945 con un accordo fra gli eredi stremati dall'amministrazione giudiziaria. Al sorgere del nostro secolo, i Tomasi di Lampedusa erano quindi una delle tante famiglie aristocratiche in un meridione in crisi. Giulio Tomasi, padre dello scrittore, aveva cercato di sottrarsi a questo destino con un buon matrimonio avendo sposato Beatrice Mastrogiovanni Tasca di Cutò.