CENNI STORICI

 

I lavori di costruzione del canale furono molto laboriosi. Iniziarono nei 1592 e costarono molto denaro al Conte Muzio Tuttavilla. Lo scopo dell'opera era quello di rifornire di acqua i mulini di proprietà della famiglia Tuttavilla, siti in Torre Annunziata. Le acque del Canale alimentavano ben tre ordini di mulini in altrettante successive cascate. La Mensa Vescovile di Sarno, che si diceva proprietaria del terreno dove sgorgavano le acque necessarie ad alimentare il canale, promosse un lungo contenzioso, che ritardò, notevolmente, i lavori di scavo. Ma non furono questi i soli ostacoli; infatti, l'immissione nel Canale delle acque della sorgente di Foce avrebbe certamente impoverito il letto del fiume Sarno. Questa eventualità provocò l'opposizione dei conti di Celano, signori di Scafati e di Torre Annunziata. Essi avevano costruito due mulini lungo il corso dei fiume Sarno, in località Bottaro di Scafati. Questi mulini avrebbero, inoltre, subito una forte concorrenza da quelli di Torre Annunziata, più vicini a Napoli. Altre difficoltà di natura tecnica rallentarono la costruzione del Canale, come la scarsa pendenza del terreno attraversato dal Canale, l'esistenza dello sperone di Pompei, l'approssimazione nei lavori di scavo. Ma alla fine le difficoltà furono tutte superate e nel 1605, come si rileva dall'istrumento del 26 settembre di quell'anno, l'opera fu completata. Con questo atto il conte Muzio Tuttavilla adempiva alla promessa fatta nell'istrumento dell'1‑9‑1597, lasciando la figlia Marta unica erede dei suoi beni. La costruzione del Canale ha finito per perdere il suo scopo principale per acquistare altri meriti, che ci riguardano più della molitura del grano. Innanzitutto lo scavo attirò molta manodopera che abitò in capanne ed abitazioni di fortuna, poi in dimore sempre più stabili. Chi furono queste persone? Taluni hanno avanzato l'ipotesi che si trattasse di galeotti imprestati ai Conti di Sarno dalle regie galere, con la promessa di libertà alla fine del lavoro. Possiamo anche ipotizzare la presenza di personale più qualificato con compiti di direzione e sorveglianza dello scavo. Quasi certamente, fu gente di questo tipo a costituire, soprattutto lungo le sponde del Canale, i primi nuclei abitati poggiomarinesi. Notevole fu anche la bonifica del territorio attraversato dal canale; infatti lo scavo, oltre a convogliare le acque di Foce, raccoglieva nel suo alveo le molte fiumare che scendevano dalle pendici del Vesuvio. Questo fatto facilitò, di molto, la vivibilità dei luoghi, prima insalubri, e rese disponibili per la coltivazione enormi quantità di terra fertilissima. Le occasioni di lavoro si moltiplicarono per le opere di manutenzione e per quelle di irrigazione dei campi; furono attratti sui luoghi contadini, artigiani, pastori, carrettieri, bottegai, ecc.. La costruzione del Canale ebbe un altro importantissimo merito, involontario quanto i precedenti. I problemi posti dal superamento dello sperone di Pompei portarono alla costruzione di una galleria lunga 1764 metri e lo scavo fece venire alla luce i resti dell'antica Pompei. Nel 1606 la contessa Maria Tuttavilla, unica erede del conte Muzio, andò sposa a Pier Francesco Colonna, principe di Gallicano. Le spese affrontate per la costruzione dell'imponente opera avevano prosciugato le sostanze della famiglia Tuttavilla, per questo motivo si dovette smembrare il feudo; nel 1613 la terra di Striano fu ceduta alla contessa di Castro. Con atto regio del 17‑12‑1639 i di Castro a loro volta vendettero il feudo alla Marchesa Maria Ippolita Spinola. Intanto l'unico erede di Pier Francesco Colonna, il principe Pompeo, compromessosi nella rivolta di Masaniello (1647), ebbe confiscati tutti i suoi beni che non furono più riacquistati; infatti alla sua morte, avvenuta nel 1649, tutti i suoi beni vennero devoluti alla Real Corte. Un altro avvenimento che contribuì alla crescita degli insediamenti lungo il Canale fu l'eruzione del Vesuvio che durò dal dicembre 1631 fino agli inizi del 1632. La popolazione che abitava le ricche e, fino allora, sicure pendici del Vesuvio, fu costretta a scegliere la vallata sottostante o ad emigrare più lontano. La violenza dell'eruzione ridusse l'altezza del vulcano di circa 166 metri e la principessa Donna Maria Ippolita Spinola Juniore, presentò una supplica alla Regia Camera della Sommaria, Ufficio nel quale venivano registrati gli atti amministrativi del Regno di Napoli, per chiedere una riduzione delle tasse nei territori danneggiati da lava, cenere, lapilli e incendi.